I progressi della tecnologia dell’informazione cambiano i rapporti tra banche e clienti. Si riduce l’impatto delle informazioni asimmetriche nella valutazione dell’affidabilità creditizia delle imprese. Mentre nel settore dei pagamenti entrano nuovi attori.
La valutazione del merito di credito
Gli enormi progressi della tecnologia dell’informazione hanno importanti effetti sui rapporti tra le banche e i loro clienti, nei quali la disponibilità e la gestione delle informazioni svolgono un ruolo centrale. Vediamo quale impatto hanno le nuove tecnologie in due aree: la valutazione della affidabilità creditizia delle imprese e il settore dei servizi di pagamento.
Il rapporto tra finanziatori e imprese è caratterizzato dalla presenza di informazioni asimmetriche: chi gestisce l’impresa ha informazioni assai più accurate, in relazione all’andamento economico/finanziario dell’impresa stessa e ai suoi rischi, rispetto ai soggetti esterni che la finanziano. Le banche sono “delegate” dal sistema economico a raccogliere informazioni sulle imprese, grazie ai contatti che hanno con loro e alle relazioni di lungo periodo: i prestiti bancari incorporano così “informazioni private” sui debitori, anche di natura qualitativa (soft information) e non solo di carattere finanziario (desumibile dai bilanci). È la visione tradizionale del rapporto banca-impresa. La digitalizzazione sta mutando questo quadro, facendolo evolvere verso una situazione in cui l’informazione assume i caratteri di una “commodity” acquistabile sul mercato e dove le banche hanno una capacità di elaborare i dati superiore ai loro debitori. Scompariranno le tradizionali asimmetrie informative? Probabilmente no, ma assumeranno contorni diversi.
La concessione del credito si basa sempre di più, anche nelle banche tradizionali, su tecniche quantitative e su informazioni pubblicamente disponibili. Pensiamo alle banche-dati sui settori e sulle variabili macroeconomiche, ma anche sui bilanci delle imprese. La valutazione del merito di credito può avvenire con modelli statistici automatizzati (credit score) eventualmente integrati con informazioni qualitative e valutazioni soggettive di chi, all’interno della banca, gestisce la relazione con il cliente (credit rating). Queste modalità di valutazione del merito di credito sono particolarmente diffuse presso gli intermediari di nuova generazione: le cosiddette “fintech”, nate sull’onda della rivoluzione digitale. Alcune già applicano tecniche di intelligenza artificiale: in tal caso, alla sofisticazione delle stime si accompagna la difficoltà di spiegarne i risultati ai destinatari. Infine, i giudizi sulla sostenibilità delle imprese sono sempre più rilevanti e complementari ai rating di credito. In quest’area, le banche ricorrono spesso a provider esterni: società specializzate nella formulazione di Esg (Environmental, social, governance) rating. Nella valutazione dei rischi climatico-ambientali a cui è esposta un’impresa, un ruolo decisivo è svolto dalle informazioni relative al settore di attività (per il rischio di transizione, legato alle politiche ambientali) e all’area geografica dove è localizzata (per i rischi fisici, legati a eventi estremi): informazioni pubbliche, che vanno integrate con quelle specifiche relative alle strategie aziendali in tema di sostenibilità.
Pagamenti digitali
Nell’era dei pagamenti digitali (bonifici, carte di credito/debito, e-commerce), le banche acquisiscono un grande patrimonio informativo sui depositanti: sulle abitudini finanziarie delle persone, sui flussi di cassa delle aziende.La recente direttiva Ue sui sistemi di pagamento (Payment System Directive – Psd2) ha introdotto una innovazione storica, che va sotto il nome di “open banking”: le banche sono obbligate a condividere alcune informazioni, relative ai depositanti, con terze parti che offrono servizi di pagamento, previa autorizzazione del cliente. La novità dovrebbe portare una maggiore concorrenza: nuovi operatori sono agevolati nell’offerta di servizi di pagamento e di altri servizi complementari, quali la gestione della finanza personale e della tesoreria aziendale, l’accesso a più conti da una unica app, il credit scoring, il credito al consumo, il marketing personalizzato, la consulenza finanziaria. Vi è anche la possibilità per le banche stesse di offrire servizi di open banking, eventualmente in collaborazione con società specializzate (fintech).
Le grandi piattaforme digitali (Meta, Amazon, Google, Apple, per esempio) hanno enormi potenzialità, grazie alla rete di clienti (network) e alle informazioni su di essi. Possono così facilmente entrare nel business dei pagamenti,acquisendo ulteriori informazioni: si pensi a Apple Pay, Google Pay, Whatsapp pay, Alipay, WeChat Pay, Amazon Payment Services. Possono spingersi fino alla emissione di monete digitali: le stablecoin. Un esempio è Libra: un progetto di Facebook poi arenatosi per gli ostacoli posti dalle autorità. La stessa scelta di diverse banche centrali, tra cui la Banca centrale europea, di introdurre una moneta digitale pubblica (Central Bank Digital Currency – Cbdc) risponde alla volontà di contrastare la diffusione di monete digitali private e di preservare il ruolo della moneta pubblica, di fronte al declino nell’uso di contante.
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