Paul Wolfowitz non ha esperienza in economia dello sviluppo; ma neanche James Wolfensohn l aveva quando fu nominato presidente della Banca Mondiale nel 1995. Tuttavia, all epoca non vi fu alcuna sollevazione europea comparabile a quella attuale. Gli europei non amano Wolfowitz perché è un unilateralista, e pensano che i multilateralisti come se stessi dimostrino una maggiore attenzione ai problemi degli altri popoli. Non siamo daccordo.
Paul Wolfowitz may or may not be the perfect choice to head the World Bank. His main drawback is that he does not have significant expertise in economics or in development. But much of the European outcry over his nominations is hypocritical. Like Wolfowitz, the outgoing president of the World Bank, James Wolfensohn, had no expertise in development economics when he took office in 1995 (in fact, it is no secret that his appointment had a lot to do with his generous contributions to Clintons campaign). Yet, no comparable European outcry could be heard when this seemingly equally unqualified president was appointed. Even inside the Bank, many regard Wolfensohns tenure ineffectual at best, long on grand statements and on the “vision” thing, but short on true leadership on concrete economic problems. This might appeal to many Europeans, who are often fond of the “vision” thing whatever that means. But this style is unlikely to continue with Wolfowitz: whatever one thinks of his ideas, there is little doubt that he will bring a “matter-of-fact” attitude to the job – which will not hurt the World Bank. And, unlike Wolfensohn, Wolfowitz has an enormous expertise in international relations, which again cannot hurt the World Bank. But to many Europeans this is a liability, because he is a “unilateralist”. It would be useful to know what is an operational definition of “unilateralism”. It cannot be “acting in self-interest”, because this is what all countries do most of the time. We surmise the following: while all countries act in their self-interest, some are too small to pursue their own interests in isolation, and call themselves “multilateralist”; some can, and are called by the former “unilateralist”. Most Europeans would probably favor a different interpretation, one that, roughly speaking, equates multilateralism with a deeper understanding of and sensitivity for the needs of other peoples. We find no evidence for this interpretation. Ask the millions of African farmers whose livelihood has been destroyed by the senseless European agricultural policy what they think of European multilateralism. And ask the survivors of Srebenica what they think of European multilateralism and American unilateralism.
Non e ovvio che Paul Wolfowitz sia la scelta ideale per guidare la Banca Mondiale. Il suo maggior problema è che non ha esperienza di rilievo nei campi dell economia e dello sviluppo. Ma gran parte della sollevazione degli Europei contro la sua nomina sa di ipocrisia. Cosí come Wolfowitz, anche il presidente uscente della Banca Mondiale, James Wolfensohn, non aveva alcuna esperienza in economia dello sviluppo quando divenne presidente nel 1995 (e invero, non è un segreto che la sua nomina era in gran parte dovuta ai suoi generosi contributi alla campagna di Clinton). Tuttavia, per quella scelta di un candidato egualmente non qualificato, non si udì allora alcuna sollevazione Europea comparabile a quella attuale. Anche all interno della Banca Mondiale, molti considerano la presidenza di Wolfensohn scarsamente efficace, ricca di affermazioni grandiose e di “visione”, ma povera di una vera guida sui problemi economici concreti. Questo stile può forse piacere agli Europei, che spesso dimostrano di amare grandi pronunciamenti sulla “visione” benché il termine sia difficile da definire. In ogni caso, questo stile molto probabilmente non si ripeterà con Wolfowitz: qualunque cosa si possa pensare delle sue idee, non ci sono dubbi che egli porterà uno stile concreto il che non nuocerà alla Banca Mondiale. E, a differenza di Wolfensohn, Wolfowitz ha un enorme esperienza in relazioni internazionali, cosa che ancora una volta non nuocerà alla Banca Mondiale. Ma per molti Europei questo è un problema, perché Wolfowitz è un “uniltateralista”. Sarebbe utile conoscere una definizione operativa di “unilateralismo”. Non può essere “agire nel proprio interesse”, perché questo è ciò che fanno tutti i paesi gran parte del tempo. Proponiamo la seguente: tutti i paesi fanno i propri interessi, ma alcuni sono troppo piccoli per perseguirli isolatamente, e si chiamano “multilateralisti”; alcuni invece possono farlo, e sono chiamati dai primi “unilateralisti”. La maggior parte degli Europei probabilmente preferirebbero una interpretazione diversa, che, grosso modo, fa corrispondere il multilateralismo con una maggior sensibilità ai bisogni degli altri popoli. Crediamo che questa interpretazione sia contraria alla realtà dei fatti. Chiedete ai milioni di agricoltori africani la cui sussistenza è stata distrutta dall insensata politica agricola europea che cosa pensano del multilateralismo europeo. O chiedete ai sopravvissuti di Srebenica che cosa pensano del multilateralismo europeo e dell unilateralismo americano.
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Giulio Marchisio
Gentili autori,
indubbiamente ponete alcune critiche molto sensate in relazione alla ignavia della veccchia Europa (spesso causa di tragiche conseguenze). Ed è anche vero che la precedente conduzione della Banca Mondiale non abbia brillato per efficacia. Però mi sembra che minimizziate i rischi della prospettata nomina. Non che voglia negare il beneficio del dubbio al “buon” Wolfowitz, sia chiaro, ma mi sembra che non abbiate considerato appieno i rischi potenziali.
1) Wolfowitz ha esperienza nelle relazioni internazionali, certo, ma c’è il concreto rischio che la politica della Banca Mondiale divenga, ulteriormente, la longa manus di decisioni politiche prese alla Casa Bianca, con minacce per la già traballante reputazione di questo fondamentale organismo internazionale. Questo è già accaduto nel passato con effetti molto deleteri.
2)La credibilità personale del futuro presidente mi sembra a dir poco essere stata scossa dalla questione delle armi di distruzione di massa. Se Wolfowitz si è dimostrato tanto sprezzante in quella occasione, parlando alla opinione pubblica del SUO paese; non vi sembra che la sua personale affidabilità sia traballante?
3)Siamo sicuri che Wolfowitz sia la persona più adatta per pilotare una, secondo me sempre più cessaria, riforma della Banca Mondiale in senso di maggiore indipendenza dalla politica, maggiore trasparenza nelle sue decisioni?
Ringraziando tutti della cortese attenzione,
Giulio Marchisio