La beatificazione di Giovanni Paolo II è un segnale di internazionalizzazione della Chiesa cattolica. Che per molti secoli è stata guidata da papi, cardinali e santi italiani, rischiando in questo modo di indebolire il suo carattere universale. Dal Cinquecento fino al 1978 con l’elezione di Papa Wojtyla tutti i pontefici sono stati italiani. Ugualmente impressionante è il numero di santi nati nel nostro paese. Mentre ancora oggi i cardinali italiani sono sessantacinque su un totale duecentotre. Tanti rispetto al peso del cattolicesimo italiano.
Al di là degli aspetti religiosi, la beatificazione – canonizzazione di Giovanni Paolo II è un bel segnale di internazionalizzazione della Chiesa cattolica così come lo sono state la sua elezione a Papa e quella successiva di Benedetto XVI. Chiesa cattolica che per troppi secoli è stata guidata in maniera preponderante da papi, cardinali e santi italiani, rischiando in questo modo di indebolire il suo carattere universale e generando in alcuni momenti ingerenze forse eccessive con la società italiana. Ma vediamo qualche numero.
SOLO ITALIANI PER LA CHIESA
Nel 2009 i cattolici nel mondo erano circa 1,09 miliardi, mentre quelli residenti in Italia poco più di 58,5 milioni, circa il 5 per cento del totale dei cattolici mondiali. (1) Questa percentuale era ovviamente più ampia nei secoli passati dato il processo di evangelizzazione portato avanti dalla Chiesa cattolica e gli andamenti demografici in America Latina, Asia e Africa. Tuttavia anche allinizio del Settecento i cattolici italiani non erano molto più del 15 per cento del totale dei cattolici del mondo (vedi grafico 1).
Eppure a partire dal Cinquecento tutti i papi sono stati italiani con la rilevante eccezione degli ultimi due pontefici: Giovanni Paolo II (1978-2005) e Benedetto XVI (2005-). Anche nei secoli precedenti la stragrande maggioranza degli oltre 260 pontefici che si sono succeduti erano nati sul territorio italiano. Unica eccezione, fra la metà del 1200 a tutto il 1300, quando una serie di cardinali di origine francese si sedettero sul trono di Pietro, in concomitanza con la cattività avignonese (1307-1399).
Ugualmente impressionante è il numero di santi italiani sia beatificati (cioè riconosciuti formalmente della Chiesa quali defunti ascesi in Paradiso e conseguentemente capaci di intercedere a favore di individui che pregano nel loro nome) che canonizzati (cioè defunti dichiarati dalla Chiesa ufficialmente santi, che non solo trova con certezza il Paradiso ma in più, rispetto alla semplice beatificazione, possono essere venerati).
A partire dal 1500, cioè da quando i processi di beatificazione e canonizzazione sono divenuti più strutturati e i dati più certi, la percentuale di santi italiani ha sempre oscillato fra il 40 e il 70 per cento (vedi grafico 2). Anche Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che pure hanno accresciuto in modo esponenziale il numero di beatificazioni e canonizzazioni, hanno continuato a riservare allItalia una percentuale eccezionalmente alta di santificazioni: attorno al 40 per cento.
Un simile comportamento risulta ancora più interessante se si pensa che alcuni autori hanno mostrato come la Chiesa sembrerebbe usare i processi di santificazione per contrastare la concorrenza delle chiese protestanti ed evangeliche, che in Italia sono praticamente inesistenti. (2)
Passando infine ai cardinali e agli alti funzionari della Chiesa vale la pena ricordare che fino al XIX secolo la maggioranza di essi proveniva da famiglie della grande e piccola nobiltà italiana, in particolare romana. Dal XIX secolo con la perdita di importanza del potere temporale della Chiesa e la fine dello Stato Pontificio la composizione e il ruolo del collegio cardinalizio mutano profondamente. Ne è un esempio l’internazionalizzazione del Sacro Collegio, conseguenza dell’espansione nelle terre di missione, della ricerca da parte della Santa Sede di un appoggio internazionale e una impostazione della Chiesa più pastorale e meno "di corte". Durante il pontificato di Pio IX vengono nominati i primi cardinali provenienti dalle Americhe e dall’Australia. Muta anche l’origine sociale dei cardinali: se durante il pontificato di Pio VII (1800-1823) il 92 per cento dei cardinali nominati proveniva dalla nobiltà, la percentuale si riduce notevolmente nel corso nellOttocento, lasciando spazio a quelli provenienti dalla borghesia o di origini modeste.
Anche il numero dei cardinali è aumentato molto nel tempo. Se nei primi anni del secondo millennio oscillavano tra venti e quaranta, il loro numero fu portato a settanta da Sisto Vnel 1588. Giovanni XXIIInel 1958 ne ampliò ulteriormente il numero così come i suoi successori. Con l’ultimo concistoro, convocato da Papa Benedetto XVI il 20 novembre 2010, il Sacro Collegio ha raggiunto il numero di duecentotre cardinali viventi, provenienti da sessantotto nazioni, un vero record, mai raggiunto prima nella storia della Chiesa cattolica. Nonostante questo il numero di cardinali italiani (sessantacinque) rimane enormemente sovradimensionato rispetto al peso del cattolicesimo italiano.
Tutto ciò a riprova di come allinterno della Chiesa cattolica, seppure negli ultimi anni il processo di internazionalizzazione abbia fatto passi da gigante, lItalia e gli italiani rimangano ancora centrali nella sua vita e nelle sue istituzioni. Se le cause possono certamente essere rintracciate nella storia, per il momento godiamoci lo spettacolo di un Papa tedesco che ne beatifica uno polacco.
(1)Barrett, D.B. and T.M. Johnson (2001). World Christian Trends, AD 30-AD 2200, Pasadena CA, William Carey Library. Johnson, T.M., general editor (2010). World Christian Data Base, disponibile su:
www.worldchristiandatabase.org through brillonline@brill.nl.
(2)Barro, R.J., R.M. McCleary, and A. McQuoid (2011). Saints Marching In, 1590-2009 NBER Working Paper No. 16769 February 2011
Figura 1 Popolazione cattolica nel mondo
Figura 2 Distribuzione geografica delle beatificazioni e canonizzazioni
Fonte: Barro, R.J., R.M. McCleary, and A.McQuoid (2011), Saints Marching In, 1590-2009 NBER Working Paper No. 16769 February 2011
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gabriella bettiol
L’analisi che presenta ovviamente è ben fatta. Ma entrando un po’ più nel merito io mi trovo più che d’accordo con i dubbi sollevati da Paolo Flores d’Arcais che scrive un bell’articolo nell’ultimo Espresso 5 maggio 2011 – pag. 41 e dice tra l’altro "Il suo pontificato si svolge all’insegna di una ininterrotta crociata contro la modernità nata dall’illuminismo, di una coerentissima "guerra santa" contro la pretesa dell’uomo all’autonomia….". Gabriella Bettiol
mirco
Internazionalizzazione o no potevano scegliere una altra data, se fossero stati ad Avignone sarebbe stato un problema francese ma siccome sfortunatamente il papato risiede a Roma è un problema italiano. La confusione della data religiosa con la data civile del primo maggio non mi è piaciuta. Tant’è. Un santo poteva essere proclamato anche in un’altra domenica. E comunque queste mie parole sono dettate dal fatto che con il concordato nella costituzione si è tradita l’unità di Italia con quistata anche attraverso Roma capitale nel 1870.
AM
Indubbiamente vi è stata negli ultimi secoli una valanga di papi italiani, non solo per la circostanza che la sede del papato è Roma. In un’Europa dominata da grandi potenze e Stati nazionali, l’Italia era l’unico paese cattolico che non aveva unità nazionale ed era fuori dal gioco delle grandi potenze. Ancora oggi la chiesa in Italia non ha posizioni nazionaliste come in altri paesi a prevalenza cattolica. L’internazionalismo del clero italiano è forse il principale motivo del numero elevato di cardinali italiani.
BOLLI PASQUALE
E’ pur vero che gli italiani sono un popolo di Santi e Beati, ma chi è il nostro protettore? Chi ci dona uno squarcio di luce nella lunga buia notte che, da tempo,stiamo attraversando? Chi vorrà ridarci una società più giusta, più tranquilla,meno egoista e più consapevole? Chi potrà convincerci che il nostro Paese non merita una quotidianità fatta di chiacchiere, risse devastatazioni, arroganze e minacce? L’Italia non ha protettori, né in cielo, né in terra. Non a caso, gli stessi uomini di Chiesa, per evitare ritorsioni su ritorni economici, non vedono,non sentono, non intervengono e non condannano. Le gerarchie ecclesiastiche sono impegnate più alla difesa del loro potere che alla predicazione del Vangelo dell’amore. I rapporti tra Stato italiano e Vaticano sono improntati, essenzialmente, su forma ed apparire che, poi, per comodità, chiamano: non ingerenza tra stati sovrani. Il popolo italiano, pertanto, per il suo riscatto deve fare affidamento, soltanto, su se stesso,e sulla sua determinazione, se ne avrà le capacità,e non a Santi e Beati perché, anche se troppi ed italiani, non avranno alcuna possibilità d’intervento per migliorare il nostro futuro terreno.