L’emergenza rifiuti in Campania ha una importante dimensione economica. Oltre a nutrirsi di due visioni inconciliabili del problema. Da una parte, quella del commissariato Bassolino che promuoveva una presenza massiccia del sistema pubblico. Dall’altra, quella della giunta precedente che aveva previsto e disegnato una delega più libera al sistema privato. Al centro di tutto, il notevole volume d’affari che ruota intorno allo smaltimento e al riutilizzo. Ora, la questione è nelle mani di un nuovo commissario, dai poteri eccezionali.

Quanto costa lo smaltimento di un chilo di rifiuti? In Campania, fino a oggi, circa 0,077 €/Kg. (1) Con una produzione giornaliera della Regione di 7.250 tonnellate, è facile intravedere la dimensione economica del problema.

Un’analisi più approfondita di queste cifre ci permetterà di comprendere il perché dell’emergenza del settore, che ha portato dal 30 marzo al formale insediamento del prefetto Corrado Catenacci nel ruolo di commissario straordinario ai rifiuti. I poteri e le competenze del nuovo commissario risultano assolutamente superiori a quelli del precedente, il presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino.

Chi smaltisce i rifiuti. E come

Napoli è responsabile di circa il 60 per cento del totale di rifiuti prodotto, Salerno del 16 per cento, Caserta del 15 per cento, Avellino del 6 per cento e Benevento del 5 per cento.
La Fibe Spa è assegnataria del servizio di smaltimento rifiuti, dal 2000 per il territorio di Napoli e dal 2001 per il resto della Regione.
La caratteristica peculiare del contratto che lega Fibe e Regione Campania è nelle stesse premesse: tutto il rifiuto prodotto in Regione va conferito nei sette impianti disponibili per la produzione di combustibile da rifiuto (Cdr). (2)

Dal momento del conferimento, la Fibe ne diviene proprietaria a tutti gli effetti.
Il Cdr ottenuto rappresenta il 40 per cento del totale dei rifiuti conferiti (attualmente una media giornaliera di 2.800 tonnellate). Il resto è trasformato in frazione organica stabilizzata (cosiddetta Fos pari a circa il 50 per cento, cioè 3.600 tonnellate al giorno) oppure in “sovvalli”, cioè tutto ciò che avanza e che non può essere ulteriormente lavorato.
Per il Cdr, lo sbocco è rappresentato dalla produzione di energia attraverso l’impiego delle balle di combustibile ottenute. L’energia prodotta da rifiuti è rivendibile, ex protocollo Cip/6, a non meno di 0,18 €/Kwh.

Il compost prodotto in Campania è combustibile di basso potere calorico (non superiore agli 0,2 Kwh/Kg): con le quote disponibili, si arriverebbe a non meno di 100mila euro giornalieri medi. Senza contare che nei primi periodi ci sarebbe da smaltire tutto il Cdr accumulato negli ultimi tre anni. Per la trasformazione di Cdr in energia, è prevista la costruzione di due termovalorizzatori: uno in provincia di Napoli (il sito di Acerra, rimbalzato sulle cronache nazionali per l’opposizione della popolazione locale) e l’altro in provincia di Caserta.
La parte restante dei rifiuti andrebbe invece conferita presso siti di stoccaggio a tutt’oggi non individuati.
È proprio l’accumulazione di tutte le tipologie di rifiuti negli stessi impianti di produzione che ha finito per risultare insostenibile e ha causato l’attuale stallo del sistema.
Se per il Cdr non resta che realizzare gli impianti di termovalorizzazione, il problema è più complesso per lo smaltimento di Fos e sovvalli.
Questa fase è in linea teorica interamente sulle spalle della Fibe che, per farlo, percepisce un compenso pari a circa 5 dei 7,7 centesimi al chilo di partenza (il resto è ripartito tra i comuni che ospitano gli impianti e le spese per la gestione commissariale).
Si tratta di un volume di affari di 550mila euro giornalieri, di cui 350mila direttamente incassati dalla Fibe. Dal 2000 a oggi la Fibe ha individuato e valutato decine di siti di stoccaggio, che sono poi stati scartati o sospesi dal commissariato straordinario, per le più svariate ragioni.
È qui che emerge in tutta evidenza la inconciliabilità di due visioni opposte del sistema dei rifiuti. Da una parte, quella del commissariato Bassolino che promuoveva una presenza massiccia del sistema pubblico. Dall’altra, quella della giunta precedente che aveva previsto e disegnato una delega più libera al sistema privato.

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Due visioni opposte

Per meglio comprendere la questione bisogna dunque spostarsi sul piano della politica.
Nel 2000, pochi mesi dopo che la Fibe si è aggiudicata le gare, la giunta Bassolino sostituisce quella Rastrelli di opposto schieramento politico.
Nel campo dei rifiuti, la nuova giunta sceglie la continuità: decide, infatti, di non stravolgere il piano tracciato, ma di tentare di condizionarne lo sviluppo.
Per quanto riguarda lo smaltimento, significa l’imposizione di una presenza attiva della mano pubblica nel settore, attraverso un tira e molla di autorizzazioni richieste e concessioni negate o solo parzialmente date, culminato con l’ordinanza 110 del 19 novembre 2003 che traccia un programma per l’attivazione di almeno tre discariche di grossa portata gestite dal soggetto pubblico regionale.
Con un sistema di discariche in mano pubblica, la Fibe, una volta ricevuti i sussidi per il conferimento, avrebbe poi dovuto restituirli allo stesso soggetto pubblico proprietario delle nuove discariche per il conferimento del Fos e dei sovvalli.
Per imporre un passaggio di questa portata è necessaria una stabilità e una forza politica che la giunta non è stata capace di mostrare. Poche settimane dopo l’ordinanza 110, e pochissimi giorni prima dell’esplosione della crisi, Bassolino si dimette da commissario straordinario.

Tutti i poteri del commissario

Il passaggio delle consegne dalla presidenza della Regione Campania a Roma si sostanzia anche in un nuovo ruolo dello stesso commissariato. L’ordinanza della presidenza del Consiglio dei ministri n. 3345 del 30 marzo2004 è categorica e dirompente. Determina deleghe più forti e cogenti e più ampi poteri straordinari. Il nuovo commissario può fare praticamente tutto, anche in deroga a importanti normative nazionali e regionali in materia di rifiuti e salvaguardia ambientale. Il rischio di incorrere in comportamenti illegali, di fatto, è inesistente: le forze dell’ordine sono infatti parte integrante e sostanziale della struttura (costituiscono il cosiddetto nucleo operativo). Anche la protezione civile è stabilmente coinvolta in tutte le attività. Tutti i prefetti sono strumenti di cui il commissario Catenacci può avvalersi.
Sarà bene ricordare che questa mole di poteri avrà vita almeno fino alla fine del 2004 e che niente, allo stato, lascia presagire che non vi sia un’ulteriore proroga.
Si ricorre a mezzi straordinari, ma con quali risorse? A supporto della struttura ci saranno almeno i 15,5 milioni di euro già stanziati dal Governo. Tutti i costi aggiuntivi si andranno a sommare a quei 7,7 centesimi di euro al chilo da cui è partita la nostra discussione.
E qui siamo al nocciolo della questione.

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L’ordinanza 3286 del 9 maggio 2003 demandava al commissario Bassolino il compito di ridefinire i rapporti economici Fibe/Regione Campania attraverso una nuova convenzione non ancora formalmente stipulata. La nuova convenzione dovrà, allora, riorganizzare la disposizione dei giocatori in campo: il commissariato straordinario, i comuni e la Fibe Spa.
Il punto sarà quello di capire se il commissariato, autorizzato a operare in deroga alla legge (sia pur giustificato dalla emergenza), sarà capace di tracciare regole del gioco che comportino, ovviamente, l’osservanza della stessa legge. Particolare non irrilevante, si avvicinano le elezioni provinciali ed europee di maggio e non c’è elettore che non sia toccato dal problema dei rifiuti.
Nel frattempo, i rifiuti della Campania viaggiano verso la Germania (ad Amburgo, via terra o via mare) dove si trovano impianti (sovradimensionati) per la distruzione dei rifiuti.
Ma questa è un’altra storia.

 

(1) Questa cifra riguarda il solo costo di smaltimento, che è quello che ci interessa in questa discussione. Il costo complessivo è, invece, ben superiore, dovendo includere, necessariamente, anche quello per il personale dedicato alla raccolta, i servizi diversi, i mezzi per la raccolta eccetera. Per la città di Napoli, il costo complessivo arriva ad almeno €120,00/Kg.

(2) Un Cdr di buon livello è composto per il 60 per cento da carta e plastica e per il resto da residui tessili, scarti legnosi, organico putrescibile e materiali inerti

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