Lavoce.info

Che stress quest’unione bancaria

Le tappe verso l’unione bancaria europea sono ormai definite. Ma resta il problema di sempre: si è costruita una moneta unica senza una vera banca centrale. La Bce non può essere un prestatore di ultima istanza, né fare affidamento su un bilancio pubblico, una politica fiscale o un governo europeo
ESAMI IN VISTA DELL’UNIONE
Prima dell’avvio dell’unione bancaria i principali istituti di credito dell’area euro saranno sottoposti a due severi esami: nel primo trimestre del 2014 la Banca centrale europea assieme alle autorità di vigilanza nazionale condurranno un’analisi sulla qualità dei loro attivi, mentre nel secondo trimestre l’Autorità bancaria europea (Eba) li sottoporrà all’ennesimo stress test. Questi esami saranno “quanto più rigorosi possibili” al fine di assicurare che all’avvio dell’unione bancaria il sistema “non abbia macchie” e la reputazione della Bce sia tutelata.
Seppure tutto ciò appaia ragionevole, ci pare anche utile provare a effettuare un ulteriore stress test sulle istituzioni che la Commissione, il Consiglio e il Parlamento europeo stanno disegnando. Supponiamo di essere nel 2019, quando il meccanismo di supervisione unico (Ssm), che stabilisce organismi e strumenti della supervisione bancaria europea, sarà già operativo da quattro anni e il meccanismo di risoluzioni delle crisi (Srm), che definisce organismi e strumenti di gestione delle crisi bancarie, lo sarà da oltre un anno. Forse per quella data non avremo ancora un’unica assicurazione europea sui depositi sotto i 100mila euro, ma certamente i diversi schemi nazionali saranno ben armonizzati (vedi tabella).
IN CASO DI CRISI
Ipotizziamo allora che una grande banca francese cominci a mostrare segni di difficoltà provocati da un cambiamento del quadro macroeconomico accompagnato da repentini movimenti dei mercati finanziari. Il consiglio di vigilanza (Supervisory Board), organo preposto alla vigilanza all’interno della Bce, dopo un’attenta indagine, conclude che la banca in questione non ha un problema di solvibilità ma solo di liquidità e manda la sua disposizione al consiglio direttivo della Bce, organo supremo di governo della Bce, presieduto dal successore tedesco di Mario Draghi. In generale, il consiglio approva con il silenzio-assenso le risoluzioni del consiglio di vigilanza. In questa circostanza tuttavia la disposizione viene bloccata perché ritiene che la banca in questione non abbia solo un problema di liquidità, che per altro la Bce non ha voglia di elargire, ma di solvibilità. A questo punto, la normativa prevede che entri in gioco un terzo organismo, il Mediation Panel, che cerca di mediare le posizioni contrapposte. Dopo un lungo braccio di ferro, l’ultima parola spetta comunque al consiglio direttivo, che ribadisce la sua posizione.
Nel frattempo, la crisi della banca si è fatta più grave poiché il valore del titolo azionario è crollato, l’accesso al mercato obbligazionario è diventato impossibile e i grandi depositanti, impauriti dalle regole di risoluzione delle crisi che prevedono il loro pesante coinvolgimento in caso di dissesto, sono scappati precipitosamente. La palla passa allora al Single Resolution Board (Srb), organo composto da membri della Bce, della Commissione europea e delle autorità di vigilanza nazionali, che stabilisce il piano di gestione della crisi. Questo deve poi essere approvato dalla Commissione europea e attuato a livello nazionale.
Parigi, tuttavia, memore dei disastri dell’ultimo grande bail-in, quello della Lehman Brothers, che causò la più grande recessione della storia, rifiuta, giustamente, di far pagare la maggior parte dell’onere del salvataggio agli obbligazionisti e ai depositanti di grandi dimensione, come vorrebbero le regole europee. D’altra parte, il fondo di risoluzione delle crisi (Single European Resolution Fund) creato all’interno del meccanismo di risoluzione delle crisi e finanziato ex-ante dalle banche si dimostra del tutto insufficiente alle necessità. Si apre allora una lunga discussione per capire se il cosiddetto fondo salva-Stati (European Stabilty Mechanism-Esm), possa intervenire direttamente a ricapitalizzare la banca, giacché sempre in base agli accordi Srm, può farlo solo in maniera sussidiaria e in casi del tutto eccezionali.
Intanto, la situazione della nostra banca, ma forse dell’intero sistema bancario europeo, continua a peggiorare. Al Governo francese non resta che finanziarne il salvataggio, aggravando i feedback fra debito sovrano e stabilità del sistema bancario che l’unione bancaria voleva spezzare. Parigi, inoltre, non mancherà di accusare la Bce di non aver gestito con sufficiente attenzione la supervisione micro e macro prudenziale. Mentre la stessa Bce potrebbe a sua volta lamentarsi che Eba non ha regolato adeguatamente il sistema bancario in un loop che coinvolgerà la reputazione della Commissione e delle altre istituzioni europee, inclusa ovviamente la Bce.
Lascio a voi giudicare i risultati di questo test. Quindici anni fa si è costruita una moneta unica senza una vera banca centrale, giacché la Bce non può svolgere il ruolo di prestatore di ultima istanza, non può fare affidamento su un bilancio pubblico, una politica fiscale o un governo europeo. Una banca centrale i cui membri del consiglio rimangono governatori delle loro rispettive banche centrali nazionali e in questa veste si prendono la libertà di criticare in patria le decisioni prese il giorno prima collettivamente a livello europeo. Per favore, se amiamo l’Europa fermiamo questo disegno, altrimenti i nostri stress non faranno che aumentare.
 
 

Cattura

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Quella dipendenza dai dati scelta dalla Bce

Precedente

Pochi scelgono l’Italia

Successivo

Come usare i dati Anvur negli atenei?

  1. Piero

    Da 5 anni su questa rivista ho sempre lanciato allarmi sul l’unione monetaria gestita con la politica dei compiti a casa propria, a questa vi aggiungiamo anche l’unione bancaria così come formulata, a mio avviso siamo arrivati alla fine.
    In Europa, oggi stiamo vivendo, non una democrazia ma una dittatura economica del paese più forte, il quale mette le regole che naturalmente sono per gli altri ma non per lui.
    Penso che se i governanti dei paesi meridionali non ridiscutono i poteri di forza non si esce da tale situazione, a prima cosa da fare e’ il braccio di forza sull’euro o la Bce aumenta la base monetaria in Europa o si creano due aree valutarie, ciò va detto subito, non si ette in discussione l’Europa con tale posizione, anzi si eliminano le ostilità tra i cittadini dei diversi paesi.
    Unione bancaria, per cosa? La Germania vuole controllare il credito delle banche al fine di completare il controllo della base monetaria, vuole fare l’impero economico tedesco.

  2. giacomo petterle

    A non essere avidi di “roe” era sufficiente estendere la legge bancaria del 1936 a tutta europa che in Italia aveva prodotto un sistema stabile, sicuro e senza fallimenti bancari con remunerazioni dei vertici contenute fino ai prima anni 90. La selezione del credito era molto piu’ severa e la qualità delle aziende piu’ solida. L’altra faccia della medaglia oltre alla minor redditività del capitale per gli azionisti di banche era sicuramente una minor crescita nel breve termine del pil, ma piu’ forte e sostenibile nel tempo.

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén