Per anni le compagnie assicurative hanno di fatto impedito ai loro agenti di diventare plurimandatari. Ora gli ostacoli sono rimossi da un provvedimento dell’Antitrust. Tutti contenti, consumatori a parte. Ma la decisione arriva quando tecnologia e altri attori sul mercato la rendono superflua.
IL PROVVEDIMENTO DELL’ANTITRUST
Nei giorni scorsi è stato emanato un nuovo provvedimento dell’Autorità garante della concorrenza che riguarda il mercato Rc-auto. (1) La maggior parte dei mezzi di informazione ha riportato solamente lo scarno comunicato dell’Ansa, dunque probabilmente la notizia è passata inosservata ai più. E invece vale la pena cogliere lo spunto per valutarne l’eventuale effetto sulla concorrenzialità di questo importante mercato.
L’Autorità garante della concorrenza nella riunione del 20 maggio scorso ha chiuso un’istruttoria avviata quasi un anno fa per verificare eventuali comportamenti anticoncorrenziali nel ramo danni, finalizzati a ostacolare l’esercizio del plurimandato da parte degli agenti assicurativi. In particolare, è stato deciso “di accettare, rendendoli vincolanti, gli impegni presentati dalle principali compagnie assicurative, finalizzati proprio a rimuovere le clausole contrattuali che rendevano difficile per gli agenti la gestione di più mandati”.
In pratica, un certo numero di compagnie, che rappresentano circa l’80 per cento del ramo danni di cui fa parte la Rc-auto, ha ammesso di avere vanificato per anni le novità contenute nelle cosiddette “lenzuolate” di Pier Luigi Bersani che riguardavano l’introduzione del plurimandato per gli agenti assicurativi. Per essere più chiari, dal 2007 sarebbe stato possibile per le agenzie offrire prodotti assicurativi di diverse compagnie, ma i vincoli contrattuali, e in particolare il sistema delle provvigioni, ha reso fino a oggi poco conveniente farlo.
Prova ne è il dato pubblicato nel rapporto annuale dell’Associazione nazionale delle compagnie di assicurazione (Ania) da cui emerge che solamente il 19 per cento circa delle nostre agenzie sono plurimandatarie e il valore è pressoché costante negli ultimi anni.
Analisi territoriale degli agenti operanti nella Rc-auto
Fonte: “L’assicurazione italiana 2012-2013”, Ania 2013, p. 186
Le compagnie si sono ora impegnate a rimuovere quelle clausole che, in modo particolarmente efficace, hanno finora ostacolato la diffusione del plurimandato. Di conseguenza, nel prossimo futuro verranno eliminati nei contratti di agenzia i rinvii ai regimi di esclusiva e gli obblighi di comunicazione preventiva o tempestiva in caso di assunzione di altri mandati; verranno rimosse le disposizioni suscettibili di vincolare gli agenti a un’unica compagnia assicurativa, con particolare riferimento ai locali agenziali, alle utenze, alle dotazioni informatiche e ai conti correnti; verranno garantite condizioni economiche che non discriminano, attraverso le provvigioni riconosciute, tra gli agenti mono e quelli in plurimandato.
TUTTI CONTENTI?
Soddisfatte le compagnie, che così hanno evitato la prosecuzione dell’istruttoria e le eventuali sanzioni, e soddisfatta la nostra autorità di vigilanza, la vecchia Isvap ora Ivass, che nel suo parere afferma di “non avere particolari osservazioni”.
E soddisfatto anche l’Antitrust, secondo cui questo permetterà di sviluppare “forme di concorrenza nelle relazioni tra agenti e compagnie assicurative, sia riducendo l’omogeneità di importanti variabili competitive, sia prevedendo la possibilità di rimuovere taluni disincentivi all’assunzione di più mandati”.
Ma sicuramente non saranno soddisfatti gli assicurati che per tutti questi anni hanno avuto a che fare con le solite agenzie “vecchio modello”, con ovvie difficoltà nel confrontare le polizze offerte da diverse compagnie.
La situazione peculiare degli assicurati italiani rispetto a quelli di altri paesi è evidente dal seguente grafico: il colore rosso evidenzia le agenzie monomandatarie, che in Italia sono una chiara maggioranza.
Analisi dei canali di distribuzione dell’assicurazione “non-life” in Europa
Fonte: “European Insurance in Figures, Insurance Europe”, Statistics n. 48, February 2014, p. 40
Non è difficile collegare questa situazione con un’altra peculiarità nazionale, cioè il livello dei premi che si presenta tra i più elevati d’Europa. In ogni caso, visti altri interventi recenti sulla scarsa concorrenzialità del mercato, ci si sarebbe aspettati che l’Autorità della concorrenza proseguisse l’istruttoria per accertare se il modello dell’agenzia monomandataria, adottato dalla maggioranza delle compagnie per effetto delle clausole ora eliminate, fosse atto a consentire la divisione territoriale delle quote di mercato relativamente a questa copertura assicurativa, obbligatoria per qualsiasi autoveicolo.
ARRIVANO LE BANCHE
In conclusione, però, uno sguardo al futuro non fa presagire effetti particolarmente vantaggiosi per i consumatori perché la rottamazione delle vecchie agenzie arriva troppo tardi.
Il mercato assicurativo è cambiato in due aspetti che rendono le agenzie plurimandatarie un canale di distribuzione con pochi margini di sviluppo. Il primo è la crescente diffusione del canale di vendita on-line che elimina per le compagnie il vantaggio competitivo territoriale e facilita per i clienti la comparazione tra le diverse polizze offerte.
Il secondo aspetto è la crescente rilevanza di un altro canale distributivo, cioè gli sportelli bancari. Le compagnie dovranno ora difendersi dal competitor rappresentato dalle banche, che si accingono a incrementare l’offerta ai propri clienti di prodotti assicurativi e in particolare, dopo il successo dei prodotti life, ora anche di coperture Rc-auto.
(1) Provvedimento n. 1702 del 30 maggio 2014, che verrà pubblicato nel prossimo bollettino dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato.
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ik1ojl
Professoressa Porrini, non posso che dissentire con l’articolo, da Agente di assicurazione, con oltre
30 anni di esperienza di cui 14 come monomandatario e 16 da plurimandatario. Come Agente di assicurazione mi onoro di svolgere una professione nell’interesse del cliente e nel rispetto di quelle relazioni personali-professionali costruite insieme. Siamo gli unici in grado di tutelare e difendere il consumatore dal rischio dell’intermediazione di massa poco professionale, anonima, fatta di numeri verdi, codici Iban, dissuadenza. Non posso che dissentire su argomentazioni che cavalcano la tigre della paura del caro Rc-auto e confrontano mercati che non hanno alcuna attinenza e omogeneità tra di loro. Disomogeneità di norme, territorio capillarità, storicità, professionalità, servizio, etc. In Italia si riscontra una combinazione di prossimità sul territorio e di predisposizione alle relazioni interpersonali che non hanno eguali nel mondo.
Il settore assicurativo, poi, è un comparto industriale a ciclo inverso, per cui si pagano dei premi in previsione dei sinistri avverranno. Il caro tariffe in Italia si risolve intervenendo sulle componenti di costi dei sinistri pagati (perché al caro tariffe Rc-auto corrisponde un rispettivo caro sinistri versati agli assicurati), su quelli falsi o sopravalutati e sulla liberalizzazione del settore intesa per l’accessibilità dei clienti alla comparabilità dei prodotti sulla base delle garanzie operanti. Altro argomento riguarderebbe la uniformità di norme per tutti gli intermediari, considerato che gli obblighi amministrativi e gestionali differiscono a seconda dell’intermediario che opera ( diretto o indiretto). Provo a mettere in fila i fattori che contribuiscono al caro Rc-auto: danni fisici pagati in Italia (oltre il 23% dell’Ue); costo ricambi auto (monopolio dei distributori ricambi); frodi ( circa il 35%); elusione a contrarre; Cga chiare e confrontabili per i clienti (basta fascicoli informativi di 80 pagine). Non ultimo la mancanza di volontà politica nel favorire la diminuzione delle tariffe Rc-auto, la cui eventualità porterebbe nelle casse dello Stato un paio di miliardi di euro di minori introiti di entrate. Come l’Imu, per intenderci! Invece che approfondire questi aspetti, tutti i media, compreso la stampa, si esercita in una disinformazione persistente che disorienta assicurati/consumatori, gioca con il futuro della nostra professione e si danneggia i circa 20.000 Agenti di Assicurazione professionisti il cui settore merceologico indotto interessa più o meno 250.000 operatori, tra dipendenti e collaboratori. La nostra professionalità viene sistematicamente attaccata da campagne demagogiche e populiste che alimenta una convinzione vecchia, ma ancora pruriginosa, secondo la quale l’uomo è considerato superfluo e inutile nell’era digitale, è un costo produttivo da eliminare o da sostituire con il web. Ma non è così!
L’uomo non è solo un costo. Il capitale umano è la vera risorsa, il valore in più, nell’erogazione dei servizi di qualità. Mi fa semplicemente rabbrividire l’idea che un cliente protegga il proprio rischio da circolazione, assicurato con un massimale di 6 milioni di euro,
scegliendo compagnia, polizza e garanzie secondo le indicazioni di un comparatore che posiziona i risultati della ricerca sulla base del solo prezzo,
senza analizzare e valutare le garanzie e la qualità del servizio in caso di sinistro, che con l’indennizzo diretto assume un valore importante. A tutela dei consumatori e per sua opportuna conoscenza, suggerisco di leggere la pubblicazione dell’indagine contro i comparatori avviata dall’Ivass con comunicato del 11/12/2013, che per comodità segnalo: http://www.ivass.it/ivass_cms/docs/F28282/isvcs451.pdf
donatella porrini
Credo che il modello di agenzia plurimandataria esalti, e non svilisca, la figura dell’agente assicurativo. Le capacità di cui Lei scrive sarebbero, a mio parere, esaltate da un modello di agenzia nella quale si offrissero i prodotti di diverse compagnie, invece che di una sola! Sono d’accordo con i fattori che Lei elenca come cause del caro Rc-auto, ma la mia opinione è che in un mercato concorrenziale dovrebbero essere le stesse compagnie a cercare di ridurre i costi e ad offrire polizze più convenienti.
Roberto Felici
Le Compagnie riducono i costi, e migliorano (sensibilmente) i prezzi delle polizze. Magari non tutte, ma ovviamente c’è chi ha la forza per farlo, e chi ha la necessità di non farlo (si può forse pretendere di vendere sotto costo, e/o di aggravare situazioni di crisi?). E tra le Compagnie che competono ogni giorno per la preferenza del cliente, le maggiori non lo fanno soltanto con la gestione operativa (es. riduzione tariffaria e lancio di prodotti innovativi), ma addirittura con macro-operazioni di acquisizione, fusione e ristrutturazione, che per la mole di investimenti in essere smentiscono con semplicità qualsiasi “tesi creativa”. Osservo poi che non esiste a priori un modello di agenzia che “esalti” la figura dell’Agente (poiché per differenza gli altri la svilirebbero): qualunque operatore sa bene che il plurimandato aumenta la gamma di offerta, ma può ridurre le competenze sugli specifici prodotti, e – a volte – anche il livello di servizio al cliente. Ad esempio, è ben nota la problematica dei controlli: quale Compagnia è tenuta a controllare l’adeguatezza dell’operato di un Agente plurimandatario? Come si stabilisce che il prodotto offerto – tra quelli che potevano essere offerti nel basket dei vari mandati – era effettivamente il migliore per il cliente? Mono e Pluri sono modelli di pari dignità, sia in termini di professionalità dell’intermediario, sia in termini di valore per il Cliente. Per altro, Apple Store e Trony (solo per fare uno dei tanti esempi) sono li a ricordare come queste siano tesi già sviluppate.
donatella porrini
I suoi commenti dimostrano come ci sia in effetti la necessità di una dialettica costruttiva sul funzionamento del mercato assicurativo.
A mio parere, tale dialettica dovrebbe nascere da un impegno delle compagnie a promuovere studi diversi da quelli affidati, molto spesso in Italia, a società di consulenza su temi meramente commerciali. Ad esempio Geneva Papers, dove sto
pubblicando il mio articolo sul tema, è la rivista di un’associazione di assicuratori che sostengono studi di accademici e operatori esperti del mercato assicurativo
per approfondire temi legati anche alla concorrenzialità e alla tutela dei consumatori.
Mi dispiace che il mio articolo possa esserLe sembrato superficiale, forse ciò dipende dalla necessità di scrivere in modo conciso e dal fatto che si occupa specificatamente di una decisione dell’AGCM che Lei sembra non conoscere quando afferma che le compagnie non hanno ammesso di avere posto clausole contrattuali limitanti il plurimandato.
Per quanto riguarda il lato dei costi Lei cita due problemi
fondamentali, entrambi oggetto di mie ricerche. Il primo è quello dei costi dei danni alla persona liquidati dai Tribunali. Su questo rimando a un altro mio articolo pubblicato su laVoce che evidentemente non aveva attirato la Sua attenzione (http://www.lavoce.info/rc-auto-la-tabella-della-discordia/).
Il secondo è quello delle frodi su cui ho scritto uno dei pochissimi articoli scientifici in Italia pubblicato sulla Rivista di Politica Economica nel 2002 (e in 12 anni le cose non sono cambiate!). Secondo la banca dati creata a suo tempo dall’ISVAP, le frodi non sono in Italia maggiori rispetto agli altri paesi europei e il dato, a detta delle Compagnie, è sottostimato perchè le stesse Compagnie non sono in grado di fornire dati
attendibili a causa dell’ «arretratezza» dei loro sistemi di liquidazione. In altri Paesi (per esempio Olanda e Canada) le compagnie implementano al loro interno un rigido controllo di rilevazione delle frodi che consente di ridurre quelle di piccole dimensioni e di denunciare sistematicamente quelle di dimensioni più elevate. E’ inutile che le compagnie parlino di frodi come causa dell’aumento dei premi se a questo non segue un impegno da parte loro a rivelare il fenomeno e a fornire l’evidenza statistica che consentirebbe di applicare
metodi di contrasto prima di tutto al loro interno. E’ come se, a fronte di un fenomeno diffuso di furti nei supermercati, i gestori dicessero di non essere in grado di sorvegliare gli scaffali e di misurare il valore di furti e però alzassero i prezzi per rifarsi delle perdite.
Oltre a questi i problemi legati alla RcAuto (che so distinguere da altri prodotti assicurativi!), ce ne sono molti altri e rimango
a disposizione per una dialettica costruttiva, senza occupare però lo spazio che laVoce può dedicare ad altri contributi.
Roberto Felici
Lei scrive: “In pratica, un certo numero di compagnie, che rappresentano circa l’80 per cento del ramo danni di cui fa parte la Rc-auto, ha ammesso di avere vanificato per anni le novità contenute nelle cosiddette “lenzuolate” di Pier Luigi Bersani che riguardavano l’introduzione del plurimandato per gli agenti assicurativi”. Posti la prova di questa sua affermazione, la “ammissione delle Compagnie” e potremo stabilire la dialettica che sostiene di ricercare.
Roberto Felici
Come giustamente scrive lei: “perlomeno per quanto riguarda l’assicurazione auto”. Il welfare arretra, ed è (e sarà) sempre più importante – almeno per chi ne avrà la possibilità – dotarsi di protezioni integrative per la salute, la pensione, la premorienza, e altro. Lei si affiderebbe a un sito web per acquistare polizze di questa delicatezza? Saprebbe scegliere un fondo pensione senza l’assistenza di un consulente (si auspica preparato)? Configurare una polizza sanitaria in modalità “fai da te”, e affrontare con essa ciò che può riservare a noi e alle nostre famiglie la vita? E’ un po’ questo il senso della critica che muovo alla professoressa. Troppa, davvero troppa superficialità nell’accomunare alle polizze auto i prodotti che sono le “vere” assicurazioni, e che per molto tempo ancora la maggioranza degli italiani preferirà sottoscrivere dopo i consigli di un esperto. Senza contare che anche per una polizza auto “scegliere col comparatore” può facilmente comportare pessime sorprese. Ma so che questo sembra più difficile da credere (anche se è vero).
donatella porrini
Se si parla di concorrenzialità è, a mio parere, fuorviante parlare del business assicurativo senza distinzioni in rami. La RcAuto è una polizza obbligatoria: se un assicurato trova la sua polizza troppo cara e, per la mancanza di concorrenza, non ne trova di più convenienti non può comunque rinunciarvi, a meno di prendere la decisione contra legem di non assicurarsi e questo fenomeno si è molto diffuso negli ultimi tempi. Tutti gli altri prodotti assicurativi dipendono dalla scelta dei consumatori che, se trovano che le polizze siano troppo care, semplicemente non le acquistano e da qui l’altro fenomeno molto diffuso in Italia della scarsa penetrazione assicurativa.
ALFA
Condivido buona parte della sua analisi. Tuttavia Le spiego per quale motivo (a mio modesto parere) la disposizione dell’Antitrust che obbliga gli agenti assicurativi a diventare plurimandatari avrà uno scarso effetto: poniamo il caso che il signor Rossi è un agente plurimandatario il quale rappresenta 10 compagnie assicurative diverse. Poniamo il caso che tra queste 10 compagnie c’è anche la “Assicurazioni Sbirulino” la quale andrà dal signor Rossi e le farà il seguente discorso: “Sappiamo che tu, oltre alla nostra, vendi prodotti assicurativi di altre 9 compagnie. Ma se raggiungi un tot di vendite dei prodotti assicurativi della Sbirulino noi ti regaliamo un televisore Lcd a 50 pollici. Ti regaliamo una vacanza ai Caraibi per te e tutta la tua famiglia se invece raggiungi un obiettivo di livello più alto. E se raggiungi l’obiettivo massimo ti regaliamo il premio finale che consiste in una utilitaria nuova di zecca per tua moglie che ci va a fare la spesa”. Ecco quindi che il signor Rossi, quando un cliente arriverà nel suo ufficio per chiedere la polizza assicurazione vita migliore, offrirà sempre la polizza vita della Sbirulino Assicurazioni. Quindi per il cliente ignaro l’assicurazione migliore non sarà quella più conveniente per lui, ma quella che offre i maggiori incentivi all’agente che la rappresenta. Come ovviare quindi a tale inghippo? A mio giudizio internet rimane sempre il modo migliore per informarsi e comparare i prezzi. Se ad esempio il sito di comparazione dei prezzi chiarezza.it o segugio.it dice sempre in maniera truffaldina chi la polizza della GenialLloyd è sempre la più conveniente. Alla fine i dubbi al popolo della rete verranno e i suddetti siti verranno “sputtanati” mediaticamente dai social network, giornali, etc. Come ho già scritto prima, per quanto riguardo le polizze più complesse che non sono quelle auto (ad esempio polizze vita) allo stato attuale non mi fiderei di sottoscriverla direttamente su di un sito senza prima parlare con qualche consulente (sempre che il consulente con il quale parlo sia davvero competente ed in buona fede). Tuttavia a mio giudizio è solo questione di tempo ed attraverso una semplificazione delle normative e degli stessi contratti offerti dalle compagnie, un giorno si arriverà a sottoscrivere una polizza vita su internet esattamente come oggi si sottoscrive una Rc-auto.
Roberto Felici
Sono qua a titolo personale, e senza la pretesa di “essere il verbo”, ma con la volontà di difendere fattualmente un punto di vista meno retorico. Chiarito che non sono “neutrale” (come comunque penso traspare da quello che scrivo!), quello che dici sul plurimandato è vero: non potrai mai sapere davvero se il singolo intermediario fa al 100% il tuo interesse, oppure no. Come – se ci pensi bene – non lo sai nemmeno quando vai dal medico, in un negozio di elettrodomestici, o in genere chiedi consiglio a chiunque sia pagato in base a cosa ti vende/ti fa acquistare. Giova forse chiarire che – per la verità – un agente Assicurativo è tra i pochissimi professionisti soggetti a una specifica normativa (Adeguatezza) che – per quanto fallace (ma quale norma in Italia non lo è?!) – prevede la responsabilità dell’Agente nel curare adeguatamente l’interesse del cliente.
Per cui, se non hai la garanzia che il professionista che ti serve sia serio (la maggioranza lo sono), almeno hai una possibilità concreta di rivalerti, se scopri che non lo è stato. Il problema che lamenti è tuttavia uno di quelli (a mio avviso) nodali nel sistema plurimandato, almeno lato cliente: se un Agente vende solo prodotti della Compagnia X, IVASS chiede alla stessa Compagnia di verificare il corretto operato dei suoi Agenti, e anzi questa è responsabile di predisporre misure congrue (valutate scrupolosamente dal Regolatore) per evitare comportamenti deviati, e intercettarli puntualmente quando si verifichino. Se però un Agente sceglie cosa vendere tra i prodotti di n Compagnie, chi esercita questi controlli? E la Compagnia X come può operare per garantire una “vendita adeguata” in un ipotetico confronto con prodotti concorrenti, mai completamente conosciuti (es. condizioni economiche)? Ecco uno dei (vari) motivi per cui l’evoluzione verso il pluri-mandato è un qualcosa ancora fluido, sia normativamente che materialmente (da cui la leggerezza delle conclusioni della professoressa sulle “ammissioni di colpa delle Compagnie” per il solo fatto di seguire la dialettica del Regolatore). Difficile però fare la previsione che chiedi. Penso che esistano clienti che apprezzano un aiuto nel confronto (principalmente di prezzo) delle polizze. Questi sono disposti a “immolare” al confronto: i) l’accuratezza contenutistica – ergo la qualità – delle opzioni, per una rappresentazione che sia chiara e utilizzabile e ii) l’accesso alle offerte più distintive, moderne e innovative (che per loro natura mal si prestano ai confronti). Se per te conta soprattutto il prezzo, e pensi che una polizza valga l’altra (magari se scelta tra le Compagnie maggiori), il Plurimandatario è probabilmente il tipo di intermediario che preferirai (e per prodotti altamente commoditizzati come la RCA, anche un aggregatore — ma caveat! quest’ultima non è una strada priva di inciampi!). Esistono però anche clienti che comprano sulla base del valore, e cercano soluzioni efficaci a fronte di loro esigenze abbastanza specifiche (personalizzazione), apprezzando l’innovazione di prodotto e il valore aggiunto, più il servizio di qualcuno di cui ti fidi che ti semplifica le cose, e ti “spadella” una buona soluzione pronta.
Se per te conta questo aspetto, probabilmente troverai maggiore soddisfazione da un Monomandatario, o al max da una “second opinion” di un ulteriore Monomandatario. Ho semplificato e generalizzato forse troppo, ma penso renda l’idea. Tenendo a mente che esistono agenti pluri in grado di servire il secondo tipo di cliente, e agenti mono che capiscono poco di assicurazioni, e non garantiscono qualità. Poi, c’è sempre il fatto che il Cliente non è mai un idiota: forse lo freghi una volta, ma non ripetutamente, per cui alla fine la qualità della proposta e della relazione con l’intermediario di solito esce fuori.
ALFA
Innanzitutto condivido in pieno questa tua frase: “Ma gli Italiani sono spesso pigri, e abituati a uno stato che pensa a tutto (indebitando le generazioni future) e che non educa alla prevenzione (né alla saggezza)”. Gli italiani hanno sempre investito in titoli di stato e mattone. Tutti asset patrimoniali che oramai sono destinati a svalutarsi sempre più. Per quanto riguarda le polizze Rc-auto ed i singoli casi
che si possono verificare in termini di risarcimento per un sinistro (esempio che hai fatto dei passeggeri seduti dietro senza cintura allacciata), credo che più di avere un consulente forse c’è la necessità di avere una normativa chiara, la quale stabilisca i meccanismi di risarcimento per conducente, passeggeri, etc. senza lasciare vuoti.
Roberto Felici
Caro ALFA., “normativa chiara” in Italia è una utopia.
E anche se esistesse, bisognerebbe fare i conti con la sua applicazione, e le possibilità di resistenza (sai bene quanto dura e quanto costa una causa in Italia).
Sta di fatto che oggi esistono (diffusamente) sul mercato polizze RCA che ti chiedono cifre (anche molto) ingenti se causi un incidente e i passeggeri sul divano posteriore si fan male ma non avevano allacciato le cinture, se l’auto è guidata da qualcuno in stato di ebbrezza (cui magari la hai prestata), oppure se ti è scaduta la patente e non lo hai ricordato in tempo, e molto altro…
Nell’attesa di una normativa come dici tu, i 30€-50€ risparmiati con uno di questi prodotti oggi ti potrebbero costare assai cari, nella malaugurata eventualità di un sinistro grave.
E – probabilmente – cosa preveda la tua polizza acquistata dopo il confronto su un comparatore tu non lo sai.
Questo per non parlare di differenze fondamentali (ma meno evidenti) in termini di capacità di servizio.
Proprio oggi un conoscente mi ha chiesto aiuto, per un suo amico assicurato con altra Compagnia, che ha subito il furto dell’auto ma dopo oltre 3 mesi non ha ancora ricevuto il rimborso…mi chiedeva cosa fare e pensavo tra me e me che “a casa mia” paghiamo in pochi giorni.
Capitasse a te, continueresti a pensare che scelto il prezzo, hai scelto tutto?!
Ma so che è una discussione inutile: la gente è radicatamente convinta che le polizze RCA siano tutte uguali, e che lo siano anche le Compagnie (Dirette incluse), per cui meno paghi, meglio stai…
Non è vero…ma non è la mia ragione di vita convincere il mondo di questo errore .P
Grazie per lo scambio di opinioni puntuale e costruttivo.
Roberto Felici
Le persone non comprano assicurazioni non obbligatorie perché non le conoscono e non le capiscono, non perché “costano care”. Se è vero che questa è una (grave) responsabilità delle Compagnie, è altrettanto vero che la scelta di non acquistare è tipicamente una dimostrazione di assenza di cultura, non di assenza di bisogno. Se sei un capofamiglia col mutuo sulle spalle e una bimba di pochi anni di vita, perché non spendi €20/mese per una polizza caso morte? Perché “costa cara” (quanto il tuo abbonamento telefonico, o quello internet, o il caffé che prendi ogni giorno al bar)? O piuttosto perché non sai che esista, non hai compreso che/come ti serve, e sei pigro rispetto all’idea?! Senza contare che, se nessuno sa realmente comparare due polizze Rc-auto (sfido a contare quelli che conoscono le differenze normative tra due contratti…) – prodotto relativamente standardizzato – figuriamoci a confrontare per valore (e non per mero prezzo) contratti ben più articolati e complessi. La filiera assicurativa ha la responsabilità storica di scarsa trasparenza, e pessimo marketing. Ma gli Italiani sono spesso pigri, e abituati a uno stato che pensa a tutto (indebitando le generazioni future) e che non educa alla prevenzione (né alla saggezza).
ALFA
Per quanto riguarda i siti di comparazione polizze auto ti posso dire (diamoci del tu) che sulla base della mia esperienza li reputo affidabili. Infatti ho provato a verificare se la polizza più conveniente che mi veniva proposta era davvero tale, e per questo ho fatto una controprova andando a ricalcolare lo stesso preventivo sul sito di ogni singola compagnia on-line.
Per quanto riguarda polizze complicate (es. polizze vita) sono d’accordo con te, di certo non mi fiderei di stipulare una polizza di questo tipo basandomi solo sulla lettura di un sito web. Preferirei senza dubbio parlare con un consulente. Attenzione però, l’evoluzione della tecnologia e l’esigenza di tagliare i costi delle reti vendita e filiali (sia delle banche sia delle assicurazioni) potrebbe portare in futuro alla nascita di contratti per polizza vita o per mutui semplificati (perlomeno nella loro forma base) facilmente sottoscrivibili via internet, evitando al cliente il contatto con l’agente intermediario.
Capisco che di fronte a questa mia affermazione tu ora ti metterai a ridere. Però anche io mi sarei messo a ridere una ventina di anni fa se mi avessero detto che oggi, attraverso un computer, sarei stato in grado di avere la banca, la compagnia di assicurazione, il negozio per acquistare prodotti, l’agenzia immobiliare se necessito di una casa, la compagnia di assicurazione, la possibilità di scommettere sulle partite di calcio, la mia cartella clinica e molte altre cose ancora che il futuro ci riserva e ci riserverà.
Roberto Felici
I siti di comparazione sono affidabilissimi per la loro mission: confrontare i prezzi. Quello che non fanno, è confrontare i contenuti contrattuali: le polizze Rc-auto – a dispetto di quanto si crede comunemente – non sono tutte uguali! E le differenze – di solito in termini di “esclusioni” e “rivalse” – entrano in gioco proprio negli incidenti più gravi, quando ci sarebbe bisogno di una protezione a 360°. Per esempio, lo sapevi che se non fai allacciare le cinture di sicurezza ai passeggeri sul divano posteriore, in caso di incidente grave per tua responsabilità, i danni fisici ai tuoi passeggeri – per la maggior parte delle Compagnie assicurative – sono a tuo carico? E per lesioni gravi, sono importi da ipoteca. E’ in questo senso che il confronto del solo prezzo – senza l’assistenza di un consulente – non è necessariamente la miglior cosa. Se pensi al micro-incidente nella circolazione urbana, è difficile apprezzare il discorso che ti faccio. Ma se provi a pensare al sinistro grave in autostrada, cui non prestiamo attenzione nelle nostre valutazioni (rimozione), allora entrano in gioco considerazioni assai diverse dai €50 di risparmio sul premio annuale. E’ in questo senso che il ruolo del (bravo) agente assicurativo secondo me ha e avrà ragione di esistere anche in un futuro digitale. Quello che – personalmente – trovo carente, è la capacità di molti intermediari di valorizzare il Digital, anziché considerarlo una minaccia.
ALFA
Dal tono seccato con il quale scrive presumo lei sia un assicuratore. Che il costo delle assicurazioni Rc-auto in Italia sia tra i più alti d’Europa non è populismo ma realtà. I confronti sulle tariffe Rc-auto nei vari paesi europei effettuati da enti e studi di ricerca di qualsiasi tipo si sprecano e tali confronti dicono che gli italiani pagano tariffe tra le più alte nel continente se non le più alte in assoluto. Vero che la media in Italia viene alzata dalle regioni del Sud dove truffe e numero di incidenti sono elevatissimi. Questo tuttavia non basta come unica giustificazione, probabilmente anche il settore delle compagnie di assicurazione in Italia (come altri settori tipo quello bancario) ha goduto per troppi anni di una concorrenza molto blanda e di una scarsa presenza di competitors stranieri. Inoltre vorrei sapere da Lei come evolverà a suo parere in Italia il lavoro dell’agente assicurativo (pluri o monomandatario esso sia) almeno per quanto riguarda il settore auto, poiché il futuro sarà sempre più quello di clienti che si faranno comodamente la polizza auto da casa senza più dover ricorrere all’agenzia fisica.
Roberto Felici
Come ho scritto più avanti, sono un dipendente di una compagnia assicurativa, per cui non ho una prospettiva “neutrale”. Mi sono infilato in questa discussione perché amo il mio lavoro e cerco di svolgerlo bene, e mi da oggettivamente fastidio quando sento ripetere i soliti luoghi comuni, senza approfondimento (pessimo vizio tutto italiano).
Il maggior prezzo della Rc-auto in Italia rispetto ai paesi europei è un fatto incontestabile (e incontestato). Ma la questione è se questa sia una ingiustizia verso il cliente, oppure un comportamento congruo da parte delle Compagnie. Posto che è sempre poco saggio generalizzare (ma neanche voglio fare marchette), un’analisi seria dovrebbe andare a vedere la struttura di costo del prodotto assicurativo, e la sua filiera. Prendiamo la RCA. Se i costi delle riparazioni delle autovetture sono (come sono) molto elevati, e in continua crescita, come si può pensare che le polizze RCA (che essenzialmente ripagano tali riparazioni) possano comprimersi? Se le frodi hanno una incidenza enorme rispetto al panorama europeo, come si può pensare che le tariffe non ne risentano (e non se ne faccia una colpa alle Compagnie: davvero intentereste una causa per una liquidazione di 5.000€, sapendo che durerà 10 anni, costerà più del rimborso in spese legali, e potreste anche perderla? Signori, questa è la giustizia in Italia)? E comunque, una delle maggiori Compagnie (per parlare di fatti certi ed esemplificativi) ha ridotto le tariffe per le nuove polizze in Agenzia del 30% negli ultimi 3 anni, e si tratta di un trend che – con intensità variegate – è in essere presso molti concorrenti. Non è argomento semplice (ed è il motivo per cui i più non ne conoscono granché), per cui qua ammorberei, ma di sicuro, molti dei credo comuni non hanno grande riscontro oggettivo.
donatella porrini
Il provvedimento dell’Agcm da me citato afferma testualmente:
“Gli impegni presentati da UGF, Fondiaria-SAI (ora UnipolSai), Generali, Allianz, Reale Mutua, Cattolica, AXA e Groupama appaiono, complessivamente considerati, idonei a far venire meno i profili anticoncorrenziali oggetto dell’istruttoria, nella misura in cui consentono di superare le restrizioni verticali in grado di ostacolare la diffusione di reti di agenzie in plurimandato e, quindi, di favorire un effettivo confronto competitivo tra le compagnie assicurative nei mercati assicurativi danni, tra i
quali in particolare il mercato R.C. Auto”.
Credo che questa sia una ammissione di avere attuato misure anticoncorrenziali che hanno ridotto la diffusione del plurimandato!
Roberto Felici
Non vedo proprio traccia di “ammissioni” lei si?!
Un conto è stare ai fatti, altro è “credere” ciascuno può avere qualsiasi opinione, ma la dialettica scientifica è basata sui fatti, non sulle opinioni.
C’è stata una istruttoria che – come lei ben sa – non si è conclusa con provvedimenti contro le Compagnie.
La normativa è recente (e anche piuttosto lacunosa, in perfetto stile italico…), per cui è normale che si sia sentito il bisogno di aggiustamenti ulteriori.
Questi – per altro – sono avvenuti per moto spontaneo delle Compagnie, che ben sanno di dover implementare la nuova regolamentazione in modo sostanziale, e che infatti si sono adoperate per tale obiettivo, non appena c’è stata una dialettica con IVASS per chiarire una impostazione di Comparto.
Evolvere nella direzione della normativa era ovviamente l’unico esito possibile per le Compagnie, per cui non vedo come il manifestarsi di tale esito – e in assenza di sanzioni – possa essere considerato una “ammissione”: c’erano alternative?
Qui non è in discussione la legittimità del plurimandato, ma la sua affermazione gratuita sulle “colpe ammesse” delle Compagnie, che non ha riscontro oggettivo.
Le rinnovo l’invito a una maggiore obiettività.
ALFA
Non sono un addetto ai lavori del ramo assicurativo, tuttavia questo dibattito sulla fine dell’assicuratore monomandatario la trovo anacronistica, perlomeno per quanto riguarda l’assicurazione auto. Il mio agente assicuratore ormai da diversi anni si chiama Internet. Si tratta di una gente che da sempre, per sua stessa natura, svolge una funzione plurimandataria, dal momento che attraverso i siti di comparazione delle tariffe mi consente di scegliere il prezzo più conveniente tra le varie compagnie. Oltretutto il risparmio con l’assicurazione on-line è sempre garantito rispetto alla vecchia assicurazione fisica (agente con uffici e impiegati) la quale per forza di cose è più costosa.
ALFA
Riguardo al fatto che alcune banche abbiano cominciato ad offrire alla propria clientela anche polizze assicurazione auto, vorrei fare un paio di considerazioni.
La prima – i siti di comparazione delle polizze assicurative dei quali ho fatto uso, rimandano anche le offerte di alcuni istituti bancari. Tali polizze assicurative delle banche risultano carissime ed assolutamente fuori mercato rispetto alle compagnie di assicurazione on-line tradizionali, perlomeno nel mio caso. Probabilmente tali polizze diventano convenienti solo se il cliente sottoscrive anche l’apertura di un conto/corrente e altri servizi offerti dalla banca.
La seconda – anche le filiali delle banche stanno per subire la stessa sorte che subiscono le agenzie assicurative sul territorio, ovvero la progressiva estinzione a causa dell’affermarsi di internet. Nella città dove vivo (Milano) aumentano di mese in mese le vetrine vuote dei negozi dove prima c’era all’interno una filiale di banca. Questo fenomeno spinge le banche sul territorio a buttarsi nell’erogazione di servizi che non sono esclusivamente quelli bancari (conto/corrente, mutui etc.) ma anche altri alternativi come appunto polizze assicurative ma ho sentito parlare perfino di biglietteria per concerti e pacchetti viaggi. Francamente mi sembra una scelta più dettata dalla disperazione che da una strategia di mercato. Ciascuno dovrebbe fare il suo mestiere (l’assicuratore vendere assicurazioni e la banca servizi bancari). Compagnie di assicurazioni ed istituti di credito a mio giudizio devono investire sempre più nello sviluppo dell’on-line, lasciando perdere le ormai superate filiali stracolme di impiegati, sportelli e fogli di carta. Tutto ciò a vantaggio loro e del cliente, anche se mi rendo conto dei problemi a livello occupazionale derivanti.
donatella porrini
Credo invece che le banche possano svolgere un ruolo strategico importante nel mercato assicurativo non attraverso il canale on-line, ma attraverso l’offerta diretta ai propri clienti di polizze auto che possono essere commisurate al profilo dei clienti. Le banche possono osservare sui conti dei clienti la spesa per la loro assicurazioni e calibrare un’offerta personalizzata attraverso i propri sportelli o attraverso la comunicazione on-line diretta ed i clienti troveranno anche la convenienza di avere un unico interlocutore pr i prodotti assicurativi e bancari.
ALFA
Capisco perfettamente la sua difesa a spada tratta della categoria che rappresenta e del timore di vedere perdere sempre più guadagni a causa della tecnologia moderna. Però mi creda: almeno per quanto riguarda le polizze auto oggi, grazie ad internet, non c’è assolutamente più bisogno dell’intermediazione dell’assicuratore. Si tratta di pacchetti polizze molto elementari. Scegli quella più conveniente attraverso i siti di comparazione dei prezzi, poi una volta individuata la compagnia più economica la personalizzi a tuo piacimento (alzi i massimali se li ritieni bassi, aggiungi garanzie di tutela sui passeggeri, gli eventi naturali, gli atti vandalici etc). Io ringrazio l’esistenza delle assicurazioni on-line perché da quando sono arrivate riesco ad acquistare lo stesso prodotto che prima acquistavo dall’agenzia ma pagandolo di meno.
Roberto Felici
Le Dirette sono il 15% del mercato auto, e le banche muovono i primi passi… qualunque sia il trend che si prenda in ipotesi, mi pare infondato nei fatti parlare di “rottamazione”, e – conseguenzialmente – evanescente la tesi del “troppo tardi” (per altro, infarcita della solita retorica populista delle cattive Compagnie…ma è così che scrive un professore?!).
Inoltre, qualunque osservatore serio non confonderebbe mai il business assicurativo con le sole polizze auto, specialmente in un’analisi che guardi al futuro, e che si occupi delle prospettive del canale consulenziale.
Ma – a mio parere – l’articolo non è redatto da un osservatore serio, ed è pieno delle solite speculazioni di matrice politico-populista, che nulla aggiungono a una dialettica scientifica.
donatella porrini
Mi dispiace che non venga apprezzata la mia serietà perché è anni che faccio ricerca sul mercato assicurativo (è in pubblicazione un mio articolo su questo tema sulla rivista “Geneva Papers on risk and insurance” dove potrà trovare ulteriori considerazioni sul tema: http://www.palgrave-journals.com/gpp/index.html). Di fatto, i dati dicono che in Italia esiste una percentuale superiore agli altri paesi di agenzie monomandatarie e le stesse compagnie hanno ammesso di avere utilizzato clausole contrattuali che non favorivano la diffusione del plurimandato e dunque non capisco perché le mie considerazioni siano evanescenti. Né perché sia populista cercare di capire perché gli italiani debbano pagare più di tutti gli altri per assicurare la propria auto. Non ho scritto che le compagnie sono cattive: semplicemente fanno i loro interessi e il mio auspicio è che ci siano dei provvedimenti a favore anche degli interessi degli assicurati.
Roberto Felici
Come saprà, si trovano dati per sostenere qualsiasi tesi (e, a volte, si inventano e/o si usano fuori contesto).
1) L’esistenza in Italia di un numero maggiore di agenzie monomandatarie dipende da cambiamenti normativi molto più recenti che in altri Paesi. Ma le potrei anche far notare come ci siano vari esempi di “trend di rientro” (es. Spagna), che rendono ancora più volatile ogni conclusione semplicistica.
2) “Le stesse Compagnie hanno ammesso” è una sua congettura, per altro priva di qualsiasi riscontro per almeno alcune delle Compagnie ispezionate da Ivass.
3) “Cercare di capire” non è mai populista. Lo è la superficialità con cui si traggono le conclusioni. La solita questione di quanto paghino gli italiani per assicurare l’auto – dibattuta da sempre – ha due impostazioni note:
A) quella dei populisti, con la tesi preconcetta che “l’italiano paghi immotivatamente di più, per colpa di Compagnie che lucrino e Agenti che non aggiungono valore” è la tesi “mediatica”, ma i professionisti e gli esperti ne conoscono bene la pochezza.
B) quella tecnica, che analizza i costi della filiera (mai provato a raffrontare i costi di riparazione delle vetture?!), le differenze nelle prassi legali (mai provato a raffrontare gli esiti giudiziali dei danni a persone?), e quelle dovute all’incidenza delle frodi.
4) Non ha scritto esplicitamente che “le Compagnie siano cattive” (e vorrei vedere…), ma quello è il senso della sua prosa. Sembra però ignorare i concetti base di micro-economia, dai quali si potrebbe ipotizzare che – in un mercato a bassissima penetrazione assicurativa (sa che le Assicurazioni non vendono solo Rca?!), provvedimenti in grado di ridurre significativamente i premi dei prodotti porterebbero vantaggi a Compagnie, Assicurati e Intermediari. Ma – forse – qualche vantaggio in meno alle altre componenti della filiera. Non sostengo che Compagnie e Agenti siano “santi e perfetti”, ma per una dialettica credibile e costruttiva serve maggior rigore nelle tesi sostenute.