Lavoce.info

DALL’EURO NON SI DIVORZIA*

La costante di un’economia mondiale in continuo cambiamento รจ l’insoddisfazione per l’euro, prima troppo debole e ora troppo forte. Se il dollaro continua a perdere valore e gli Stati Uniti entrano in una recessione piena, torneranno a farsi sentire le voci per un’uscita dalla moneta unica, soprattutto in paesi con problemi di crescita come l’Italia. Ma abbandonare l’euro รจ impossibile. E non tanto per i costi economici o politici. L’ostacolo insormontabile รจ la procedura che si dovrebbe seguire. E che finirebbe per avviare la madre di tutte le crisi finanziarie.

Lย’economia mondiale cambia in continuazione, costante resta, perรฒ, lย’insoddisfazione per lย’euro. Nei primi anni Duemila il principale motivo di malcontento era la sua debolezza, ritenuta eccessiva per economie in rapida crescita, come quella dellย’Irlanda. Ora ci si lamenta perchรฉ la moneta unica รจ troppo forte per paesi con problemi di crescita come lย’Italia.
A ben vedere, il problema di oggi ha una causa esterna: origina dalla caduta del dollaro, che a sua volta riflette la combinazione dei problemi economici e finanziari degli Stati Uniti con lย’insistenza con cui le autoritร  cinesi fanno seguire al renminbi le sorti del biglietto verde. Ma tutto ciรฒ non serve a diminuire lย’insoddisfazione per lย’euro.
Gli effetti negativi si sentono in tutti i paesi dellย’area euro, ma quelli nei quali la crescita era giร  stagnante, come lย’Italia, hanno piรน difficoltร  a farvi fronte. Nel giugno 2005, dopo due anni di apprezzamento dellย’euro, lย’allora ministro del Welfare, Roberto Maroni, dichiarรฒ che "lย’euro doveva essere abbondato". Fu seguito a ruota dal suo presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che definรฌ lย’euro "un disastro". Ma gli apprezzamenti di quel periodo sono niente in confronto a quello che รจ accaduto poi: se il dollaro continua a perdere valore e gli Stati Uniti entrano in una recessione piena, entrambe ipotesi piรน che probabili, richieste di quel tipo torneranno a farsi sentire.

Costi economici e costi politici

Lย’euro รจ dunque condannato? Dopo che i paesi dellย’area euro sono passati dai dieci nel 1999 ai quindici allย’inizio del 2008, assisteremo ora a unย’inversione del processo? E se un paese abbandona lย’euro per tornare alla moneta nazionale, gli altri lo seguiranno? Sarร  il crollo di tutto il progetto?
La risposta รจ no. La decisione di aderire allย’area euro รจ sostanzialmente irreversibile. Per quanto la retorica della defezione sia attraente per i politici populisti, lย’uscita dallย’euro รจ in realtร  impossibile. Ma non per le ragioni generalmente addotte.
I costi economici sono indicati come la prima ragione dellย’impossibilitร  di unย’uscita dallย’euro. Da un paese che abbandona lย’area euro a causa di problemi di competitivitร , ci si dovrebbe aspettare infatti una svalutazione della sua appena reintrodotta moneta nazionale. Ma i lavoratori ne sarebbero a conoscenza, e la conseguente inflazione da salari neutralizzerebbe i benefici in termini di competitivitร  esterna. Inoltre, il paese sarebbe costretto a pagare interessi piรน alti sul suo debito pubblico. Coloro che sono abbastanza anziani da ricordare gli alti costi del servizio del debito italiano negli anni Ottanta, sanno bene che puรฒ essere un problema serio.
Ma per ogni ragionamento sui costi economici, ne esiste uno di segno contrario. Se la reintroduzione della valuta nazionale รจ accompagnata da una riforma del mercato del lavoro, i salari reali finiranno con lย’aggiustarsi. Se lย’uscita dallย’area euro va di pari passo con una riforma delle istituzioni che presiedono alla politica fiscale, cosicchรฉ gli investitori possano aspettarsi un minor deficit in futuro, non cย’รจ motivo per cui i tassi di interesse debbano salire. Studi empirici dimostrano che lย’adesione allย’area euro ha portato a una modesta riduzione dei costi del servizio del debito. Per implicazione, lย’abbandono comporterร  una loro crescita. Ma lย’aumento potrebbe essere compensato da piccole riforme istituzionali: ad esempio, portando i poteri fiscali del ministro delle Finanze da un livello portoghese a un livello austriaco. Anche i politici populisti sanno che lย’abbandono dellย’euro non risolverebbe tutti i problemi e vorranno perciรฒ accompagnarlo con riforme strutturali.
I costi politici sono invece indicati come la seconda ragione per non abbandonare lย’euro. Un paese che rinnega il suo impegno con la moneta europea, si mette in contrasto con gli altri partner e non sarร  certo il benvenuto agli altri tavoli decisionali dellย’Unione Europea: sarร  trattato come un membro di serie B, sempre ammesso che rimanga un membro dellย’Unione.
Ci saranno dunque costi, ma anche benefici per i politici che potranno affermare di aver messo davanti a tutto gli interessi degli elettori del proprio paese. Nรฉ i politici di Danimarca e Svezia, due stati che hanno fermamente rifiutato lย’euro, hanno reso i loro paesi membri di serie B dellย’Unione.

Il vero ostacolo

Lย’ostacolo insormontabile a unย’uscita dallย’euro non รจ nรฉ economico nรฉ politico, dunque, ma procedurale.
La reintroduzione della moneta nazionale necessita di una ridenominazione in quella valuta di tutti i contratti, compresi quelli che regolano i salari, i depositi bancari, i titoli, i mutui, le tasse e cosรฌ via. Il Parlamento potrebbe varare una legge che impone la ridenominazione a banche, imprese, famiglie e governi, ma in una democrazia la decisione dovrebbe essere preceduta da una discussione molto ampia. E per essere messa in pratica in modo indolore dovrebbe essere pianificata in dettaglio: i computer dovrebbero essere riprogrammati, i distributori automatici modificati, le macchinette per il pagamento automatico sottoposte a manutenzione per evitare che gli automobilisti rimangano intrappolati nei parcheggi sotterranei, banconote e monete dovrebbero essere distribuite in tutto il paese. Basta solo ripensare allย’accurata programmazione che precedette lย’introduzione dellย’euro. Tuttavia, allora non cย’era motivo di aspettarsi cambiamenti nei tassi di cambio nel corso della fase di preparazione e quindi cย’erano ben pochi incentivi alla speculazione sulle valute. Nel 1998, i membri fondatori dellย’area euro concordarono di fissare i tassi di cambio ai livelli allora correnti. La decisione precluse la possibilitร  di deprezzamenti delle valute nazionali per ottenere un vantaggio competitivo nellย’intervallo che precedeva il passaggio alla piena unione monetaria nel 1999. Viceversa, se uno Stato membro decidesse oggi di lasciare lย’euro, un tale impegno non sarebbe possibile, proprio perchรฉ la ragione dellย’uscita sarebbe il cambio della paritร  monetaria. E la pressione degli altri Stati membri sarebbe inefficace per definizione.
Gli attori del mercato ne sarebbero ben consapevoli: famiglie e imprese, anticipando che i depositi bancari sarebbero ridenominati in lire, con una lira che a quel punto avrebbe perso valore nei confronti dellย’euro, trasferirebbero i loro conti correnti in altre banche dellย’area euro. Ne deriverebbe una corsa al ritiro dei depositi bancari di livello sistemico. Gli investitori anticipando che i loro diritti verso la Stato italiano sarebbero ridenominati in lire, li sposterebbero su altri stati dellย’area euro, provocando una crisi del mercato dei titoli. Se a far precipitare la crisi fosse un dibattito parlamentare sullย’abbandono dellย’euro, difficilmente la Banca centrale europea potrebbe correre in soccorso come prestatore di ultima istanza. E se il governo fosse giร  in una posizione finanziaria debole, non sarebbe in grado di contrarre prestiti per soccorrere le banche e riacquistare il proprio debito: sarebbe la madre di tutte le crisi finanziarie.
Quale governo con qualche speranza di sopravvivenza potrebbe prendere in considerazione una tale ipotesi? E ciรฒ implica che non appena la discussione di un possibile abbandono dellย’area euro si fa seria, a finire subito รจ quella discussione, non lย’area euro.

* Il testo inglese dellย’articolo รจ disponibile su www.voxeu.com.

Lavoce รจ di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicitร  e, a differenza di molti altri siti di informazione, lโ€™accesso ai nostri articoli รจ completamente gratuito. Lโ€™impegno dei redattori รจ volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Sulle telecomunicazioni il Rapporto Draghi ha luci e ombre
Leggi anche:  Restano le debolezze della difesa europea*

Precedente

EFFETTO FILIERA

Successivo

E LA PERIFERIA DIVENTA ZONA FRANCA *

  1. giberti

    Che non si possa uscire dall’euro รจ chiaro. Non รจ chiaro perchรจ non si faccia niente per rendere l’Euro vantaggioso, in particolare per l’Italia ma anche per altri Come ad esempio cercare di contrastare la sua spropositata crescita di valore magari abbassando i tassi anzichรฉ aumentarli. A vantaggio dell’Italia e degli Italiani anche se a svantaggio delle nostre Banche e degli importatori di energia che comunque non riversano sugli Italiani il vantaggio del’Euro forte

  2. federico bigongiari

    Per favore. Smettetela di attaccare l’Euro in Eurolandia, facendo affermazioni decisamente infondate come quella che dalla sua introduzione il servizio del pagamento degli interessi (sul debito pubblico), avrebbe avuto solo un marginale vantaggio. Come si puรฒ dire ciรฒ quando nel 1980 il Tesoro pagava sui CCT e BOT anche il 28% annuo? Certo, se si prendono i valori assoluti la riduzione non puรฒ sembrare clamorosa. Lo รจ invece se si considera che da quel periodo il debito pubblico รจ quasi raddoppiato. Solo il Governo Berlusconi, lo ha fatto infatti aumentare di oltre 250 miliardi di Euro. L’Euro ci pone al riparo dall’aumento dei costi delle materie prime. Per ora per oltre il 50% degli incrementi, tra poco del 100%, in quanto giร  molti Paesi OPEC, e tra poco la Russia, accetteranno il pagamento del petrolio in Euro, quindi non in una valuta che esprime solo una montagna astronomica di debiti e non รจ piรน desiderata da nessuno.

  3. Antonio S.

    I problemi delle esportazioni italiane non dipendono dall’euro. Un euro forte รจ semmai uno stimolo a cercare altrove quella competitivitร  che un’estemporanea svalutazione della moneta puรฒ dare solo come effetto transitorio. Parliamo di produttivitร  del lavoro, di ricerca, di coraggiose riforme del mercato del lavoro, di efficienti sistemi di comunicazione: รจ questo che produce crescita duratura e aumento della competitivitร , non certo la moneta debole.

  4. giberti

    L’apprezzamento dell’Euro dipende molto dal tasso fissato dalla BCE che lo ha piรน che raddoppiato in 2 anni. Ogni punto percentuale di aumento costa prima o poi 15 miliardi di euro all’anno in piรน di interessi sul nostro debito pubblico e cioรจ un punto di PIL faticosamente costruito Come sempre a vantaggio dei mercati mobiliari ma non del nostro paese. Lo spettro dell’inflazione rischia di creare una terribile recessione.

  5. renzo pagliari

    Quando il tesoro pagava il 20% di interesse annuo sui titoli a breve, il debito pubblico era interamente o quasi nelle mani di risparmiatori italiani, che si sentivano ricchi e sicuri dei loro soldi . Spendevano tranquilli per l’aumento dei loro redditi correnti, anche se il loro capitale veniva falcidiato dall’inflazione. Il deficit pubblico allargato ogni anno era superiore al 10% del PIL, lo stato regalava soldi a destra e a manca e questo fattore unito al precedente rendeva elevati i consumi pubblici e privati. Il cambio slittava con continui aggiustamenti, le aziende lavoravano a pieno ritmo per i consumi interni e per l’esportazione, favorita dalla debolezza di esso. Tutti o quasi avevano un lavoro stabile e tutelato. Tutti erano contenti, ad eccezione degli economisti, preoccupati per la crescita e l’ammontare del debito pubblico. Lo stato sperperava, i cittadini incassavano e prestavano soldi allo stato. Il saldo era zero in sostanza, anche se non in apparenza. Forse avevamo inventato il moto perpetuo in economia. Con l’euro abbiamo economia sana, valori stabili, ma poco lavoro, debito in mani estere. Forse l’ euro dovrebbe imparare da noi.

  6. Bunka

    Le considerazioni di Eichengreen sono sicuramente valide. Tuttavia, non mutano la realtร  di fatto di un euro troppo forte per beneficiare l’economia europea e quella italiana, in particolare. Come รจ possibile finanziare i debiti attraverso tassi passivi elevati che penalizzano le famiglie e, al tempo stesso, sperare che le stesse continuino a consumare, in regime di salari medi rigidi verso l’alto? In questo dilemma sta, a parere mio, la chiave di svolta di un euro forte. Il tasso ufficiale di sconto deve scendere, altrimenti l’inevitabile risultato รจ una profonda recessione dell’economia europea. E questo in condizioni sia di dollaro forte sia di dollaro debole. Non credo sia possibile dare la colpa al dollaro debole di un euro forte. In questa direzione, mi pare che il vero problema sia di una politica monetaria troppo orientata a difendere i profitti del settore finanziario piรน che a proteggere gli interessi dei consumatori europei. E’ la efficacia della Banca Centrale Europea che si deve mettere sotto discussione, non l’eccessiva valutazione dell’euro. Coraggio BCE! Il taglio del TUS รจ ormai da prendere in considerazione.

  7. giulio properzi

    Come industriale impegnato ad esportare quasi il100% nel mercato mondiale per 30 e passa anni, ho dedicato molta attenzione al fluttuare delle monete. Attenzione vitale per chi consegna e incassa in tempi incerti, ma sempre lunghi e a prezzi fissi. Passata la lira eccoci negli anni dell’euro;malauguratamente con gli stessi problemi.Dollaro che che passa da 2000 a 1250 lire (senza nessun cataclisma nell’economia reale)? Dollaro che va da 0.85 a 1.48 euro (sempre in assenza di catastrofi). Troppa ideologia,speculazione e politica nella gestione del cambio! Cominciamo a realizzare che il dollaro รจ il grande oceano e l’euro solo un mare interno e che il livello di quest’ultimo andrebbe gestito nell’interesse dell’economia vera. Al di la delle battutacce nessuno pensa al divorzio,ma lasciateci almeno lamentare e criticare questo matrimonio.

  8. Leandro Tiranti

    Con l’Euro si assiste alla deindustrializzazione in Italia, perchรฉ conviene comprare tutto all’estero, che sia Cina o Est o altro; le aziende italiane che fanno profitti sono quelle che possono vendere in Italia beni acquistati (o prodotti con semilavorati provenienti) dai paesi a basso costo. A questa pressione sui costi di produzione in Italia รจ collegato il non aumento degli stipendi dal 2000 ad oggi. Gli stipendi continueranno a calare, la deindustrializzazione sarร  palpabile ed evidente. A quel punto l’uscita dall’Euro sarร  il male minore. I titoli del debito pubblico saranno garantiti da BCE. I depositi degli italiani in effetti sono un problema, nessun paese puรฒ permettersi che fuggano, ma credo che qualcuno troverร  la strada per parare il colpo. Ci troveremo con una svalutazione del 60-70% ma poi tutto ripartirร . Purtroppo non siamo stati in grado di sfruttare l’Euro (vedi, tra tutti, contributi Inps e tasse che uccidono la competitivitร , un Sud inefficiente, oramai peggio della Romania come tessuto economico, etc.).

  9. Luigi

    Nessuno penso accetterebbe oggi un divorzio dal euro, ma sarebbe forse giusto un matrimonio con la vecchia lira. Mi spiego meglio: dalla nascita dell’euro non si sono effettuati nessun tipo di controllo affinchรฉ gli italiani furbi (compreso lo Stato), effettuassero aumenti indiscriminati a danno del potere di acquisto degli stipendi, quindi ad oggi si รจ verificata una inflazione reale del 100% e piรน, infatti chi guadagnava nel periodo della lira uno stipendio di 3.000.000 di lire poteva spendere ed avere una vita molto agiata, poteva spendere, andare in vacanza e risparmiare, con uno stipendio di 2.000.000 di lire si poteva arrivare a fine mese dignitosamente, i soldi giravano e non c’era un blocco dell’economia nazionale. Oggi quelle stesse persone con uno stipendio +/- di 1600 euro o di +/- 1100 euro arrivano a stento a fine mese, non posso spendere per cose che non siano strettamente necessarie, non possono permettersi di pensare alle vacanze, i soldi non girano รจ si verifica un blocco dell’economia nazionale. Fare oggi controlli retroattivi su questa ingiustificata sostituzione e non conversione lira euro potrebbe aiutare ad uscire dalla attuale recessione.

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgaritร , termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén