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Imu, è in gioco l’autonomia locale

Il dibattito sull’Imu è ancora aperto a tutte le opzioni, tranne l’unica corretta: il mantenimento della struttura lasciata dal Governo Monti. In gioco non c’è solo il gettito, ma la stessa autonomia locale. Può sopravvivere solo se tutti sono contribuenti oltreché elettori. Soluzioni possibili.


L’IMU, L’AUTONOMIA E LA RESPONSABILITÀ
Di sicuro, le larghe intese su cui si regge il Governo non riguardano l’Imu sulla prima casa, visto che il dibattito continua a offrire le stesse opzioni sentite all’inizio del mandato, tra ipotesi di abolizione, di raddoppio o triplicazione dell’abbattimento alla base, di trasformazione in altra cosa. Solo l’ipotesi di invarianza è scartata, anche se raccomandata dal Fondo monetario e convalidata dalle esperienze di tutti i paesi del mondo.
In gioco non ci sono soltanto i pochi miliardi di gettito connesso alle varie ipotesi, non più di quattro- cinque nel caso di abolizione. È la questione dell’autonomia locale che occorre affrontare alla radice.
Gli abolizionisti usano espressioni diverse, ma hanno in comune una visione dello Stato nemico e vorace, il Leviatano di Hobbes delle memorie scolastiche, che non si ferma nemmeno di fronte alla sacralità della prima casa, per molte famiglie il frutto degli sforzi di una vita e l’ultimo baluardo contro un futuro incerto. Siamo agli antipodi del localismo americano decantato da Tocqueville, dove il governo locale riguarda la res communis – la città come condominio collettivo – in cui tutti si ritrovano e al cui mantenimento e sviluppo tutti concorrono.
Sotto questo profilo appare un vero e proprio tradimento da parte della Lega l’avere accettato, nella rincorsa populistica al consenso elettorale, l’abolizione voluta dal Pdl, proprio quando essa predicava il federalismo fiscale. Perché il federalismo serio postula il binomio autonomia e responsabilità; e la responsabilità implica che ogni cittadino veda insieme i costi e i benefici della spesa pubblica, ossia che l’elettore sia anche contribuente.
La fiscalità locale dovrebbe perciò essere dominata dal principio del beneficio, anche se mitigato dal principio costituzionale della capacità contributiva, che va invece realizzato nei tributi nazionali. La finanza locale disegnata dal Governo Monti appariva quindi corretta. Poiché la spesa locale avvantaggia soprattutto le proprietà immobiliare e i residenti, è bene che sia finanziata dall’Imu sulla proprietà e dalla Tares sui residenti, proprietari o inquilini che siano. Si tratta di una struttura fiscale che finalmente realizzava il disegno riformatore già configurato nel Libro bianco sulla riforma fiscale pubblicato da Giulio Tremonti nel 1994 e di cui lo scrivente aveva curato il capitolo sulla finanza locale. Quella struttura fiscale andrebbe calibrata, in particolare riformando celermente il catasto diventato fonte di ingiustizie rese intollerabili dai rialzi degli imponibili, non gettata via.
Abolire l’Imu sulla prima casa, in presenza di un’addizionale Irpef che giustamente concede molte esenzioni in nome della progressività, significa ammettere che una forte minoranza di cittadini nulla paghi al proprio comune al di fuori della tassa sui rifiuti. È difficile generare un senso diffuso di comunità responsabile se l’unico collante è rappresentato dai rifiuti. È facile invece che si generi un processo disgregante, con la spesa pubblica locale che viene allargata sotto la pressione di una maggioranza che poco o nulla paga. L’esito finale è la crisi dell’autonomia comunale e la ripresa di un centralismo che a quel punto apparirebbe come l’ancora di salvezza contro gli squilibri locali.
LA SERVICE TAX
Non resta che sperare che, tra le tante opzioni, il Governo scelga quella che più si avvicina alla struttura esistente, ossia la via della service tax: un’imposta sui servizi che assorbirebbe Imu e Tares, senza risparmiare nessuno al di sopra di un basso livello di reddito. Sarebbe una manovra gattorpadesca, ma questa volta a fin di bene.
In subordine, appare interessante l’ipotesi di un “taglio “opzionale” dell’Imu sulla prima casa, nel senso che lo Stato mette a disposizione di ciascun comune, sotto forma di un allentamento del patto di stabilità, un ammontare corrispondente alla riduzione o all’abolizione dell’Imu decisa dal Governo, lasciando però libero il comune di decidere come giovarsene: per ridurre o abolire effettivamente l’Imu nei termini ipotizzati nella manovra statale (con libertà del comune, peraltro, di variarne le modalità applicative, che potrebbero quindi contemplare un aggancio all’Isee o un diverso sistema di abbattimento alla base); oppure per lasciare l’Imu inalterata e aumentare la spesa pubblica locale per investimenti aggiuntivi, ora bloccati dal vigente patto di stabilità; oppure per qualsiasi mix delle due soluzioni.
L’aggancio al patto di stabilità, che è un riferimento concettualmente transitorio anche se di fatto duraturo, rende la soluzione meno pregevole della service tax, che sarebbe invece riforma strutturale. Ma il rispetto dell’autonomia locale, anzi l’autentica provocazione a usarla con trasparenza e coraggio, la rende di gran lunga preferibile al de profundis sull’autonomia implicito nella semplice abolizione dell’Imu sulla prima casa.

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19 commenti

  1. luca torino

    In realtà chi paga veramente l’IMU sà benissimo di aver già pagato in precedenza e separatamente ogni servizio erogato dal comune con un apposita tassa per ognuno di questi:
    parcheggi in zona blu, ingresso in ZTL, trasporto pubblico,IPT (fino a poco tempo fà il bollino blu)
    Acqua potabile, fognature e Tarsu, mensa scolastica,
    oneri di urbanizzazione, permessi di edificazione o di esecuzione lavori…
    l’IMU oltre che assolutamente non proporzionale è anche inutile ai fini dei servizi erogati dal comune.

  2. Paolo

    D’accordo, non è una imposta sul reddito. L’esenzione parziale o totale sulla prima casa produce anche il paradosso che paga il proprietario non residente e non quello residente. La riduzione/esenzione sulla prima casa dovrebbe esserci solo nel caso in cui sia l’unica proprietà che quel cittadino possiede in Italia. D’accordo sul principio di tassa locale, che rafforza e responsabilizza la comunità e l’autorità locale. Se il Comune quei soldi li ha lo stesso, è spinto alla spesa facile. Oppure non li ha del tutto e mette in crisi il sistema locale dei servizi.

  3. Decebalo

    Sono sempre stato favorevole all’IMU (un’imposta che deve essere a favore dei comuni) anche sulle prime case (mitigata da franchigia), ma sono convinto che nelle elezioni comunali debbano poter votare anche i proprietari di seconde case. Sono elezioni amministrative e chi paga tasse è ha proprietà è giusto che voti. Del resto un risparmiatore può votare all’Assemblea della BPM e a quella di Banca Intesa San Paolo. Spero che si arrivi a questo passo in concomitanza con la concessione del voto amministrativo ai cittadini stranieri.

  4. giuliano

    Non condivido molto questo articolo; le argomentazioni proposte non mi sembrano tener conto della situazione italiana:
    – è sicuramente vero che il federalismo fiscale postula autonomia e responsabilità ( suona suggestiva questa formulazione ), ma proprio oggi sono stati resi noti dati che ( confermando quanto tutti sappiamo da tempo )indicano come nella pratica il federalismo, interpretato all’italiana, sia in generale molto, molto distante da questo assunto;
    – struttura della fiscalità locale calibrata sul catasto da riformare; OK, benissimo, ma a che punto è la riforma del catasto?; questa non è una proposta praticabile, se non nel medio lungo termine;
    – “è difficile generare un senso diffuso di comunità responsabile se l’unico collante è rappresentato dai rifiuti” ( leggo: dalla tassa sui rifiuti ); dubito fortemente che le tasse, specie in un contesto come il nostro, dove sono eccessivamente elevate, deprimono l’economia oltre che il morale della popolazione e solo pochi iniziati riescono a capire come vengano utilizzate le risorse in tal modo raccolte ( forse sarebbe più adeguato dire ” sottratte alla società civile”) siano in grado di “generale un diffuso senso di comunità responsabile”.

  5. serlio

    se chi ha una visione contraria al massacro fiscale perpetrato dal Salvatore della Patria ha una visione dello Stato parassita e rapace, cosa dire di coloro che di Stato vivono, come lo scrivente pubblico dipendente?
    Qualora federalismo fiscale significhi moltiplicazione dei centri di spesa e di imposizione a questi ultimi occorre mettere un freno molto rigido, perchè il contribuente ha una sola tasca e non un numero di fonti di guadagno corrispondenti. concetto troppo elementare perchè possa essere considerato dai nostri raffinati intellettuali.
    Giustificare un ennesimo iniquo balzello a carico del contribuente con la sua finalità (serve agli enti locali) è una distinzione capziosa, in quanto i comuni sono parte integrante della organizzazione statuale di cui facciamo parte, per cui i soldi che diamo loro non dovremmo darli allo Stato.
    Infine, un immobile non produce reddito di per sè, perché se affittato già questo provento viene tassato (anche quando non corrisposto!!!) , mentre se vuoto è solo un costo, che lo Stato parassita accresce.
    A me contribuente i costi di manutenzione e gestione, allo Stato i miei risparmi, perchè a quelli devo attingere per pagare la patrimoniale sugli immobili. Patrimoniale che non ha niente a che fare con la capacità contributiva del singolo (alla faccia della costituzione) , alla faccia della tanto conclamata equità!!
    D’altronde nessuno parla di riduzione della spesa pubblica, che si dice essere analoga a quella di Francia e Germania , quando il ns pil è purtroppo decisamente inferiore.
    Putroppo di statalisti, come l’autore del capzioso articolo, è piena l’Italia.
    Peggio per loro e per noi che dobbiamo subire l’estorsione legalizzata dell’IMU.

    • gmn

      se occupi uno spazio nella città e la città spende (magari in servizi sociali in biblioteche) per mantenere lo spazio intorno al tuo vivibile
      devi pagare
      non c’entrano niente lo statalismo e la patrimoniale
      che poi i soldi siano spesi male è un fatto
      ma ciò non lede il principio

    • Amegighi

      Trovo alquanto ridicolo dibattere demagogicamente un problema di fatto (l’IMU), denigrando chi scrive un’opinione apportando fatti e ragionamenti come un “pubblico dipendente che vive dello Stato”…Ragionamenti del genere, spinti all’eccesso, portavano qualche anno fa a considerare il matematico Anatoly Sharansky un “pazzo” da chiudere in un manicomio solo perchè il suo pensiero non era in “linea” con l’ideologia del Partito Unico Sovietico.
      Dovrebbero invece farLe pensare al reale significato della property tax, utilizzata in tanti stati europei e in USA (dove il valore è calcolato automaticamente dallo 0.2 al 4% del valore reale della casa…a proposito del fatto che non produce reddito ! ).
      Forse, ma azzardo solo un forse, non si ha molta voglia di passare progressivamente da un’imposizione fiscale basata prevalentemente sui beni “mobili” ad una prevalentemente basata sui beni “immobili” e quindi meno prona all’evasione ? Io penso che tutto questo putiferio sull’IMU sia dovuto esattamente a questo. Liberando, come in USA, le tasse dai guadagni in beni “mobili”, li si rende più disponibili al loro uso per i consumi, oltre a determinare indirettamente un’accelerazione del mercato edilizio legata non solo agli spostamenti delle persone, ma anche alla modifica delle loro condizioni economiche.

  6. Vincesko

    Ri-evidenzio che, secondo i dati consuntivi del MEF (http://vincesko.ilcannocchiale.it/2013/02/14/i_dati_consuntivi_del_mef_conf.html ):
    – il gravame medio annuo dell’IMU sulla prima casa ascende all’astronomica cifra di 225 €;
    – per la prima casa, l’85% dei contribuenti ha versato fino a 400 €; l’8% circa da 400 a 600 €; e il 6,8% oltre 600 €.
    Inoltre, da questa analisi della Voce.info, la sua abolizione si tradurrebbe in un risparmio di soldi per i più ricchi (“più della metà del gettito è pagato dagli ultimi tre decili, l’eliminazione dell’Imu sulla prima casa andrebbe a vantaggio prevalentemente dei decili elevati di famiglie”) e per gli anziani http://t.contactlab.it/c/1000009/3449/43179925/31265 .
    Per questi e molti altri motivi (cfr. http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2781756.html), è un’indecenza che si parli di IMU per volontà di un miliardario imbonitore. Le priorità sono altre: il lavoro, gli ammortizzatori sociali, la casa ad affitto sociale, per le quali occorrono risorse, chiedendole agli unici che ora, dopo ben 329,5 mld di manovre finanziarie della scorsa legislatura (267,3 governo Berlusconi e 63,2 governo Monti) distribuite in maniera molto iniqua, le hanno: i ricchi. Non sprecarle, regalandole ai più ricchi.
    Infine, osservo che anche l’abolizione dell’ICI escluse i castelli e le case di lusso, ma erano soltanto 40.000 su 32 milioni.

  7. Massimo Matteoli

    Articolo molto serio e, purtroppo per il nostro paese, controcorrente.
    L’unica cosa seria sulle tasse degli immobili (chiamatele IMU o come volete) sarebbe, infatti,di lasciarle gestire alle comunità locali. Che siano i contribuenti-elettori e chi viene eletto da loro a decidere come e quanto tassare gli immobili, prima casa compresa
    Ne guadagnerebbe per prima cosa il bilancio dello Stato perchè potremmo tagliare tutti i trasferimenti a carico del bilancio nazionale ( per chi non lo sapesse, questo stato schizzofrenico con una mano prende i versamenti dell’IMU e con l’altra elargisce miliardi di euro ai comuni).
    Ma soprtatutto ne guadagneremo in efficenza e qualità della spesa, perchè quando chi amministra utilizza le tasse dei propri cittadini è sicuramente molto più attento ed oculato di chi spende i soldi che arrivano da Roma..

  8. IlGranchio

    Perché non si riesce mai a fare un dibattito serio sui problemi?
    Grazie per l’articolo!

  9. gmn

    Considero l’Imu (o qualunque altra tassa immobiliare) una tassa di cittadinanza il valore di un immobile è dato anche dal contesto e il contesto è la città (o il paese)
    e se una amministrazione ha i mezzi e la capacità migliora il contesto
    i mezzi sono dati dalle tasse la capacità la deve trovare l’elettore con il voto quindi niente esenzioni, tariffe basse finchè si vuole, ma pagare le tasse e votare devono andare insieme (il voto è una prerogativa della residenza non delle mera proprietà)
    inoltre se non ho i mezzi per comprare una casa e vivo in affitto di fatto pagherei le tasse sulla casa (che il padrone paga con l’affitto) alla aliquota della seconda o terza casa
    dunque se una casa è “di residenza” (e l’affitto è in chiaro) dovrebbe pagare l’aliquota prima casa possibile che su questa base non si possa trovare un largo accordo ?
    quali sarebbero le controindicazioni?

  10. Piero

    L’Imu e’ un’imposta sul patrimonio immobiliare, la politica fiscale e’ l’unica cosa lasciata dalla Merkel ai nostri governanti, non vedo discussioni da fare, l’Imu rimane per motivi di gettito, per poterla eliminare o si aumentano le imposte sui redditi ( sono le più alte dei paesi europei) oppure si aumenta le imposte indirette (l’iva ), oppure si diminuiscono le spese.
    A mio avviso si deve lavorare sulle spese e sugli interventi di salvataggio che non servono a niente, abbiamo dato 4 miliardi al Mps per lasciare il controllo alle fondazioni, lo stesso e’ stato fatto oggi da banca intesa sul l’aumento dl capitale sociale di RCS per lasciare inalterato l’attuale patto di sindacato, chi pagano? i correntisti con le spese i cittadini con l’Imu, ancora oggi non abbiamo eliminato il finanziamento pubblico di partiti che i cittadini hanno eliminato 20 anni fa con il referendum, non abbiamo ridotto i costi dei parlamentari che sono i più alti dei paesi europei, oggi abbiamo messo come ministro del lavoro chi non è stato capace di concludere i lavori sul costo dei parlamentai italiani confrontato con quelli europei, dove vogliamo arrivare?
    Non si possono aumentare ne le imposte dirette ne quelle indirette per eliminare l’Imu, le prime sono le più alte, l’aumento delle seconde crea una svalutazione fiscale, in Italia non abbiamo margini reddituali per tale politica, la disoccupazione e’ troppo elevata e i redditi sono tra i più bassi dei paesi che hanno costituito la CEE.
    Il governo non ha scelta, deve avere coraggio e ridurre le spese correnti, in alternativa si deve riappropriare della politica monetaria, al fine di fare politiche monetaria espansive che attualmente non vengono attuate dall’Europa.

  11. Antonio Nieddu

    L’articolo è corretto. Il problema sta esattamente in quello che dice Luca Torino. E’ evidente che se si inserisce una service tax devono sparire tutti gli altri tributi (come era nelle intenzioni primarie dell’Imu, quale imposta Unica). E con dimostrazione ai cittadini di cosa si fa con la Service Tax.

  12. Bruno Stucchi

    I famosi “servizi” resi dal Comune alla popolazione sono tutti a pagamento e a consumo: raccolta dei rifiuti, trasporti, mense, scuolabus, biblioteche e circensi. Quindi, quali “servizi” in più permetterebbe l’IMU?

    • Vincenzo S

      Trasporti, scuolabus e mense non sono pagati totalmente dall’utente finale. così come anche le biblioteche, ove sono presenti.

      • Bruno Stucchi

        Parzialmente vero. Ci sono i contributi provinciali, regionali eccetera. Forse che l’ATM è finanziata dall’IMU?

        • Vincenzo S

          In parte, i servizi urbani sono sempre stati finanziati dai Comuni. E sarebbe bene che ci fosse identità tra origine del finanziamento e territorio: servizi comunali – imposte comunali, così da evitare tediosi palleggiamenti di responsabilità (“i bus non funzionano, perché lo Stato non ci manda i soldi”).

  13. serlio

    Se uno è stipendiato dallo Stato è piuttosto facile che abbia una mentalità piuttosto statalista, nessuna denigrazione, ma una semplice constatazione.
    Colui che cita la patrimoniale degli USA non cita le tasse di registro dei contratti di affitto (perchè mai un contratto pluriennale deve essere registrato ogni anno?) e tutto il gravame fiscale che oramai incombe sulla casa in Italia e che lì non sono presenti.
    Mi chiedo come mai si eviti di considerare la tassazione nella sua globalità e sulla quale, l’IMU (imposta da colui che per meno di 18 mesi di lavoro sarà lautamente ricompensato per il resto della propria vita), ha inciso pesantemente.
    il concetto base è che un immobile di per sè non produce redditto, ma solo costi di manutenzione, cosa molto diversa da un patrimonio in bot (tanto per dire).

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