Lavoce.info

Perché l’economia criminale non può entrare nel Pil

L’inclusione dell’economia criminale all’interno del Pil avrebbe un senso “economico” solo se l’Europa intendesse legalizzare quel tipo di attività. Così, invece, rappresenta solo una fonte di errori statistici incommensurabili. I concetti di “domanda di mercato” e “comune accordo tra le parti”.

L’IMPORTANZA DEL PIL

A partire da settembre un certo numero di paesi europei, tra cui l’Italia (ma non la Francia), inseriscono nel calcolo del Pil alcune forme di economia “criminale (contrabbando, prostituzione e droga). Stando a quanto comunicato da imbarazzati funzionari, la decisione proviene motu proprio da Eurostat, l’agenzia statistica della Comunità Europea, che in questo modo obbliga i paesi membri a recepire indicazioni metodologiche risalenti addirittura al 1996 e ribadite nel 2013. (1)
Stendiamo un velo pietoso sul modo in cui la stima verrà effettuata.(2) Cerchiamo invece di capire le distorsioni economiche, prima ancora che morali, implicite in una scelta apparentemente “tecnica” ma sostanzialmente “ideologica”.
Il Pil, tra tutte le statistiche economiche, è una delle più importanti e ha assunto una valenza che va ben al di là delle classifiche tra paesi o della semplice misurazione della “ricchezza” materiale prodotta in un determinato lasso temporale. Una valenza che nel caso dell’Unione Europea è sancita da trattati internazionali che vincolano i comportamenti dei paesi membri, influenzando reciprocamente la vita, le speranze e il benessere di 500 milioni di persone. Ci riferiamo principalmente al Trattato di Maastricht e agli accordi successivi, attraverso i quali è stata creata la moneta unica e si sono coordinate le finanze pubbliche dei paesi membri. In questi accordi e nella loro applicazione pratica, il Pil svolge un ruolo determinante perché è da una sua corretta misurazione che discende un’interpretazione appropriata di alcuni rapporti chiave, come quello del deficit/Pil e quello del debito/Pil.
Perché in Maastricht si è deciso di usare il Pil e non qualche misura alternativa di benessere o di felicità? Perché non sono state incluse forme di attività come il lavoro casalingo?Il motivo è che serve una misura della potenziale “base imponibile” su cui i governi possono contare per rispettare gli impegni assunti nei confronti degli investitori, privati e istituzionali, che, acquistando il loro debito, hanno finanziato la quota di spesa pubblica non coperta dalle tasse. Il Pil, se calcolato correttamente, rappresenta la misura più affidabile della capacità di un’economia di produrre reddito “imponibile”.
Visto nell’ottica dell’investitore, basta anche solo l’inserimento dell’economia “sommersa” (attività perfettamente legali ma non dichiarate, come le somme versate in nero al dentista o all’idraulico) nel calcolo del Pil per sporcarne la capacità segnaletica:il reddito dell’economia sommersa per definizione sfugge alle autorità fiscali del paese e quindi è inutile ai fini della determinazione della sostenibilità delle finanze pubbliche. Se gli abitanti di Evadolandia hanno tutti la Mercedes, ma risultano nullatenenti per il fisco, il ministero del Tesoro pagherà uno spread salato sui suoi titoli di Stato anche se sulla carta il deficit/Pil dovesse risultare inferiore al 3 per cento a causa di un Pil gonfiato dalla stima del reddito evaso.
Forse qualcuno ricorderà che nel 2006 la Grecia rivalutò nottetempo del 25 per cento il proprio Pil, includendo stime fantasiose circa la dimensione dell’economia sommersa e dell’economia criminale. In quel modo riuscì a mascherare lo sforamento nel rapporto deficit/Pil che era in atto. Come è andata a finire, lo sanno tutti.Per la cronaca, anche l’Italia (“una faccia, una razza”) è famosa per un’operazione analoga voluta da Bettino Craxi nel 1987, limitata tuttavia all’economia “sommersa”, che ci illuse per qualche anno di aver spezzato le reni alla Gran Bretagna.

Leggi anche:  I rischi del no dell'Italia alla riforma del Mes

LA DIFFERENZA TRA “SOMMERSO” E “CRIMINALE”

Se oltre all’economia “sommersa”, si include anche (una stima) dell’economia “criminale” all’interno del Pil, si rischia invece di compiere un vero e proprio errore di logica economica. Se il “sommerso” potrà venire alla luce del sole con una più efficiente lotta all’evasione e con una legislazione fiscale più semplice, l’economia “criminale”, invece, non potrà mai emergere.
L’economia “criminale” viene combattuta ogni giorno dalle forze di polizia, dalla magistratura, dalle istituzioni. L’obiettivo è quello di azzerarla, non di farla emergere, perché il nostro comune sentire ha decretato che quelle attività sono dannose e distruggono capitale umano, sociale ed economico.
Tra l’altro, questo implica che anche le attività lecite che dipendono dall’economia “criminale” sono a rischio. Quanto maggiore la quota di Pil criminale, tanto più fragile è l’economia “lecita” del paese. Volendo usare una metodologia di ponderazione presa a prestito dai modelli di risk management delle banche, l’economia “lecita” dovrebbe avere un peso del 100 per cento nel Pil, la stima dell’economia “sommersa” un peso inferiore al 100 per cento, a testimonianza della difficoltà di farla emergere. La stima dell’economia criminale dovrebbe invece entrare nel calcolo del Pil con un peso negativo. Per capirne il motivo, facciamo un semplice esempio. Prendiamo il caso di una cosca mafiosa che impiega i soldi del traffico di droga nell’economia del proprio territorio acquistando auto di lusso, ristrutturando ville, pagando vitto e alloggio alle famiglie dei carcerati, e così via. Cosa succederebbe se un magistrato come Giovanni Falcone o Paolo Borsellino, arrestando la cupola della cosca, azzerasse l’afflusso di denaro? Il Pil del territorio si sgonfierebbe non solo per l’ammontare “criminale” ma anche per quello “lecito” che le attività criminali avrebbero reso possibile.
E veniamo all’arte divinatoria che devono applicare i poveri sventurati a cui tocca il compito impossibile di inventarsi una stima del valore aggiunto delle attività criminali. Prendiamo il caso della dimensione internazionale del traffico di droga. Alcune, come l’eroina e la cocaina, non sono prodotte in Italia, ma sono importate dall’America Latina o dall’Asia. Bisognerebbe dedurre dalla spesa dei consumatori domestici il costo della merce alla frontiera. Una parte della merce che entra in Italia viene poi esportata in altri paesi europei. Il margine nell’attività di import-export, che pare rappresenti una parte importante dei guadagni delle mafie italiane, in quale settore del Pil sarà inclusa? Per quanto assurdo possa sembrare, stando allo studio recente dell’inglese Office for National Statistics, il margine degli spacciatori nella rivendita di droga importata dall’estero dovrebbe essere classificato tra i proventi dell’industria farmaceutica.
E come fa l’Istat a calcolare quale parte del valore aggiunto creato con il traffico di droga o la prostituzione rimane in Italia? Se i soldi spesi dai consumatori italiani, in droga o prostitute, vengono spediti all’estero per sfuggire ai controlli della polizia e della magistratura italiana, questi non dovrebbero entrare nel Pil italiano se non per la parte relativa al sostentamento della “rete di distribuzione” e dell’apparato “militare” in loco. Sarebbe poi curioso capire come l’Istat aggiornerà le stime del Pil in base alle operazioni di polizia e all’azione della magistratura. In teoria, l’Istituto di statistica dovrebbe poi mettere in correlazione il livello dell’attività criminale in Italia con l’attività legislativa in materia (“svuota carceri”, “Severino”, “41bis”, per esempio) o con fenomeni come l’imporsi di nuove droghe e trend di consumo.
L’inclusione dell’economia criminale o di parti di essa all’interno del Pil avrebbe quindi un senso “economico” solo se l’Europa avesse intenzione di legalizzare quel tipo di attività. Poiché non è così rappresenta solo una fonte di errori statistici incommensurabili.
E, quel che è peggio, rappresenta il frutto di una interpretazione “ideologica”, spesso errata anche dal punto di vista scientifico, del concetto di “domanda di mercato” e “comune accordo tra le parti” per discriminare tra le attività criminali che fanno parte del Pil e quelle escluse. (3)

Leggi anche:  Una spending review riservata ai comuni

TRAVISATI I PRINCIPI DELL’ECONOMIA DI MERCATO

L’accettabilità sociale dell’economia di mercato si basa sulla libertà degli individui di acconsentire a una determinata transazione a un determinato prezzo . Gli individui non devono subire coercizioni, se no non è più un’economia di mercato. Si può parlare di “comune accordo” tra un drogato e uno spacciatore? Come si può considerare “libero scambio” quello tra un uomo e una prostituta, se questa è stata costretta con le sevizie e la violenza a fare una scelta di vita così degradante?
E volendo ragionare per assurdo, perché escludere il “pizzo”, la “mazzetta” o l’ usura dalla definizione di libero scambio? Qualcuno potrebbe considerarle forme primitive ma efficaci di offerta di servizi di sicurezza, di consulenza e di peer-to-peer lending. Per non parlare della massima espressione della libertà individuale: la speculazione edilizia sul territorio del demanio, dove più che il “comune accordo” vale il principio del “silenzio- assenso”.
Un’ultima domanda per Eurostat (e Istat): quando considereremo Pil anche la “libera compravendita” di organi e lo scambio di materiale pedopornografico?

(1)Eurostat (1996): “European System of Accounts 1995”, Luxembourg: Office for Official Publications of the European Communities; Eurostat (2013): “European System of Accounts 2010” , Luxembourg: Office for Official Publications of the European Communities.
(2)Un assaggio divertente si può trovare in Abramsky J., Drew S. (2014), “Changes to National Accounts: Inclusion of Illegal Drugs and Prostitution in the UK National Accounts”, Office for National Statistics.
(3) Eurostat (1996), section 1.13 stabilisce che devono essere incluse nel calcolo del Pil le transazioni illegali nelle quali le controparti sono consenzienti.

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Il Patto che non c'è*

Precedente

Due ostacoli sul cammino verso una buona scuola

Successivo

Il Punto

23 commenti

  1. Enrico

    100% in accordo

    • alberto ferrari

      Dice l’articolista che ” Il Pil, se calcolato correttamente, rappresenta la misura più affidabile della capacità di un’economia di produrre reddito “imponibile”.. Ma proprio per questo quando i tedeschi vengono in Italia dicono che da noi si vive meglio che in Germania e che quindi i dati del nostro PIL devono essere in gran parte falsati da attività nascoste e dunque non riscontrabili nel PIL. E’ questo proprio il motivo per il quale si è chiesto di stimare nel Pil di ciascun paese anche le attività illegali e/o criminali altrimenti i confronti non risulterebbero corretti.

  2. Stefano Pisani

    La trattazione è molto carente per quanto riguarda il significato da assegnare al PIL. Su questo argomento esiste un dibattito che è iniziato nel 1945 e non si è ancora concluso, al quale rimando.
    Con riferimento all’inclusione dell’economia criminale nel PIL sottolineo solamente i seguenti aspetti:
    1. migliora la comparabilità internazionale, attualmente, ad esempio, i Paesi Bassi includono la prostituzione nei calcoli del PIL mentre l’Italia no (anche se da noi è penalmente perseguibile e teoricamente assoggettabile a tassazione);
    2. I proventi del mercato illegale sono spesi anche sul mercato legale, quindi nel sistema dei conti nazionali si registra il fenomeno dal lato del consumo e non da quello della produzione. In altre parole è come se le auto di lusso acquistate dai mafiosi fossero finanziate con i risparmi delle famiglie.
    Dare delle regole pratiche alle quantificazione dell’economia di mercato è cosa complessa e, pertanto, quando si tratta certi argomenti sarebbe opportuno documentarsi su quello che hanno detto eminenti studiosi prima di noi (vedi Keynes, Stone, Leontief, ecc.)

    • marta bruschi

      Vorrei solo far notare a stefano che nei Paesi Bassi la prostituzione è legale e il reddito che ne deriva è appunto lecito e tassato alla luce del sole, mentre da noi no! E l’autore dell’articolo dice appunto che avrebbe senso introdurre le attività illecite nel computo del PIL se al contempo le si legalizzasse. Per quanto riguarda il secondo punto, vero che i soldi di provenienza illecita spesi sul mercato lecito, forse, entrano negli introiti dello Stato per mezzo delle imposte indirette, ma poiché vogliamo annullare le fonti illecite di quei redditi, in realtà vorremmo che quei consumi al più presto scompaiano dell’economia del paese in questione. Quindi, quello che nota l’autore dell’articolo (e che condivido a pieno) è che quelle cifre, ammesso che si riescano a stimare in modo verosimile, sono fortemente aleatorie. Forse prima di commentare un articolo bisognerebbe leggerlo attentamente.

  3. Francesco Iacometti

    Per quanto mi riguarda ritengo aberrante questo esercizio proposto dalla Commissione Europea. Io ho una formazione economica, ma credo che quando si vanno a toccare tali temi non si possa effettuare un’analisi solo basata sui numeri. Non si può cioè pensare di alleviare il peso dei critieri di Maastricht calcolando il valore presunto delle prestazioni delle ragazzine dell’est europa costrette a prostituirsi sui marciapiedi nazionali con la sola finalità di migliorare in modo artificioso il PIL ed essere, come Stato, più appetibile per gli investitori. Questo è uno spregio civile, un’efferratezza partorita da freddi burocrati ed avallata dalla politica. Anzichè affrontare in modo serio ed organico la questione, la politica europea, chiede un esercizio i cui risultati saranno peraltro discutibili e ben lontani dall’essere reali. E la politica italiana coglie la palla al balzo! Perchè tali questioni non vengono affrontate seriamente ed in modo diretto ad es con una legge? Come fa uno stato civile ad avere i marciapiedi pieni di prostitute che sono contemporaneamente invisibili allo Stato (non a chi cammina sul marciapiede) e da ora in poi parte integrante del PIL nazionale? Non crede che questa pratica sia immorale? Con la legalizzazione (ciò vale anche per le droghe leggere) già presente in molti paesi europei tutto ciò si risolverebbe, ma nella società italiana tutto ciò appare impronunciabile e l’ipocrisia dilaga.

  4. Rino Impronta

    Egregio Prof. Lei fa riferimento al sommerso… Se il “sommerso” potrà venire alla luce del sole con una più efficiente lotta all’evasione ….” , facendo riferimento alla lotta all’evasione. Ebbene diamo per scontato che il nero accumulato dagli evasori e dalla malavita ( attività e forme di economia criminale) sia rappresentato da banconote da 500 euro. Basterebbe un provvedimento della BCE, con il quale si dichiara il “fuori corso legale” della predetta banconota in tutta l’Eurozona. I possessori di dette banconote, dovranno recarsi agli sportelli bancari per chiederne il cambio in altri tagli. A questo punto scattano gli obblighi contenuti nella legge antiriciclaggio: obbligo della segnalazione dei dati anagrafici dei richiedenti l’operazione da parte del sistema bancario, indicando anche la quantità delle banconote presentate e la loro provenienza. A ciò faranno seguito le indagini delle Autorità competenti. Se ci fosse la volontà di procedere in questa direzione, parte del problema si risolverebbe con molta facilità. Ma ho sentore che manchi la volontà politica, denotando una scarsa attenzione al fenomeno del sistema bancario ed una scarsa sensibilità della classe governante. Ulteriori chiarimenti ed informazioni sull’argomento, sono disponibile a sottoporle alla sua attenzione, inclusa la risposta della BCE alla mia proposta.

  5. Bobcar

    “il reddito dell’economia sommersa per definizione sfugge alle autorità fiscali del paese e quindi è inutile ai fini della determinazione della sostenibilità delle finanze pubbliche” chi ha detto che sfugge alle autorità fiscali? sfugge il reddito, nel senso che sul mio reddito prodotto mediante attività illecite non pago l’irpef, ma non sfugge certo quando quel reddito illecito si traduce in consumi, e ci pago l’IVA, ad esempio, o se ci compro una casa, e ci pago TASI e via cantando…

  6. Maurizio Sbrana

    E’ anche da considerare che se in tanti si sostengono con attivita’ legali in nero o addirittura connesse al crimine, si puo’ anche comprendere il perche’ in Italia non e’ ancora scoppiata una ‘rivoluzione’…

  7. Massimo GIANNINI

    In effetti sarebbe bene avere i nomi dei fantasisti, funzionari europei di Eurostat, che hanno elaborato queste nuove misure del PIL.
    Temo che l’idea sottostante sia quella liberista settecentesca che si rifà a il
    Bernard de Mandeville di “vizi privati pubbliche virtù” ovvero la teoria secondo cui i comportamenti viziosi (droga, prostituzione, ecc.) ancorché illegali generano la prosperità collettiva e creano anche lavoro diretto o indiretto.

    Robert Kennedy ci diceva che quelle attività che creavano diseconomie andavano piuttosto detratte dalle misure di PIL. Oggi i funzionari Eurostat ci dicono che vanno aggiunte. Ma a chi e cosa serve?

    Interessante la disanima sui traffici e attività illecite considerato appunto che qualora fossero scoperte non genererebbero più PIL.

  8. Julien Bollati

    Non condivido affatto l’impianto di questo articolo. In primis il PIL non è fatto ad uso e consumo dei trattati europei. Ha una sua funzione separata e se questo smette di essere utile alla misura della sostenibilita’ del debito o di rappresentare la capacita’ di un’economia di produrre reddito imponibile i governanti Europei dovrebbero chiedere a Eurostat un nuovo indicatore (per esempio semplicemente scorporare l’illegale dal PIL).

    In secondo luogo le direttive Eurostat sono basate su accordi mondiali negoziati dalle Nazioni Unite (System of National Accounts) (alla quale Eurostat ha avviamente partecipato assieme assieme all’OCSE, il FMI e altri produttori di dati internazionali).

    Diversamente da come si legge nei commenti la crisi economica (e la dificolta a rispettare i parametri di Maastricht) non e’ il motivo di questo cambiamento. La conferenza internazionale per la definizione delle nuove metodologie e’ stata lanciata nel 2003 ossia 5 anni prima della crisi finanziaria e piu di 10 anni fa.
    http://unstats.un.org/unsd/nationalaccount/docs/SNA2008.pdf

  9. Gregor

    Capisco l’articolo, lo condivido a metà.

    Sarebbe più interessante, visto che ormai è già stata fatta la cosa, consocere l’impatto sui conti del 2013.

    Per i conti del 2011 il deficit è migliorato dello 0.2%. Non è roba da poco, se non sbaglio equivale a quasi 4 mld di euro.

    Renzi potrebbe ottenere altro margine per poter rilanciare investimenti o finanziare taglio di tasse. Cosa ne pensate?

    • Giovanni Teofilatto

      Il crimine non giustifica i mezzi di produzione e le proprietà pubbliche ma sono razionali nell’intelletto dell’uomo ma sono esecrabili dalla nobiltà di animo. In altre parole la realtà dei fatti deve essere quantizzata per capire dove và l’economia di produzione: la ricchezza che è chiarezza e quindi legge..

  10. Mario Rossi

    Mi sembra che stiamo brancolando nel buio esattamente come fece la Grecia prima del crak. E’ mai possibile essere così deficienti da non capire che così facendo anche il più ottuso degli investitori ha capito che i nostri conti sono completamente sballati e falsificati e che inserire queste puttanate fa solo da fumo negli occhi per chi deve acquistare titoli italiani? Io mi meraviglio che ancora esiste gente intensionata a difendere un orticello che non esiste più. Le riforme tra poco ce le farà fare la troika come in grecia, ossia milioni di licenziamenti nel pubblico impiego, taglio drastico di diritti che non esistono perchè se uno non ha voglia di lavorare ha diritto di campare ma non di pretendere che chi lavora gli paghi la pagnotta. L’unico diritto che è sacrosanto è quello di avere uno stato che dà le medesime opportunità al figlio dell’operaio e al figlio di Renzi e poi ognuno farà la sua strada. In fondo gli americani non hanno così torto, il nostro pensiero sinistroide è solo una foglia di fico per coprire un sistema degenerato di clientele e nepotismi. Vergognamoci e facciamo ammenda di noi stessi!

    • Fabrizio

      Perché i milioni di disoccupati sono dovuti alla scarsa voglia di lavorare e non da un capitalismo italiano che si regge solo sui soldi pubblici senza un € di investimento! Ed il figlio di un operaio come potrà avere le stesse opportunità del figlio di Renzi se l’operaio è in cassa integrazione (quando va bene) ed è costretto a pagare tasse universitarie inique?! Non è questione di pensiero sinistroide ma solo di equità …gli americani negli ultimi 30anni hanno fatto solo danni, meglio che stiano a casa loro!

  11. filippo gregorini

    “Decisione motu proprio da Eurostat”? Ma come si fa a scrivere (e a pubblicare) certe cose? Leggete il commento di Julien Bollati, non l’articolo…

  12. Alice

    Perché non includere nel calcolo del PIL
    il valore della conservazione delle
    risorse naturali (acqua, boschi…) ?

  13. Giovanni Salzano

    Finalmente una voce critica all’inclusione di sommerso e economia illegale nel PIL! A Julien Bollati voglio semplicemente ricordare che forse non e’ un caso che, nonostante l’indicazione sia gia’ nel SNA1993 (Cfr. Par. 3.54) a tutt’oggi gli Stati Uniti si guardano bene di includere illegale e sommerso nel loro GDP! La vera decisione e’ stata presa dal GNI Committee. Sembra che il bilancio dell’U.E. possa beneficiarne! Vi invito a studiarvi la EU Council Regulation No 1287/2003 e le minute del GNI Committee!

  14. rosario nicoletti

    Tra le molte trovate demenziali dei burocrati europei, questa sul calcolo del PIL mi sembra la più perniciosa e la meno comprensibile.

  15. Legalizzare la prostituzione (per esempio) è una scelta politica. Proprio come sarebbe una scelta politica aumentare le tasse. Entrambe sono lì a disposizione del legislatore. E francamente non saprei nemmeno dire quale sia la più immorale.

  16. Gian Luigi Lombardi-Cerri

    Gli “scienziati” dell’ISTAT hanno risolto il famoso problemino :”Data la lunghezza della nave , trovare l’età del capitano e viceversa”.

  17. Josef

    La cosca della Spesa Pubblica è sempre attiva e mai doma: alzando il numeratore(PIL) si ampliano gli spazi per l’incremento ulteriore della Spesa Pubblica senza alterare il rapporto statistico Deficit/Spesa Pubblica.
    L’ennesima truffa contabile per continuare a riempirsi le tasche.

  18. Corrado Tizzoni

    Non riesco capire come funziona il calcolo del PIL: qualcuno può spiegarmelo? In poche parole non capisco come possano togliere dal PIL il sommerso e le attività criminale visto che il PIL è uguale alla sommatoria dei consumi con gli investimenti e la differenza tra esportazioni ed importazioni. Nei consumi e negli investimenti ci sono tutti i redditi anche quelli sommersi e quelli da attività criminali. Come è possibile far quadrare i dati ?

  19. Diego Favareto

    Al di là delle considerazioni tecniche, questa decisione è del tutto folle, scellerata, inumana. Questa è solo la punta dell’iceberg. Ma fa piacere che ogni tanto ci sia chi non ci sta, chi ha ancora il coraggio di pensare con la propria testa, di non credere al “coro”. Verrà il giorno in cui questi ciarlatani dovranno sporcarsi le mani, lavorando.

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén