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L’Iva? La Pa la paghi allo Stato

L’Iva è una delle imposte più evase. Anche quella su forniture alla pubblica amministrazione. Se l’ente pubblico versasse direttamente l’imposta allo Stato, invece di liquidarla al fornitore assieme al valore della fornitura, si potrebbe recuperare un gettito non indifferente.

PERCHÉ NON È UNA PARTITA DI GIRO

Fonti ufficiali (Consip) quantificano in 136 miliardi di euro, nel 2011, la spesa per acquisti di beni e servizi della pubblica amministrazione. Si tratta della terza voce di spesa, dopo le pensioni e gli stipendi dei dipendenti pubblici. Gli acquisti della Pa sono assoggettati all’Iva e rappresentano una spesa non recuperabile, dato che la Pa non applica l’imposta ai servizi che eroga a pagamento (ticket sanitari, rette scolastiche, e così via).
Poco male, vien da dire, dato che la spesa Iva dello Stato dovrebbe essere controbilanciata da un’entrata di pari ammontare. Un partita di giro, insomma; l’Iva pagata da un ministero dovrebbe pareggiare l’entrata Iva degli uffici fiscali e tale uguaglianza tra entrate e uscite dovrebbe valere anche per l’intera Pa.
Dovrebbe. In realtà, gli incassi sono minori degli esborsi in quanto una parte dell’Iva versata non viene recuperata, per almeno due ragioni. La prima: i fornitori possono trovarsi in situazioni di insolvenza e, addirittura, fallire, rendendo arduo il recupero dell’eventuale credito Iva da parte dell’Agenzia delle Entrate. La seconda ragione attiene all’evasione fiscale, che trova nell’Iva e nell’Irpef i pascoli più capienti e più battuti. Anche tra i fornitori della pubblica amministrazione, così come tra sub-appaltatori delle opere commissionate e pagate dalla Pa, si annidano certamente fenomeni di evasione Iva.

UNA PROPOSTA SEMPLICE

Esiste una soluzione semplice per assicurare che l’esborso Iva della Pa sia esattamente incassato dallo Stato. Si tratta di modificare l’attuale meccanismo di versamento dell’Iva, attribuendolo all’acquirente pubblico. Invece che liquidare l’imposta sul valore aggiunto al fornitore assieme al valore della fornitura, un ente pubblico dovrebbe versare direttamente l’Iva allo Stato, su un apposito capitolo di bilancio. Il fornitore, esentato così da un adempimento fiscale, dovrebbe limitarsi a registrare un credito di pari importo nel suo registro Iva, come se avesse effettivamente versato direttamente quella cifra all’erario.
Il meccanismo sarebbe applicabile a tutti i soggetti della Pa: Stato, Regioni, comuni, Inps e così via, e non richiede alcuna autorizzazione comunitaria poiché, pur essendo l’Iva un’imposta assoggettata alla disciplina europea, non verrebbero modificate né il campo di applicazione né le aliquote, ma soltanto le modalità di (parziale) riscossione e queste rientrano nella potestà nazionale. In buona sostanza, la proposta qui delineata riecheggia il meccanismo del sostituto d’imposta per i redditi da lavoro, mediante il quale il datore di lavoro trattiene alla fonte e versa allo Stato una quota dell’Irpef dovuta dal percettore del reddito.
Azzardo una grossolana stima del potenziale recupero di gettito Iva consentito dall’applicazione della proposta. Considerando prudenzialmente un’aliquota media del 15 per cento sui circa 130 miliardi di spesa pubblica per forniture, il gettito Iva si aggira attorno ai 17 miliardi. Se insolvenze ed evasione fossero responsabili anche soltanto di un 5 per cento di mancati versamenti Iva, sarebbero recuperati all’erario circa 850 milioni di euro. Per la cronaca, in materia di Iva complessiva circolano stime ben superiori circa la dimensione dell’evasione.
Non mi sfugge che quegli operatori (imprese, professionisti) che operano prevalentemente con la Pa potrebbero risultare danneggiati dal nuovo meccanismo di versamento dell’Iva in quanto finirebbero per maturare ingenti crediti nei confronti dello Stato e sperimentare problemi di liquidità. Alla difficoltà si può ovviare agevolmente consentendo a tali operatori di richiedere rimborsi (o effettuare compensazioni) con cadenza infrannuale.

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Un Plafond in cerca di casa

  1. Sergio Brenna

    Ma non sarebbe più semplice ancora esentare le Pa dal pagamento dell’Iva?

    • Giorgio Serafini

      In questo modo i fornitori pagherebbero l’Iva non sul valore aggiunto, ma sull’imponibile.

  2. DDPP

    Non capisco bene.
    Cerco di riepilogare quello che normalmente succede.
    Il Fornitore della PA si impegna a consegnare un prodotto in cambio di un corrispettivo.
    Per produrre questo bene ha acquistato beni e servizi da suoi fornitori (automezzi, materie prime, servizi informatici, servizi generici, servizi ai suoi dipendenti, servizi di consulenza, ecc).
    Sul coacervo dei beni e servizi ricevuti ha pagato l’IVA.
    Al termine del suo lavoro, consegna il manufatto o il servizio alla P.A. emette la fattura e, se ha fortuna, l’ente pubblico provvede a liquidargli la somma convenuta.
    Con l’importo al netto dell’IVA provvede a pagare i dipendenti, i fornitori, l’erario ( se avanza qualcosa se lo mette in tasca, con l’IVA ricevuta provvede a ripianare quella anticipata ai propri fornitori: se dal conguaglio ne avanza la versa all’erario con l’F24.
    Mi sembra di capire che lei propone che la P.A. si impossessi dell’IVA lasciando al contribuente (onesto o disonesto lo si vedrà forse a posteriori) dando al fornitore di beni un gentile credito di imposta da portare a conguaglio in futuro.
    Ho capito bene?

  3. Massimiliano R.

    Trovo interessante la proposta, ma penso che genererebbe notevoli problemi di liquidità alle imprese: a fronte di spese con aggravio di IVA per l’acquisto dei fattori produttivi o delle merci, riceverebbero, per i servizi o beni forniti alla P.A., corrispettivi direttamente decurtati della quota IVA.
    Benché si tratti di risorse destinate a terminare nelle casse dello Stato, resta il fatto che, nell’immediato, le imprese si troverebbero con meno liquidità a disposizione …

  4. Massimo Matteoli

    Ma l’autore lo sa che le imprese versano l’Iva incassata dopo aver detratto quella pagata e chi ha la disgrazia di finire a credito non sa mai quando potrà riaverla indietro dallo Stato?

    • Giorgio A.

      Concordo pienamente. Inoltre l’autore afferma che parte dell’Iva non è poi versata allo Stato perché l’azienda nel frattempo fallisce: vorrebbe quindi, implicitamente, porre il credito Iva dello Stato come privilegiato rispetto agli altri?

    • Giorgio A.

      Concordo pienamente. Inoltre l’autore afferma che parte dell’Iva non è poi versata allo Stato perché l’azienda nel frattempo fallisce: vorrebbe quindi, implicitamente, porre il credito Iva dello Stato come privilegiato rispetto agli altri?

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