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APPUNTI PER IL G20*

La riunione del G20 non dovrebbe cercare di risolvere tutti i problemi, ma concentrarsi sulle decisioni più urgenti. Prima fra tutte, una nuova architettura della regolamentazione. Che dovrebbe fondarsi su una completa trasparenza del sistema finanziario e sul rafforzamento delle regole prudenziali per le banche ma in modo chiaro e semplice: “Keep it simple” come il titolo delle proposte di policy. Lo studio analizza le cause macroeconomiche della crisi e fornisce proposte per risolvere gli squilibri nei pagamenti internazionali, anche attraverso un ruolo rafforzato delle istituzioni internazionali. In materia di regolamentazione finanziaria, la vigilanza dovrebbe essere organizzata per obiettivi. E in Europa concepita come l’attuale sistema delle banche centrali.

VIGILANZA PER OBIETTIVI

Ci sono due questioni fondamentali di una nuova architettura della regolamentazione che devono essere decise in via preliminare. Primo, le attività commerciali e di investimento delle banche devono essere di nuovo legalmente separate, come lo erano un tempo sotto il Glass-Steagall Act? Oppure possiamo convivere con il sistema di grandi banche universali, che ora prevale anche negli Stati Uniti, dopo la scomparsa delle banche di investimento di Wall Street?
La nostra opinione è che dovrebbe essere sufficiente rafforzare le regole prudenziali delle banche, per evitare l’eccesso di leva finanziaria sul capitale e l’utilizzo del denaro dei depositanti per assumere rischi sul mercato dei capitali. Si dovrebbe far sì che il sistema finanziario sia completamente trasparente, per garantire che i rischi siano visibili e ben compresi dagli investitori come dai regolatori. Non sono invece necessarie né la separazione legale tra attività commerciali e di investimento né il divieto per particolari attività. È sufficiente imporre più alti vincoli di capitale su quelle attività intraprese dalle banche che oltrepassano la loro normale attività, come ad esempio il proprietary trading e il credito a istituzioni altamente indebitate.
In secondo luogo, la nuova struttura di regolamentazione dovrebbe essere organizzata per istituzioni, quali banche, compagnie di assicurazioni, fondi di investimento e così via? Oppure dovrebbe essere organizzata per obiettivi, con autorità separate che si occupano della stabilità a livello macro, della vigilanza a livello micro e della trasparenza e della protezione degli investitori? Propendiamo per questa seconda soluzione: è anche più probabile che conduca a una rapida concentrazione delle funzioni di regolamentazione e vigilanza a livello europeo.
Un approccio realistico consiglierebbe di iniziare centralizzando le attività di vigilanza e regolamentazione all’interno di grandi aree geografiche – per esempio, Stati Uniti, Unione Europea e Pacifico – e poi stabilire un coordinamento stretto tra queste autorità di regolamentazione, a livello globale.
Negli Stati Uniti, il piano Paulson ha già proposto una netta semplificazione delle regole attuali, introducendo un sistema di regolamentazione per obiettivi nel quale la Federal Reserve abbia il compito di vigilare sulla stabilità di lungo periodo di tutte le istituzioni finanziarie, indipendentemente dal loro status legale, e dove agiscano fianco a fianco anche un’autorità di regolamentazione a livello micro e un controllore della gestione degli affari.
In Europa è troppo presto per aspirare a un’unica autorità di regolamentazione a livello centrale: esistono ancora differenze troppo ampie nei sistemi legali e nelle tradizioni amministrative. Ma è anche troppo pericoloso lasciare inalterata la situazione attuale, con le sole autorità nazionali.
Karel Lannoo del Ceps e il rapporto De Larosière hanno proposto un percorso che porterebbe alla creazione di un sistema europeo di autorità di vigilanza finanziaria, organizzata come l’attuale sistema europeo delle banche centrali. In questo schema, i comitati regolatori di livello tre verrebbero trasformati gradualmente in due autorità a livello europeo: un’autorità europea per le banche e le assicurazioni, con il compito di vigilanza prudenziale sulle grandi istituzioni transnazionali, e una autorità europea su titoli e obbligazioni, con il compito di garantire la protezione degli investitori. La Banca centrale europea avrebbe il compito di garantire la vigilanza prudenziale a livello macro, controllando l’accumulazione di debiti eccessivi e l’inflazione nei prezzi delle attività, con un chiaro mandato ad agire immediatamente per bloccare eventuali trend destabilizzanti. Un nuovo Consiglio del rischio sistemico vigilerebbe sull’intera costruzione.
Un evidente vantaggio di un simile approccio di regolamentazione per obiettivi è che le nuove autorità europee potrebbero essere costruite a partire dalle reti di autorità di regolazione già esistenti, senza mettere subito in discussione le strutture di regolamentazione nazionali. Oltre a una delega dei poteri legali di attuazione delle regole, agli Stati membri si chiederebbe solo di indicare l’autorità nazionale di regolamentazione chiamata a far parte delle tre autorità europee e ad applicarne le decisioni a livello nazionale.

LE REGOLE A LIVELLO MICRO

Decisioni vanno prese anche sugli elementi chiave della regolamentazione prudenziale a livello micro: vincoli di capitale, incentivi per i manager, regole di trasparenza.
Mentre nessuna istituzione finanziaria di qualche rilevanza sistemica dovrebbe sfuggire a un adeguato controllo da parte delle autorità, non c’è bisogno di regolare ogni attività finanziaria o di mercato, laddove ci sia evidenza di un fallimento di mercato. Al contrario, sono sufficienti solo alcune misure, concentrate sulle banche che godono dei benefici della garanzia sui depositi, accompagnate da vincoli di maggiore trasparenza per gli altri intermediari finanziari.
Il nostro suggerimento sui vincoli di capitale delle banche è di abbandonare le regole di Basilea II, per sostituirle con una aliquota fissa calcolata sul totale delle attività, senza alcuna eccezione. Il livello massimo di leva finanziaria non dovrebbe mai più superare un tetto di dieci. Inoltre, si dovrebbero imporre vincoli più restrittivi sulle attività di rischio che non appartengono alla normale attività bancaria e, se possibile, sui livelli in eccesso.
Misure specifiche, già ben identificate nel dibattito pubblico, dovrebbero condurre a un rafforzamento della gestione del rischio all’interno delle istituzioni finanziarie e a una maggiore trasparenza delle informazioni che riguardano tutti gli attori del mercato e gli strumenti finanziari.
Infine, con incentivi adeguati si possono indurre gli strumenti over the counter a riallocarsi su mercati organizzati, arrivando così a una condivisone dei rischi e, di fatto, all’imposizione di vincoli di capitale al margine sullo scambio di strumenti finanziari derivati e strutturati. 

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FMI DAVVERO INTERNAZIONALE CERCASI

  1. Luciano

    Come è stato osservato esistono due forme di cooperazione, la cooperazione ad hoc e la cooperazione istituzionalizzata. La prima è un metodo secondo il quale le parti interessate si incontrano e se sono d’accordo agiscono insieme. Se non sono d’accordo redigono un comunicato stampa con il quale rendono all’opinione pubblica l’immagine di un impegno comune su scopi e valori generali, salvo tornare nelle proprie capitali per condurre politiche che spesso si rivelano incoerenti e talvolta contrastanti. La cooperazione istituzionalizzata garantisce che azioni e decisioni vengano prese a livello di sistema anche nei casi in cui le parti non riescano ad accordarsi e fa delle istituzioni centri di potere e non mere sedi di consultazione.

  2. mic

    Uno dei mali più grandi è stato proprio l’adozione negli anni novanta del modello della banca universale, ciò ha spinto non solo le banche a fagocitare ogni nicchia finanziaria, ma a spingersi anche in attività con le quali avevano poco a che fare, e che le hanno viste stringere accordi mortali con colossi imprenditoriali. Il grande problema non è quanti e quali istituti di controllo saranno varati, ma se essi avranno al loro interno: primo, l’autonomia decisionale necessaria, secondo, poteri sanzionatori adeguati, terzo, un personale libero da commistioni. Per quanto riguarda gli strumenti finanziari in corso, appare evidente che ci sono una larga massa di titoli completamente slegati dall’economia reale, e che per il loro funzionamento assomigliano molto di più a un gioco d’azzardo. Questi titoli andrebbero tolti dal mercato prevedendo dei piani di rimborso pluriennali a carico degli emittenti (dove possibile) o dello stato in secondo ordine, dopodiché bisognerà che il mercato finanziario si rimetta al servizio dell’economia imprenditoriale, dettando delle regole molto ferree, e approntando una black list degli strumenti non più idonei perchè esclusivamente speculativi.

  3. Marco Solferini

    Occorre guardare con realismo oltre il velo (o il mallo) della carta stampata, in termini giornalistici di propaganda. Questa crisi finanziaria non è veramente il fallimento di un sistema di controlli inadeguato, ma di un "genus" di finanza capitalistica esportato dagli Stati Uniti, che per circa un 30ennio hanno potuto fare quello che volevano in termini finanziari. In Europa era invalsa la prassi che se era fatto negli States, allora andava bene. Ci ricordiamo il ritornello: "Faremo come in America.." Quel modello è stato deificato, anche da chi oggi solleva eccezioni e critiche. Il punto è che quella finanza è speculativa, non crea valore: consuma. Nessuna regola può cambiare la mentalità di un sistema se questo non vuole cambiare. Adesso, in tempo di crisi e con recriminazioni che hanno radici profonde, il G20 non può essere un punto di partenza, ma solo la delimitazione (speriamo più indolore e responsabile possibile) delle alleanze.

  4. Dario

    Nessuno si aspettava che i leader mondiali risolvessero in due giorni, con un colpo di bacchetta magica, ciò che un sistema squilibrato ha creato in decenni di sviluppo; non si può rimproverargli nulla, sono uomini ed hanno fatto ciò che potevano fare: spendere la loro credibilità sulle alleanze contro la crisi, avviare gigantesche manovre di tamponamento e in fin dei conti ostentare consapevolezza dei problemi e sicurezza delle soluzioni. Il "come" è il vero latitante di questo G20. Pompare più soldi nel sistema, invocare nuovi controlli, evitare le fughe di capitali sono manovre "contro" la crisi, come se fosse un corpo estraneo da espellere, ma la crisi è "dentro" il sistema, la crisi è il sistema. Nessun sistema può crescere all’infinito. Le soluzioni non sono facili e richiedono molto coraggio. Riconvertire, ristrutturare, ecologizzare, biologizzare, coltivare, innovare: dovrebbero essere queste le parole d’ordine per un cambiamento "epocale" delle nostre vite. Bisognerebbe smettere di usare la parola "consumare", altrimenti i prossimi a consumarci potremmo essere noi.

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