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ANCHE GLI INGEGNERI SBAGLIANO

 
"…Quantomeno siamo in una gravissima crisi dove il Pil americano è sceso del 13%, dove il Pil inglese è sceso del 12% noi stiamo resistendo…" – Roberto Castelli, viceministro delle Infrastrutture e trasporti – Rai2, Annozero 15 ottobre 2009.

FALSO  

Al di là del fatto che paragonare i dati di Stati Uniti e Regno Uniti con quelli del nostro paese ha poco senso, i dati riportati dal vice-ministro sull’entità della perdita di Pil di Usa e Regno Unito non sono corretti. Rispetto all’ultimo trimestre precedente all’inizio della crisi (quarto trimestre 2007 per gli Usa, primo trimestre 2008 per Italia e Regno Unito), il Pil è sceso cumulativamente del 5.5% nel Regno Unito, del 3.6%negli Stati Uniti e del 6.7% in Italia, per cui non è vera neppure l’affermazione che l’Italia stia facendo meglio degli altri due stati menzionati.
L’errore del vice-ministro deriva probabilmente da una lettura affrettata di una tavola dell’ultimo
Bollettino Economico (il 58) della Banca d’Italia nella quale per gli Usa e il Regno Unito sono riportati i tassi di crescita del Pil sul periodo precedente "in ragione d’anno" (cioè con le variazioni trimestrali più o meno moltiplicate per quattro), mentre quelli per l’Italia in una tabella successiva nella stessa pubblicazione sono riportati in variazione trimestrale non convertita in ragione d’anno.
Non solo gli economisti, a volte persino gli ingegneri sbagliano!
 

   
USA
Regno Unito
  (dati destagionalizzati; variazioni percentuali sul periodo precedente e contributi alla crescita, espressi in ragione d’anno)  
   
PIL
PIL
I trim 2008
-0,7
2,4
II trim 2008
1,5
-0,3
III tim 2008
-2,7
-2,9
IV trim 2008
-5,4
-6,9
I trim 2009
-6,4
-9,6
II trim 2009
-0,7
-2,3
       
   
Italia
   
(variazioni percentuali sul periodo precedente)
   
PIL
   
I trim 2008
0,5
   
II trim 2008
-0,6
   
III tim 2008
-0,8
   
IV trim 2008
-2,1
   
I trim 2009
-2,7
   
II trim 2009
-0,5
   

Fonte: Banca d’Italia, Appendice statistica Bollettino Economico N. 58.

* A cura di Davide Baldi e Ludovico Poggi

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LE MONTAGNE RUSSE DEI DATI CONGIUNTURALI

  1. Claudio Braccesi

    Non vi viene il sospetto che se i dati sono presentati male e contraddittori si può sbagliare?

  2. a.

    Se sbagliare è umano correggere è doveroso, e comunque la prospettazione dei dati per i paesi anglosassoni in termini “annualizzati” avviene abitualmente, gli addetti ai lavori lo sanno benissimo. Leggere quelle tabelle non è compito di un ministro, evidentemente, ma quantomeno di un suo consigliere-collaboratore economico: che abbia sbagliato una figura di questo taglio è ancora più grave.

  3. io

    Non ti viene il sospetto che il vice-ministro Castelli ti stia prendendo per i fondelli ?

  4. pier luigi piccari

    A proposito degli ingegneri è antico il dilemma tra la convinzione che nascano così ed il sospetto che lo diventino in virtù di un particolare processo formativo, ma più recenti ricerche hanno portato alla conclusione che, a parte l’origine della loro attitudine, il problema risiede nel fatto che rimangono tali : il caso dell’ingegner Castelli, con la sua convinta fede che i numeri, giusti o sbagliati che siano, debbano per la loro forza battere anche una evidente realtà, ne è una ulteriore conferma.

  5. ndr60

    Quanti sono gli spettatori di Annozero e quanti sono i lettori di questo sito? Le balle spaziali dette in TV contano molto di più, perchè difficilmente vengono smentite “dati alla mano” subito dopo (o in altre trasmissioni).

  6. ing. Federico Fuga

    Certo che gli ingegneri sbagliano, e certo che nella mentalità comune i numeri sono incontrovertibili. L’errore di fondo è accomunare gli ingegneri a questa mentalità (come fa il sig. Piccari), anzi, la mia prima lezione all’Università, quasi vent’anni or sono (Analisi I dell’ottimo prof. Chiffi) mi fu detto che senza il ragionamento il miglior calcolatore dà soltanto i numeri del lotto (e neanche quelli giusti, aggiungo io). Il fatto è che l’ing. Castelli ha lasciato da tempo la professione dell’ingegnere per dedicarsi a quella del politico. Per la quale, sì, i numeri hanno il valore di uno strumento di conversione di massa: basta vedere l’uso che se ne fa da entrambe le parti, invariabilmente sempre a sproposito. Di sicuro se a scuola insegnassero ad avere meno fiducia nei numeri tout-court, non dico ad imparare a leggerli, questo fenomeno si vedrebbe progressivamente ridotto.

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