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RISANAMENTO A META’

Pubblicato il dato definitivo di finanza pubblica del 2007. Permette un primo bilancio della gestione dei conti pubblici sotto la regia Padoa Schioppa-Visco. Il risanamento c’è stato, ma quasi solo sul lato delle entrate, con un forte recupero di base imponibile. Modesti i risultati sulla spesa. In accelerazione anche la spesa corrente primaria, quella al netto degli interessi. Nel complesso la situazione dei conti pubblici è comunque significativamente migliorata rispetto a inizio legislatura. Occorre ora intervenire davvero nel contenimento della crescita della spesa. A partire dal rinnovo del contratto del pubblico impiego.

Con la pubblicazione da parte dell’Istat del dato definitivo di finanza pubblica del 2007 (e la revisione dei dati del periodo 2004-2006) è possibile trarre un primo bilancio della gestione dei conti pubblici sotto la regia Padoa Schioppa-Visco.
Il risanamento c’è stato, ma quasi solo sul lato delle entrate, dove, soprattutto grazie all’opera del viceministro Visco, si è avuto un forte recupero di base imponibile. Modesti i risultati sulla spesa. Nel 2007 la spesa corrente al netto degli interessi è risultata in accelerazione rispetto all’anno precedente. Nel complesso, la situazione dei conti pubblici è comunque significativamente migliorata rispetto a inizio legislatura. Occorrerà ora intervenire sulle spese, a partire dal rinnovo del contratto del pubblico impiego.

L’EFFETTO VISCO

indebitamento netto rispetto al Pil è sceso nel 2007 all’1,9 per cento. È il dato più basso da 10 anni a questa parte, meno della metà del deficit del 2005 (4,2 per cento). (1) I conti pubblici sono indubbiamente migliorati in questa, pur breve, legislatura.
Il risanamento è però avvenuto quasi interamente sul lato delle entrate. La pressione fiscale sul Pil ha raggiunto il 43,3 per cento del Pil, il dato più alto dal 1997, l’anno dell’Eurotassa. Il Ministero del Tesoro ha ieri contestato il dato sulla pressione fiscale. Oltre a non condividere nel merito le contestazioni, riteniamo istituzionalmente doveroso fare riferimento alle cifre ufficiali Istat. Le entrate rispetto al 2005 sono aumentate di quasi cento miliardi. Si tratta di una cifra immensa. Parte dell’aumento è fisiologicamente legato alla crescita del prodotto interno lordo, che nel 2006-7 è cresciuto in media dell’1,7 per cento contro uno 0,3 per cento nel quinquennio precedente. Ma la crescita delle entrate tributarie è stata nettamente superiore a quella del Pil nominale: le imposte dirette, in particolare, sono aumentate nel 2007 del 9 per cento, il doppio della crescita del Pil nominale. (2)
Vi è stato sicuramente un forte recupero di evasione fiscale. Le cifre ufficiali parlano di 11 miliardi nel 2006 e altri 7 miliardi nel 2007. Potrebbe trattarsi addirittura di una stima per difetto del recupero di base imponibile. Certifica un indubbio successo, il cui merito va attribuito principalmente al viceministro Visco.

LE SPESE

Dal punto di vista della spesa pubblica le notizie sono meno buone. Nel 2007 il totale delle uscite correnti è cresciuto del 4,5 per cento. Tenendo conto che il deflatore del Pil, un indicatore medio di aumento dei prezzi delle diverse componenti del prodotto, è cresciuto del 2,3 per cento, abbiamo avuto una crescita reale della spesa corrente di più del 2 per cento.
Bisogna però tenere conto che il 2007 è stato un anno particolarmente difficile per gli interessi sul debito, che sono cresciuti del 5,5 per cento. Gli interessi sul debito non sono sotto controllo diretto del ministero, anche se contribuiscono in modo significativo alla spesa corrente. Al netto degli interessi, la spesa corrente è cresciuta in termini reali attorno all’1,3 per cento. Questo dato, tuttavia, sconta lo slittamento al 2008 di alcune spese decise a settembre 2007 e la riduzione dei contributi alla Unione Europea (circa 2 miliardi). Sorprende, inoltre, notare che la spesa corrente al netto degli interessi è comunque in accelerazione, in termini nominali, rispetto al 2006.
L’andamento delle spese in conto capitale è stato addirittura negativo, ma la sua spiegazione è legata alla riclassificazione contabile dei rimborsi Iva sulla auto, come indicato dal comunicato Istat. Le spese in conto capitale avevano toccato nel 2006 il livello record del 6 per cento del Pil.
Complessivamente, i risultati dal lato della spesa corrente sono modesti ed è impossibile parlare di inversione di tendenza rispetto alla dinamica degli ultimi dieci anni.

UN BILANCIO CHE GUARDA IN AVANTI

Rispetto alla situazione del 2006, il governo Prodi ha dunque avviato una significativa opera di risanamento dei nostri conti pubblici. Si è trattato di un risanamento condotto quasi interamente sul lato delle entrate, frutto di una scelta politica sancita dalla prima legge Finanziaria dell’esecutivo uscente.
Tenendo conto del ciclo economico favorevole, si poteva sicuramente fare di più. Bene ricordare che il governo uscente ha deliberatamente scelto di spendere almeno 12 miliardi di euro in due decreti straordinari a giugno e settembre 2007, senza i quali il nostro indebitamento sarebbe sceso attorno a un punto di Pil.
Il nostro paese ha un impegno inderogabile a riportare il bilancio in pareggio entro il 2011. Sarebbe stato meglio avvicinarsi a quell’obiettivo al più presto per poi varare in forma continuativa, e non con misure una tantum come quelle decise nell’autunno scorso, provvedimenti a sostegno delle famiglie più povere. È con un bilancio in pareggio che si possono anche avere maggiori margini per quelle politiche anticicliche che oggi in molti invocano di fronte al peggioramento della congiuntura.
Per raggiungere il bilancio in pareggio entro il 2011 occorrerà nei prossimi quattro anni un aggiustamento strutturale di circa mezzo punto di Pil all’anno. Se si vuole che avvenga in un quadro di riduzione della pressione fiscale, l’onere dell’aggiustamento ricadrà solo sulla spesa e sarà ancora più ingente. Negli ultimi anni gli stipendi dei dipendenti pubblici sono aumentati in Italia del doppio rispetto ai dipendenti privati, mentre in tutti gli altri paesi dell’Unione sono stati in linea con l’andamento delle retribuzioni medie. Bene che ci sia sin d’ora un chiaro impegno bipartisan a porre rimedio all’anomalia nel prossimo rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici. Senza questo impegno, ogni promessa di riduzione della pressione fiscale non è credibile.

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(1) Si deve tornare al 1999 per trovare un indebitamento all’1,7 per cento; nel 2000 il deficit sarebbe stato del 2 per cento senza contare gli effetti delle vendite delle licenze Umts.
(2) Le maggiori entrate scontano anche la scelta delle imprese private di posticipare al 2008 le detrazioni Irap (misure di riduzione del cuneo fiscale) previste dalla Finanziaria 2007. Queste maggiori entrate nel 2007 (e minori entrate nel 2008) non superano, tuttavia, i 2 miliardi di euro

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48 commenti

  1. Massimo GIANNINI

    Per correttezza informativa bisogna sempre dire che il risanamento é a metà anche perché meno di metà è stata la durata della legislatura. Non sono convinto che occorra intervenire sul contenimento della crescita della spesa in generale. La spesa che bisogna contenere é quella improduttiva ovvero gli sprechi. Nel contratto del pubblico impiego come in altri si deve puntare “semplicemente” ad un aumento di produttività ed efficienza non necessariamente ad una diminuzione della spesa ovvero conta la qualità della spesa. Inutile poi intervenire sulla spesa pubblica se poi non s’interviene massicciamente alla riduzione di stock del debito pubblico i cui interessi continuano a pesare sull spesa. Se la spesa per interessi corre é come aver trasferito risorse utili per spesa corrente o in conto capitale alla rendita. Con buona pace di una redistribuzione del reddito ormai sempre più necessaria. L’impegno deve poi essere che il recupero d’evasione lo dedichiamo interamente alla riduzione del debito. Altrimenti da una parte mi entrano dei soldi e dall’altra mi escono. Il gioco non é comprimere le spese ma far correre, molto di più, la crescita delle varibili di stock eccetto il debito.

    • La redazione

      Per ridurre la spesa si deve necessariamente incidere su grandi voci di spesa quali le retribuzioni e le pensioni. E’ una dura realta’ ma e’ purtroppo inevitabile.

  2. RdB/CUB Ministero dell'Economia e delle Finanze

    Ancora una volta, la strada da percorrere per il risanamento dei conti pubblici è il contenimento dei salari del pubblico impiego. Ma lo sapete, veramente, quanto prende un lavoratore pubblico? Sapete quanto costa un litro di latte? Ma lo sapete quali drammi si consumano nelle famiglie dei dipendenti pubblici? Vi siete dimenticati di aggiungere, comunque, anche il licenziamento dei pubblici dipendenti, così la teoria è perfetta !

    • La redazione

      La nostra fonte dati sono le rilevazioni ufficiali dell’istat. Non abbiamo nulla contro i dipendenti pubblici ma la differenza tra
      retribuzioni medie nel pubblico e nel privato e’ sostazionale.

  3. Filippo Crescentini

    Da ieri sappiamo che l’ISTAT ha sbagliato a calcolare la pressione fiscale, che secondo il Ministero del Tesoro sarebbe, per il 2007, al 42,5% anzichè al 43,3%, che non mi pare una differenza da poco. Seconda questione: nel vostro commento si calca la mano sull’incremento della spesa, poi – ma solo en passant ed alla fine dell’articolo – si fa cenno a due decreti di luglio e di settembre con cui il governo ha deciso di spendere 12 miliardi. E’ vero che c’è un accenno agli interventi in favore delle famiglie povere ma non c’è traccia, nel vostro articolo, di spiegazione di che cosa siano le suddette maggiori spese per 12 miliardi, senza le quali il deficit 2007 sarebbe andato sotto l’1%. Per onestà e per completezza del discorso, io avrei detto che il risanamento è avvenuto sul lato delle entrate e che è stata avviata – grazie all’ampliamento della base impositiva che riconoscete – una prima azione di sostegno dei redditi dei più poveri. D’altra parte credo che sia onesto anche mettere in risalto quale sia stato l’andamento della spesa sanitaria nel 2007. Voglio dire – in conclusione – che l’azione del governo è stata efficace anche sul versante del contenimento della spesa corrente.

    • La redazione

      L’istat ha confermato le stime al 43.3 percento e no tendiamo a pensare che l’istat abbia ragione. Non siamo daccordo con i rilievi presentati dal ministero dell’economia

  4. Marco Cipelletti

    Nonostante il contributo de LaVoce, e’ stato difficile in questi due anni farsi un’idea obiettiva sulla finanza pubblica. Si e’ partiti con dichiarazioni catastrofiche (il ministro dell’economia rievocava perfino la situazione del 1992!) per finire con la celebrazione di ottimi risultati. Sarebbe utile avere un quadro piu’ preciso del contributo alla riduzione del deficit da parte di vari fattori: 1) la sovrastima del deficit 2005, legata alla questione rimborsi IVA; 2) l’ultima finanziaria Tremonti; 3) la congiuntura economica favorevole; 4) la maggiore imposizione fiscale da parte del governo Prodi; 5) i risultati della lotta all’evasione, senz’altro l’elemento piu’ importante se venisse consolidato nei prossimi anni. Guardando al futuro, la preoccupazione e’ che l’ultima finanziaria abbia in parte compromesso i progressi precedenti, aumentando le spese alla vigilia di un rallentamento economico. A questo si aggiungano gli ulteriori ritardi accumulati in campo infrastrutturale. I toni della polemica sono per fortuna cambiati, e le divergenze tra i programmi si riducono, ma rischiamo comunque un’altra campagna elettorale all’insegna della confusione sui conti pubblici.

    • La redazione

      Siamo molto daccordo con lei. Abbiamo cercato in questi due anni di fare chiarezza ma evidentemente potevamo fare di piu’

  5. FRANCESCO COSTANZO

    Ringrazio gli autori e li esorto ad insistere con ancor più decisione su questo tema. Condivido assolutamente l’idea che sia necessario cogliere l’occasione per agire in modo deciso sulla spesa del pubblico impiego. Sono sinceramente un po’ preoccupato, perchè entrambi i maggiori partiti politici dichiarano di voler ridurre le tasse, prima di dire cosa intendono fare dal lato della spesa pubblica, che è il nostro grosso handicap. Soprattutto in questo, la politica mi sembra non volersi rinnovare mai… perchè non sfruttare l’ultima iniziativa promossa dal sito “Un’idea per l’economia” per stimolare i Vs. studenti a dare il loro valido contributo? L’importante è che ogni contributo valido poi arrivi anche sulla scrivania di chi deve prendere le decisioni… saluti

  6. Roberto Arnaldo

    A me pare ridicolo che il vice ministro Visco si lamenti dell’inclusione del TFR nella pressione fiscale quando tutti i dati sulla pressione fiscale contenuti nei documenti ufficiali dello stesso ministero contenevano il TFR e,se non sbaglio citando a memoria,nella finanziaria era prevista al 42,8 % e nel DPEF e nei vari aggiornamenti al 43 %.Poi,riguardo allo strombazzato controllo della spesa corrente al netto degli interessi,era gia’ evidente in corso d’anno leggendo i vari documenti e tenendo conto delle maggiori spese dei decreti:bastava usare una calcolatrice e fare 2 conti,depurando il dato della spesa 2006 di circa 27 miliardi dovuti alla+sentenza+IVA+e+accollo+debito+TAV.

    • La redazione

      Siamo daccordo con lei. Tra l’altro l’istat ha confermato il livello di evasione al 43.3 per cento.

  7. Carlo

    Cosa si intende esattamente per “recupero dell’evasione fiscale” ? Si tratta della cifra accertata ma non riscossa, della cifra riscossa (quindi una frazione di quanto accertato, in passato) o una stima di quello che si riscuotera’ in futuro? Se la Finanza accerta oggi evasione per, poniamo, 100 milioni, ne riscuotera’ molto meno, e di certo non oggi. Dunque quale numero confluisce in queste statistiche? Molti sostengono che il Ministero abbia gonfiato le statistiche riportando gli accertamenti, e non le effettive riscossioni, ma, almeno che io sappia, il Ministero non ha mai specificato chiaramente la fonte di questi numeri tanto discussi.

    • La redazione

      Si tratta grosso modo di aumenti di entrata (anche di cassa) non spiegabili dall’andamento del ciclo economico e nemmeno da nuovi provvedimenti fiscali, ma spiegabile soltanto con un aumento della base imponibile dovuto a una riduzione dell’evasione.

  8. maurizio

    visto cheil rinnovo dei contratti si avvicina,perchè non intervenire sulla diminuzione dell’orario di lavoro, per evitare la levitazione dei costi e recuperare efficenza all’interno della p.a.?
    non ci vuole poi tanto,infine servirebbe per rideterminare i valori economici dei CCNL dei dipendenti privati.se lo proponete mi dovete pagare le royalties però !!!
    sveglia!!!!

    • La redazione

      Grazie del suggeriemtno. Purtroppo la diminuzione dell’orario di lavoro non detemrina un aumento del numero di occupati. L’esperienza recente in francia tende a confermarlo

  9. Mig Brandinelli

    Ho lavorato nel pubblico impiego (provincia e poi comune) dal 1970 al 2006. Non ho lesinato sul mio impegno, mi sono infuriata per ogni lavativo incontrato, spesso per la direzione incerta e/o incapace, costantemente per l’impossibilità di riconoscere, in termini di carriera e di incentivi, l’apporto individuale (sono stata dirigente per dieci anni), sempre per il ruolo inerte o controproducente dei sindacati (mantenedone peraltro la tessera per tutti i trentasei anni lavorativi). Trovo offensivo attaccarsi ai rinnovi contrattuali del settore, occupandosi tanto poco della assurda organizzazione del lavoro, della ossessiva presenza di certificazioni, della inefficiente regolamentazione degli appalti, delle carenza di raccolta dati e quindi di loro utilizzo a fini organizzivi e di analisi costi-benefici, della insufficiente attribuzione di responsabilità ai singoli individui, dirigenti, quadri o semplici lavoratori che siano, della inesistenza di controlli interni (audit). Un risanamento dei costi pubblici non può esserci senza robusti interventi in queste aree, anche se la nostra spesa pubblica è già inferiore alla media Ocse.

    • La redazione

      E’ verissimo quello che dice. L’organizzazione del lavoro nel settore pubblico deve essere riorganizzata. Con una sostanziale
      riorganizzazione, e’ possibile che importanti risparmi vengano a galla, ma fino a quando tale riorganizzazione non e’ messa in atto, non si puo’ continuare a concedere aumenti di retribuzione troppo elevate rispetto alla crescita del pil

  10. ROBERTO FALCONE

    L’apparato della pubblica Amministrazione allargata è inefficiente ed inefficace e va ristrutturato come una grande azienda che non riesce a stare sul mercato: il sentimento dell’antipolitica non è altro che il riconoscimento del suo fallimento sul mercato degli elettori. I problemi della spesa pubblica, della sua dimensione inaccettabile e della sua inefficacia, non sono più problemi politici, bensì amministrativi. Prova ne sia che i messaggi dei due maggiori schieramenti opposti coincidono e sono sostanzialmente privi di valenze ideologiche. Le ristrutturazioni partono dalla eliminazione delle spese palesemente improduttive. Nell’apparato della P.A. sono facilmente individuabili e occorre il coraggio di lasciarne a casa gli addetti, liquidandoli o in attesa di ricollocarli in altri incarichi più utili. Per quanto riguarda i costi delle istituzioni non eliminabili, basta scorrere il testo di “ Sprecopoli”. Più complicato è intervenire sulla produttività e qualità delle prestazioni del pubblico impiego, dell’istruzione e, della sanità. Però Roma non fu fatta in un giorno, quindi l’importante è cominciare. Non resta che augurarsi che i due maggiori partiti ne siano consapevoli.

  11. Massimiliano Claps

    Analisi ineccepibile fino all’ultimissimo punto, dove si sostiene che gli stipendi dei dipendenti pubblici sono aumentate del doppio rispetto alla media del settore privato. Recentemente una indagine della Banca d’Italia ci ricordava che il reddito delle famiglie con capofamiglia lavoratore dipendente è rimasto sostanzialmente stabile dal 2000 al 2006, considerando l’aumento del costo della vita. In un paese in cui il reddito reale dei lavoratori dipendenti in media non cresce, se c’è un settore (la PA) che salvaguarda un minimo il potere d’acquisto di questo segmento di popolazione e famiglie, perché dovremmo penalizzarlo? Forse non è lo stipendio medio il problema del pubblico impiego, ma la produttività, dovuta ad esempio a scarsa formazione, numero eccessivo di dipendenti per unità organizzativa, scarso utilizzo delle tecnologie informatiche, scarsa resposabilizzazione di dirigenti e quadri, etc.

    • La redazione

      Ha ragione e non si vuole pensalizzare i dipendente pubblici. Il problema e’ che lo stipendio dei dipendenti pubblici e’ pagato da tutta la collettivita’ attraverso la tassazione. E la tassazione, a sua volta tende a coraggiare l’attivita’ econoimca.

  12. lucci giorgio

    sono un dip. del Min. Difesa in un uno Stabilimento Ind.le di Terni che si occupa di manutenzione e riparazione di armi dell’E.I. e del supp.logistico alle F. A. impegnate nelle missioni all’estero, svolgo inoltre attività sindacale nella C.G.I.L. Comprendo e condivido l’importanza di rendere sempre più efficente tutti in settori della P.A. e nella mia attività di Dirigente C.G.I.L. cerco di utilizzare il sistema delle Rel. Sindacali finalizzandolo alla ricerca e all’obbiettivo di una maggiore efficenza ed efficacia di queste strutture. Il CCNL ultimo si sforza di andare verso questa impostazione, ma la nostra attività risente di due atipicità, una è dovuta al fatto che non abbiamo rapporti con i cittadini, l’altra è dovuta al fatto che i nostri Dirigenti Militari non sono soggetti a valutazione in base ai risultati conseguiti, e hanno scarsa propensione nell’assumersi responsabilità, quindi desumere obbiettivi e progetti è estremamente difficile.Quello che non comprendo è l’affermazione che i Dip. Pub. hanno avuti aumenti salariali doppi dei privati; i nostri contratti non superano mai aumenti di circa 100 euro lordi a regime, guadagno con 28 anni di servizio e 2 figli 1200 EURO

    • La redazione

      Il dato si riferisce alla crescita media ed e’ evidente dai dati istat. E’ cmq possibile che in alcuni casi, e il suo sembrerebbe uno di quelli, l’aumento nel pubblico sia stato quasi inesistente

  13. Filippo Zanella

    Leggo con interesse l’articolo di Boeri, Garibaldi sui conti pubblici. Dal punto di vista “operativo” mi manca un “pezzo” che vada oltre.Come si fa a ridurre la spesa pubblica e non a trasferirla sui privati. Esempio: oggi io riceverei un incentivo dallo Stato per acquistare un auto nuova (leggi:sostiuire) invece che avere delle piste ciclabili che da “ferrarese” emigrato a Milano utilizzerei più che volentieri (oggi andare in bici non si può perchè l’aria è irrespirabile e, soprattutto, a Milano equivale a tentare il suicidio). Esiste già o è possibile stillare una lista (e forse voi che avete accesso a dati statistici per professione potete farlo) sintetica ma comprensiva delle spese inutili (controproducenti) e/o assurde (spreco) che ci sono in questo paese? Partire dai numeri mi sembrerebbe un approccio corretto e darebbe la possibilità di andare veramente a fare le pulci a chiunque vincerà le elezioni tra un mesetto. L’esempio degli incentivi statali alle auto (o a chi le fa) è solo uno uno ma sono convinto ce ne siano altri. Mi pare che ci sia una grande “domanda” di tagli, ma poi, “l’offerta” si affare qualcun’altro. Grazie dell’attenzione, Saluti, FZ

    • La redazione

      Gli sprechi esistono ma diminuire la spesa pubblica vuol dire incidere su lacuni grandi voci delle amministrazione pubblica: pensioni e retribuzioni. Pensare che sia sufficiente ridurre gli sprechi rischia di essere fuorviante

  14. Giacinto Giorgio

    Vorrei capire a quali contratti della P.A. Boeri e Garibaldi fanno riferimento.

    Non mi sembra che i lavoratori, ad esempio, della Sanità (103 euro di aumento lordo) o i lavoratori degli enti locali abbiano avuto il doppio dell’aumento ottenuto dai bancari con il rinnovo del loro contratto.

    I bancari infatti hanno ottenuto ben 277 euro di aumento.
    La realtà è opposta a quanto asserito. O forse i lavoratori della Sanità hanno responsabilità meno significative oppure vivono in un altro Stato??

    Rispetto ai costi della PA infine, vi pregherei di leggervi l’ultimo rapporto Eurispes in cui si afferma che l’Italia sopporta per le retribuzioni dei dipendenti pubblici una spesa inferiore a quella di Francia e Regno Unito ed in generale il cittadino italiano infatti spende per i dipendenti della pubblica amministrazione più di quello tedesco e spagnolo, ma meno di quello di tutti gli altri paesi europei. In particolare spende meno della metà del Lussemburgo e della Danimarca.

    La spesa per il personale è ovviamente una voce significativa ma è fuorviante dimenticare che consulenze e esternalizzazioni sono un costo significativo per la spesa pubblica.

    Nella speranza ch

    • La redazione

      E’ vero che in alcuni settori dell’economia privata le retribuzioni crescono piu’ che nel pubblico. L’esempio del settore bancario e’
      corretto. Ma rimane vero che, in media, le retribuzioni del settore privato crescono meno di quelle medie del settore pubblico

  15. Massimo Carota

    Ho letto su Repubblica di ieri una parte di un Vostro articolo su questi argomenti che mi ha lasciato perplesso su un paio di punti. Nell’articolo si afferma che la spesa pubblica è aumentata (mentre Veltroni ieri sera da Vespa ha affermato che è diminuita, dopo l’aumento dell’era Berlusconi, quindi c’è una discrepanza nel riportare questi dati) e che sarebbe augurabile, ovviamente, ridurla. Ma, d’altra parte, si afferma che gli stipendi pubblici sono in media più alti di quelli del privato. Allargando il discorso alle notizie di qualche tempo fa secondo le quali gli stipendi in generale sono fermi dal 2000 (cito a memoria ovviamente), non potrebbe darsi il caso che gli stipendi pubblici siano aumentati ‘regolarmente’, ed invece sono quelli privati ad essere indietro? E, se sì, perché voler frenare il rinnovo del contratto del pubblico impiego, come ribadite qui sopra? Grazie dell’attenzione.

    • La redazione

      La spesa pubblica nel 2007 e’ aumentata, com riportato nel comunicato istat pubblicata sul sito. Per avere un riferimento di crescita "normale" delle retribuizioni dobbiamo fare riferiemtno alla crescita del pil e sappiamo bene che la crescita del pil in questi ultimi anni e’ stata molto bassa

  16. emiliano

    Salve, leggo spesso i Vostri articoli e stimo molto i vostri lavori da economisti. Su internet un noto personaggio di cui non faccio nome ma poi magari dirò, dice che la spesa pubblica italiana è pari al totale della spesa di Germania e Francia insieme. E’ un dato veramente lapidario. Voi sapete qualcosa in merito? grazie e buon lavoro.

    • La redazione

      Il dato e’ sbagliato. Misurato rispetto al pil la spesa italiana e’ paragonabile a quella tedesca e francese. In vaolre assoluto e’ invece piu’ basso anche perche’ le economie di francia e germania sono piu’ elevate

  17. sauro

    In merito al contenimento della spesa pubblica vorrei far osservare che guardare solo al rinnovo dei contratti del pubblico impiego è un errore. In un paese in cui dal 2000 i redditi da lavoro dipendente sono fermi al netto dell’inflazione (ma se guardiamo al costo dei beni che si acquistano giornalmente si ha una perdita di potere di acquisto) mentre quelli dei lavoratori autonomi sono cresciuti del 14% tirare la corda sui contratti sarebbe una mossa che rischia di peggiorare la situazione di quelle famiglie, contraendo sicuramente i consumi anche alla luce dell’inflazione in forte aumento. Anche essendo un impiegato pubblico sono convinto che il risanamento non possa che passare da un risparmio di spesa, ma nelle PA occorrerebbe fare uno sforzo per migliorare l’efficienza, secondo me il 20% del personale è inutile, e dare aumenti contrattuali a chi non fa mesi di malattia o che produce anche per chi non lo fa.

    • La redazione

      E’ evidente che se davvero si potesse ridurre il personale della pa del 20 percento, come lei suggerisce, ci sarebbero spazi importanti per aumenti delle retribuzioni nel pubblico impiego. E’ pero’ praticamente impossibile pensare a tale riduzione,

  18. Fabio Cernuschi

    Buongiorno a tutti.
    Al solito, complimenti per il lavoro svolto.
    Vorrei sapere, se fosse possibile farlo, cosa significa in dettaglio aver recupato evasione fiscale.
    Grazie
    Buon lavoro
    Fabio

    • La redazione

      Significa sempllicemente che le entrate dello stato hanno subito un aumento dovuto, in parte, al fatto che alcuni individui hanno dichiarato base imponibile che in passato tenevano occulta.

  19. vito lillo

    Egr. prof.Boeri, le scrivo in quanto appartenente alla tanto vituperata categoria dei dipendenti pubblici; nel mio caso sono un appartenente al comparto sanità e sono rimasto basito quando ho letto la chiosa finale del suo fondo su Repubblica del 4/3 u.s.relativamente all’entità degli aumenti stipendiali dei pubbl.dipendenti.I o non conosco e non discuto l’attendibilità delle fonti da cui attinge tali informazioni ma mi permetto di aggiungerne un’altra:la mia busta paga! Dopo 14 anni di servizio nella categoria C1 il mio NETTO in busta ammonta a €1147,00 e il contratto del comparto sanità è fermo al 2005. Sul sito dell’ARAN è visionabile la bozza di rinnovo del biennio economico 2006/07 con aumenti “pazzeschi”(per la mia categoria)di €86,43 LORDI con l’importo netto non riuscirò neanche a pagare l’abbonamento ferroviario.Intanto dal 1/1/08 siamo già in vacanza contrattuale! Caro Prof.Boeri i dati reali sono questi (almeno per il comparto sanità) ed è con sincera delusione che la invito ad esprimere giudizi più circostanziati quando si parla di retribuzioni di persone che lottano per arrivare alla fine del mese!

    • La redazione

      Le fonti a cui noi ci riferiamo sono le fonti istat sulle retribuzioni.

  20. Luciano

    Credo che, assistendo alla presente campagna elettorale che lascia quantomeno basiti, le speranze di risanamento della c.d. Spesa Pubblica che è di circa 3.200.000.000.000.000 di lire (se non riuscite a leggere il numero o se mi sono sbagliato con gli zero è di cira tremilioniduecentomilamiliardi di lire) sia pura utopia. Oltre al merito di chi si deve attribuire la creazione di un’opera finanziaria di tale portata storica, ritengo che allo stato la soluzione del problema sia, per chi può, di acquistare un biglietto aereo di sola andata. Per quale località? Una qualunque.

    • La redazione

      La spesa pubblica e’ di piu’ di 700 miliardi di euro. E’ piu’ facile pensare in euro che in lire. E’ effettivamente un valore immenso

  21. dvd

    I dati, dicono, che nonostante un gran casino mediatico circa la caccia agli evasori ecc.., argomento popolare ma delicato e difficile da affrontare tecnicamente, il risultato finale si può così schematizzare: tanta fatica per recuperare un pezzettino di evasione ed estrema facilità nell’aumento di spesa pubblica, spesso improduttiva. L’unica strada possibile, ancor più in era globalizzata come quella attuale, è la rapida e decisa riconversione in chiave moderna dell’apparato pubblico, manovra dolorosa ed impopolare ma necessaria ed indilazionabile, ma soprattutto all’ineamento verso il basso della pressione fiscale alla media dei paesi europei. Aliquote ridotte e sistemi aggregativi premianti non fanno sorgere dubbi agli imprenditori, che per vocazione massimizzano il profitto, circa la scelta se seguire le regole nazionali o cercare strade impervie ed alternative per una migliore pianificazione fiscale possibile della loro azienda. Da ultimo, fin che la gente avrà la percezione di non ricevere valore aggiunto dalle strutture pubbliche ci sarà evasione alta! Da dove iniziamo però?

    • La redazione

      Quando diciamo che nel prossimo parlamente si dovra’ necessariamente affrontare la questione della spesa, in particolare se si vuole mantenere la pressione fiscale costante, ci riferiamo effettivamente a una riconversione dell’apparato pubblico

  22. Antonio Piccolo

    Egregio prof. Boeri,

    Regolamermente appaiono sui giornali articoli come il Suo che prendono di mira il pubblico impiego come capro espiatorio del deficit statale. Si trattta spesso di pretesti addotti da qualcuno per continuare a giustificare l’evasione fiscale o per coprire gli interessi degli industriali.

    A sconfessare la Sua tesi, basta ricordare che in Italia lavorano nel settore statale 3.360.000 persone contro circa 5.000.000 della Francia, dove gli stipendi sono molto più alti o citare l’esempio delle spese militari che in Francia o Inghilterra sono almeno il triplo di quelle italiane.

    In secondo luogo ammesso che gli stipendi degli statali siano aumentati del doppio rispetto all’industria, ciò è dovuto al fatto che sono calati i secondi in termini reali col pretesto della competizione globale e delle leggi Treu e Biagi che tanto hanno sfavorito i giovani. Gli ultimi rinnovi contrattuali non erano altro che recupero di inflazione, quella dichiarata dal governo.

    Comunque non mi pare che i recenti contratti per il settore bancario, certamente privato, siano stati particolarmente sfavorevoli, soprattutto per i dirigenti!

    Per quanto mi riguarda

  23. G. Corbisiero

    Visto che l’Italia non ha certo da recuperare rispetto agli altri paesi in merito al prelievo fiscale, ma che di certo si segnala per una spesa pubblica abnorme, non mi pare che l’opera dell’ultimo governo possa dirsi soddisfacente.
    Se si voleva risanare i conti (e si trattava e si tratta, fuor di dubbio, di una necessità), mi pare di poter dire che la strada da seguire doveva semmai essere quella opposta, ossia della riduzione della spesa (pur affiancata da una decisa lotta all’evasione fiscale).
    L’azione del ministero dell’economia, se si esclude il merito di aver segnato importanti successi in merito all’evasione, deve allora dirsi fallimentare, in quanto orientata in direzione opposta rispetto alla rotta da seguire.

  24. Roberto Arnaldo

    Vorrei consigliare al sig. Filippo Crescentini di andarsi a leggere attentamente la Relazione unificata dell’economia e della finanza pubblica uscita proprio oggi:se va a pagina 56 e si munisce di una calcolatrice,potrà constatare che,da questa tabella e quindi dai dati di previsione del ministero (certamente poi,occorrerà valutare i dati a consuntivo,però per ora valutiamo questi) che la spesa corrente,al netto degli interessi,e’ prevista aumentare del 5,19 % nominale,tanto quanto e’ stato l’aumento medio negli anni 1996-2000 e 2001-2005 (dato che si trova sempre nella stessa Relazione a pag 59).Tenga poi conto,che le spese correnti al netto degli interessi,sono aumentate del 3,6 % nel 2007 mentre nel 2006 erano aumentate del 3,2 % e la finanziaria del 2006 e’ stata quella del governo Berlusconi,anche se poi gestita dal Governo Prodi.E che,sempre dalla prima tabella,si evince (sempre dati stimati),che la spesa corrente al netto degli interessi in rapporto al PIL,passerebbe dal 39,6% del 2007 al 40,2 % del 2008.C’e’ poi tutta la questione delle spese rimandate da un anno all’altro e altre valutazioni,ma questi numeri,dello stesso governo,dovrebbero far riflettere.

  25. alberto cianfarini

    Gli economisti dividono concettualmente le uscite in spese correnti ed in conto capitali, additando solo quest’ultime come meritevoli di esistenza e le prime di sempre auspicabili contrazioni. Il problema per la finanza italiana è molto più complesso di una semplice classificazione scolastica; entrambe le categorie nascondono problematicità che la politica tende a non fare emergere. Mi spiego meglio. Nel corso degli ultimi anni, anche sulla spinta del rispetto del patto di stabilità, si è cercato di contrarre le spese; tuttavia sul versante delle spese correnti si è contratta la quota relativa al finanziamento dei servizi al cittadino, piuttosto che la porzione relativa al funzionamento. Es. nel settore della sanità (l’esempio è sovrapponibile ad ogni altra amministrazione pubblica centrale e locale)si limita il rimborso al cittadino del costo del farmaco X, ma si aumenta il numero dei priviliegi al variegato mondo degli addetti alla sanità. Lo stesso accade nelle spese in conto capitale ove si privilegiano i settori forieri di ritorno clientelare. L’economia non può essere disgiunta dalla moralità delle scelte ad essa strumentali, difficilmente evincibile da un bilancio numerico.

  26. antonio petrina

    Come nel ns.commento alla possibilità di tagliare le tasse, l’opportunità di aggredire la montagna di debito pubblico vera "manomorta" del paese (come nel programma del Pdl), il dg del Demanio (cfr Il Sole 24 Ore del 25 marzo 08) propone per valorizzare il patrimonio demaniale la cartolarizzazione per abbattere il debito pubblico. Occorre affinare gli strumenti ed avanzare in questo tipo di proposte concrete, oltre a quella di tagliare le tasse per la ripesa dell’economia.

  27. valentina

    Vi ringrazio dell’articolo, molto informativo e completo. Mi ha colpito la parte sulla "riclassificazione contabile dei rimborsi Iva sulla auto": cosa significa esattamente? Si tratta della stessa voce che causò l’aumento del rapporto deficit/PIL dal 2,4% al 4,1% nel 2006 (in quanto contabilizzata sull’anno 2006 dopo la sentenza della Corte di Giustizia europea), che ora non è più classificata tra le spese e quindi concorre al risultato virtuoso di un rapporto deficit/Pil dell’1,9%?

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