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UNA GHEDDAFI TAX PER L’ENI

Il disegno di legge di Ratifica del trattato con la Libia, approvato dalla Camera, prevede l’impegno dell’Italia a finanziare la realizzazione in Libia di progetti infrastrutturali di base per 5 miliardi di dollari: 250 milioni di dollari (180 milioni di euro) all’anno per venti anni. Tutti questi soldi verranno raccolti con un’addizionale all’Ires… sull’Eni. Ovviamente il testo di legge non si esprime esattamente in questi termini: secondo l’art. 3, questa addizionale si applica nei confronti di tutte le società e gli enti commerciali residenti che rispondono a un insieme di requisiti che di fatto solo l’Eni soddisfa. E in effetti, per fare i calcoli del gettito atteso dall’addizionale, la relazione tecnica fa riferimento a dati di bilancio coerenti con quelli… dell’Eni. Per la terza volta nel giro di pochi mesi, l’utile dell’Eni viene quindi in aiuto alle finanze dello Stato: con la Robin tax, con il finanziamento “volontario” di 200 milioni per la social card (su un totale di 450 milioni), con questa nuova Gheddafi tax  di durata ventennale. Cosa può giustificare un ricorso così disinvolto a norme fiscali ad personam? Forse la volontà di portare via all’Eni una parte della sua rendita da monopolista. Ma l’estrazione della rendita del monopolista dovrebbe avvenire con la regolamentazione, e andare a beneficio degli utenti, garantendo loro prezzi più bassi. Obiettivo che non solo non è stato ancora raggiunto ma che, evidentemente, non si intende perseguire neppure nei prossimi vent’anni. Della rendita di questo monopolista lo Stato già gode, in quanto azionista: l’effetto della Gheddafi tax, come della Robin tax, sarà quindi, più modestamente, quello di evitare che essa si traduca in dividendi anche per gli azionisti privati, perché l’azionista pubblico, a cui ne spetterebbero solo il 37,7 se li porta via prima che vengano distribuiti approfittando del suo… power to tax.

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NOTE TECNICHE SULL’ACCORDO INTERCONFEDERALE DEL 22 GENNAIO

  1. encas45

    E’ l’ennesima prova, che il nostro Presidente del Consiglio ritiene l’Italia non come nazione, ma come una sua ulteriore azienda, in barba al conflitto di interessi. Per togliere Berlusconi, bisogna prima togliergli la possibilità di andare in video, perchè il Grande Affabulatore riesce sempre ad incantare i poveri di spirito a dargli il voto.

  2. Piero

    Interessante articolo. Si potrebbe completare forse così : 1) chi costruirà le autostrade libiche? Impregilo cugina stretta di atlantia autostrade per l’Italia; 2) cosa prevede la nuova convenzione autostrade varata a luglio? Aumenti tariffari anche se poi non ci fossero investimenti (art. 14 e 15 credo); 3) chi sono gli azionisti forti di Cai-Nuova Alitalia che si accolleranno l’onere sempre più pesante di sostenerla fino alla vendita ad Air France? Impregilo ed Atlantia Autostrade! Naturalemente pura casualità; 4) Quanti italiani lo sapranno? Massimo il 5% che legge un po’ i giornali. Quanti se ne ricorderanno fra un po’? Praticamente nessuno. Let it be.

  3. aldo

    Questa era la canzone che si cantava ai tempi della conquista della Libia e l’amore fu tanto che siamo andati nel "suol d’amore" a fucilare e impiccare tutti i libici che hanno difeso la loro patria. Anche allora si distorceva la realtà al fine di ottenere consenso. Chi l’avrebbe detto che la nostra Democrazia, che tanto sangue e sofferenze costò agli italiani, doveva finire in pasto a questo cannibale che vuole risuscitare idee condannate dalla storia e calpestare la nostra Costituzione. Bisogna dar vita ad una nuova Resistenza perchè il periocolo che incombe sulla nostra Italia è spaventoso.

  4. HIRLI HERLI

    Non sono d’accordo con chi sostiene che il signor Berlusconi considera l’Italia come una sua azienda. Se così fosse, l’amministrerebbe meglio, a meno che fregare gli azionisti di minoranza (ovvero noi tutti) non sia la vera essenza del Capitalismo. Per amministrare meglio, sarebbe utile evitare che un tipo come Tremonti facesse il ministro (tanto meno dell’Economia). Il signore in questione ha già prodotto uno sconquasso con la sciagurata imitazione di titoli strutturati (leggi molte, troppe cartolarizzazioni), ha rovinato le finanze del Paese e ne ha, per quanto possibile, peggiorato la morale con il condono edilizio. Il provvedimento ad personam per ENI rientra in questa logica: perdite per tutti e guadagni per pochi che, magari, ti aiuteranno in una (disonorevole) impresa come quella di CAI- Alitalia, guadagnandoci, ovviamente. I risparmiatori che hanno investito su un titolo buono sono serviti, ossia fregati, as usual. Il nostro ministro ed il suo capo non credono né nell’economia di mercato stile neoconservatore, né in quella che va sotto il nome di economia sociale di mercato. Scrivono belle prediche e pensano agli affari loro e degli amici loro necessari per comandare.

  5. Francesco

    Articolo a dir poco illuminante. Leggendo, mi viene anzitutto da confermare quanto scritto nel mio commento all’articolo di Marco Iezzi del 10.12.2008 a proposito di Energia e Ambiente. Siamo di fronte ad uno strano tipo di capitalismo avanzato dove, lo stato si comporta come una qualsiasi holding privata che controlla cioè le sue società (monopoliste in settori chiave dello sviluppo economico) non per dare un vantaggio ai cittadini in termini di servizi efficienti e poco costosi promuovendo inoltre l’innovazione continua (i famosi investimenti per dare all’Italia una effettiva indipendenza energetica). Al contrario lo Stato (chi lo gestisce) si comporta come se dovesse remunerare gli azionisti (che sono poi i controllati e i loro amici). E’ questo il sistema di libero mercato (leggi: privatizzazioni) di cui parlano gli economisti?

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