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LA RISPOSTA AI COMMENTI

Ringraziamo i lettori per i loro commenti. Non ci è possibile entrare nel merito di ognuno di essi. Piuttosto, vale la pena cercare di capire – come qualcuno chiede – come mai i mercati finanziari abbiano reagito così male all’accordo di domenica 2 maggio. Crediamo che le ragioni siano molteplici. Il ritardo e le esitazioni con cui si è arrivati al risultato di domenica hanno giocato un ruolo: hanno dimostrato un scarsa determinazione dei governi ad arrivare ad una soluzione, minando la fiducia dei mercati nella reale volontà politica di venire incontro alla Grecia nel superare le sue difficoltà attuali (di cui nessuno nega che la principale responsabilità ricada sui Greci stessi). Il fatto che i governi europei continuino ad avere scarsa fiducia nella capacità della Grecia di uscire dalla crisi è testimoniata dalle severe condizioni alle quali è stato concesso il prestito (scadenze, rate, condizionalità rispetto alle misure correttive di finanza pubblica, tasso d’interesse al 5%). Inoltre, la situazione politica e sociale in Grecia è assai difficile in questi giorni; peraltro non si poteva pensare che misure così impopolari potessero passare senza contrasti. I mercati si stanno quindi domandando se il governo greco sarà davvero in grado di mantenere i suoi impegni; in caso contrario, l’aiuto europeo sarebbe destinato ad essere ritirato, con tutte le prevedibili conseguenze.
Vi è poi una considerazione più ampia. Indipendentemente dalle sorti della Grecia, i mercati si stanno domandando se altri paesi dell’area euro (Portogallo, Spagna, Italia, Irlanda) siano in una situazione di insostenibilità delle finanze pubbliche, e quindi esposte ad attacchi speculativi. Nello scenario peggiore, un attacco generalizzato a questi paesi non potrebbe essere risolto con un piano di aiuti simile a quello predisposto per la Grecia, per un’evidente ragione di dimensione del problema. I fondamentali di questi paesi sono migliori di quelli della Grecia. Tuttavia, a questo punto, uno scenario di panico non può essere del tutto escluso. Speriamo di non assistervi.    

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IL PECCATO

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  1. giuseppe sansonna

    In questi giorni difficilissimi per l’euro, e inevitabilmente per il sottostante progetto di unificazione europea, mi ritornano in mente gli accesi dibattiti di oltre dieci anni fa, sulla ‘affidabilità economica della moneta unica. Pensavo allora ,e non ero il solo, che senza una reale volonta di unione politica dell’Europa, circostanza questa ampiamente dimostratasi vera in questi giorni,la creazione della moneta unica nasceva come un castello privo di solide fondamenta. Tutti i principi cardini del trattato di Maastricht, patto di stabilità, contenimento della spesa etc. si sono rivelate poco più di vuote parole ,laddove si osservi quanti paesi e in che misura abbiano violato quelle norme. Un autorevole Giurista, il Kelsen,,affermava che non c’è diritto se non c’è anche una forza capace di imporrne,laddove necessario il rispetto. La creazione di una moneta, senza che contemporaneamente sia stata creata una autorevole autorità di vigilanza sovranazionale, non voluta da molti stati, ha reso debole fin dall’inizio l’euro. A ciò si aggiunga l’opposizione del mondo anglosassone alla nascita di un grande soggetto politico come l’Europa unita e il quadro è completo.

  2. Franco ELLENICO

    Non si è scritto nulla del contratto che la Grecia stava per stipulare con la Cina, a cui la Grecia avrebbe concesso l’utilizzo di tutti i suoi porti in cambio dell’accollo di tutto il suo debito pubblico. Contro quel pericolo per il sistema capitalistico anglo-americano è stata mobilitata l’Europa, che ha messo in vetrina i panni sporchi greci sui quali finora aveva steso un compiacente velo sull’onda dell’imperante liberismo di generale falsificazione dei bilanci. L’avvertimento è stato dato a tutti e si è cominciato per prima con i novemilioni di Greci, di cui tre lavoratori sono morti perchè rinchiusi dentro un fatiscente edificio di un banchiere, che aveva minacciato di licenziamento i dipendenti che non si fossero presentati al lavoro per il giorno della loro morte. Questo è il "salvataggio" della sorella Grecia che nel segno dell’Europa stava per dimenticare l’invasione dell’Italia fascista? Questo è il "salvataggio” che riporterà il 2% in più per ogni anno del prestito alle stesse banche che hanno finanziato i falsi in bilancio degli Stati e che fanno le irremovibili guardiane dei "risparmi" nei riguardi dei lavoratori insolventi?

  3. Giulio MANCABELLI

    Democrazia e mercato imprescindibilmente sono facce della medesima medaglia e la sempre più pervasiva reciproca compenetrazione e le nuove tecnologie e internet ne accelerano sempre più i processi di una vicendevole confluente reciproca integrazione in un processo sempre più pervasivo e globale che sta irrevocabilmente dissolvendo sempre più l’attuale tradizionale conformazione statuale relegando lo Stato classico all’impotenza e la crisi recessiva che si fa sempre più mordente giacché la finanza è globale ed ergendosi a supremazia tende rendere sempre più l’indipendenza del mercato dai governi. L’incrocio tra grande finanza ed élite politica è l’ultimo esempio della crisi vera che paralizza e inibisce (la democrazia) le democrazie mondiali mettendole fuori gioco! Quando è pur sempre la politica che detta le regole e la finanza che si adegua. Quindi se non si vorrà in continuazione subire gli effetti del fenomeno della globalizzazione si dovrà pur aggiornare il sistema nel suo complesso su entrambe le facciate sia su quella della democrazia che quello del mercato a livello glocale. Ovvero, sia nel macro che nel micro.

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