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QUI CI VUOLE LA CURA DEL FONDO MONETARIO

Dall’Europa arriva alla Grecia molta solidarietà, ma nessun aiuto concreto. Soprattutto, la dichiarazione congiunta dei leader europei non definisce le basi giuridiche di un intervento contrario allo spirito e al contenuto dei Trattati, non ne indica l’ammontare, né chiarisce come si intende costringere il governo greco a rispettare i suoi obblighi. Intanto, però, si è messo in moto un meccanismo molto pericoloso. Per fermarlo, la Grecia dovrebbe rivolgersi al Fondo monetario internazionale, il cui scopo è proprio quello di disinnescare le crisi speculative.

Dopo giorni di riflessioni, di scambi d’opinioni e di dichiarazioni più o meno chiare, i leader europei hanno partorito una magnifica dichiarazione di solidarietà alla Grecia, che ha tuttavia un inconveniente: manca totalmente di sostanza. Contiene tutto: affermazioni di solidarietà tra europei, fermezza nei confronti di una Grecia che ha totalmente ignorato i buoni principi di disciplina di bilancio, anzi ha addirittura truccato le cifre dei suoi conti pubblici, velata chiusura dell’ipotesi di ricorso al Fondo monetario internazionale.

LO SPETTRO DELLA GRANDE DEPRESSIONE

Contiene tutto salvo l’essenziale: non definisce le basi giuridiche dell’aiuto, contrario allo spirito e al contenuto dei Trattati, né tanto meno chiarisce la natura e l’ammontare dell’aiuto promesso, nonché i mezzi necessari a costringere la Grecia a rispettare i suoi obblighi.
Purtroppo ciò non sorprende. I leader europei, privilegiando l’analisi politica rispetto alla realtà economica, credono di poter modificare il corso degli eventi. Ma non ci si può liberare impunemente dagli obblighi economici, per giunta in un periodo di grave crisi finanziaria.
Il bilancio di Francia e Germania è di poco migliore di quello della Grecia e, quindi, non hanno i mezzi per aiutare quest’ultima. E se anche li avessero, i contribuenti francesi e tedeschi non hanno alcuna intenzione di andare in aiuto ai cittadini greci. La solidarietà verbale è buona cosa. Ma quella finanziaria sarebbe meglio…
Il Pil della Grecia rappresenta solo il 2,8 per cento di quello della zona euro. Ma, dopo la Grecia, verrà il turno del Portogallo (1,8 per cento del Pil della zona euro) e poi quello della Spagna. In quel caso non si parlerà più di 2,8 ma di 12 per cento del Pil della zona euro e addirittura di 17,3 per cento nel caso l’Italia avesse la malaugurata idea di raggiungere il gruppo di paesi in crisi. Si è messo in moto un ingranaggio preoccupante. Anche perché si può essere certi che i mercati finanziari non farebbero che peggiorare tale processo: guadagnano, quotidianamente, cifre favolose, cui non sono certo disposti a rinunciare. Per i mercati, la solidarietà europea è una promessa di profitti, garantiti dai generosi aiuti preannunciati. Se tali aiuti non dovessero concretizzarsi, la reazione dei mercati sarebbe violenta, il che si ripercuoterebbe gravemente sulla crisi già in corso, neutralizzando la timida ripresa in atto. Se l’Europa ripiombasse nella recessione, con l’euro in caduta libera, gli Stati Uniti potrebbero seguirla a ruota. E, questa volta, ci sarebbe un ulteriore problema: i margini d’azione sarebbero inesistenti. I tassi d’interesse sono prossimi allo zero e nessuno rischierebbe di appesantire i deficit di bilancio. Si profilerebbe all’orizzonte lo spettro della grande depressione, che si credeva scongiurato.
Passerebbe, infatti, il messaggio subliminale secondo cui un paese membro della zona euro può permettersi di non rispettare la disciplina di bilancio, perché viene comunque salvato dagli altri Stati membri. Un messaggio del genere è pericolosissimo. È ovvio che i dirigenti europei si impegnerebbero a seguire da presso, con attento rigore, i movimenti della Grecia, per constatare la reale messa in opera dei provvedimenti necessari. Ma cosa potrebbero fare se la Grecia non rispettasse gli impegni assunti? Non esistono modi legali per costringere un paese ad abbandonare la sua sovranità in materia di bilancio. L’unico accordo esistente è il Patto di stabilità, ma è stato bellamente ignorato da Francia e Germania nel 2003 e da tutti gli altri stati membri nel 2008-2009. Si può al massimo arrivare a una sanzione finanziaria nei confronti della Grecia, fino ad un massimo dello 0,5 per cento del suo Pil. Aggravare dello 0,5 per cento un deficit che sfiora già il 12 per cento non è solo risibile, bensì controproducente. Basta immaginare come reagirebbero i mercati finanziari, se per disgrazia si applicassero tali sanzioni. D’altra parte, se queste ultime non venissero applicate, non solo l’unione monetaria perderebbe la faccia, ma finirebbe col legittimare il comportamento scorretto della Grecia.

LA BCE EL’FMI

Tutto ciò è piuttosto deprimente, specie considerando che esiste una soluzione semplice ed efficace: che la Grecia si rivolga all’Fmi. Dopotutto, lo scopo di questa istituzione è proprio quello di disinnescare le crisi speculative. Ne ha sia i mezzi finanziari che la competenza tecnica. E soprattutto dispone degli strumenti necessari per imporre le sue condizioni: per questo è molto temuto. Ma Jean Claude Trichet ha dichiarato che un intervento dell’Fmi sarebbe un’umiliazione per l’Europa. Lui che, di solito, si picca di essere indipendente non ha fatto che avallare l’opinione di Francia e Germania. Tale dichiarazione è alquanto sorprendente. Innanzitutto perché è tecnicamente inesatta. L’unione monetaria si basa sulla rinuncia alla propria sovranità in materia di politica monetaria e non di bilancio. Sono i greci i responsabili del debito del loro governo. I Trattati sono chiarissimi in merito: né la Bce, né la Commissione, né i paesi membri sono vincolati dalla situazione di bilancio di un paese membro. Come ci si può sentire umiliati da una situazione della quale non si ha responsabilità giuridica? In occasione del primo G20, su richiesta della Francia e di altri paesi membri, i capi di Stato e di governo hanno posto il Fondo monetario al centro della lotta contro la crisi, aumentandone le risorse. Hanno pertanto giudicato assolutamente normale, anzi necessario, che un qualsiasi paese – in caso di bisogno – si rivolga all’Fmi. Perché ciò che vale per gli altri paesi non può valere anche per un paese membro della zona euro?
Intanto, siamo alle prese con un fiasco annunciato. Quando hanno promesso il loro aiuto, i leader della zona euro hanno sottolineato che la Grecia non aveva chiesto nulla. Come esigere allora che rispetti le condizioni stabilite dal Patto di stabilità? Rientrando ad Atene, il primo ministro George Papandreou ha dichiarato di essere deluso dalla vaghezza degli aiuti promessi. In altri termini, già si prepara a non rispettare i suoi impegni. Sa bene che una riduzione, profonda e durevole, del deficit susciterà nel suo paese una sollevazione dell’opinione pubblica, che lo obbligherà – per forza di cose – a venire a patti. Assisteremo allora ai manifestanti greci che bruceranno pubblicamente le effigi di Nicolas Sarkozy e di Angela Merkel…

(traduzione di Daniela Crocco)

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  1. Massimo GIANNINI

    I am not convinced that a EU country should go to IMF for help or IMF is really better equipped to deal with a euro zone problem. I think there is a nice way to get out of this crisis and give a strong signal to markets, particularly speculators. A EU financial transaction tax which would raise a large sum of money painlessly, and would help to limit the sort of speculative attacks against the euro-zone. Moreover funds collected under a financial transaction tax (a kind of VAT at EU level with a Pigouvian character) could also, via a EU fund, cover the common issuance of EU bonds. http://mgiannini.blogspot.com/2010/02/too-little-to-fail-or-when-you-do-not.html

  2. mauro caprara

    Il default del debito pubblico Greco mi sembra sia emerso (non so quanto inaspettatamente?) a seguito di errata valutazione della situazione finanziaria del paese, stando almeno a quanto si legge dai giornali e a quanto ho ascoltato ieri sera a La7. Il problema è stato politicamente risolto(?) dall’accordo tra Germania e Francia salvo poi smentite da più parti. Ma si trattava di evitare speculazioni improvvise sull’Euro e infatti operatori come Soros non hanno tardato a dire la loro sperando di creare il classico loop delle voci e rumores tipici dell’attacco speculativo. Ma a chi altri giova la perdita di credibilità? La Grecia deve guadagnare la fiducia dei mercati con un programma serio di politica di bilancio volto a ridurre il deficit ma anche a rilanciare l’economia in tempi di recessione con una politica industriale e di sviluppo. L’iniezione di moneta (sia da paesi UE che dall’FMI) serve ad abbassare la temperatura e combattere i germi dell’infezione, per poi valutare dei piani di exit strategy che se da un lato Francia e Germania potrebbero modulare con i rapporti commerciali col paese (nel medio periodo), L’FMI sarebbe molto più drastico interferendo nella politica Euro

  3. bellavita

    Trovo molto curioso che nel G20 i paesi dell’Euro si offrano di aumentare le riserve del FMI e pochi mesi dopo escludano che al FMI possano ricorrere i paesi dell’Euro. Non sapevo di questa vocazione crocerossina…. Un’altra incongruenza del dibattito sulla Grecia è la posizione di chi dice che "in base ai trattati, la Grecia non può tornare alla dracma senza uscire addirittura dall’UE". Ma i trattati non sono leggi costituzionali, si adattano alle situazioni non previste. Sarebbe meglio uscire dagli impacci del "rigore della legge" retorica tipicamente italiana, cioè del paese dove la legge, e i legislatori, sono i meno rispettati d’Europa…

  4. M.F.I.

    Mi pare assurdo che un economista del calibro di chi ha scritto l’articolo, che inoltre è stato consulente del FMI e dunque conosce bene i meccanismi e lo spirito dell’organizzazione, scriva che sia necessario, e oltretutto auspicabile, l’intervento del FMI nella crisi greca. Dico, ma stiamo scherzando! la richiesta di aiuto al FMI è ,in sostanza , il prossimo passo auspicato dagli speculatori che hanno attaccato la Grecia, in questo modo infatti, possono continuare a speculare allegramente! l’esperienza insegna che il Fondo Monetario Internazionale aggrava le crisi e non le risolve. Inoltre si tratta di un’organizzazione in mano agli USA, e di conseguenza , con un possibile aiuto alla Grecia, è piuttosto chiaro che si verrebbe a creare anche una situazione da un punto di vista politico non tollerabile per tutta l’UE!

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