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Il Punto

Ottimista e rassicurante la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza 2013 del Governo. Per l’anno prossimo la crescita italiana è stimata all’1 per cento e via aumentando sino all’1,9 per cento nel 2017. Vorremmo crederci. Ma senza riforme incisive non convinceremo gli investitori esteri a continuare a comprare il nostro debito pubblico. Il Governo Letta vuole attrarre capitali esteri e lancia il programma Destinazione Italia. Ne avremmo un gran bisogno, soprattutto nei settori ad alto contenuto tecnologico e scientifico. Perché gli stranieri investano da noi, però, è indispensabile un contesto di stabilità, sicurezza, basse tariffe, certezza del diritto, meno burocrazia.
Che la Tav Torino-Lione sia un progetto più che discutibile è certo. Eppure gli organi democratici del paese l’hanno ripetutamente confermato e opporvisi con sabotaggi e guerriglia è puro terrorismo. Sembra un film già visto negli anni ’70.
A dieci anni dalla scomparsa di Franco Modigliani, Nobel per l’economia nel 1985, il ricordo di un amico.

Gianni De Fraja risponde ai commenti al suo intervento “Tre articoli per rendere equa la maturità

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Quali capitali esteri con “Destinazione Italia”

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Scenari troppo rosei dal Def

  1. Un conto è cercare di fare investire gli investitori esteri da noi, un’altro è la svendita delle aziende statali dopo averne fatto lo spezzatino, naturalmente stiamo parlando in rapporto al debito di vendite che fanno incassare allo stato degli spiccioli che servono a malapena per sostenere il pareggio del bilancio e continuare a sostenere l’attuale politica scellerata. Versiamo i soldi all’Europa e non otteniamo nulla, anzi solo danni perché la politica dei compiti a casa sta solo aggravando la recessione.

  2. Luca

    “senza riforme incisive non convinceremo gli investitori esteri a continuare a comprare il nostro debito pubblico”
    Secondo Banca d’Italia (http://www.bancaditalia.it/statistiche/finpub/pimefp/2013/sb43_13/suppl_43_13.pdf)
    la percentuale di debito pubblico presso detentori esteri ad aprile 2013 è del 35%. E’ vero che è inferiore di 10 punti rispetto, ad esempio, a luglio 2010 (prima della crisi dello spread) ma, se consideriamo che, nonostante tutto, nell’ultimo anno e mezzo questa percentuale è rimasta molto simile, non mi preoccuperei più di tanto per la sua sorte.
    La vera questione, per quanto mi riguarda, non è quella di attrarre capitali esteri ma quella di produrre capitali italiani.
    Le riforme strutturali quali: riforme del mercato del lavoro (ulteriore peggioramento dei diritti dei lavoratori), liberalizzazioni (magari per aprire certi mercati a imprenditori esteri), e privatizzazioni delle poche aziende statali rimaste, non mi sembrano delle buone idee in questo momento.
    Certo, vedrei di buon grado la lotta alla corruzione e all’evasione fiscale ma, secondo voi, questi problemi sono diminuiti o aumentati d’intensità da quando è arrivata la crisi?

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