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Nel mondo che cambia Regno Unito e Ue si riavvicinano*

Regno Unito e Unione europea si riavvicinano, seppure con trattative tecniche complesse. Ma è un percorso inevitabile perché dal referendum sulla Brexit il mondo è cambiato e tutti i paesi sono chiamati a riconsiderare alleanze e scelte strategiche.

Il tavolo negoziale riaperto

Durante la campagna elettorale del 2024 Il primo ministro laburista del Regno Unito, Keir Starmer, aveva categoricamente bloccato ogni discussione dell’esito del referendum sulla Brexit. Ora, al di là dell’attenzione che il governo ha riservato agli accordi commerciali con l’India e gli Stati Uniti, è ben consapevole che ristabilire legami più stretti con il principale mercato internazionale è condizione essenziale per rilanciare una crescita economica ormai stagnante, senza la quale sarebbe impossibile trovare le risorse necessarie a ricucire le profonde fratture sociali lasciate dagli anni di austerità e malgoverno tory. Un importante passo in questa direzione è stato il vertice tra il Regno Unito e l’Unione europea che si è tenuto a Londra il 19 maggio.

Sia la classe dirigente sia gli elettori britannici riconoscono i vantaggi di un ripensamento strategico nei rapporti con Bruxelles. Rimane però uno zoccolo duro del brexitismo, che considera ogni riavvicinamento tra le due sponde della Manica un vile tradimento della coraggiosa decisione popolare del referendum di nove anni fa. Pur minoritario, e nonostante la rovinosa uscita di scena di Boris Johnson, questa opposizione viscerale ha in Nigel Farage un portavoce carismatico ed efficace e nei tre “Daily” di destra (Telegraph, Express e Mail) un megafono potente e compatto.

La natura del percorso di riavvicinamento tra Ue e UK si snoda lungo traiettorie tecniche e tortuose, che mal si prestano a slogan semplicistici e restano perciò sotto il radar di un elettorato frettoloso, forse anche intenzionalmente distratto dall’attenzione dedicata dai media alla riapertura dei controlli elettronici dei passaporti britannici e dalla rinnovata accettazione reciproca del passaporto per animali, che permetterà di portare cani e gatti in vacanza.

Le regole sui beni alimentari

Quest’ultima è solo una piccola parte del vasto e complesso accordo sanitario e fitosanitario (Sps), che avrà come risultato una notevole riduzione degli ostacoli al commercio di alimenti e bevande, quelli legati alla sicurezza alimentare, alla salute degli animali e alla protezione delle colture. In pratica, il Regno Unito accetterà le regole alimentari dell’Ue, per una quasi completa eliminazione dei controlli alle frontiere. Comporterà immensi benefici all’agricoltura del Regno Uniti, e per opporsi all’accordo, gli irriducibili brexitisti della stampa di destra riescono solo a denunciare l’estensione fino al 2038 del regime temporaneo dei permessi di pesca, creato con l’accordo di recesso del 2020. Il Telegraph strilla disperato che sarà il colpo di grazia per il comparto ittico del Regno Unito. Ma pochi ascoltano: non solo l’intero settore genera un quarto del valore apportato dal solo whisky al Pil e all’occupazione nazionale, ma è anche tra quelli che più hanno sofferto per gli effetti della Brexit, visto che la deperibilità del prodotto rende insostenibili i ritardi dovuti ai controlli sanitari imposti dall’Ue ai paesi terzi. 

Giovani che possono tornare a muoversi

Dopo essersi platealmente tappato le orecchie durante la campagna elettorale, Starmer sembra ora disposto ad ascoltare gli argomenti a favore di un accordo con l’Ue sulla mobilità giovanile. Il primo timido passo assumerà probabilmente la forma cauta di un visto specifico, a grandi linee ispirato a modelli già esistenti. I dettagli dell’intesa con l’Ue – durata del visto, età massima, possibilità di rinnovo – restano da definire, ma anche un accordo limitato rappresenterebbe già un sollievo per tutti gli operatori turistici, non solo per i ristoranti stellati Michelin londinesi, oggi costretti a limitare l’orario di apertura a poche sere la settimana per la cronica mancanza di personale.

Un dossier separato, ma ugualmente rilevante per le nuove generazioni, è la riammissione del Regno Unito al programma Erasmus, che promuove la mobilità degli studenti universitari. In questo caso, il rientro appare tecnicamente più semplice: sarebbe sufficiente aggiungere il Regno Unito alla lista dei paesi extra-Ue già ammessi.

Il capitolo su difesa e sicurezza

Le guerre in Ucraina e in Palestina, la svolta nazionalista alla Casa Bianca e le recenti tensioni al confine tra India e Pakistan sono drammatici sviluppi internazionali che hanno trasformato profondamente l’assetto della diplomazia globale rispetto al precedente status quo. Stravolgimenti di tale portata imporrebbero, già da soli, un ripensamento dei rapporti con l’Ue anche ai più convinti sostenitori della Brexit. Non sorprende quindi che il trattato di sicurezza tra Regno Unito e Ue, approvato nel vertice di maggio, sia stato accettato da tutto l’arco politico di Westminster. Il riavvicinamento, su questo fronte, si articolerà su due direttrici principali. Da un lato, la necessità di rafforzare il fronte orientale dell’Europa porterà a un maggiore coordinamento sia all’interno della Nato che in ambito extra-Nato, con il consolidamento della cooperazione europea alla sicurezza. Dall’altro, l’aumento della spesa militare promosso dall’Ue con il piano ReArm Europe e la creazione del fondo Safe per l’acquisto di armamenti, apre opportunità concrete di collaborazione industriale, con la possibile inclusione del Regno Unito tra i pochi paesi le cui imprese potranno offrire forniture militari ai paesi membri dell’Ue alle stesse condizioni delle aziende europee. Un’altra porta che si socchiude.

Riallineamento sulle politiche verdi

Il Regno Unito e l’Ue riallineeranno i rispettivi mercati del carbonio, separatisi nel 2020 con la Brexit. Il negoziato si intreccia con la graduale introduzione del nuovo Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (Cbam), che tra il 2026 e il 2035 aumenterà progressivamente la tassa sulle importazioni di determinati prodotti ad alta intensità di CO₂, parallelamente alla fine dell’assegnazione gratuita di quote agli operatori europei. L’obiettivo è semplice, ma ambizioso: garantire condizioni di concorrenza eque tra le industrie europee e quelle del resto del mondo. L’importanza del tema è tutt’altro che marginale. Da un lato, il prezzo del carbonio nel Regno Unito è attualmente circa la metà rispetto a quello dei permessi Ue, con un vantaggio competitivo potenzialmente significativo. Dall’altro, il perimetro industriale coinvolto è ampio: già ora include cemento, alluminio, ferro e acciaio, elettricità, fertilizzanti e idrogeno, compresi i prodotti intermedi. In futuro, la lista si allungherà ulteriormente.

La strada verso un riavvicinamento tra Regno Unito e Ue resta lunga e tortuosa, e non è affatto chiaro dove condurrà. Per ora, parole come “mercato unico”, “unione doganale” e “libera circolazione delle persone” restano proibite come bestemmie nel conclave. Ma una cosa è certa: anche i più accaniti sostenitori della Brexit devono riconoscere che il mondo del 2025 non è quello del 2013. Quando David Cameron lanciò l’idea del referendum, alla Casa Bianca c’era Barack Obama e nel giugno dello stesso anno Putin era in Irlanda del Nord al tavolo dei G8. Da allora, gli equilibri globali sono stati stravolti. E in un contesto così mutato, ogni paese deve ripensare le sue scelte strategiche e il suo posto nel mondo.

* Una versione più estesa di questo articolo sarà pubblicata sul numero di eco in uscita il 14 giugno.

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La nuova revisione del Pnrr. E non sarà l’ultima

  1. Kim

    Parliamo chiaro: l’UK, stato cleptocratico fallito, che già rapinò l’Italia finanziando il fascio (perché memento è storia che Mussolini sia stato ben pagato dalla Corona britannica), le cui scuole formarono l’élite nazista, tenta di rubare ancora ricchezze UE riaccozzandosi come l’ultima ruota del carro che pretende di guidare e i sudditi UE le van dietro da bravi “massoni” che distruggono anziché costruire…

    Potrà non piacere il tono, ma è un semplice e chiaro riassunto. L’UK è una ex talassocrazia fallita, che ha conquistato il mondo trafficando in droga, la HSBC, la maggior banca al mondo nacque proprio per questo, per riciclare i proventi del traffico d’oppio in Cina dall’India, ed ha praticato ovunque le peggiori violenze, oggi che non ha più un impero, che le sue ex colonie guardano agli USA più che a lei, e comunque non sono più davvero sotto il suo controllo cerca di nuovo schiavi e vittime da rapinare. L’interesse nostro di Europei continentali invece è ad est, unire UE ed EEU per aver in contiguità territoriale le risorse naturali e gli spazi che ci servono per lo sviluppo della nostra industria, anziché perderla per gli USA che ci rapinano già vendendo poche risorse naturali a caro prezzo.

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