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Alitalia: chi ha perso la scommessa

Presentato come una scommessa vinta per il paese, il Piano Fenice sembra invece un vistoso passo indietro rispetto alla proposta Air France-Klm, fatta naufragare in marzo. La nuova Alitalia sarà un vettore incentrato sul mercato italiano, con un sostanziale monopolio sulla rotta Milano-Roma per la fusione delle attività con Airone. In più, l’intera operazione è caratterizzata da un bassissimo grado di trasparenza. Ma a suscitare preoccupazione è soprattutto il modo in cui i media hanno affrontato la questione.

Conclusi i festeggiamenti, diradato il fumo dei mortaretti, raccolti i cocci di qualche magnum di champagne, è forse il momento di fare qualche semplice conto per valutare se la soluzione prospettata per Alitalia con il Piano Fenice e con la cordata di imprenditori, rappresenti per il paese un successo, “una scommessa vinta” nelle parole del premier Berlusconi. O non sia invece un vistoso passo indietro rispetto all’’opportunità che fino a marzo era sul tavolo con l’’offerta Air France-Klm, fatta naufragare dall’’allora candidato premier Berlusconi e dai sindacati. Perché se è chiaro che la vicenda Alitalia non si è certo conclusa con le novità di questi giorni, ed è ancora appesa a molti elementi di incertezza, è altrettanto chiaro che la responsabilità politica che il centrodestra e i sindacati si sono assunti facendo naufragare l’’operazione Air France non può che essere valutata alla luce dell’’esito ora proposto.

IL PIANO AIR FRANCE-KLM

Il piano di Air France approvato dal consiglio di amministrazione di Alitalia il 15 marzo 2008 prevedeva l’’acquisto di Alitalia, il mantenimento del marchio e la presa in carico della sua difficile situazione debitoria, con una valutazione bassa purtroppo in linea con il mercato. Questa avrebbe portato comunque nelle casse dello Stato circa 300 milioni di euro.

Il piano industriale, finanziato con un aumento di capitale per 1 miliardo di euro garantito da Air France-Klm, comportava l’’abbandono di Malpensa come secondo hub nazionale e lo spostamento e rafforzamento di molti voli su Fiumicino, hub italiano del nuovo gruppo assieme a Parigi e a Amsterdam, e la cancellazione dei voli in perdita in Italia, Europa e nel resto del mondo, pur mantenendo una dimensione internazionale alla compagnia. La flotta Alitalia avrebbe subito una forte ristrutturazione con la progressiva dismissione dei vecchi vettori.
Il contenimento dei costi operativi era affidato anche allo spostamento di alcune attività di servizi a terra da Alitalia Servizi al nuovo gruppo con esuberi di circa 1.600 addetti e la progressiva chiusura della attività cargo fortemente in perdita. Meno chiari gli ulteriori esuberi dalla ristrutturazione dei servizi esterni al nuovo gruppo, che sarebbero rimasti a Fintecna. Il perimetro aziendale ed economico di queste attività esterne sembra tuttavia più ristretto rispetto alla bad company oggi in discussione.

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IL PIANO FENICE

Il Piano Fenice presentato in questi giorni separa le attività di Alitalia conferendo a una bad company le attività in perdita e la situazione debitoria, con una collocazione a oggi non del tutto definita se non nella certezza che i debiti di Alitalia, stimati in oltre 1 miliardo di euro, verranno a gravare sui contribuenti italiani. L’’apporto di capitali freschi è comparabile a quello del progetto Air France, se la cordata di imprenditori italiani confermerà i propri impegni per circa 1 miliardo di euro.
Il piano industriale e il profilo strategico della nuova compagnia si allontanano invece fortemente dalla collocazione che Alitalia avrebbe avuto, nell’’ipotesi francese, come parte di uno dei principali gruppi internazionali. L’’Alitalia partorita dal Piano Fenice sarà un vettore incentrato sul mercato italiano e con una riorganizzazione dei voli interni su sei scali principali (Roma, Milano, Torino, Venezia, Napoli e Catania) e vedrà la fusione delle attività con il secondo vettore italiano, Airone, costituendo in questo modo un sostanziale monopolio sulla rotta Milano-Roma, il boccone più ghiotto del mercato italiano. Questo modello di business risulta per sua natura fortemente esposto alla congiuntura nazionale, in un paese che non brilla nel panorama europeo per i suoi tassi di crescita, e tende a competere nei collegamenti point to point con le compagnie low cost già oggi presenti su numerose tratte italiane. Per dirla in modo sfumato, al di là dei trionfalismi di questi giorni, il piano industriale proposto non costituisce una prospettiva di sicuro successo negli anni a venire.
Infine, la ristrutturazione e il contenimento dei costi porteranno a esuberi finora quantificati in 7mila unità, con l’’applicazione di ammortizzatori sociali e ricollocazione in altre attività su cui per ora nulla è dato sapere.
Non a caso, gli imprenditori che partecipano alla cordata hanno posto alcune condizioni per unirsi alla partita: l’’individuazione di un partner internazionale, presumibilmente Lufthansa o Air France, che comunque oggi manca, la sospensione della normativa antitrust nella valutazione dell’’operazione, applicando per la prima volta l’’articolo 25 della legge italiana, e la riforma della legge Marzano per favorire il passaggio dalla vecchia Alitalia ai due gemelli, il gemello buono che andrà alla cordata degli imprenditori italiani e il gemello cattivo, la bad company, in dote ai contribuenti.

CHI HA VINTO LA SCOMMESSA?

Oltre che per queste misure ad hoc, l’’intera operazione resta caratterizzata da una bassissima trasparenza. Abbiamo a suo tempo criticato il modo poco trasparente con cui, sotto il governo Prodi, si era gestita l’’asta e la ricerca di un acquirente. Ma va detto che quei passaggi sembrano aria cristallina rispetto agli ovvi interrogativi che ci si pone in merito ai rischi dell’’operazione odierna. Operazione che entra in forte conflitto con le normative europee e gli impegni a suo tempo assunti da Alitalia con l’’aumento di capitale del 2004 e con il prestito ponte di questa primavera. Come pensino gli imprenditori della cordata di coprirsi dai rischi di un intervento di Bruxelles non è dato sapere. Come non è chiaro se esistano tavoli di compensazione a cui almeno alcuni dei partecipanti alla cordata pensino di accedere nel proprio business principale in cambio della buona volontà dimostrata.
È notizia degli ultimi giorni che Air France ha manifestato un interesse a riaprire il dialogo e anche ad assumere eventualmente una partecipazione di minoranza. Tutto ciò non sorprende, dal momento che, rispetto al piano che aveva presentato a primavera, Air France si troverebbe a trattare senza doversi accollare i debiti di Alitalia, potendo contare su margini elevati nel mercato interno derivanti dalla posizione dominante che la compagnia acquisterebbe nel mercato interno attraverso la fusione con Airone, e con una riduzione del personale ben più ampia di quella che aveva inizialmente prospettato.
Per contro, i cittadini italiani pagheranno i debiti Alitalia e i costi sociali dell’’assorbimento dei forti esuberi, e pagheranno più cari i biglietti sul mercato interno. Verrebbe da dire, per richiamare le parole del presidente del Consiglio, che a vincere la scommessa sarà probabilmente Cyril Spinetta, il capo di Air France, ma chi da oggi la scommessa l’’ha già persa sono i cittadini italiani.
Un’’ultima postilla a questa vicenda. Il semplice confronto tra quanto oggi viene prospettato agli italiani e quanto invece quattro mesi fa è stato fatto scientemente naufragare, tra il Piano Fenice e il piano Air France, non è rintracciabile, con pochissime eccezioni, sulla stampa italiana. Quasi nessuno tra i giornali di opinione ha ricordato in questi giorni cosa era la famosa “svendita” allo straniero, quasi nessuno ha messo il lettore nella condizione di formarsi una opinione se veramente la scommessa era vinta o persa. L’’informazione ha presentato l’’operazione Alitalia con un unanimismo, una mancanza di equilibrio e un appiattimento quasi aziendale che segnalano un problema grave per la formazione dell’’opinione pubblica e per il pluralismo. Su questo occorrerà tornare al di là della vicenda Alitalia.

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INSOLVENZA ALITALIANA

94 commenti

  1. claudio

    Confido che il problema dell’informazione la preoccupi da ben prima di questi giorni … Le poche eccezioni da lei segnalate hanno evidenziato come il "salvataggio Alitalia" ripropone nel peggiore dei modi i "salvataggi" (appunto) degli anni ’70. Per ogni emergenza, una legge ad hoc (manco non l’avessero scritta loro la Marzano, avendola pure ritoccata piu volte …), in totale sfregio di ogni minima condizione di "legalità", con buona pace per ogni credibile iniziativa di rilancio e/o bonifica del "sistema paese". che la situazione fosse incancrenita, nessuno ne dubita, ma farsi beffe di ogni regola e patto sarebbe (forse forse) stato consentito solo a qualcuno che per la prima volta si fosse dovuto confrontare con il problema, un vero salvatore, insomma. non certo a chi lo ha "governato" dal 2001 al 2006… oltre al grande capo e ai sindacati, mi pare però che ce ne sarebbe anche per banche e imprenditori (soprattutto per quello che vanno in giro a raccontare … da anni). da immaturi adolescenti, non ci resta che sperare nelle scoppole degli adulti (che purtroppo hanno spesso i loro bei problemi) ….

  2. T. Gennari

    L’appiattimento della stampa italiana su questa vicenda, come sottilineato nell’articolo, e’ veramente un bruttissimo segnale. Se continua così, cosa ci attenderà nel prossimo anno?

  3. lorenzo de ferrari

    Vivo all’estero e non ho quindi accesso a molta stampa italiana, ma ho letto nei giorni scorsi un articolo, molto ben scritto, di Francesco Giavazzi su Corriere.it, che criticava il piano Fenice con toni e contenuti molto simili a quelli di questo articolo. La critica di Polo alla stampa italiana meritava almeno questo distinguo. Cordiali saluti a tutti

  4. Marco Giovanniello

    Secondo me è sbagliato confrontare il piano Air France con l’ attuale piano Intesa, perché quello francese non era un piano credibile, ma "furbo"e non aveva alcuna possibilità di funzionare. AF voleva far volare per altri 10 anni i vecchi MD80 che consumano quasi il doppio degli aerei più recenti. Era credibile? No, sarebbero stati messi a terra come ora vuole CAI. Alitalia ha chiuso l’ hub a Malpensa, pretesa fonte di tutti i mali, ma perde come prima, più di prima. L’ operativo attuale AZ ricalca i desiderata di AF, ma i conti non tornano. Spinetta stesso ha dichiarato che il suo piano valeva con ben altre quotazioni del greggio, quindi ora, se fosse proprietario di Altalia ne subirebbe le perdite? No, farebbe altri tagli e/o chiederebbe soldi allo Stato, sotto forma di CIG o altro. Linate-Fiumicino, smontiamo il mito. Nulla vieta di concedere a un altro vettore slot sufficienti a mantenere un minimo di concorrenza e calmierare i prezzi, lasciando perdere che da dicembre il viaggio in treno si accorcerà di un’ ora. Piuttosto lo schifo è adesso, un duopolio collusivo sulla rotta con tariffe per km senza paragoni in Italia, ma non se n’ è mai lamentato nessuno.

  5. Raffaele Acierno

    Sono d’accordo: la cosa peggiore di tutto ciò non è il fatto in sé, ma come esso stia avvenendo nella più ampia inconsapevolezza da parte dei cittadini. Per la verità, a me pare che, volendo, esista ancora la possibilità di informarsi adeguatamente sulle cose (vedi ad esempio questo sito o alcuni giornali stampati, ma anche radio e TV). Mi chiedo invece com’è possibile che una larghissima parte dei cittadini (!) non riesca a informarsi correttamente. O, peggio, non vuole farlo? D’altronde questo spiegherebbe la presenza sul mercato di tante testate-spazzatura. Ed è chiaro che, finché l’opinione pubblica sarà così facilmente "disinformabile", qualunque manipolo di mediocri politicanti potrà controllare un’intera nazione e amministrarla secondo i propri interessi personali.

  6. Giovanni Gisonda

    Condivido in pieno l’articolo di Michelo Polo sul piano Fenice, con una sottolineatura sul colpevole atteggiamento di tutta la stampa nazionale. Questa per me è la cosa più preoccupante. Aggiungerei una osservazione. Si parla impropriamente di nuova compagnia di bandiera. Non è così perchè la nuova compagnia non sarà controllata dallo Stato ma sarà in mani private al 100%. La cordata italiana potrà vendere la società a italiani o stranieri esclusivamente in base a convenienze private. Inoltre, è molto dubbio il ruolo di Banca Intesa, che è il maggior creditore di AIR ONE, e di Roberto Colaninno. Basta ricordare l’operazione Telecom, con la quale lo stesso comprò il controllo della società con i soldi delle banche e poco dopo lo rivendette con grosse plusvalenze.

  7. Carlo Lucarelli

    Ritenevo la proposta di Air France- Klm del marzo scorso fin troppo generosa rispetto all’unica prospettiva plausibile che era quella del fallimento. La "scommessa vinta" strombazzata dal capo del governo non presenta nessun punto a favore rispetto a quell’offerta e, come contribuente che si accollerà gli oneri della bad company e quelli del ricollocamento degli esuberi, penso che a questo punto sia più vantaggiosa l’ipotesi del fallimento. Che l’italianità della proprietà sia legata alle tasche (e ai profitti) degli imprenditori della cordata mi lascia perplesso sapendo che al massimo tra un paio d’anni cederanno la loro quota ben remunerata al partner straniero di turno (Air France o Lufthansa che sia). Ma allora chi si ricorderà di tutto questo?

  8. Raffaello Carinci

    E’ la domanda che mi pongo continuamente, ed ogni giorno mi vengono offerti motivi per rispondere negativamente. Il caso Alitalia è l’emblema della pochezza della nostra classe politica, dell’arretratezza della nostra imprenditoria, dell’insipienza del nostro popolo. Passano sotto silenzio autentici "mostri" giuridici, sospensioni di normative essenziali in una economia moderna, discipline "ad personam" (nel caso "ad societatem"): dov’è l’opposizione? e dove sono più "i giuristi", in questo che era il Paese del Diritto (non un solo organismo dell’avvocatura, ormai arroccata solo a difesa dei suoi interessi di corporazione – vedi il forte contrasto al decreto Bersani – ha preso posizione contro lo scempio in atto). Vi prego: datemi un motivo per non spingere i miei figli ad andare via dall’Italia!

  9. ing Salvatore Polverino

    Poichè mi pare che la nuova società paghi 300 o 700 milioni di euro per l’acquisto degli aeromobili, nome, piloti già istruiti etc, considerando solo gli aeromobili (mi pare tra i 200 e 300) essi vengono pagati da 1 a 3 milioni cadauno: scandaloso!

  10. Laura Stopponi

    Mi conforta leggere questo articolo perchè traduce i pensieri che ho elaborato leggendo le notizie su giornali (di diverso orientamento). Tuttavia non capisco come questo punto di vista non sia compreso dall’opinione pubblica che pensa invece sia una manovra della sinistra per screditare il governo. Qui non si tratta di essere di destra o di sinistra ma sono fatti concreti, di cui ogni cittadino italiano deve essere consapevole. Dovremo tirare fuori un bel pò di soldini in un momento di crisi e dobbiamo anche sentirci dire che era la soluzione migliore. Intanto qualcun altro si è arricchito e un’azienda come l’Alitalia viene screditata a livello internazionale. Come fare? Perchè la stampa italiana non è in grado di essere sufficientemente trasparente ed autonoma (oltre che onesta) per informare l’Italia, piuttosto che svolgere attività di lobby per uno o l’altro schieramento? La situazione è grave e lo percepiamo in molti ma sembra non esserci uno strumento vincente per aprire gli occhi a chi li ha annebbiati dalla cortina fumogena creata non solo dal governo ma dagli interessi di una classe politica ed imprenditoriale molto ampia.

  11. Giuseppe

    E’ opportuno il richiamo del Prof. Polo al silenzio dei media. Aggiungo che la delusione più forte è forse stato il mancato intervento di alcuni opinionisti col consueto vigore. Il Prof. Giavazzi sul corriere del 27 agosto in un editoriale intitolato ‘le insidie di un percorso’ (perbacco che prudenza!) addirittura ammoniva i 16 soci sui pericoli non ben valutati di acquisire un monopolista senza debiti e con 1/3 dei dipendenti in meno! Tra le insidie peraltro egli segnala il ‘pericoloso precedente’ della sospensione della legge antitrust. Ma perchè le sospensioni future dovrebbero essere più gravi di quella attuale non mi è per niente chiaro. La sospensione è un male in sè non come precedente. Ce ne accorgeremo con le tariffe di dicembre. E a soffrire sarà il sistema produttivo nazionale su cui peseranno uteriormente costi di trasporto anomali.

  12. Fabio Sciarra

    "Ma a suscitare preoccupazione è soprattutto il modo in cui i media hanno affrontato la questione." Mio dio, pensavo che in Italia esistessero solo simpatici amici prezzolati che si prestano zelantemente a reggere il microfono ai padroni del salotto dove solitamente scroccano il tea. Voi avete ancora qualche speranza nei "media italiani"? Non è qualunquismo: esiste un ultimo tentativo di informazione libera e documentata su internet, che il 70% degli italiani ignora, ed il resto dei "media padronali" appiattiti sul nulla. E’ un dato di fatto.

  13. Davide Borghi

    Non posso che sottoscrivere la disamina del Vostro articolo, più chiaro di così. Vorrei solo aggiungere che è improprio continuare a dire che è una compagnia di bandiera, nulla di più falso. E’ una società privata che svolge servizio aereo. Ed è altrettanto erroneo dire che si è salvata Alitalia, quello che viene salvato è il marchio e poco altro. Se poi basta il fatto che i proprietari siano 16 italiani per dire che si è difesa l’italianità…. Vedremo presto le contropartite: l’Expo di Milano non è così lontano. Ma questo non si può certo pretendere che lo dica la stampa italiana, tutta coperta e ben allineata. Davide Borghi

  14. Marco Cipelletti

    Condivido molte delle perplessità sul piano Fenice, in attesa di conoscerne i dettagli in modo più completo. Non condivido del tutto invece il rimpianto di molti per il piano Air France, specie se è vero – e qui vi chiedo conferma – che non prevedeva soltanto l’abbandono di Malpensa a favore di Fiumicino (scelta aziendale discutibile finché si vuole ma legittima), ma anche il trattenimento in capo ad Alitalia degli slot su Malpensa, per impedirne l’uso ad altre compagnie e così garantire ad Air France la protezione da concorrenza potenziale su un bacino di domanda ricco come il Nord Italia. Se è vero, non si può certo definire il piano Air France un’operazione "di mercato".

  15. PAOLO TURCHETTI

    Concordo con l’articolo sopra citato e, in particolare, con le ultime righe là dove si accenna alla acquiscienza della stampa nel non riferire il confronto fra le due offerte. Ma c’è di più. Si continua a dire del disastro del Governo Prodi relativo ad Alitalia e nessuno racconta, invece, i fatti. Nel 2003, in pieno governo Berlusconi, il valore azionario di Alitalia era di circa 10 Euro mentre nel dicembre 2005-gennaio 2006 era inferiore ai 2 Euro. Il governo Prodi era ben al di là da venire e allora il disastro chi l’ha fatto? Per non dire della "storica affermazione" del Berlusconi: "Per fortuna di Alitalia c’ è il signor Berlusconi che impiegherà il suo talento per risolvere problemi che altri non hanno saputo risolvere". Silvio Berlusconi, Presidente del Consiglio, 17 febbraio 2004. Perché queste cose non si dicono? Cordiali saluti Paolo Turchetti

  16. gianni rossi

    Cari amici mi fa piacere che si levino altre voci critiche al Piano pasticciato e fraudolento del governo Berlusconi. Ne ho descritto i contorni, simili ai vostri, su Articolo 21, e spero che a noi si uniscano altri, magari sulla stampa nazionale. Purtroppo i veri complici di questa vicenda sono la "illiberale" informazione, i sindacati ormai diventati "conservatori" di posizioni indefendibili e parti della sinistra oggi fuori dal Parlamento. Troppi "nemici", pochi alleati per poter cambiare le sorti del panorama politico, sociale ed economico italiano! Speriamo che ora l’opposizione tutta non si "sbraghi" e non cada nel tranello della "disponibilità pelosa" a gran voce conclamata da stampa e maggioranza. E che i sindacati aprano gli occhi, prima di essere completamente cancellati. Buon lavoro. Il futuro è dei giusti.

  17. Antonio

    Concordo pienamente con il testo, inclusa la conclusione sulla presentazione da parte dei mezzi di informazione. Vi è un altro elemento, legato questa volta a Intesa, che dovrebbe far riflettere. Nel corso della procedura di privatizzazione Prodi, AirOne si era valutata oltre 900 milioni di euro, con il benestare della sua banca, Intesa. Oggi, pare che l’apporto degli asset di AirOne (aerei, rotte e prenotazioni di aerei futuri) valga più o meno intorno a 350 milioni (secondo la stampa). Se a questi si tolgono il personale in eccesso e i debiti, si scopre che il valore di AirOne in realtà è molto basso, se non addirittura negativo (e non è chiaro a chi tocchi accollarsi i debiti). Con che coraggio Intesa valuta un’azienda un anno 900 milioni e l’anno successivo quasi zero?

  18. patrizia

    Berlusconi ha fatto fallire l’Alitalia per creare una corte di nuovi furbetti del quartierino.Dice Colaninno: Alla fine del governo Amato, nel 2001, Alitalia valeva 10 euro per azione. Rispetto all’opzione del 2002/2003, quella di creare un alleanza Klm-Air France, e rispetto all’opzione Prodi-Tommaso Padoa-Schioppa, ci sono costi sociali più pesanti." Quello che non dice è il ridimensionamento di Fiumicino.Con Alemanno Roma si troverà invece del grande aeroporto che aveva un piccolo scalo barese.Un disastro per Roma e per il suo turismo. I romani sperimenteranno presto sulle loro spalle cos’è il piano industriale Alitalia che oggi il governo ammette coi sindacati che non esiste e il disastro che ne conseguirà per Roma in termini di occupazione e turismo.

  19. Nicola Nero

    Il suo "coraggio" nell’esposizione chiara dei contenuti dei due piani per salvare Alitalia, messi a confronto, della quale non è dato rinvenire traccia negli articoli della stampa italiana merita (per ciò solo) un plauso ed una piena condivisione: quanto alle asimmetria informative esistente nel mondo dell’informazione italiana e delle conseguenze (nefaste) che tali asimmetrie hanno nella vita politica e sociale dell’Italia ritengo ce ne sia abbastanza per scrivere almeno un paio di libri. Condivido, pertanto, sia il metodo da Lei seguito nell’esposizione che le conclusioni che Lei evidenzia: vorrei, tuttavia, sottoporLe un ulteriore elemento di discussione. Non Le sembra sospetto questo impegno a termine (5 anni) sottoscritto dalla cordata di imprenditori, a rimanere nel CdA della nuova compagnia? Non crede che l’avvento dell’Alta Velocità (specie sulla Roma-Milano potrebbe influire (negativamente) sulle previsioni di business alla base della fusione con Air One? In attesa di una sua opinione in merito, La saluto cordialmente.

  20. francesco pontelli

    Credo che ancora una volta il centrodestra assieme ai sindacati abbiano dato il peggio di sè: del resto se pensate che l’attuale ministro dell’economia ora votato all’interventismo in economia , dopo aver sposato il libero mercato fino a poche stagioni fa , andava affermando anni fa che l’inflazione che gli italiano percepivano era legata alla mancanza della banconota da un euro . Come economista fa cadere le braccia . Ma devo anche aggiungere la mia delusione per l’ingresso del Presidente Marcegaglia in una cordata che chiede espressamente delle deroghe all’antitrust per la rotta MIlano Roma . Evidentemente an che in Confindustria si è capito che essere monopolisti è meglio che essere imprenditori! Grazie e a presto cordialmente Francesco Pontelli

  21. Massimo Biondi

    Grazie! Grazie per l’informazione esauriente che fornite sulla vicenda Alitalia e grazie per avere rilevato il preoccupante "unanimismo" della maggior parte dei media tradizionali. Grazie, ancora, per esservi impegnati a tornare su questo gravissimo e preoccupante aspetto. Buon lavoro

  22. Marco Bandini

    Vorrei commentare l’ultimo paragrafo. Per ciò che riguarda la trasparenza il meno che si possa dire è che le intenzioni del Governo erano chiare: un vettore nazionale di proprietà italiana che faccia da supporto al business del turismo. Questo è stato dichiarato ed è quanto avvenuto. Paragonarlo ad un’asta pubblica fatta per mettere in concorrenza più acquirenti ma che ha cambiato criteri in corso d’opera per lasciare spazio ad un solo attore, ovvero AIRFrance, mi sembra azzardato. Possiamo non essere d’accordo sulle intenzioni, ma almeno nel caso più recente tuttoè esplicito. Di poco trasparente, a mio avviso, c’é che allora, a condizioni di mercato decisamente differenti, la proposta di Intesa non venne considerata perché ritenuta "poco seria". Altrettanto opaca, secondo me, è la vostra allusione a qualche contropartita: se avete dati o fatti concreti relativi a scambi sottobanco o addirittura ricatti, perché a quseto si traduce la vostra frase, dovreste portarcene a conoscenza, altrimenti dovreste attenervi ai soli fatti.

  23. franco benoffi gambarova

    Ho apprezzato l’articolo, chiaro ed obittivo, ma non sufficientemente critico. Fenice trasferisce a privati un possibile profitto futuro per pochi soldi di oggi, lascia sulle spalle dei contribuenti il passivo passato e i costi degli ammortizatori sociali di inusitata generosità. E, per fare tutto questo "miracolo" (prego leggere l’Economist al riguardo), emette ancora una volta un provvedimento di legge ad personam, questa volta la persona essendo giridica e non fisica: alla faccia di quello che il mio adorato Maestro Sivlio Romano mi ha insegnato circa il fatto che la legge deve riguardare la generalità dei casi e dei soggetti. E con il rischio di fare naufragare i processi per i crack Cirio e Parmalat, rischio forse non paventato ma voluto,per una forma di solidarietà con gli imputati in quei processi. Non parliamo poi del mercato e dei consumatori: la tratta Milano-Roma, oggi gestita da un duopolio, domani sarà gestita in monopolio. Dov’è l’Antirtust? E’ forse troppo occupata a imperversare sulla telefonia, che è l’unico settore ormai davvero liberalizzato? Pietà per il mio amato Paese! Franco Benoffi Gambarova

  24. stefano

    Penso che stavolta ci cacceranno davvero dall’Europa… Vogliamo risolvere la cosa "all’italiana" come sempre… Sarà ora che tutti questi "bambini" smettano di giocare con le sorti dell’Alitalia. Non trovo giusto che sia un ammortizzatore sociale E che se deve fallire, fallisca!

  25. Giuseppe

    Nel confrontare i due piani per Alitalia, quello di Air France klm, e il piano Fenice, non dobbiamo omettere alcuni dettagli importanti. Quella di Air France, più che piano è un’acquisizione. la nostra compagnia sarebbe stata inglobata da Air France, non è dunque paragonabile all’accordo tra British air e Lufthansa. Gli esuberi complessivi non sono mai stati quantificati nel dettaglio, in ogni caso, come è emerso anche da alcune dichiarazioni di Spinetta non sarebbero stati inferiori ai 4000. La conseguente cassa d’integrazione per i lavoratori "di troppo" sarebbe comunque gravata sui contribuenti italiani, incerta la questione relativa agli azionisti e ai piccoli risparmiatori. Malpensa sarebbe stata ridimensionata in modo notevole ed accantonata. In ultimo, non per importanza Air One che fine avrebbe fatto? Sarebbe andata incontro al fallimento e con essa si sarebbero trovati disoccupati i quasi 2000 dipendenti della stessa. Per quel che concerne il piano Fenice, interessante sarà analizzare nel concreto la proposta di alcuni imprenditori della cordata di occupare nelle proprie aziende e nelle proprie attività, alcuni dei dipendenti in esubero (Spinetta dove li avrebbe messi?).

  26. Paola

    Scrivo da ventiseienne non esperta di finanza e con alle spalle un voto miserello all’esame di diritto commerciale, ma a me la possibilità di poter scindere un’azienda nella sua parte sana e in quella malata cosicché i nuovi investitori possano scegliere di acquisire la prima senza preoccuparsi dei debiti che tanto li pagano i contribuenti ha fatto ridere: poi ci ho pensato meglio e il sorriso mi è sparito, di fronte all’ennesima strombazzata populista del nostro Cavaliere. Ringrazio l’autore dell’articolo per avermi chiarito un’ennesima imbarazzante pagina della finanza italiana e chiedo, se qualcuno vorrà rispondermi: ma una cosa del genere si sarebbe potuta fare in qualche altro Paese o è proprio vero che la fantasia italiana non ha limiti anche in campi in cui il rispetto traparente delle regole sarebbe più importante di qualsiasi trovata creativa?

  27. francesco piccione

    L’attuale (improponibile) soluzione della vicenda alitalia sgomenta, non tanto per i favori fatti o promessi agli amici ed agli amici degli amici (la vituperata prima Repubblica ci aveva già abituato a ciò), ma per l’assenza di uno straccio di piano industriale. L’aver cancellato ogni hub provocherà la gioia dei lumbard, che non sono stati discrimnati rispetto ai romani, ma condanna tutta l’italia ad avere un vettore regionale, senza alcuna possibilità di futuri sviluppi. Il precedente piano air france/klm lasciava in italia un hub, con significative possibilità di sviluppo in tutto il bacino del meditteraneo. Oggi abbiamo il nulla. è chiaro che i vettori stranieri ora fanno la corsa per essere il partner tecnico della nuova cordata: non hanno debiti da ripianare; non hanno dipendenti da licenziare; non hanno concorrenti nel mercato interno; non hanno alcun obbligo di far crescere e sviluppare la nuova alitalia. Solo dei folli si terrebbero fuori da un simile affare. solo l’opinione pubblica italiana può ritenere questo un successo del governo. in ogni altra parte del mondo un governo cadrebbe su una simile prosposta.

  28. Alessandro Ferraro

    NOn ne posso più. Fallisca l’Alitalia…tanto è campata sulle trattenute stipendiali dei lavoratori dipendenti – me compreso (badate bene, sottolineo DIPENDENTI…no so quanto delle "tasse" pagate dai liberi professionisti o commercianti abbiamo aiutato….) Ci saranno 20.000 licenziamenti? Dove erano i sindacati o gli stessi lavoratori mentre l’azienda veniva affossata? Certo, è molto semplice far entrare un figlio o un nipote perchè si conosce qualche pezzo più o meno grosso (sindacalisti compresi). Ma la lungimiranza in tutto questo dov’era? Ed io, adesso, dovrei ancora pagare per tutto lo schifo che è stato fatto?No grazie!!!Fallisca, non mi interessa

  29. Lorenzo Cardi

    Sottoscrivo pienamente quanto scrivete a fine articolo, chiunque abbia un minimo di buon senso può solo provare angoscia di fronte al sostanziale allineamento dei media sulla vicenda. Di fatto si limitano a riferire in stile pappagallo la versione ufficiale del governo.. tutto questo ha un nome ben preciso: propaganda. Propaganda fatta talmente in grande stile da assumere i connotati di un vero e proprio lavaggio del cervello di massa, uno scenario estremamente inquietante che a quanto pare sembra mettere a disagio davvero pochissime persone.. cosa tutto sommato ovvia, considerando che appunto ormai la quasi totalità della cosiddetta opinione pubblica è forgiata a piacimento dai soliti noti che, di fatto, manovrano l’editoria (quindi Berlusconi & co, naturalmente, ma pure moltissimi sinistrorsi con le mani in pasta, nonché sindacati, confindustria, industriali/palazzinari vari ed eventuali.. non sto a fare elenchi, tanto sono tutte informazioni reperibilissime grazie al prezioso lavoro dei pochi veri giornalisti, tra i quali voi della voce). Continuo a pensare che l’unica via seria sia la controinformazione…. ma -scusate il pessimismo-..che tristezza esserci ridotti così.

  30. raffaele

    Ottimo il riferimento alla povertà della stampa nazionale, ma bisogna tener conto che in Italia abbiamo tutti famiglia, considerato che tra i capitani coraggiosi ci sono tra l’altro anche alcuni editori il gioco è fatto, per la somma di più conflitti di interesse determina quello strano fenomeno, per cui i poveri votano per i ricchi e poi sono nche contenti di come vanno le cose. Tutto ciò spiega il paese che non cresce, invecchia ed e ben contento dei successi del sig Berlusconi, infatti proprio stamane mi è capitato di vedere sul sito di rainews 24 un filmato sui rifiuti di Napoli, laddove bruciano ogni giorno rifiuti speciali, dannosissimi per le persone, ma tant’è il problema per quasi tutta la stampa e la televisione ormai è risolto con grande merito,cambiando l’ordine dei fattori, il prodotto è sempre lo stesso.

  31. Franco GUAZZONI

    1. Gli attori: sono tutti bravi imprenditori, indipendenti, che fanno questo “sacrificio” per il bene di chi? Non è che qualcuno avrebbe molto da perdere in caso di fallimento vero e proprio di Alitalia? E non ci saranno altri “do ut des”, di cui verremo a sapere molto più in là? 2. Le valorizzazioni date alla flotta AZ, e ad AirOne: sono davvero congrue, o “fallimentari” (ma senza che fallimento ci sia stato)? 3. Va bene la sospensione della legge antitrust (e perchè poi?), ma qui si stravolgono anche le leggi che regolano il fallimento, la tutela dei creditori, ecc. Perchè? 4. Come “utenti”, siamo sicuri che la nuova Compagnia, operando in regime di monopolio sulla tratta Milano – Roma, non alzerà le tariffe in maniera esorbitante? Oggi c’è almeno una timida concorrenza, domani putremo puntare solo sull’Alta Velocità 5. E se l’Unione Europea non ce la passerà per buona (dovrebbe forse?), chi pagherà? Con soldi di chi? 6. In termini di business, siamo sicuri che abbia senso puntare quasi tutto sul traffico Milano – Roma, rinunciando a quello di più lungo raggio, destinato nel tempo a sviluppi più sostanziosi, anche se aperto alla concorrenza?

  32. marino

    Non c’entra niente con Alitalia, ma guardate anche l’atteggiamento dei media verso l’ultino episodio di violenza calcistica di domenica scorsa. Troncare, sopire, e non far vedere che il problema sicurezza non è costituito solo dai bambini rom. Censura light, non disturbare il manovratore… e che cosa è successo veramente con i rifiuti in Campania? Come mai non si sente più il battage sulla "casta" e i suoi privilegi? I media sembrano molto gregari e molto condizionati.

  33. Marco

    Scrive un lettore che avremo "un vettore nazionale di proprietà italiana che faccia da supporto al business del turismo". Come nelle intenzioni del Governo. Noi avremo un tubo di niente; se i soci di una compagnia privata sono italiani o finlandesi non cambia nulla, salvo i favori che tali soci possono fare ai politici. Sul fatto di supportare la prima industria del Paese è una buonissima idea, in teoria. In pratica senza una vera concorrenza i prezzi per andare ad Alghero (per dirne una) saranno incredibilmente alti. E se ad uno spagnolo costerà di meno andare a Istanbul rispetto alla Sardegna andrà in Turchia, con buona pace di Berlusconi & soci italianissimi.

  34. FRANCO Z.

    Già in occasione del penultimo finanziamento di Alitalia,scrissi indignato alla corte Europea, ottenendo in risposta che per "loro" era molto importante l’opinione dei cittadini. Dopo 15 giorni fu accordato il permesso al governo italiano. Viene quindi da chiedersi (da buon cittadino europeo), ma l’Europa,la costosissima Europa col suo arcicostoso parlamento,a che serve? Di fronte a situazioni paradossali come Alitalia e non solo, cosa fanno le varie commissioni, sono evidentemente indaffarate a controllare i dettami sui marchi DOC,IGP, o magari la legalità della bistecca alla fiorentina e perché no a determinare il diametro max delle pizze da servire nei p.esercizi.E le compagnie aeree concorrenti sparse per l’Europa,tutte più o meno prese con problemi di bilancio, perché tacciono di fronte alla "farsa"che si stà consumando? E’ chiaro che tutto quello che stà per accadere è la fotocopia della squallida vicenda Parmalat, che ancora sopravvive essendo già morta, grazie alla "ripulitura" dei debiti in danno dei soliti. La vera sciagura della meschina stampa italiana, sta nel non essere in grado di puntualizzare e mettere in evidenza con severità tutte queste vergogne!

  35. Roberto Marchesi - Dallas, Texas

    Sono perfettamente d’accordo con Michele Polo sia sulle sue dotte considerazioni circa le carte truccate con cui e’ stata condotta tutta l’operazione dal governo Berlusconi, sia sulla squallida gestione del caso tenuta dalla cosiddetta stampa libera. Al proposito invito l’autore e coloro interessati al tema a leggere anche le mie considerazioni pubbliche riportate da News Italia Press di cui fornisco di seguito il link. Cordiali saluti dal Texas

  36. P.Cozzi

    Mi sembra che il commento abbia un difetto di impostazione. Tratta la questione Alitalia da un serio punto di vista economico, ma la questione è politica. E quando si tratta di politica Barlusconi non sbaglia. La percezione della maggioranza degli italiani, è che Prodi voleva vendere (anzi svendere) Alitalia agli stranieri e Berlusconi prima l’ha impedito e poi ha trovato la soluzione italiana. Ma il diritto societario, l’antitrust europeo, il costo del Milano-Roma, i maggiori esuberi? Ciò non coinvolge la grande maggioranza degli (elettori) italiani che vedono un problema rapidamente risolto. Fatto ! Immaginiamo un sondaggio: volete che Alitalia venga venduta ad una compagnia straniera o che resti italiana ? Ci sono dubbi sul risultato? Ma la stampa? Anche la stampa italiana (per non parlare della televisione) fa politica. Probabilmente gli unici a non fare politica sono i famosi soci della cordata italiana. Con buona pace delle preoccupazioni del Prof Giavazzi sui rischi che possono correre, essi hanno fatto un favore al Governo. Dite poco. Quale migliore investimento che fare un favore al Governo ? Questa appare la scommessa vincente.

  37. alberto bisin

    Caro Michele, anch’io, come tutti i commentatori, concordo con le conclusioni e il tono dell’articolo. Solo due commenti. 1) Per valutare bene la socializzazione delle perdite del piano Fenice rispetto al piano AF bisogna confontare quanti dei debiti Alitalia AF avesse acconsentito ad accollarsi e quanto la newco costituita dal governo Berlusconi abbia acconsentito a pagare alla bad company gli aerei e il resto di Alitalia. Io non conosco i dettagli abbastanza per fare questo confronto, ma forse tu si. 2) Anch’io avrei notato il bel fondo di Francesco Giavazzi. Mi permetto anche di notare (con conflitto di interessi imbarazzante) che La Stampa (maiuscolo, nel senso del quotidiano di Torino) ha ospitato vari articoli molto critici della vicenda Alitalia (uno anche mio, ieri, da qui il conflitto di interessi). E poi non c’e’ solo la stampa classica, ma i blogs che fanno il loro mestiere. Voi ovviamente, come dimostra il tuo articolo ma anche quello di Andrea Boitani e Carlo Scarpa la settimana scorsa; ed anche noi (e dagli col conflitto, ma meno grave che non l’ho scritto io) a noisefromamerika.org

  38. Franco

    Alitalia + Air One = 239 aerei NewCo Alitalia (cordata di Berlusconi) = 136 aerei che diventano 158 nel 2013 Vorrei sapere: 1- Dal piano FENICE si scopre che la vera fallita era Air One più che AZ con un milione di euro di debiti 3- "Strano" che proprio chi avanza crediti da Air One ossia Intesa -San Paolo cerchi di recuperare i suoi crediti, grazie a Berlusconi, scaricandoli sullo Stato. Il problema di Alitalia è sempre stato quello di non avere il Monopolio del mercato italiano perchè ha pochi aerei (185) e quindi non era in grado di coprire le rotte nazionali lasciando, di conseguenza, spazio alle compagnie low cost ed a quelle nuove compagnie di imprenditori italiani esaltati che sono tutte successivamente fallite, dopo naturalmente aver rovinato il mercato nazionale. Il Monopolio potrà non piacere ma siccome noi italiani siamo sempre i più fessi non abbiamo fatto come la Germania con Lufthansa che ha il 90% del mercato interno, come la Francia che con Air France ha l’80% del mercato interno ecc… Il Piano FENICE fa ridere! Dove vuole andare la nuova compagnia con soli 136 AEREI!? Berlusconi si vergogni perchè ha preso in giro tutti gli italiani. Un suo ex elettore.

  39. CARLO CATALANO

    Nell’analisi dei bilanci si distingue fra il risultato operativo ed il risultato complessivo ante imposte, il primo deriva dalla differenza fra i ricavi ed i costi operativi mentre il secondo somma algebricamente al precedente risultato i risultati della gestione finanziaria e straordinaria. Per giudicare se un’impresa è risanabile è soprattutto al primo risultato che si guarda esplorando anche la possibilità di eliminare inefficenze della gestione operativa. Successivamente si stima l’apporto di capitali necessari per ridurre l’esposizione finanziaria in modo da ricondurre ad un livello sostenibile il risultato della gestione finanziaria e quindi si valuta se il reddito complessivo così ottenibile garantisce un adeguata remunerazione al capitale di rischio complessivo, comprensivo quindi dei nuovi apporti di capitale anzidetti. Il risultato della gestione straordinaria non è, per la natura delle relative partite, pianificabile nel lungo periodo, può esservi una previsione a breve legata al valore di particolari poste di bilancio come emerso in sede di due diligence. Nel caso Alitalia poniamo a carico della collettività i debiti ed il personale in esubero ed il gioco è fatto.

  40. Guido libertini

    La vivenda Alitalia è scandalosa. Una soluzione fuori dalle leggi del mercato, a carico dei contribuenti, piccola e brutta viene presentata dal ministro Tremonti come "uno dei due pasticci risolti dal premier". Lo scandalo è che nessuno dice nulla, la stampa è totalmente asservita al governo. L’opposizione dov’è? una voce fioca e stanca. Le forze sane di questo paese, l’economia sana di quelli che investono i mezzi propri, e poi coloro che si battono perché l’Italia divenga un paese moderno hanno il DOVERE di alzare la voce. Non si può ascoltare in TV il premier definire il Frankfurter Allgemeine un "giornale comunista"! La deriva populista nell’economia, sostenuta dall’informazione (ma il conflitto di interessi è argomento stantio… solo in Italia, naturalmente) ci allontana dal futuro, è purtroppo un film già visto molte volte nella storia, ma la storia non ci ha mai insegnato niente.

  41. Fred

    Secondo me ci stanno ci stanno riprendendo in giro, parlano di 4500 esuberi, La sola Alitalia ha 18500 dipendenti e dispone di 185 aerei, l’Airone dovrebbe avere circa 3500 dipendenti e dispone di 40 aerei, le 2 flotte fanno circa 235 aeromobili. Il piano Fenice prevede per la nuova compagnia una flotta di 135 aeromobili, quindi se la flotta diminuisce di circa il 43% si presume che il personale diminuisca almeno in proporzione e coè di circa 9500 unità, altro che 4500! Dei sindacati di Alitalia….meglio non parlarne.

  42. Marco Parigi

    Personalmente, non supporto nè AirFrance nè Fenice. Alitalia dovrebbe fallire, senza se e senza ma. Gli slot di Malpensa dovrebbero essere riassegnati attraverso asta competitiva e gli accors di bilaterali di traffico aboliti (molte compagnie asiatiche sono interessate ad averli) e l’Italia dovrebbe lanciare e supportare in grande stile il trasporto interno low-cost.

  43. Antonio Mfrici

    Vorrei aggiungere alle prospettive del piano Fenice la considerazione seguente: l’alta velocità ferroviaria tra pochissimi anni renderà molto meno conveniente il trasporto aereo sulla tratta Milano – Roma e viceversa, minando le fondamenta del business attualmente previsto dalla unione Alitalia/AirOne. In prospettiva, quindi, la nuova compagia dovrebbe perdere competitività nei viaggi domestici e, senza un parner internazionale, scomparire in maniera forse peggiore di quella sin qui prospettata. Non ho sentito commenti in tal senso e mi piacerebbe avere un vostro parere. Concordo sull’appiattimento dei media, in particolare carta stampata, e sul mancato approfondimento dell’evento: ma è anche questa una delle principali cause del degrado sociale italiano, collegato ad un nuovo modo di fare politica che tradisce ampiamente una impreparazione e/o una prevalenza degli interessi di parte poco onorevole.

  44. Cesa Resa

    Il piano Padoa-Schioppa, pur con tutti i guai che avrebbe comportato, era una soluzione: cosa fatta capo ha. Questo piano Fenice mi pare un gran groviglio di leggi, trattative, affari, progetti industriali assai rischiosi: che la Fortuna ci assista. E poi perché questo male augurante nome di Fenice? Qualcuno avrebbe dovuto dire all’a. d. di Intesa Sanpaolo, che porta il nome di un un simpatico, vispo ( e voracissimo ) uccelletto, che la fenice muore per tornare a vivere IDENTICA A SE’. Se tanto mi da tanto, povera Alitalia, morta, risorta e rimorta. Crudel dura mia sorte! / Di pianto sol mi pasco, /e s’i’ moro, i’ rinasco / per dover rimorire. ( da Egloga ovvero Pasturale di Bernardo Bellincioni ) La fenice campa 500 anni, ma qui è difficile che si arrivi ai cinque anni previsti.

  45. francesco

    Cari lettori e lettrici, cosa è più sconfortante? come ci stanno mettendo le mani in tasca, cosa riporta la stampa oppure l’assenza quasi totale del’opposizione? Sul primo punto non c’è nulla più da aggiungere, se non che stiamo assistendo ad un vero è proprio furto pubblico. Sul terzo punto, sull’assenza dell’opposizione, sono sconcertato. Ma do’vè il brillante e inovativo Veltroni che abbiamo coosciuto in campagna elettorale, qualcuno misa dire dove è finito? e pure il buon Di Pietro, dove è finita la sua grinta? Non è solo dalla stampa che ci dobbiamo aspettare una reazione, certo è un pezzo fondamentale, ma io mi apetterei anche qualcosa da chi oggi oppone all’azione di governo! Veltroni se ci sei, ti prego urla a squaciagola più forte che puoi in modo da farti sentire anche da quelli che non leggono la stampa, da quelli che non arrivano ala fine del mese ed hanno dato fiducia a SB senza poter immginare gli interessi più grossi che c’erano in ballo…e che non sono certamenti i loro…

  46. Felix

    Dopo la disamina della situazione comatosa e della soluzione delittuosa, l’unica speranza è appellarsi all’Unione Europea!

  47. Gian Maria Bernareggi

    Nella proposta Air France gli slots su Malpensa dovevano rimanere ad Alitalia per ostacolare la concorrenza delle altre compagnie. Nel piano Fenice (se la stampa riferisce bene) si passa dalla padella alla brace: chiusura di Linate o almeno limitazione alla linea Milano-Roma, sempre per eliminare la concorrenza esterna e motivare la cordata italiana. Così, oltre a pagare i debiti della "bad company", per arrivare dall’ aeroporto a Milano città partendo da Catania, Napoli o Bari dovremo affrontare un costo quattro/cinque volte superiore in termini di tempo e denaro. Con tanti saluti alla "concorrenza nel settore dei servizi" e alla "competitività del sistema-paese", per non parlare del "benessere dei consumatori"…

  48. Carlo Minganti

    Col piano Air France si salvava Alitalia, ma col piano Fenice si salvano Alitalia ed Airone, facendo felici almeno le banche creditrici di quest’ultima… (sic)

  49. aldo rivalta

    Certo a fare l’imprenditore coraggioso con i debiti e gli esuberi che se li pappa lo Stato son capaci tutti…. Che siano i cittadini a pagare non è una novità, l’incredibile è che siano pure contenti .

  50. lucio

    Concordo con l’autore dell’articolo che sicuramente la sfida è stata persa dai contribuenti e dai viaggiatori italiani. A mio avviso, è stata vinta sicuramente da Intesa Sanpaolo che può recuperare i crediti AirOne e da Berlusconi che purtroppo è visto dalla maggioranza degli italiani come colui che comunque ha avuto il coraggio di prendere una decisione e questo anche in rapporto all’oggettiva incapacità dei governi precedenti. Forse hanno vinto anche Toto che potrebbe guadagnare qualcosa e la cordata degli imprenditori che ha l’obiettivo esplicito di realizzare plusvalenze con la successiva vendita a un operatore internazionale ma in questo caso fanno il loro mestiere mentre più opacche potrebbero essere le eventuali contropartite che si aspettano. Per quanto riguarda la qualità dell’informazione bisogna segnalare l’eccezione del chiarissimo articolo di Giavazzi sul Corriere della Sera ma da che mondo è mondo i giornalisti tendono a proteggere gli interessi dei loro azionisti: la vera anomalia italiana sta tutta nella mancanza di editori puri che non hanno altri interessi industriali e finanziari.

  51. Franco Mauro

    Professore, complimenti per il Suo articolo. ne sposo la larga parte. Mi preme aggiungere alcuni dettagli non da poco: Fiumicino e’ da sempre l’aeroporto italiano con maggiore traffico passeggeri (dai 25.6 milioni nel 2001 ai 33 milione nel 2007, dati ASSAEROPORTI): e’ normale che una compagnia di bandiera cerchi di mantenere e valorizzare un simile patrimonio. Malpensa nel 2001 ha movimentato 18.6 milioni di passeggeri, nel 2007 23.9 milioni, crescendo del 28%, un po’ come Fiumicino che cresceva del 29%. Solo che le percentuali non dicono tutto: infatti dal 2001 al 2007, Fiumicino cresce di 7.4 milioni di passegeri, di cui 6.1 sono riferiti a voli internazionali, mentre Malpensa cresce di 5.3 milioni. In ogni caso le performance di Malpensa come hub sono ottime, infatti registra un rapporto passeggeri da voli internazionali su passeggeri totali del 85% sin dal 2005 (era al 76% nel 2001). Ma come hub è saturo, non può dare di più. Discorso diverso per Fiumicino che in quest’ottica e’ in crescita costante dal 2003 (dal 50% di passeggeri da voli internazionali su passeggeri totali al 58%, considerando poi che i passeggeri totali di Fiumicino sono in aumento continuo).

  52. Giuliano

    Condivido le valutazioni in generale sulla stampa italiana e sullo "strombazzante" atteggiamento di Berlusconi. Personalmente mi sembra ovvio che il piano Air France fosse migliore pur tuttavia ho tifato contro perchè desideravo che la compagnia rimanese italiana e che almeno i privati investitori, pur alla fine facendo gli interessi propri, cercassero di risollevarla senza una influenza diretta della politica. Volevo però far notare che a sinistra c’è un altro aspetto che si dimentica troppo spesso e troppo in fretta, a parte Berlusconi (che in quel momento non era al governo) sono stati i sindacati e solo loro a far fallire il salvataggio impostato da Padoa Schioppa. Se non si fossero scioccamente alzati indigniti da quel tavolo di trattativa con Spinetta e Prodi ora staremo parlando di un’altra storia. Quando i sindacati, con la Cgil in primis, smetteranno di far politica ed inizieranno a fare ciò che devono prendendo decisioni e facendo proposte in base ai numeri e non alle loro convenienze politiche allora quello sarà un giorno buono. Per loro e per l’Italia.

  53. mat

    Grazie. Mi convince quello che lei scrive, a meno di qualche omissione su pro e contro dei due piani che però possiamo ritrovare nei messaggi che precedono. Ora, mi faccia provocare. Assorbito che Air France era meglio della Fenice (e questo non fa altro che confermare che l’anomalia italiana è Berlusconi, che ha grandemente contribuito a far fallire il piano AF), guardiamo alla situazione attuale: air France non c’è più come acquirente; non ce ne sono altri; la compagnia è sostanzialmente fallita. C’è solo la Fenice. Prendere o lasciare? Ma è vero che si socializzano i costi, come si è detto? I costi sono già, sociali, dato che il 49,9 per cento della compagnia è nel portafoglio del tesoro. Il rammarico è che non si riesce a privatizzarli, semmai.

  54. Antonio Lo Nardo

    Il governo ha promesso che i piccoli azionisti Alitalia verranno risarciti utilizzando il fondo alimentato con i cosiddetti conti bancari dormienti. Le norme che disciplinano quel fondo lo destinano a) alle vittime di crack finanziari; b) alla stabilizzazione dei precari; c) alle persone in stato di bisogno (social card). In quale di queste tre categorie si inquadrano gli azionisti Alitalia ?

  55. Ermes Cavicchini

    Che il piano di salvataggio (ne riparliamo tra qualche anno?) di Alitalia sia un disastro per le casse delle Stato e per il contribuente italiano (altro che non mettere le mani nelle tasche degli italiani, come recita la retorica bipartisan nordista!) è assodato. Che le cosiddette regole del cosiddetto mercato (nel nostro Paese tutto è piuttosto relativo, salvo che negli editoriali del corriere della sera) siano state buttate simpaticamente nel cestino con applauso di Confindustria, pure. Che la stampa si confermi un’accozzaglia di "cortigiani, vil razza dannata", non è una novità (ma soprattutto in un caso come questo la proprietà, gli azionisti di riferimento, le sovvenzioni statali alla stampa e il controllo dei circuiti pubblicitari spiegano qualcosa): poveri giornalisti, tengono tutti famiglia! Una domanda: chi vantava crediti con AirOne, che scopro essere creditori diversi da quelli di Alitalia? Chi guadagna da questa corsia preferenziale? E non è che in campo ci sono arbitri che sono al tempo stesso proprietari delle squadre che giocano la partita? E.C

  56. andrea

    Dissento totalmente da chi dice che l’attuale piano è un passo indietro rispetto al piano Air France. Perché? Per la saggia rinuncia a grandi ambizioni internazionali? Alitalia volava da Roma a Bagdad con aerei vuoti. Risanarla significa proprio tagliare certe rotte e ricentrarsi sulle rotte che generano profitto, come Roma Milano. Altri scrivono che l’italianità non sarà garantita perché si venderà comunque ai francesi tra qualche anno. Alla stessa stregua si potrebbe sostenere che tutto quanto promesso a suo tempo dai francesi, non sarebbe stato mantenuto una volta firmata la vendita. Con la differenza che il governo ha infinitamente più potere negoziale contro qualsiasi imprenditore italiano, che non contro uno Stato sovrano tradizionalmente poco ligio ai regolamenti e che ha già decine di contenziosi in corso nei tribunali europei.

  57. luigi zoppoli

    L’informazione su Alitalia non fa eccezione, non è una schiarita nel clima nebbioso ed opaco del rifiuto di mera esposizione dei fatti quale il riportare il piano AirFrance sarebbe stata. D’altra parte se il paese ha il governo che si merita e la classe dirigente che si merita ed ha eletto non si vede perchè il sistema dell’informazione dovrebbe essere diverso. E se fosse sfuggito, rammento che in Italia c’è una antidemocratica ed illiberale concentrazione di potere che ha ridotto linformazione televisiva al ruolo di squallida majorette che sculetta servile dietro il carro del padrone. A questo quadretto aggiungiamo che c’è chi afferma che il Piano AirFrance era un piano "furbo" e non poteva funzionare. Non so se a costoro Spinetta abbia inviato una cartolina postale o un piccione viaggiatore per confidargli questo segreto. Di certo si osserva l’efficacia dell’effetto indotto dalla manipolazione mediatica. Luigi Zoppoli

  58. gianni incenzi

    In un recente approfondimento moderato da Riotta su RAI 1 un corrispondente della "Stampa" da New York alla domanda "che cosa pensano gli americani dell’Italia" ha così risposto: patria di banditi e cantanti". Come possiamo riacquistare credito? A mio avviso Alitalia bisognava farla fallire per dare un forte segno di discontinuità soprattutto alla nostra classe imprenditoriale sempre pronta a "chiagnere" per "fottere i contribuenti". Ultima annotazione, è un caso che nella cordata Alitalia siano presenti ottimi imprenditori che hanno lucrato sulle privatizzazioni e soprattutto abbiano disastrato le imprese acquisite dallo Stato (es. telecom) o quantomeno disatteso gli impegni presi (es. gli investimenti nell’ammodernamento di Autostrade 10.000 miliardi vecchie lire)?

  59. Cesare Lombroso

    Chi sono i cavalieri bianchi pronti a correre in soccorso della compagnia di bandiera? Sono immobiliaristi, monopolisti o aspiranti tali, in generale imprenditori bisognosi di attenzioni da parte delle pubbliche autorità. Non ci stupirebbe che qualcuno di questi ardimentosi fosse chiamato, in un prossimo futuro, a sacrificarsi ulteriormente, rilevando, ad esempio, la Tirrenia di navigazione. Lo scempio Alitalia si chiuderà nei prossimi giorni con una sorta di bancarotta preferenziale che assegnerà ai privati l’unico asset dell’azienda, la navetta Roma-Milano, riversando sui contribuenti gli oneri relativi alla bad company, cioè tutto il resto. L’offerta Air France ritirata nel marzo 2008 era incomparabilmente superiore a quanto si prospetta oggi. Nel frattempo, 300 milioni di pubblico denaro sono stati bruciati sull’altare della propaganda berlusconiana, e il bello è che questi 300 milioni andranno a finire nella bad company, cioè saranno ripagati dagli stessi che li avevano sborsati, cioè noi popolo bue. Tuttavia non si può rimproverare a Berlusconi di essere se stesso. I veri colpevoli vanno ricercati altrove: nei sindacati e nel precedente governo in particolare.

  60. daniele

    Trovo completamente fuorviante paragonare i due piani, uno redatto nella sua ultima versione col petrolio a 86 Usd/barile, l’altro col petrolio sopra i 100, dopo picchi a 145. Non ha davvero nessun senso. E poi c’è un aspetto del piano AF sui cui costi nessuno, ma proprio nessuno tra i giornalisti e gli "esperti" ha mai proferito parola: il conferimento in blocco del mercato italiano ai francesi mediante a) sostanziale chiusura di Malpensa come hub e b) congelamento della concorrenza sull’intercontinentale via garanzia del Governo sulla non-rinegoziazione degli accordi bilaterali. Mai provato a fare due conti su questo? Cordiali saluti

  61. pintos

    che sarebbe stato interessante leggere nell’articolo, per completezza di informazione. Qualora l’operazione Air France fosse andata in porto, quali sarebbero stati gli esiti degli accordi iniziali, alla luce dei pesanti aumenti dei carburanti verificatisi nei mesi successivi, ed assolutamente imprevedibili in quel momento. Aumenti che, mi sembra superfluo rammentare, stanno creando non pochi problemi al settore.

  62. Gio

    I debiti che AIRONE ha nei confronti di Intesa SP li pagheremo tutti noi, grazie alla bad company i cui debiti saranno accollati allo Stato. La stampa se ne frega di tutto cos’ come anche la maggioranza degli Italiani. Che bel paese che è l’Italia se l’Europa ci scaricasse farebbe solo un affare a sbarazzarsi di un paese privo di ogni regola e dove solo i più furbi vanno avanti.

  63. Marco

    La cosa che da più fastidio è che adesso i manager che hanno preso in mano Alitalia sono esenti da qualunque responsabilità. Imprenditori con i soldi degli altri e non pagano per i propri errori.

  64. Pijotr

    Vorrei sapere se è possibile, vista la numerica oggettività del peggioramento delle condizioni del piano Fenice rispetto all’offerta Air-France KLM, chiedere una qualche forma di risarcimento facendo causa al Tesoro. In qualità di contribuente mi sono stati sottratti degli introiti, ho prestato dei soldi che non verranno restituiti, devo pagare ammortizzatori sociali per sette anni ad esuberi quattro volte maggiori di quelli che sarebbero stati con l’offerta franco-olandese e in più mi ritrovo nelle casse dello Stato i debiti da sanare e i risparmiatori da tutelare. Se chi è stato scelto per amministrare la cosa pubblica la amministra male, così oggettivamente male, dovrei avere la possibilità di reclamare il maltolto, credo. O posso solo attendere le elezioni e sperare che anche altri vogliano cambiare amministratori?

  65. vincesc

    Chi ha perso non lo so, so chi ha vinto: l’On.Belusconi. Ha guadagnato voti in campagna elettorale. Ha dato ai suoi amici la parte buona di Alitalia (che adesso chiedono già favori) ha fregato i sindacati che effettivamente adesso hanno l’obbligo di accettare l’unica proposta.

  66. Alfio

    Non per fare il supporter, ma io ho seguito la vicenda su Repubblica.it ed è li che mi sono fatto un idea perfettamente riassunta dall’articolo di Polo. Comunque quello che personalmente mi scandalizza di più sono le parole di certi imprenditori cosiddetti di sinistra (leggi l’intervista a Colaninno di Maltese): davvero imprenditori con le pezze al c..o!

  67. salvatore

    Cari amici, ma cosa vi aspettavate? Dietro (o davanti?) a Berluscono c’è Dell’Utri. Dietro (o davanti?) a Casini c’è Cuffaro. Dietro (o davanti?) a Veltroni c’è Bassolino. E Vetroni, incapace di estromettere un individuo come Bassolino, poteva fare qualche cosa? E ci fidiamo ancora dei sindacati? Questi sono semplicemente i portavoce di mafia e camorra. Pensate che i beneficiati di sempre di Alitalia avranno CIG e altri benefici, mentre ci sono un numero abnorme di co.co.co. che continueranno ad avere contratti trimestrali e da fame. Cosa volete che sia Alitalia. E’ solo lo specchio del nostro Paese.

  68. giulio

    Questo è un chiaro imbroglio che non mi spiego come la maggioranza degli italiani non capisca … anzi me lo spiego perchè siamo un popolo a cui fa comodo non informarsi e ci facciamo girare come trottole dal cav. e dai suoi amici. Alcune considerazioni: – due hub in Italia è una assurdità, e un hub deve essere a Roma – al famoso nord-est non gli interessa Malpensa: tutti i loro uomini d’affari per girare il mondo vanno in aeroporti europei con altre compagnie – una di queste compagnie del nord est è airdolomiti comprata da Lufthansa: quando questo è successo nessun leghista ha parlato – airone non è stata comprata da Lufthansa perchè gravemente indebitata, grazie cav. per averci fatto questo regalo – perchè tanto odio verso i francesi da parte della destra: dobbiamo imparare da loro – sindacati ottusi, ma se non diamo una svolta noi cittadini in cabina elettorale ci dobbiamo tenere sta gente.

  69. angelo ruggeri

    Condivido tutte le parole dalla prima all’ultima. Se è possibile condivido in modo ancora più forte le parole scritte relativamente alla stampa.

  70. Giancarlo

    Caro Professore, sono al quasi del tutto d’accordo con la sua analisi. Tuttavia il confronto non tiene in considerazione la tempistica delle offerte … quella di airfrance avveniva mesi fa con un prezzo del greggio significativamente inferiore ai valori attuali. Lei non pensa che Airfrance avrebbe rivisto l’accordo alla luce di tale cambiamento? Con tutte le compagnie che sono fallite negli ultimi mesi e le rotte chiuse (incluse quelle di Airfrance) a me pare giusto tenere la tempistica delle offerte in considerazione. Detto questo non penso che il prezzo del greggio avrebbe provocato una riduzione dell’offerta da 1,300 miliardi (da 300 di guadagno al miliardo di spesa di cui lei parla) ne 4 x esuberi.

  71. Henry

    In tutta questa vicenda, l’affermazione che più mi fa impazzire è quella secondo cui il sistema Italia avrebbe convenienza a mantenere l’esistenza di una compagnia di bandiera, e di conseguenza, farebbe bene, sull’altare di codesta convenienza, ad accollarsi tutti gli oneri della bad company, oltre che a sospendere in qualche modo le norme antitrust. Ora, a me pare che il cd. "sistema" altro non dovrebbe essere che la somma dei vari interessi portati da tutti i cd. stakeholders, fra i quali dovrebbero spiccare anzitutto quelli dei potenziali passeggeri. L’interesse dei quali è la moltiplicazione dell’offerta e non il suo appiattimento per "ragion di Stato". Qui il pubblico doveva intervenire solo per tutelare i dipendenti che perderanno il posto di lavoro. Tutti gli altri avrebbero dovuto subire le perdite che sono connaturate ad un’attività di impresa, e fra questi tutti, metto anche azionisti (piccoli e grandi) ed obbligazionisti, cha fino a prova contraria, sapevano o avrebbero dovuto sapere a chi stavano affidando i loro risparmi, visto che lo sfacelo Alitalia è da anni sotto gli occhi di tutti.

  72. Claudio Livolsi

    Potevano rinominarlo Piano SalvaIntesa, in sostanza si spostano i crediti che Intesa (e le altre banche creditrici) vantavano verso Alitalia sullo Stato, grarantendone così il rimborso e si cede l’azienda ripulita ad un gruppo di imprenditori furbetti per due lire. Purtroppo nemmeno l’Europa stavolta ci salverà: i troppi interventi di salvataggio fatti da Germania (IKB), Inghilterra (Northern Rock) e Francia (EADS) non le permetteranno di fare la voce grossa con il governo italiano e la renderanno comunque attaccabile, per cui il buon Passera ha fatto un’altro colpaccio dei suoi. Le classi dirigenti ed imprenditoriali di questo paese sono esattamente uguali alla classe politica, abbiamo poco da lamentarci, abbiamo i politici che ci meritiamo.

  73. ANDREA

    Salve professore, io concordo in pieno il suo pensiero, ma farei notare in più che questo fenomeno della collettivizzazone delle perdite da parte dei contribuenti è un caso puramente italiano. Credo che venga da un’impostazione politica/economica/lobbistica data ormai da anni dai vari personaggi influenti. Ho 23 anni e sono laureando in economia e sono veramente scoraggiato nel vedere una situazione non meritocratica nella maggior parte delle situazioni che si vengono a creare in Italia. Spero che continuerete nel vostro ottimo lavoro, che a volte da speranza a noi giovani in un’Italia democratica, meritocratica.

  74. Luca

    In questa situazione è evidente che per coprire i costi di una azienda "pubblica" che ha stratificato negli anni assunzioni, spesso inutili e dettate da pressioni politiche, la politica stessa oggi fa pagare il conto ai contribuenti.

  75. MARCO

    Ancora una volta si è dimostrato come la democrazia italiana sia fortemente malata, invasa da un cancro difficile da sconfiggere: la faziosità dell’informazione. D’altronde sono 15 anni ormai che si denuncia il fatto che colui che presenta la questione come una scommessa vinta abbia 3 reti telivisive eccetera eccetera eccetera, ma ormai non si è a un punto che la cosa non desta più scalpore. E allora crediamo pure che questa soluzione al problema Alitalia sia la migliore.

  76. Fabio Vivian

    La vicenda Alitalia è un fallimento dell’intera società nazionale: politico, industriale e sindacale! L’unica soluzione da Paese normale sarebbe stata, molti anni fa, il fallimento: chiunque abbia mai avuto la sventura di volarci mi capisce benissimo! Breve riassunto: All’inizio si sono pensate strategie di risanamento cervellotiche ed inefficaci, sempre tra indebite interferenze di loschi figuri politici e sindacali; poi, il precedente Governo aveva provato a regalarla ad Air France, prevedendo uno scambio tra il limitatissimo numero di esuberi e l’azzeramento del valore delle azioni, con buona pace dei piccoli risparmiatori. L’incredibile e tafazziana reazione dei sindacati, abilmente sfruttata dal “Mago di Arcore” per puro calcolo elettoralistico, ha regalato il pretesto ideale per far naufragare la svendita. Ora nasce la nuova Fenice: un piano della Banca Prodiana dove pochi selezionati amici, alcuni di sinistra, definiti “Imprenditori” (Colaninno!?!), s’intascano il malloppo mentre la “Bad Company” la finanziano i contribuenti! Il delirio continua: spuntano Governatori che vogliono partecipare alla festa, sindacalisti-politici che pretendono di dettare l’agenda, ecc.

  77. Roberto Santoro

    Gentile professore, vorrei aggiungere un fattore "mediatico" a questa discussione. Nella passata campagna elettorale quello di Alitalia era uno dei temi chiave al centro di ogni dibattito e in riferimento al quale l’attuale premier si è detto pronto a difendere l’italianità di Alitalia con ovvi benefici in termini d’immagine. Mi chiedo cosa mai vorrà dire italianità di un’azienda in un mondo dove anche le grandi griffe nostrane producono all’estero. Il punto cruciale secondo me è che se l’UE ostacolerà il salvataggio (e personalmente me lo auguro), ciò non sarà certo da imputare alla maggioranza che anzi avrà fatto il possibile, poverina. Siamo in un mondo mediatico in cui non solo non si da informazione ma, più grave, la si crea e la si da a puri fini propagandistici prescindendo da corretti principi di convenienza economica, equità sociale o pubblico interesse.

  78. Baretto

    E’ inutile stare quì a dire "era meglio air france o no"! Analizzare la situazione attuale è di vitale importanza. Sono uno stewart di questa compagnia e posso dire di conoscere bene, dall’interno i pregi e i difetti di questa azienda. Ho assistito alla fine di questa azienda, fine sicuramente voluta, perchè non si spiega altrimenti come sia possibile volando con aerei pieni arrivare a questo punto. Una domanda che mi sono sempre fatto e che non ha mai avuto risposta è questa, come mai Alitalia, dagli anni ’90 epoca di mani pulite, non è mai stata neppure sfiorata da nessuno scandalo inerenti tangenti o simili. Ricordo implicate le Ferrovie, ministero sanità, esercito, ecc Alitalia mai. Non è strano in una azienda dove gli appalti sono all’ordine del giorno e sono cifre con parecchi zeri? Strano no? Neppure "striscia la notizia " ha mai trovato nulla. Ora devo assistere alla fine di una cosa che se fosse stata ben gestita sarebbe potuto essere attiva e viva, invece ringraziando i vari governi che si sono succeduti siamo alla frutta, che fine faremo? Non so, so solo che a marzo ci fu un gran parlare per i 600 esuberi di Malpensa. E ora con i 5000 di Roma che faremo?

  79. Andrea Conigliaro

    Dalle mie reminescenze ricordo come l’Italia venisse definita una nazione con un forte capitalismo di Stato e poche famiglie di imprenditori. Mi sembra tuttavia che i paradigmi stiano cambiando e che si delineino due tipi di imprenditori: i "nuovi", che non necessariamente hanno i denari (tanto ci sono le banche che anticipano), raccolgono i frutti (tanti) dei loro (scarsi) investimenti. Viceversa gli altri "imprenditori" costruiscono infrastrutture, pagano tariffe, si accollano debiti e non protestano nemmeno! Di questa categoria di cittadini-imprenditori siamo tutti partecipi e infatti pagheremo i debiti di Alitalia, stiamo costruendo l’Alta Velocità per far correre i trenini di Montezemolo & Co., paghiamo i pedaggi delle Autostrade per l’Italia e magari gioiamo quando il titolo vola in borsa non accorgendoci minimamente di essere azionisti senza diritto di voto né di dividendo.

  80. Flavio Patria

    1. Ma l’Alitalia pensata da Berlusconi non doveva essere il "vettore" dell’italianità nel mondo? 2. E’ possibile che in Italia un’azienda per produrre utili debba quasi per forza operare in regime di monopolio?

  81. G. Cincotta

    Ciò che sfugge (o vuol sfuggire) è il fatto che ad oggi l’unico piano attivo è quello di SEA Spa con la Lufthansa AG che prevede nei prossimi anni l’implementazione del 4 hub della compagnia tedesca a Milano (Malpensa) assieme ai suoi Hub di Frankfurt, Munchen e Zurich, il resto è tutto da vedere (piano Fenice). Il piano Scala (all’accordo presente anche il ministro dei trasporti tedesco ndr) prevede il ritorno di Malpensa in Hub oltre al fatto che la stessa alleanza "Star Alliance" ve ne farà parte (oggi Star Alliance dopo la fuga di Alitalia con il falliemtare piano di Schisano su Fiumicino in orbita SkyTeam è l’alleanza più presente su Milano con voli di medio e lungo raggio coadiuvati, tramite la partenership con Lufthnasa anche da Air One). Il modello Hub & Spoke è quello più vincente checchè se ne dica, nel 1997 il 56% del traffico aereo mondiale è transitato sugli Hub con un aumento del 4% annuo a differenza del modello point to point che con il caro petrolio sarà sempre maggiormente penalizzato e lo si vede sulla grande crisi delle Low Cost che alla fine lascerà a terra parecchie compagnie dove solo poche a carattere continentale sopravviveranno.

  82. renato

    In tutto questo piangersi addosso, non ho sentito nessun ente " ENAC; ENAV", cogliere la palla al balzo e profittare della situazione per inquadrare la crisi in una politica del trasporto aereo nazionale. Totale silenzio. Così fallita AZ sarà il CAI, o chi ne sarà proprietario, a dettare le regole. La stampa non riesce neanche ad esercitare il suo diritto di cronaca per un problema così grande che credeo qualcuno glielo impedisca con la pistola o qualcosa di analogo. Quello che però amareggia è che anche stavolta, il sindacato invece di mandare un gruppo di tecnici e di esperti, mandi i propri capi che all’oscuro dell’argomento tratteranno su qualcosa che non conoscono e che poi, per non perdere la faccia continueranno a sostenere le proprie posizioni sempre d’accordo con padroni e governo. Peccato credo che CAI tocchi sempre a pantalone sono veramente spiacente.

  83. s mosca

    Non vorrei essere provocatorio ma essendo chiare le responsabilità della politica e dei sindacati nella pessima gestione della Compagnia proporrei di addebitare loro tutti i costi che si intende scaricare sui contribuenti attraverso un recupero dal finanziamento pubblico dei partiti e facendo pagare ai sindacati l’ICI per gli immobili di loro proprietà.

  84. roberto (dipendente alitalia)

    Stupendo, da alcuni commenti percepisco l’idea strisciante che non dobbiamo prendercela con il cattivo quando fa il cattivo, perché noi sappiamo che è fatto così. Piuttosto bisogna indignarsi con chi gli permette di fare il cattivo o non si oppone abbastanza.

  85. Alberto

    Dopo la legge sulle immunità per le tre più alte cariche dello stato, il decreto alitalia è il più vergognoso provvedimento preso da questo governo. Senza essere esperti di economia, come del resto non lo sono nemmeno io, tutti possono capire che sia il paese, sia lo stato sia, la compagnia aerea hanno perso con il nuovo piano fenice rispetto a quello Air france-KLM. Infatti Alitalia sarebbe entrata nel più grande gruppo aereo europeo e non sarebbe diventata una piccola compagnia regionale che non riuscirà mai a ritagliarsi uno spazio nel competitivo mercato aereo europeo. Inoltre gli esuberi saranno molto maggiori rispetto al piano di Spinetta, il piano industriale è chiaramento meno ambizioso (perdiamo l’hub nazionale), e inoltre i debiti verranno pagati dalla collettività mentre Air France li avrebbe pagati interamente di propria tasca, senza mettere le mani nelle tasche degli italiani (come ama dire qualcuno!). Il governo ha dato prova di non avere rispetto delle norme di trasparenza e del libero mercato, ma di essere liberale solo a parole come ci si poteva immagianre dal governo di un quasi monopolista come Berlusconi!

  86. Rosella

    Ma quando ci stancheremo di prendere mazzate dai nostri governanti? E per i danni che hanno provocato in anni e anni di malgoverno chi ci risarcirà?

  87. francesco

    La società intellettuale si indigna dell’accaduto: l’Alitalia è stata un’altra vittoria dei pochi sui tanti. I giornali, i giornalisti e gli intellettuali però manifestano posizioni critiche assolutamente inefficaci, non per la corretteza razionale delle argomentazioni, bensì per il modo in cui costoro fanno si che esse si diffondano e prendano piede all’interno dell’opinione pubblica. La vera colpa pertanto è di coloro i quali, padroni della conoscenza e della ragione, non spendono la propria vita a raggiungere risultati e si fermano, incapaci di agire, difronte alla complessità di questi deboli giochi di potere.

  88. Claudio Giudici

    Il caso Alitalia non può essere valutato in termini primariamente contabili e finanziari, ma primariamente strategici. Alitalia a maggior ragione, ma invero ogni azienda, non è una cellula a sé stante da guardare come si guarda un monolite; essa rappresenta parte del fulcro di un indotto che si chiama economia italiana e che si compone degli alberghi, dei bar, dei taxi, dei negozi, delle industrie, ecc. che poi avranno contatto con quei forestieri. Ciò vorrà conseguentemente dire maggiori entrate tributarie per il nostro erario. Dunque, quei 125 euri gravanti su ogni cittadino, calcolati dall’Economist, rientreranno moltiplicati (per quanto il sistema sarà in grado di rendere dinamico ed efficiente il complesso delle relazioni economiche) per il circolo virtuoso dell’economia nazionale. Anche nella prospettiva dei megaflussi previsti per il prossimo decennio da Cina, India e Russia, i francesi avrebbero avvantaggiato il mercato italiano o quello francese nel caso in cui Alitalia fosse diventata loro? Ed infine, perché la nazionalista Francia punta a rafforzare la propria compagnia di bandiera con l’acquisizione di quelle straniere?

  89. Mario Lorenzo

    Il tempo e gli errori del passato insegnano molto anche ai banchieri. In modo schematico: IntesaSan Paolo vanta dei crediti su Alitalia. Li recupera attraverso lo sdoppiamento tra bad company e CAI. I debiti li pagano i cittadini gli utili li intascano i "grandi industriali". Sbaglio o anche con Parmalat è stata fatta la stessa operazione ma in modo più brutale? Cioè, in quel caso si recuparono i crediti attraverso la vendita di azioni agli ignari investitori; adesso, nemmeno vendendo, ma obbligando tutti i cittadini ad "acquistare" una quota di debiti?

  90. Fabrizio Arbasino

    Egregi Signori, il sottoscritto è un semplice libero professionista (avvocato) di Voghera, con la forte sensazione di patire, paradossalmente, un "rischio" di impresa assai più forte di molti concittadini che posseggono la fama di essere grandi imprenditori (sempre più spesso finanzieri se non addirittura speculatori). Gli Italiani, forse, anche nel caso Alitalia, avranno solo quello che si meritano. Mi domando se nell’interesse del contribuente e del Sistema Italia il fallimento di Alitalia potrebbe essere più auspicabile rispetto al Piano Fenice.

  91. Valerio Guerra

    Alitalia è stata accompagnata al fallimento da un sistema politico che, come in tante altre situazioni italiane, non ha saputo né voluto eliminarne le inefficienze della gestione e, soprattutto, ha preferito perdere Alitalia piuttosto che Malpensa, non eliminando un hub che tutti i piani dei più grandi vettori internazionali hanno poi reputato inutile e che è costato circa 200 mln di euro di rosso all’anno ad Alitalia. Ancora oggi la Lega e Berlusconi, attraverso il piano Fenice, oltre a fare un regalo alla cordata arrabattata per questioni di immagine, promuovono una mini compagnia che garantisca maggiori garanzie per Malpensa e il monopolio sulle principali rotte italiane. Il tutto, come sempre, sulle spalle degli italiani, a cui poco importa se l’operazione costerà oltre 2 miliardi di euro e quasi 5.500 esuberi in più, saranno sicuramente più curiosi di seguire i prossimi emozionanti spot elettorali.

  92. aldo solimena

    Non sono affatto sicuro che quei 125 € calcolati dall’Economist a carico delle tasche dei contribuenti saranno restituiti sotto forma di vantaggi per il sistema paese.- Al contrario, temo che siano solo l’aperitivo di ulteriori batoste (basti pensare al prezzo della tratta Milano-Roma in condizioni di monopolio, o la prennunciata quasi chiusura di Linate, sono le prime due cose negative che mi vengono in mente).- E poi sarebbe stato lecito aspettarsi una restituzione di soldi ai contribuenti, non questo ulteriore addebito, visto il costo per le tasche dei contribuenti che Alitalia ha già rappresentato negli ultimi 20 anni.

  93. Piero Torazza

    L’analisi è molto utile come al solito, il cittadino non avrebbe queste info. Ora però l’accordo è saltato. Se interessa vorrei azzardare un’analisi della mentalità del "popolo" italiano: è la base di ogni altro ragionamento tecnico/economico. Provo a far finta di essere un marziano che osserva un dramma comico in 2 atti: 1) In primavera una parte fa saltare l’accordo Airfrance x fini elettorali, un danno da 3 miliardi: con il tifo dei propri fans e le critiche degli altri in minoranza; 2) A settembre parti invertite: non è più possibile tornare indietro, forse era meglio assorbire i 3 miliardi di danno (comunque vada in gran parte ormai "da pagare"), ma la controparte fa leva sui privilegi di alcuni e fa saltare tutto per rendere pan x focaccia (anche se in termini di immagine secondo me sarà un autogol: i mass media non ricorderanno il danno di primavera). IN SINTESI: il "tanto peggio tanto meglio" è bipartisan.. è cultura nazional-popolare. La vera 1° riforma non sarebbe politica o economica: sarebbe culturale. Manca il senso dello stato in quasi tutti.

  94. Isci

    Forse il più bello articolo sull’Alitalia e personalmente quello che più associo al vero specialmente la parte sull’antitrust e sui media.

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