Economia e democrazia Usa nelle mani della Corte Suprema

Le decisioni della Corte Suprema su dazi e Fed sono cruciali per le sorti dell’economia e forse della democrazia negli Stati Uniti. Se avvalleranno le scelte di Trump, il potere del presidente si estenderà a campi che la costituzione riserva al Congresso.

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Gli obiettivi di Trump

Donald Trump cerca di ridisegnare alcuni elementi cardine dell’economia statunitense, perseguendo al contempo un allargamento dei poteri attribuiti al ramo esecutivo. Da questo punto di vista, particolarmente rilevanti risultano essere i dazi imposti negli ultimi mesi — ben più importanti rispetto a quelli applicati nel corso del primo mandato— e il tentativo di limitare l’indipendenza della Federal Reserve. 

Sul versante della politica commerciale, il 47° presidente ha finora potuto agire con relativa facilità, imponendo tariffe in modo improvviso e rideterminandole in maniera altrettanto repentina. Più difficoltà ha invece incontrato nella sfera monetaria e ha così deciso di provare a rimuovere i membri del Board of Governors a lui non allineati. Ha iniziato con Lisa Cook, accusata da Bill Pulte —messo proprio dal tycoon a capo della Federal Housing Finance Agency — di aver reso dichiarazioni false nella richiesta di un mutuo.

Entrambe le linee di azione non hanno per ora suscitato particolari reazioni da parte del Congresso a maggioranza repubblicana. Non si può dire altrettanto del ramo giudiziario, chiamato a pronunciarsi sia sulla legittimità dei dazi che su quella della rimozione di Cook. 

Proprio dalla risoluzione giudiziaria delle due questioni passa il “successo” della rivoluzione economica trumpiana e, probabilmente, il corretto funzionamento del sistema di checks and balances americano.

I poteri del Congresso

Nell’applicare i suoi dazi, Trump ha fatto ricorso a una norma del 1977, l’International Emergency Economic Powers Act (Ieepa). Questa legge attribuisce al presidente il potere di adottare decisioni in materia di commercio al fine di contrastare emergenze nazionali. La norma è stata utilizzata anche da vari altri presidenti, ma nessun inquilino della Casa Bianca l’aveva mai interpretata in maniera tanto estensiva quanto Trump, che vi ha fatto ricorso per rideterminare i dazi applicati verso il resto del mondo. 

Diversi analisti hanno subito rilevato come, applicando la legge in tal maniera, il presidente ricondurrebbe a sé due materie — quella fiscale e quella commerciale — che la costituzione attribuisce invece al Congresso. Nascono da qui i vari ricorsi al potere giudiziario, il quale ha stabilito che i dazi trumpiani sono contrari alle norme statunitensi, prima con una sentenza della US Court of International Trade, poi con un recente pronunciamento della United States Court of Appeals for the Federal Circuit. Le dichiarazioni di illegittimità non hanno però portato a una immediata disapplicazione delle tariffe: la Corte d’appello federale ha infatti posticipato gli effetti della sua sentenza al 14 ottobre; l’amministrazione ha così la possibilità di ricorrere alla Corte Suprema ed evitare che i dazi vengano cancellati prima che il vertice del potere giudiziario possa esprimersi sulla questione.

La rimozione “for cause”

Per quanto riguarda la banca centrale, il Federal Reserve Act stabilisce che i membri del Board of Governors non possano essere rimossi prima della fine del loro pluriennale mandato, se non per giusta causa (“for cause”) da parte del presidente. Il “for cause” è stato a lungo interpretato in senso restrittivo, con la maggior parte dei giuristi che ha associato l’espressione a crimini come la corruzione. Tuttavia, la formula rimane soggetta a interpretazione e Trump, nel suo tentativo di condizionare la politica monetaria, gioca proprio su questa incertezza definitoria. Dapprima ha cercato di colpire il presidente stesso della Fed, Jerome Powell, che – dice Trump – avrebbe sperperato denaro pubblico nella ristrutturazione della sede della Fed. Poi, ha spostato il mirino su Lisa Cook: stando a un’accusa ancora da provare, avrebbe reso dichiarazioni false in una pratica per ottenere un mutuo. E tanto basterebbe, secondo il presidente Usa, per rimuoverla dal suo incarico.

Cook ha prontamente impugnato l’atto di rimozione davanti al potere giudiziario affermando che il suo licenziamento è illegittimo. La giudice federale incaricata del caso non si è ancora pronunciata; ma è molto probabile che, qualunque sia il suo giudizio, anche questa questione arrivi alla Corte Suprema.

Il giudizio finale della Corte Suprema

Le due questioni sottoposte ai giudici Usa hanno una rilevanza notevole non solo da un punto di vista economico. Se le azioni di Trump dovessero essere avallate dal ramo giudiziario, il ruolo presidenziale si espanderebbe di molto e andrebbe a limitare il peso di Congresso, giudici federali e autorità indipendenti. 

A dirimere le due controversie sarà una Corte Suprema a trazione conservatrice, in cui il livello di conflittualità fra i tre giudici di nomina democratica e i sei di nomina repubblicana è divenuto molto aspro, anche in seguito a pronunciamenti degli ultimi mesi (come quello sulle universal injunctions) scaturiti da azioni avviate proprio dall’amministrazione Trump.

L’attuale composizione della Corte potrebbe portare a pensare che la Casa Bianca avrà la meglio. Non è però scontato. La Corte è, sì, orientata a destra, dà grande rilevanza alla teoria dell’originalismo (secondo cui le norme vanno interpretate secondo il loro significato originale), ma assumere che sia allineata al mondo Maga potrebbe risultare un po’ troppo semplicistico; negli ultimi anni, sono stati infatti diversi i casi in cui togati di nomina repubblicana (magari anche trumpiana) si sono schierati con quelli di nomina democratica, bocciando posizioni sostenute dal Grand Old Party (si veda, per esempio, Allen v. Milligan). Oltretutto, in un pronunciamento di pochi mesi fa relativo alla rimozione dei vertici di due autorità indipendenti, la Corte ha mostrato particolare sensibilità rispetto allo status della Fed, sottolineando come si tratti di un ente unico nel suo genere che gode di un’autonomia diversa dalle altre autorità indipendenti. Un riconoscimento di cui, si spera, si terrà conto al momento di valutare la posizione di Lisa Cook.

Fare previsioni sulla possibile risoluzione delle due controversie risulta oggi estremamente complicato. In questa incertezza, appare invece ormai scontato, che la seconda presidenza Trump avrà effetti di lunga durata sull’economia e la democrazia statunitensi. Spetterà alla Corte Suprema definire quanto saranno negativi.

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  1. Savino

    Gli ordini esecutivi, giuridicamente parlando, valgono meno dei nostri decreti legge.

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