Ringrazio tutti i lettori per questi commenti estremamente interessanti. Abbozzo una risposta collettiva, proverò anche a rispondere individualmente se qualche lettore sarà insoddisfatto e vorrà contattarmi via e-mail (zanella@unisi.it)
Mi pare che quello che accomuna diversi commenti sia la percezione che le misure adottate dal ministro Brunetta saranno controproducenti — percezione che fondamentalmente condivido — per quattro ragioni, che metto in ordine (soggettivo) di importanza:
(1) Non vanno al nocciolo della questione, cioe’ il fatto che gli abusi (assenze ingiustificate, doppi lavori e quant’altro) riflettono in ultima istanza un fondamentale problema di incentivazione (che include la sanzione) dei dirigenti e di chi deve organizzare il lavoro nell’amministrazione pubblica. Se il dipendente di un ministero al mattino può andare a fare il carpentiere o il muratore (per riprendere un esempio di un lettore, non ho elementi per quantificare il fenomeno) senza che nessuno se ne accorga, c’e’ chiaramente un problema di organizzazione del lavoro. Migliorare la produttività della PA richiede incentivi appropriati per i dirigenti, non c’è dubbio.
(2) Demotivano e colpiscono economicamente i dipendenti pubblici che fanno onestamente (e anche di più), il proprio lavoro. E non c’è dubbio che ce ne siano. Questo non puo’ che andare a scapito della produttività complessiva del comparto pubblico, perche’ si demotivano esattamente gli individui più produttivi.
(3) Possono tutto sommato venire facilmente raggirate sostituendo assenze non retribuite con altre assenze retribuite. Va detto che le ultime due indagini del ministero si preoccupano giustamente di monitorare anche la dinamica delle assenze per ragioni diverse dalla malattia: nel campione
utilizzato queste risultano in calo di circa il 10%. Anche questo numero è però viziato dai problemi di selezione di cui parlo nell’articolo. Vedremo a consuntivo.
(4) Non sono economici: è assurdo, come riportato da Giorgio Benussi nel suo commento, far esplodere in maniera generalizzata la spesa per i controlli per colpire abusi che indubbiamente ci sono ma non sappiamo quanti siano. Di nuovo, senza nessun serio calcolo costi-benefici si rischia di fare soprattutto molta propaganda.
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Fabrizio Francescone
Gentile Professore, lei ha pubblicato uno studio, mentre le risposte dei lettori sono di tipo emotivo. La PA ha ancora molti problemi, ma credo che si stia avviando, anche se con molto lentezza, verso la via della guarigione. Alcuni settori come l’Agenzia delle Entrate stanno un po’ meglio, poichè ormai da otto/nove anni ha improntato una ristrutturazione organizzativa interna e, con l’aiuto delle OO.SS. sta anche attuando un rinnovamento dell’ordinamento professionale del proprio personale. Ma la strada è ancora lunga. La speranza è nei giovani.
Paola
Leggo oggi la risposta di Giulio Zanella ai suoi lettori. Approvo pienamente i quattro punti. Aggiungo un esempio pratico legato al 4° punto. Sono una dipendente della p.a. (ente locale) che ha all’attivo in tre anni di servizio ben n. 1 (uno) giorno di assenza per malattia. Giorno che era già ricompreso nella "cura Brunetta". Essendo il mio stipendio composto da "tabellare" + "indennità di comparto", come la maggior parte degli stipendi degli enti locali (e comunque, a parte dirigenti e posizioni organizzative, le indennità ulteriori non sono particolarmente elevate) la decurtazione del mio stipendio è stata di Euro 2,00 (pari ad un giorno di indennità di comparto). Fatto un rapido calcolo del numero di comunicazioni ed operazioni necessarie a rendere effettiva la decurtazione, lascio immaginare quanto ci sia di risparmiato.