Alla fine, sarà il Consiglio europeo o il neo-eletto Parlamento a decidere sul prossimo presidente della Commissione? Con un ruolo di co-decisione del Parlamento, anche nell’Unione si affermerebbe in modo più corretto il circuito vitale proprio delle democrazie: voto, parlamento, governo.
IL PARLAMENTO E LA SCELTA DEL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE
La campagna elettorale ha visto, come sappiamo, più candidati alla presidenza della Commissione, designati dai principali partiti al livello europeo. Per la prima volta in trentacinque anni l’elettore è stato invitato a scegliere non solo tra partiti, ma tra candidati non nazionali e tra programmi. E tutti i candidati hanno dichiarato che il nuovo Parlamento eletto avrebbe preteso di indicare il candidato alla presidenza formando, se necessario, una maggioranza anche trasversale tra i diversi gruppi politici.
Si trattava e si tratta di una pretesa che ha indubbiamente un aggancio nel Trattato di Lisbona, ove si stabilisce che il presidente della Commissione sia designato tenendo conto dell’esito elettorale. Ma nel Trattato la proposta è pur sempre affidata al Consiglio europeo, il quale sinora ha esercitato un ruolo preponderante, che il Parlamento europeo si limitava poi a ratificare con il suo voto. Lisbona non ha modificato radicalmente questa procedura. Vi è dunque un margine di ambiguità nel ruolo rispettivo del Consiglio e del Parlamento, un margine che il Parlamento intende utilizzare a proprio vantaggio, mentre il Consiglio tende naturalmente a conservare la preminenza.
Poiché tra i due partiti maggiori, i popolari hanno ottenuto un’esigua maggioranza relativa rispetto ai socialisti, in base alle intese pregresse il Parlamento sembra incline a votare il candidato Jean-Claude Juncker. Angela Merkel non ha perso occasione nei mesi scorsi per stigmatizzare le pretese di Strasburgo, ma ora ha dichiarato la disponibilità a votare il lussemburghese: una mossa intelligente, perché in tal modo potrebbe accreditarsi la vittoria di Juncker. La forza politica dell’impostazione della campagna elettorale dei partiti europei si è imposta persino a livello del governo tedesco. La radicale opposizione di David Cameron potrebbe non essere sufficiente a sbarrare la strada a Juncker, perché il potere di veto in questo caso è caduto. Bello sarebbe che il governo italiano dichiarasse sin d’ora l’intento di votare per quel candidato che ottenga la maggioranza nel Parlamento Europeo.
UNA ASPIRAZIONE GIUSTIFICATA?
Tra gli osservatori, anche filoeuropei, c’è chi si scandalizza per la pretesa del Parlamento. Ma vi è anche chi, come Jürgen Habermas, ha preso posizione a favore di Strasburgo. C’è chi ha osservato che così si trasformerebbe l’Unione in una repubblica parlamentare tradizionale. Ma chi afferma questo sembra dimenticare che una “seconda Camera”, che rappresenta gli Stati, entro l’Unione già c’è ed è costituita appunto dai due Consigli, europeo e dei ministri. Come in ogni struttura federale, una Camera rappresenta il popolo (i cittadini europei), l’altra gli Stati.
Certo, la procedura dei Trattati si presta ad ambiguità e presa alla lettera favorisce la seconda e non la prima. Ma, dopo anni di quasi esclusiva attività del Consiglio, non certo coronata da successi, si sta facendo strada l’esigenza di democratizzare le istituzioni europee. Non si tratterebbe di “larghe intese” nell’accezione nazionale se popolari e socialisti votassero insieme per il presidente della Commissione, perché la più cruciale linea divisoria è quella tra filoeuropei e antieuropei e la maggioranza del Parlamento neoeletto è schierata sul primo fronte. D’altra parte, non va dimenticato che la storia ha conosciuto importantissimi precedenti di istituzioni che si sono radicate stabilmente solo dopo aver consolidato il proprio ruolo nei confronti delle istituzioni coeve. E l’Unione è indubbiamente una struttura istituzionale tuttora in via di formazione.
Il peso del Parlamento europeo è cresciuto in questi anni, ma i Trattati tuttora lo escludono dalle decisioni relative alle proprie risorse, alla programmazione pluriennale, alla fiscalità, alla politica sociale, all’armonizzazione legislativa, alla sicurezza, insomma alle materie più importanti. Con l’esercizio da parte del Parlamento europeo di un ruolo rafforzato di codecisione con il Consiglio nella scelta del Presidente della Commissione, anche a costo di uno scontro politico-istituzionale con lo stesso Consiglio europeo, il circuito vitale proprio delle democrazie – voto, parlamento, governo – s’instaurerebbe all’interno dell’Unione in modo finalmente più corretto.
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Beppe Simone
Salve, non riesco a trovare nel Trattato di Lisbona questa ambiguità:
“Ma nel Trattato la proposta è pur sempre affidata al Consiglio europeo, il quale sinora ha esercitato un ruolo preponderante, che il Parlamento europeo si limitava poi a ratificare con il suo voto. Lisbona non ha modificato radicalmente questa procedura. Vi è dunque un margine di ambiguità nel ruolo rispettivo del Consiglio e del Parlamento…”
Nel Trattato c’è scritto:
«Articolo 9 A
1. Il Parlamento europeo esercita, congiuntamente al Consiglio, la funzione legislativa e la funzione di bilancio. Esercita funzioni di controllo politico e consultive alle condizioni stabilite dai trattati.
Elegge il presidente della Commissione.
Fonte:http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=uriserv:OJ.C_.2007.306.01.0001.01.ITA
Ricapitolando: Il Parlamento europeo elegge il presidente della Commissione. La parte “congiuntamente al Consiglio” si riferisce alla funzione legislativa e alla funzione di bilancio. Altrimenti dovrebbe esserci scritto: Il parlamento europeo e il Consiglio eleggono il presidente della Commissione. Non vedo l’ambiguità citata nell’articolo.
Non sono un esperto, potrebbe spiegare meglio rispondendo cortesemente al commento. Grazie mille!
Alessandro Pagliara
Scacco matto al Prof. Antonio Padoa-Schioppa! Si noti come sul trattato la stabilità dei prezzi vada a braccetto con il benessere! Che li scrivono a fare i trattati se poi sono loro i primi a non rispettarli?
Piero
In Europa il trattato è un optional, vi è la legge del più forte, dietro la nozione di europeismo si può fare tutto: basta vedere la gestione della politica monetaria fatta negli ultimi anni e tuttora non si vuole modificare la direzione.
Julien
In realta nei seguenti articoli – quelli dedicati alla Commissione ed inparticolare l’ Articolo 9D comma 7 – si legge:
7. Tenuto conto delle elezioni del Parlamento europeo e dopo aver effettuato le consultazioni appropriate, il Consiglio europeo, deliberando a maggioranza qualificata, propone al Parlamento europeo un candidato alla carica di presidente della Commissione. Tale candidato è eletto dal Parlamento europeo a maggioranza dei membri che lo compongono. Se il candidato non ottiene la maggioranza, il Consiglio europeo, deliberando a maggioranza qualificata, propone entro un mese un nuovo candidato, che è eletto dal Parlamento europeo secondo la stessa procedura
Quindi la scelta del nome dovrebbe essere affidata al Consiglio e non al Parlamento che può solo ratificare. Questa funzione di approvazione avviene tramite votazione e viene pertanto chiamata elezione.
L’ambiguita e’ dovuta all’interpretazione della frase “tenuto conto delle elezioni del Parlamento Europeo”. L’interpretazione piu generica suggerisce che se vincono i Popolari il Consiglio e’ legittimato a proporre un nome tra gli esponenti di quella corrente politica. Il Parlamento invece sta facendo lobbying per forzare l’interpretazione e dare legittimità al suo candidato anche se questa competenza e’ affidata al Consiglio.
Beppe Simone
Ora capisco, grazie mille!
Alessandro
Dispiace dirlo ma questa interpretazione non è logica! Anche in Italia il presidente del Consiglio è nominato dal presidente della repubblica che tiene conto del parlamento. Secondo lei il Presidente può scegliere direttamente il capo del governo scegliendolo fuori dai vincoli dell’elezione?Ripensandoci l’esempio italiano con un presidenzialismo de facto non è il più calzante.
Emanuele
Ottimo articolo, complimenti.
piertoussaint
La nomina di Christine Lagarde, la signora che quando scende di macchina sporge per prima cosa il braccino con annessa borsa di Hermès da 10.000 euro, sarebbe perfetta per questa Commissione Europea massonica e oligarchica, anti-vita umana e anti-famiglia naturale e quant’altro di affine, che rappresenta perfettamente l’essenza di questa Unione Europea, messa insieme non nel nome dei popoli, ma dai poteri forti relativisti, tendenti al totalitarismo. Questa Europa va rifatta dalle fondamenta.
Luca
Jean Claude Juncker (Ex Presidente del Consiglio Europeo e dell’Eurogruppo, candidato alla presidenza della Commissione Europea)
“Noi prendiamo una decisione, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo un po’ per vedere cosa succede. Se non protesta nessuno, perché la maggior
parte della gente non capisce niente di cosa è stato deciso, andiamo avanti passo dopo passo fino al punto in cui non si può più tornare indietro”
Jean-Claude Juncker, ‘Die Brüsseler Republik’