Dal 2009, il contratto di rete consente alle piccole e micro imprese di aumentare la competitività attraverso forme di collaborazioni con altre aziende, anche di Regioni diverse, pur mantenendo la propria soggettività giuridica e autonomia operativa. Ma quanti lo usano? E per quali obiettivi?
Il contratto di rete è stato istituito dalla legge n. 33/2009 per poi essere perfezionato con la legge n. 99 del luglio 2009. (1) In base all’articolo 3, commi 4-ter e ss., del decreto legge 10 febbraio 2009, n. 5, due o più imprenditori perseguono lo scopo di aumentare, individualmente e collettivamente, la propria spinta sia innovativa che competitiva sul mercato obbligandosi, sulla base di un programma comune di rete, a collaborare in forme e in ambiti predeterminati attinenti all’esercizio delle proprie imprese ovvero a scambiarsi informazioni o prestazioni di natura industriale, commerciale, tecnica o tecnologica ovvero a esercitare in comune una o più attività rientranti nell’oggetto della propria impresa. (2)
In uno scenario economico sempre più globalizzato e competitivo, la rete può rappresentare per le imprese un’opportunità per uscire dal mercato nazionale e penetrare in nuovi mercati esteri che rappresentano, ormai, sbocchi commerciali sempre più vitali, ma che una impresa di micro, piccole e medie dimensioni da sola non potrebbe raggiungere. Il contratto di rete comporta quindi una serie di vantaggi, tra cui quello di condividere know-how, progetti di ricerca, strategie di sviluppo aziendale, miglioramento delle performance aziendali con altre imprese anche se geograficamente distanti. È questo l’elemento innovativo rispetto al modello distrettuale e al consorzio ancora dominanti nel nostro sistema industriale.
L’INDAGINE QUALITATIVA
I risultati di un’indagine qualitativa del ministero dello Sviluppo economico, la prima indagine sul territorio nazionale, effettuata a dicembre 2012, mostrano che circa il 50 per cento delle imprese in rete intervistate ha dichiarato che il contratto ha come obiettivo quello di accrescere la propria competitività sui mercati europei (42,4 per cento su quelli extraeuropei), dato che rispecchia la vocazione internazionalista per il quale il contratto è stato istituito. Tuttavia gli imprenditori che sono in rete si aspettano prima di tutto un aumento della propria competitività sul mercato italiano (63,8 per cento del campione), seguito dall’innovazione di prodotto e di servizio (59,9 per cento), dalla promozione di un marchio comune e dalla realizzazione di attività in ricerca e sviluppo (52,3 per cento). Tra i vantaggi che ha comportato la rete spicca quello di aver incrementato il know-how dell’azienda (36,5 per cento); vengono poi indicati il miglioramento delle relazioni commerciali (35,9 per cento ), le agevolazioni fiscali (17,1 per cento ) e infine la facilitazione all’accesso al credito (12,8 per cento ). Da ciò emerge chiaramente che le imprese sono in rete non per i vantaggi fiscali, come pessimisticamente ci si attendeva, ma perché percepiscono le vere opportunità che lo strumento può determinare nella vita di un’azienda.
Riguardo ai benefici che il contratto di rete ha prodotto sulle performance aziendali si segnala una diminuzione dei costi di produzione (16,7 per cento ), un sensibile aumento del fatturato (38,5 per cento ), degli investimenti (33,3 per cento ), dell’occupazione (25,6 per cento ) e dell’export (21,8 per cento ).
Da tenere in considerazione anche i consigli che le imprese del campione suggeriscono per migliorare il contratto di rete: il sistema bancario dovrebbe riconoscere un “rating di rete” (è la risposta maggioritaria rispetto alle altre); si dovrebbero poi rendere continuativi nel tempo gli incentivi fiscali, migliorare l’informazione sullo strumento e la relativa diffusione sul territorio, estendere il contratto ad altri soggetti (in particolare università e centri di ricerca, imprese estere, esercenti attività professionali), semplificare le modalità di registrazione e quelle attuative di recesso. (3)
UNA ANALISI QUANTITATIVA
Più recenti i dati di una indagine Unioncamere: ne emerge un crescente interesse delle imprese all’utilizzo di questo nuovo strumento di aggregazione, e non solamente di quelle localizzate nell’area centro-settentrionale del paese. Sono stati realizzati 768 contratti di rete, in aumento rispetto a novembre 2012, coinvolgendo 3.964 imprese, 20 Regioni e 100 provincie.
La maggior parte dei contratti sono di tipo regionale, ovvero costituiti tra imprese della stessa Regione, mentre 135 reti sono stabilite da imprese appartenenti a due Regioni differenti (30 contratti in più rispetto a novembre 2012); sono infine 68 i contratti tra imprese appartenenti a tre o più Regioni: il dato evidenzia una scarsa propensione delle imprese, seppur in lieve aumento, a mettersi in rete con altre aziende distanti dal proprio ambito territoriale. Le reti sono in larga misura di media densità ovvero costituite da 4 a 9 imprese (367), bassa densità 3 imprese (219), micro densità 2 imprese (101), le macro-reti rappresentano invece una netta minoranza. Sono costituite sotto forma di società di capitale la maggior parte delle imprese che operano in rete (2.659), seguite dalle società di persone e ditte individuali, in crescita anche la forma cooperativa (da 195 a novembre 2012 a 276 nel 2013).
La Regione che fa registrare il maggior numero di contratti è la Lombardia, seguono l’Emilia Romagna e Veneto, mentre tra le regioni meridionali si distinguono Puglia e Campania (grafico 1).
Tabella 1 – Contratti di rete: alcuni numeri
Aprile 2013 |
Novembre 2012 |
|
Numero Contratti |
768 |
523 |
Imprese coinvolte |
3.964 |
2.807 |
Regioni coinvolte |
20 |
20 |
Provincie coinvolte |
100 |
99 |
Rete regionale |
565 |
369 |
Rete interregionale |
135 |
105 |
Rete tre o più Regioni |
68 |
49 |
Contratti di rete per dimensione |
||
Aprile 2013 |
Novembre 2012 |
|
2 imprese |
101 |
85 |
3 imprese |
219 |
133 |
Tra 4 e 9 |
367 |
244 |
Tra 10 e 50 |
80 |
60 |
Oltre 50 |
1 |
1 |
Contratti di rete per forma giuridica |
||
Aprile 2013 |
Novembre 2012 |
|
Società di capitale |
2.659 |
1.880 |
Società di persone |
522 |
369 |
Imprese individuali |
431 |
302 |
Cooperative |
276 |
195 |
Altre forme |
65 |
52 |
Fondazioni |
7 |
6 |
Associazioni |
4 |
3 |
Fonte: Unioncamere
Grafico 1 – Contratti di rete per Regione
Fonte: Unioncamere. “Dal momento che uno stesso contratto di rete può coinvolgere diversi ambiti regionali, non è possibile attribuire ciascun contratto a una sola Regione. Pertanto, l’aggregazione dei contratti di rete regionali risulta differente dal numero complessivo dei contratti”
Circa un terzo delle reti è composto prevalentemente da imprese che opera nel comparto “industria in senso stretto” (1.556), a seguire “servizi alle imprese” (1.024). In particolar modo sembra che le imprese appartenenti al settore delle costruzioni, meccanica, servizi informatici, commercio all’ingrosso e agricoltura siano più interessate a entrare in un contratto di rete e ciò si può spiegare proprio con la forte concorrenza a cui le nostre Mpmi devono far fronte (tabella 2). (4)
Tabella 2 – Imprese in Rete per settore economico
Imprese coinvolte |
|
Agricoltura, silvicoltura |
194 |
Altre attività di estrazione da cave |
5 |
Industrie alimentari |
176 |
Sistema moda |
192 |
Beni per casa e tempo libero |
245 |
Altre ind. manifatturiere |
100 |
Chimica, gomma, plastica |
108 |
Lavoraz. metalli |
327 |
Elettronica |
163 |
Meccanica e mezzi di trasporto |
245 |
Public utilities (energia, gas, acqua, ambiente) |
30 |
Costruzioni e bioedilizia |
390 |
Commercio all’ingrosso |
246 |
Commercio al dettaglio |
85 |
Servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio |
82 |
Servizi di alloggio e ristorazione; servizi turistici |
91 |
Servizi dei media e della comunicazione |
35 |
Servizi informatici e delle telecomunicazioni |
245 |
Servizi finanziari e assicurativi |
38 |
Servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone |
153 |
Servizi avanzati di supporto alle imprese |
471 |
Istruzione e servizi formativi privati |
51 |
Sanità, assistenza sociale e servizi sanitari privati |
105 |
Servizi culturali, sportivi e altri servizi alle persone |
155 |
Non classificate Ateco |
23 |
Associazioni |
3 |
Enti morali/Fondazioni |
6 |
TOTALE |
3.964 |
Fonte: Unioncamere
(1) Per la normativa relativa al contratto di rete si rimanda a http://www.parlamento.it/parlam/leggi/09099l.htm
(2) Per una visione più dettagliata della disciplina della rete vedi http://www.parlamento.it/parlam/leggi/09033l.htm
(3) Una sintesi dei risultati di un’indagine qualitativa Mise si trova al seguente indirizzo http://www.sviluppoeconomico.gov.it/images/stories/documenti/OsservatorioContrattidirete23luglio2012indaginequalitativ.pdf
(4) Per un approfondimento riguardo i dati di un’indagine quantitativa si consulti l’indirizzo http://www.unioncamere.gov.it/P42A1675C189S123/I-Contratti-di-Rete–Rassegna-dei-principali-risultati-quantitativi.htm
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Piero
Le pmi italiane hanno sempre lavorato in rete, abbiamo i famosi distretti che non sono altro che delle reti di imprese.
Il legislatore nel 2009 a voluto incentivare il contato di rete con l’incentivo fiscale, ciò ha provocato la formalizzazione delle reti esistenti.
A mio avviso il vero problema da affrontare e’ quello che dopo avere reso atto che in itala le pmi lavorano in rete come si può aiutarle?
– il Rating di rete e’ la soluzione più richiesta dalle imprese;
– il trasferimento di lavoratori tra le imprese della rete senza i vincoli dlla engagé Biagi;
– l’esonero della responsabilità solidale tra le imprese della rete per i contratti di appalto;
– l’esonero della revocatoria fallimentare per i rapporti tra le imprese aderenti alla rete;
– la possibilità di compensare le posizioni iva tra le imprese aderenti.
Questi sono gli aiuti che devono essere dati, invece oggi il legislatore ha concesso il solo privilegio fiscale che ha fatto emergere solo poche reti di imprese esistenti ma ha creato molte reti fittizie, costituite solo per il beneficio fiscale ( basta pensare che uno dei primi contratti di rete e’ stato fatto dalla Fiat con una sua partecipata).
Non ci possiamo meravigliare con i nostri governanti, fanno le leggi solo per un interesse, l’interesse di tale normativa e’ la certificazione obbligatoria del contratto di rete data alla Confindustria ed alle altre associazioni sindacali.
¤¤ Carlj91 © ¤¤
io aggiungerei la possibilità per queste entità di sfruttare il rating per emettere obbligazioni nel mercato primario finanziario. Uno dei problemi attuali sono gli oneri finanziari e ridurli utilizzando strumenti alternativi a quello bancario è essenziale
Saverio Maisto
Ottimo commento, pienamente condiviso, complimenti
Gianmarco Calanchi
Ho l’impressione che un numero rilevante di imprese operi in un contesto competitivo locale, penso per esempio ad imprese di costruzione di dimensione medio-piccola. In tale contesto, la creazione di una rete di imprese concorrenti comporterebbe un rischio antitrust rilevante, legato alla facilitazione e legalizzazione di potenziali cartelli locali.
Questo rischio potrebbe essere mitigato o compensato da un ampliamento dell’ambito competitivo della rete di imprese rispetto ai suoi singoli membri. Unitesi in rete, imprese che operavano solo localmente potrebbero cominciare a competere a livello regionale, generando competizione fra reti di imprese in diverse aree.
Credo che questo rischio meriti di essere valutato attentamente.
domenico
per il catering: fare contratto di rete per complemento del personale di sala/bar come si potrebbe impostare ?
grazie, domenico