Lo scorso mese, il Consiglio dei ministri ha discusso il decreto legislativo per la riforma degli incentivi alle imprese. Il massiccio ricorso a provvedimenti automatici, in un contesto di risorse scarse quale quello italiano, desta notevoli perplessità. Meglio sarebbe puntare su strumenti selettivi che, se ben gestiti, segnalano a investitori privati la bontà dei progetti delle imprese finanziate. Recenti studi svolti presso il Politecnico di Milano sulle giovani imprese italiane operanti nei settori ad alta tecnologia confermano questa tesi.
Il mese scorso, nellambito del piano crescita, il Consiglio dei ministri ha discusso il decreto legislativo per la riforma degli incentivi alle imprese. Il riordino, che dovrebbe essere operativo dal 1° gennaio 2012, cancella oltre trenta leggi nazionali e punta a semplificare le regole di accesso al finanziamento per le imprese. In particolare, il decreto classifica gli strumenti in tre categorie: i) voucher fiscali e altri strumenti automatici; ii) finanziamenti selettivi erogati tramite bandi; iii) accordi negoziali per grandi investimenti.
POCHE RISORSE MAL DISTRIBUITE
Dalla lettura della relazione tecnica, Confindustria e Rete Imprese Italia sembrano scettiche sullammontare delle risorse disponibili, con particolare riferimento a quelle destinate agli strumenti automatici di sostegno agli investimenti in ricerca e sviluppo effettuati dalle piccole imprese. Di certo, i numeri saranno ben lontani dai 7,9 miliardi di euro destinati nel 2010 dalla Francia per la ricerca industriale nei settori avanzati. In questo scenario di risorse scarse, lenfasi sul ricorso agli strumenti automatici di supporto desta notevoli perplessità.
Le piccole imprese innovative soffrono di elevate asimmetrie informative nel mercato dei capitali che rendono problematico il finanziamento esterno. Finanziamenti di carattere selettivo, se la competizione tra i progetti di ricerca è elevata e se la loro selezione è affidata a organismi competenti e indipendenti, generano un effetto di segnalazione della qualità delle imprese. Il segnale riduce le asimmetrie informative e rende più facile per le imprese laccesso a capitali privati. (1) Gli strumenti selettivi hanno dunque un effetto positivo indiretto che gli strumenti automatici non possono avere. Leffetto è tanto più importante quanto più elevate sono le asimmetrie informative (ad esempio, per le imprese di nuova creazione e per i progetti di ricerca e sviluppo). Inoltre, non dipende dallammontare delle risorse erogate (nel caso italiano scarse).
GLI STUDI DEL POLITECNICO
Levidenza empirica ottenuta in studi scientifici sul tema conferma i nostri dubbi circa lefficacia dei sussidi automatici. In particolare, recenti studi svolti dal dipartimento di Ingegneria gestionale del Politecnico di Milano hanno analizzato tutti i provvedimenti pubblici di sostegno di cui ha beneficiato, nel periodo tra il 1994 e il 2003, un ampio campione di giovani imprese italiane attive nei settori ad alta tecnologia.
Un primo studio ha esaminato limpatto differenziale dei sussidi automatici e selettivi agli investimenti in ricerca e sviluppo sulla crescita della produttività multifattoriale (Tfp) di un campione di 247 imprese. I risultati mostrano come, fatta 100 la Tfp media nel periodo di analisi delle imprese che non hanno ottenuto sussidi, la Tfp delle imprese che hanno ricevuto un sussidio è più elevata del 2,85 per cento. Le differenze a seconda del tipo di sussidio sono modeste. Tenendo conto tramite opportune tecniche econometriche della maggiore probabilità che hanno le imprese a più alta Tfp di ricevere un sussidio, leffetto netto sulla crescita della Tfp dei meccanismi automatici è trascurabile. Al contrario, i sussidi selettivi generano un incremento della Tfp superiore al 31 per cento. (2)
Un secondo studio, utilizzando simili metodologie econometriche, ha esaminato limpatto dei sussidi automatici e selettivi sulla crescita occupazionale di un campione più ampio di 536 giovani imprese italiane high-tech, indipendentemente dallobiettivo del sussidio (ricerca e sviluppo o altro). I risultati evidenziano un effetto addizionale dei sussidi selettivi sulla crescita occupazionale, a due anni dalla ricezione del sussidio, pari a circa l82 per cento, ma solo se tali sussidi sono ricevuti nei primi anni di vita delle imprese. Anche in questo caso, limpatto dei sussidi automatici è trascurabile.(3)
(1) Lerner, J. 1999, The government as venture capitalist: the long-run impact of the SBIR program, Journal of Business 72(3), 285-318.
(2) Colombo, M. G., Grilli, L., Murtinu, S. 2011, R&D Subsidies and the Performance of High-Tech Start-Ups, Economics Letters, forthcoming.
(3) Colombo M. G., Giannangeli S., Grilli L. 2011, Public subsidies and the growth of high-tech start-ups: Assessing the impact of selective and automatic support schemes, Working paper, Politecnico di Milano.
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Alessandro Figà Talamanca
Incentivi automatici hanno il vantaggio di non essere discrezionali. Siamo sicuri che "discrezionale" in Italia non debba esser letto come "clientelare"?
roberto
La Camera di Commercio di Bologna assegna contributi in conto capitale (50%) ad imprese della provincia che abbiano effettuato (e integralmente pagato all’atto della domanda) investimenti "per il loro sviluppo innovativo". Domande dalle ore 9.00 dell’11 aprile 2011, investimenti ammessi dal 1 gennaio 2011, dotazione 1.000.000, contributo minimo 2.500, max 20.000. Tutto aiuta, ma a che serve incentivare investimenti già effettuati prescindendo dall’incentivo, e magari precipitosamente pagati?
Enrico Poli
Da oltre 30 anni mi occupo in prima persona degli argomenti sopra trattati. Ho maturato la convinzione della nocività al sistema economico e sociale di tali strumenti. Se proprio le istituzioni pubbliche, oltre a investire nell’efficienza dei loro servizi primari, vogliono intervenire, potrebbero finanziare stage e anni sabbatici per la media dirigenza concordati con grandi imprese. Occorre poi rivedere le norme in caso di insuccesso per mitigare tanti drammi umani. Resto a disposizione se vi occorrono approfondimenti, Enrico Poli.