Per far fronte ai complessi problemi posti dall’IA, le iniziative regolatorie devono essere accompagnate da un rafforzamento delle competenze, per i professionisti che svilupperanno o adotteranno questi sistemi, per il pubblico e per le imprese.

Etica e tecnologia

Da quando, nel novembre 2022, OpenAI ha introdotto ChatGpt, il nuovo sistema di intelligenza artificiale generativa, si sono intensificati gli sforzi per introdurre regole che contribuiscano a migliorare lo spazio informativo mondiale e renderlo più sicuro per gli utenti. Il vertice mondiale sulla sicurezza dell’IA, che si è svolto nel novembre 2023 nel Regno Unito, fa parte di una crescente serie di iniziative volte a creare un’alleanza globale per far sì che l’innovazione tecnologica avvenga nel rispetto di principi etici e di tutela della persona.

Per far fronte a questa sfida, è fondamentale definire e adottare un impianto normativo che possa promuovere l’innovazione, garantendo al contempo il rispetto dei diritti. Tuttavia, lo Skills Outlook 2023, recentemente pubblicato dall’Ocse, dimostra che le iniziative regolatorie devono essere accompagnate da sforzi dal basso che mirino a rafforzare le competenze, per i professionisti che svilupperanno o adotteranno questi sistemi, per il pubblico più vasto e per le imprese.

I professionisti che si occupano di sviluppare o adattare sistemi di IA dovrebbero ricevere una formazione etica, in modo da avere maggiori strumenti per comprenderne i rischi e l’impatto che possono avere sulla vita delle persone. Nello Skills Outlook 2023, l’Ocse ha fatto uso di dati granulari sulle offerte di lavoro online per i professionisti dell’IA con l’obiettivo di mappare le competenze che vengono loro richieste dalle imprese. Dall’analisi, presentata nella figura 1, è emerso che meno dell’1 per cento delle offerte di lavoro per professionisti dell’IA, in Italia e altri paesi Ocse, menzionano accanto a competenze tecniche e altre soft skills espressioni quali “etica” o “intelligenza artificiale responsabile”. Prima di iniziare a esercitare la professione si richiede ai medici di prestare il giuramento di Ippocrate, e, all’indomani dello scandalo Watergate negli Stati Uniti, l’Associazione americana dell’ordine degli avvocati ha richiesto alle facoltà di giurisprudenza di introdurre corsi di deontologia. Una priorità è quindi ripensare i programmi dei corsi volti a formare i professionisti dell’IA.

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Figura 1 – Offerte di lavoro online per esperti di IA che menzionano parole chiave relative all’etica, 2019-2022

Fonte: Skills Outlook 2023, con dati Lightcast

Aumentare la capacità critica dei cittadini

Il pubblico deve sviluppare una maggiore capacità critica e una consapevolezza del processo di acquisizione di conoscenze scientifiche. Lo Skills Outlook 2023 rivela che in Italia il 21 per cento degli adulti non raggiunge competenze di base in comprensione di testi e ragionamento numerico matematico, contro una media Ocse del 16 per cento.

Un problema ancora più grave è legato alla poca consapevolezza che le persone hanno delle proprie (scarse) competenze e della complessità del panorama informativo odierno. In Italia, secondo i dati Pisa del 2018, 24 studenti quindicenni su 100 hanno basse capacità di comprensione di testi digitali, ma ritengono di essere in grado di comprendere testi complessi. Inoltre, 23 studenti su 100 non sono consapevoli che gli scienziati possono cambiare opinione sulla validità di teorie scientifiche.

Il capitale umano delle imprese

Le imprese, d’altra parte, devono investire in competenze e capitale umano. Come evidenziato da un recente documento di lavoro dell’Ocse, le competenze svolgono un ruolo determinante per l’adozione dei sistemi di IA e nello spiegare i vantaggi di produttività delle aziende che li utilizzano.

Lo studio, basato su una serie di indagini ufficiali sull’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e comunicazione in undici paesi, tra cui l’Italia, evidenzia come il capitale umano – e in particolare la presenza di specialisti Ict e di training – sia correlato in modo significativo con l’utilizzo dell’IA da parte delle imprese. Insieme ad altri fattori complementari, come l’utilizzo di altre tecnologie digitali e la presenza di un’adeguata infrastruttura digitale, le competenze svolgono un ruolo chiave nello spiegare i vantaggi di produttività delle imprese che utilizzano l’IA. Infatti, mentre quelle che fanno ricorso ai sistemi di IA risultano più produttive – a parità di una serie di caratteristiche, quali dimensione e settore – una volta tenuto conto di tali fattori complementari, il vantaggio di produttività tende a ridursi significativamente o a scomparire.

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L’importanza delle competenze per la digitalizzazione e la produttività in Italia è stata ulteriormente evidenziata in un recente articolo su questo sito, che sottolinea come il capitale umano dei lavoratori e le capacità manageriali siano elementi fondamentali per ridurre il divario digitale italiano e per rafforzare l’efficacia delle politiche pubbliche per la digitalizzazione delle imprese.

È trascorso più di mezzo secolo da quando Umberto Eco, nel saggio “Per una guerriglia semiologica”, indicava che “la battaglia per la sopravvivenza dell’uomo come essere responsabile nell’era della comunicazione non la si vince là dove la comunicazione parte, ma là dove arriva”. Per il momento, stiamo perdendo la battaglia, che pure avrà una valenza cruciale, se non esistenziale, per il futuro della nostra società. Dobbiamo rendere le persone più consapevoli delle difficoltà che devono affrontare in un panorama informativo complesso, e spingerle a migliorare le proprie competenze. Nel lontano luglio del 1943, Alberto Savinio, funambolico intellettuale dimenticato dai più che sulla rivista La Voce pubblicò il testo Hermaphrodito, scrisse che bisogna “dare agli italiani pensiero e giudizio”. Solo così potremo vincere le sfide poste dall’intelligenza artificiale.

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