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Carriere nella pubblica amministrazione: tanta anzianità, poco merito*

Le valutazioni sull’operato dei dipendenti pubblici e sulle loro competenze sono sostanzialmente neutralizzate dagli accordi fra la Pa e i sindacati, con un ruolo quasi esclusivo dell’anzianità di servizio. Il caso del ministero dell’Interno.

Il “merito” della riforma Brunetta

Se è vero che la riforma della pubblica amministrazione rientra fra gli obiettivi (trasversali) del Piano nazionale di ripresa e resilienza, è altrettanto vero che nel documento non viene mai espressamente richiamata la parola “merito”. Eppure, la promozione del merito è l’unica alternativa a logiche di pura affiliazione politica o, d’altro lato, alla promozione per sola anzianità di servizio (criterio che, in assenza di forti “motivazioni intrinseche”, abbatte ogni incentivo al miglioramento della prestazione lavorativa).

La riforma Brunetta (Dlgs 150/2009), tuttora in vigore, è invece stata piuttosto esplicita nello stabilire che le Pa “promuovono il merito e il miglioramento della performance organizzativa e individuale, anche attraverso l’utilizzo di sistemi premianti selettivi, secondo logiche meritocratiche” (art. 18). Come se non bastasse, la “capacità di valutazione dei propri collaboratori, dimostrata tramite una significativa differenziazione dei giudizi” (art. 9) è diventata un parametro per la misurazione delle prestazioni dei dirigenti pubblici. Vediamo, a distanza di 15 anni, che ne è di tutto questo.

Le progressioni “orizzontali”: il ruolo egemone dell’anzianità di servizio

Prendiamo come case study il recente bando per le progressioni (cosiddette “orizzontali”) del personale di ruolo civile al ministero dell’Interno. Per ognuna delle tre aree in cui è diviso il personale non dirigenziale (operatori, assistenti, funzionari), la graduatoria si forma a partire da un punteggio individuale così composto: a) 40 per cento media delle ultime tre valutazioni annuali; b) 30 per cento esperienza professionale maturata; c) 30 per cento capacità culturali acquisite. Partiamo dalla lettera b).

Dal bando apprendiamo che i punti di esperienza professionale (lett. b) sono esclusivamente legati agli anni di servizio nell’amministrazione, cioè al trascorrere inesorabile del tempo. Per il personale a tempo indeterminato nella Pa, infatti, vale ancora il regime differenziato della “tutela reale” del posto di lavoro, che rende nella stragrande maggioranza dei casi il rapporto di lavoro vita natural durante. Anche di fronte a  gravi illeciti penali (si veda l’art. 43 del Ccnl comparto funzioni centrali) o a condotte del personale che comportino la condanna dell’amministrazione al risarcimento del danno (art. 55 sexies del Dlgs 165/2001). Addirittura, il punteggio è quasi dimezzato per ogni anno di servizio presso altre amministrazioni, in evidente contraddizione con ogni logica di promozione della mobilità(considerata universalmente uno strumento di sviluppo delle carriere).

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L’azzeramento delle competenze

La parte di punteggio relativa alle “capacità culturali” (lett. c), come vengono ambiguamente definite, è costruita in funzione dei titoli di studio ottenuti. Ma le regole del bando annullano nei fatti l’incidenza di questa componente: vediamo come.

Anzitutto, non si dà rilievo al voto con cui è stato conseguito il titolo: diplomarsi col massimo o col minimo sembrerebbe indifferente. Inoltre, si attribuisce un ruolo egemone (36/36 punti) al conseguimento della laurea magistrale o equivalente: titolo che ormai ha la maggioranza dei candidati a concorsi per l’accesso al pubblico impiego (rapporto di Formez Pa). L’area dei funzionari è quella che riserva più sorprese: la laurea continua a giocare un ruolo quasi egemone (31-34/36 punti), nonostante il titolo di studio – lo dice il bando – serva “per l’accesso dall’esterno al profilo posseduto”. Rimane un massimo di 3 punti per i titoli post laurea. Il dottorato di ricerca, cioè il più alto grado di istruzione previsto nell’ordinamento accademico italiano, attribuisce 1,5 punti. L’abilitazione professionale ancora meno: 1 punto. Parliamo del 3/4 per cento sul totale delle “capacità culturali”, cioè punteggi raggiungibili da un altro candidato, pressoché automaticamente, con uno/due anni di servizio (lett. a).

L’appiattimento delle valutazioni sulla performance

Appurato che la variabile “capacità culturali” (lett. c) serve a distinguere ben poco, resta da capire se almeno le valutazioni sulla performance individuale dei candidati (lett. a) possano giocare un qualche ruolo nella progressione. L‘ultimo dato pubblicato sulla pagina del ministero, risalente all’anno 2021, parla da sé. E fornisce un quadro di prestazioni “ottime” e “eccellenti” – che insieme fanno l’86 per cento delle valutazioni – contrario a qualunque fenomeno di distribuzioni empiriche di tipo “normale”.

Figura 1 – distribuzione fondo di sede e delle performance individuale  (anno 2021)

Fra il personale “eccellente” figurano 2384 unità che, nella distribuzione del “fondo unico di sede”, hanno avuto “una maggiorazione del 30 per cento”. Con che criterio? Nell’accordo fra amministrazione e sigle sindacali relativo all’anno 2021, poi ripreso nell’anno 2022, si legge che quando le “eccellenze” superino il 20 per cento del personale soggetto alla valutazione, cioè di fatto sempre, “si terrà conto della esperienza professionale maturata” (art. 2 lett. d). A decidere anche sui premi è ancora l’anzianità di servizio.

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La contrattazione integrativa è il futuro delle politiche pubbliche?

Quanto analizzato finora è il prodotto della contrattazione integrativa, cioè quell’insieme di accordi, a valle dei Ccnl, tra la Pa e le sigle sindacali più rappresentative. Visto che questi accordi incidono su aspetti centrali del rapporto di lavoro, come le progressioni, è essenziale riconsiderare la fase di implementazione delle politiche pubbliche. Ad esempio, monitorando attentamente se le contrattazioni successive alle riforme legislative ne rispettino lo spirito e gli obiettivi. D’altronde, la Pa, come controparte negoziale, non ha un “obbligo di firma”. La legge prevede infatti che, in caso di mancato accordo, possa regolare in via provvisoria le materie oggetto di contrattazione (art. 40 comma 3-ter del Dlgs 165/2001).

* Le opinioni espresse sono a titolo esclusivamente personale e non impegnano l’amministrazione di appartenenza.

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18 commenti

  1. B&B

    Potrei certificare l’inutilità di tutti gli uffici tecnici comunali.

    • Loredana

      Ci hai mai lavorato in un ufficio tecnico comunale?
      Dove devi sapere tutta la normativa relativa a:
      Contratti pubblici
      Edilizia privata
      Beni culturali
      Espropri
      Testo unico enti locali
      Se vuoi continuo…
      Per 10 che non lavorano purtroppo c’è sempre un povero cristo che deve lavorare per gli altri e sorbirsi le critiche di quei 10 deficienti.
      Ma non siamo tutti uguali

  2. Alessandro LA ROCCA

    Brunetta ora è presidente del CNEL uno degli enti così detti inutili: almeno così la pensava prima di occuparne la carica di vertice.

  3. Savino

    Le “capacità culturali” non possono identificarsi con lauree comprate, spesso quando si è già dentro da anni nella P.A., mentre i nostri giovani neo-laureati o sono a spasso oppure li si recluta con cervellotici quiz. La valutazione dovrebbe farla l’utente e non essere un’auto-promozione. Anche il nuovo contratto è recepito male da molte Amministrazioni che mischiano funzionari ed elevata qualifica in un unico calderone, con strani “differenziali di stipendio” che vengono erogati “a domanda individuale” in favore di alcune anzianità di servizio, con categorie D7 (già quasi mai sentite) che scalano graduatorie in favore di categorie D8 (del tutto inesistenti nel nostro ordinamento) e con posizioni apicali e dirigenziali “a chiamata diretta”.

  4. Alex

    Quindi, in definitiva, chi è che stabilisce la progressione del solerte dipendente pubblico?
    La carta d’identità ?…il dirigente sovraordinato ?…i sindacati ?!?…Tutti insieme compatibilmente ? Non si capisce bene!!
    Assomiglia molto al teatrino della politica, con tutti gli annessi favoritismi, clientele e simpatie personali.

    • Giampiera mulas

      In merito alla valutazione dei titoli nellarea dei funzionari al ministero dellinterno si tiene conto di una sola laurea mentre si valutano più master “on line” la differenza è notevole tenuto conto che le altre lauree eventualmente acquisite molte non sono on line ma seguendo lezioni ed esami con sacrificio utilizzando si le 150 ore ma sopratutto giornate di congedo ordinario e mettendo a disposizione l’audio e professionalità a disposizione dell’amministrazione con lauree inerenti la funzione svolta all’interno dell’amministrazione, e questo cane anche nella performance e professionalità non valutata in modo corretto..ma forse per inesperienza o incapacità di valutazione da parte dei Dirigenti area civile e P.S. …ricordiamoci che il personale civile..ha 2 canali diversi di valutazione. Serie A e serie B …..Prefetti e Questori…. questa è il mio pensiero dopo oltre 38 anni in Amministrazione ……diverse valutazioni dopo aver lavorato al Ministero dell’Interno nelle Prefetture e nelle Questure ..la colpa è anche dei nostri sindacati che hanno contrattato le riqualificazione in tanti modi diversi dal 2001 ad oggi.

  5. Renato Fioretti

    A nessuno viene in mente che, se fosse sempre stata applicata e rispettata la c.d. “Riforma Brunetta”, lo stesso non sarebbe oggi alla Presidenza del Cnel?

    • Franco

      La riforma Brunetta ha creato un malcontento e discussioni tra i dipendenti della pubblica amministrazione.

      • Franca

        Ma vogliamo parlare dell’ accesso alla categoria per cui è prevista la laurea da 40 (funzionari) ai dipendenti con diploma e 10 anni di servizio, ma solo fino al 31.12.2025 (dal 2008 scandalo non più possibile e nuovamente introdotto, ma solo per un po’!!!). Un docente aveva definito ai tempi la Pubblicità Amministrazione come la più frequentata università italiana!

  6. Mauro

    Molto meglio fare carriera per anzianità piuttosto che fare carriera per “merito” dove il “merito” è determinato dal dirigente di turno sulla base della simpatia, raccomandazione, talento sessuale certificato sotto le coperte etc etc etc

    • giuseppina

      Confermo in toto!

    • Apo

      Confermo: i titoli sevono sicuramente però insieme ad essi valgono 25 anni di servizio svolti più che bene nell’ ammistrazione di appartenenza, senza un giorno di malattia né di altro tipo di congedo, se non giustificato . Vale che quando vai a lavorare non perdi l’entusiasmo, continui ad imparare e contemporaneamente ad insegnare. Oggi tutto questo non c’è più. Siamo numeri, performance, statistiche, obiettivi. Nessuna volonta di valorizzare le competenze e le conoscenze acquisite. Valgono i master acquistati. Va bene così se va bene alla maggior parte.

    • Rino

      Confermo anche le virgole e punti. 👍👏

    • Riccardo Germano

      Mauro, quello di cui parla è un alibi. E soprattutto è un argomento contrario a qualunque sistema di valutazione: se portato alle sue conseguenze logiche, consentirebbe a chiunque di rifiutare, in modo pretestuoso, la valutazione di un’altra persona. Gli studenti dovrebbero rifiutare le valutazioni dei docenti, e questi dovrebbero procedere ad assegnare lo stesso voto a tutti, in modo generalizzato e automatico: le sembra uno scenario auspicabile?

  7. Maurizio

    Il prode Brunetta, prima di andare a dirigere un inutile ente pubblico (per sua stessa ammissione), ha solo peggiorato la condizione di tutta la P.A. con la complicità dei sindacati. Tutti insieme hanno partorito una riforma assurda e dannosa con apparente meritocrazia ma si fatto, appiattendo ruoli e funzioni di impiegati e funzionario, tutti compresi in aree che non consentono sviluppo di carriera ma solo aumenti (mancetta) per alcuni di loro ! In più, pur istituendo l’area E.P. non hanno permesso ai funzionari laureati con mansioni di responsabilità di essere così inquadrati ! Ma quale meritocrazia e premialità, questo è solo appiattimento miope ! Poi ci si lamenta che i giovani non sono attratti dalla P.A. ! Al contrario, bisogna aumentare gli stipendi e offrire serie possibilità di crescita, dotare il personale di mezzi tecnici e supporti informatici che spesso hanno solo nel privato ! Queste sono le riforme che occorrono alla P.A. !

  8. Daniela

    Quali sono i mezzi a disposizione per impugnare accordi CCI ingiusti?
    Ci sono sentenze che hanno annullato e/o disatteso norme di CCI ?

  9. Piero Indrizzi

    Tutto giusto, tutto vero, ma non si accenna minimamente al problema alla base: ossia che tutto il personale (dicasi tutto dagli usceri ai dirigenti) viene assunto con concorsi truccati sempre dovunque e comunque. Unico requisito appartenere a qualche consorteria (partitit, sindacati, massoneria ecc.). Il risultato è che i selezionati con tale sistema si sentono in diritto di fare il meno possibile e naturalmente hanno una preoarazione a dir poco approssimativa.
    Uno che se ne intende molto!!!!!!!!

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