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Come ghiaccio sottile: i rischi di una silenziosa crisi del debito

L’Italia si avvia verso un rapporto debito-Pil tra il 160 e 170 per cento. È un problema anche con tassi di interesse molto bassi. Oggi è necessaria una politica fiscale espansiva, ma va fatta con programmi di spesa utili alla crescita di lungo periodo.

Perché lo stock del debito è un problema

L’Italia si avvia velocemente verso un rapporto debito-Pil tra il 160 e 170 per cento, come conseguenza della recessione da Covid e delle misure di intervento a sostegno dell’economia. Il problema dello stock di debito (cioè del debito pubblico accumulato) si porrà per il paese in modo sempre più drammatico negli anni a venire.

Quanto è importante la questione per l’economia? Secondo diversi commentatori il livello del debito, di per sé, non conta poi tanto, soprattutto in una fase storica, come quella presente, in cui il costo di servizio del debito (i tassi di interesse) è particolarmente basso. Nel caso dell’Italia, però, si tratta di una logica fallace.

È importante ricordare, innanzitutto, che ciò che conta per un paese è lo stock di debito in rapporto al Pil (cioè il totale della ricchezza prodotta). Questo rapporto è economicamente sostenibile quando vale un principio aureo: finché il costo di servizio del debito (il tasso di interesse) è inferiore al tasso di crescita dell’economia (cioè del Pil al denominatore), il rapporto debito-Pil tende a essere stabile o a scendere. In un recente e molto noto lavoro, Olivier Blanchard ha mostrato che per i paesi avanzati, storicamente, la condizione r (tasso di interesse) minore di g (tasso di crescita del Pil) è la regola, più che l’eccezione. Una condizione valida soprattutto oggi, con i tassi di interesse che tendono a essere sempre più bassi.

Perché è cruciale se r sia maggiore o minore di g? Quando il costo di servizio del debito (r) è inferiore alla crescita dell’economia (g) si ha il caso virtuoso, l’opposto di un effetto valanga. Una quantità di neve che cominciasse a staccarsi (maggior deficit), invece di accumularsi in sempre maggior debito, tenderebbe a rimpicciolirsi, cioè il rapporto debito-Pil tenderebbe ad autoridursi. Il dato di fatto che tranquillizza molti, oggi, è che la condizione virtuosa “r minore di g” sia fortunatamente soddisfatta in molti paesi avanzati.

L’eccezione Italia

Sfortunatamente, negli ultimi trenta anni l’eccezione dolorosa tra i paesi avanzati è, guarda caso, l’Italia, per la quale invece vale il contrario della situazione virtuosa. Nel nostro paese, da molti anni, vale l’opposto: r è maggiore di g (figura 1).

 

 

Questa disuguaglianza vale essenzialmente perché il tasso di crescita dell’economia (g) è, da tempo, drammaticamente basso. Ed è talmente basso che la condizione virtuosa è violata nonostante i tassi di interesse siano tra i più bassi della storia. Per l’Italia, dunque, quando la neve comincia a staccarsi, tende poi ad accumularsi come una valanga. L’Italia è l’unico paese per cui il messaggio tranquillizzante sulla sostenibilità del debito non vale.

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A meno di una radicale inversione sulla crescita (o di forti incrementi dell’avanzo primario), dunque, il rapporto debito-Pil è destinato a una crescita continua. Portando con sé due problemi principali. Primo, più alto è lo stock di debito, più alta è la vulnerabilità anche a variazioni minime dei tassi di interesse. La condizione di “non linearità” spesso sfugge nel dibattito italiano sul debito. Supponiamo che i tassi di interesse passino dall’essere ultra-bassi (ad esempio: zero) a un livello comunque molto basso (0,5 per cento). Un evento possibilissimo nel prossimo futuro. Un conto è se ciò accade con un rapporto debito-Pil all’80 per cento. Un altro conto è se ciò accade con un rapporto debito-Pil al 170 per cento, che è il livello che ci aspettiamo nei prossimi due anni. A quel punto, dunque, anche variazioni minime al rialzo dei tassi di interesse potranno generare forti difficoltà per la sostenibilità del nostro debito.

Il rischio di “equilibri multipli”

In secondo luogo, più alto è lo stock di debito, tanto più l’economia si avvicina alla realtà dei cosiddetti “equilibri multipli”. Un altro aspetto che raramente viene ben compreso.

La realtà degli equilibri multipli è come un ghiaccio sottile. Uno stock di debito più elevato, semplicemente, è più rischioso. Non perché sia difficile ripagarlo, ma perché è come una coltre di ghiaccio che si fa sempre più fragile. Basta un alito di vento, cioè un alterarsi delle aspettative dei risparmiatori, per orientare la dinamica del debito in senso distruttivo. È sufficiente che i risparmiatori diventino improvvisamente più pessimisti sulla capacità di ripagare il debito, che i tassi di interesse inizino a salire. Anche se solo da 0 a 0,5 per cento. Dunque, quanto più alto è lo stock di debito iniziale, tanto più è probabile che il debito stesso possa essere percepito come difficile da ripagare. A sua volta, questo porterà i risparmiatori a pretendere tassi di interesse ancora più elevati, per assicurarsi contro il rischio di insolvenza, violando sempre di più la condizione virtuosa (r < g) di sostenibilità. In un circolo vizioso, che può causare, al limite, il default.

Si noti il paradosso. Basta che i risparmiatori si aspettino (inizialmente) che uno stato possa non ripagare il debito (ne abbiano semplicemente il timore), per rendere questa aspettativa autorealizzantesi.

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La probabilità che si possano determinare “aspettative autorealizzantesi”, e distruttive, è tanto più alta quanto più alto è lo stock iniziale di debito. È la stessa logica della crescita esponenziale che abbiamo imparato a conoscere con la diffusione dell’epidemia: niente accade per molto tempo, per poi accadere, catastroficamente, tutto in una volta. Ma quell’accadere tutto in una volta dipende strettamente dal non aver agito nella fase silenziosa.

L’obiezione di molti è che sia compito della banca centrale tenere l’economia e il debito lontani dalla zona di pericolo degli “equilibri multipli”. In fondo il “whatever it takes” di Mario Draghi è stato proprio questo. È un’obiezione che si basa però su una concezione erronea del ruolo della banca centrale. La storia economica è piena di esempi di paesi sovrani che soccombono al default, in un contesto in cui la banca centrale è completamente asservita ai voleri della politica fiscale.

In realtà, quanto più una banca centrale è indipendente, tanto più è credibile. E come tale è in grado, una tantum, di intervenire in modo efficace per evitare le spirali negative sul debito. Immaginare in senso strutturale un obiettivo di controllo dello spread da parte della banca centrale vorrebbe invece dire rinunciare alla sua indipendenza e credibilità, e dunque renderla inefficace proprio nel momento di massimo bisogno, quando le aspettative dei risparmiatori si orientano in modo pessimistico.

In sintesi, il livello del debito conta, eccome, per un paese come l’Italia. Ciò non vuol dire che non sia necessario oggi fare politica fiscale espansiva, per uscire dalla crisi. Ma è necessario farlo sapendo che quanto più alto diventa il livello del debito, tanto più gravosa diventa la responsabilità di predisporre programmi di spesa che siano utili alla crescita di lungo periodo del paese. Come dire: tanto più sottile è il ghiaccio, tanto più importante è disegnare una mappa accurata delle zone più dense del lago ghiacciato in cui mettersi a pattinare.

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19 commenti

  1. PURICELLI BRUNO

    In sintesi:
    siamo in difficoltà per gli interessi che paghiamo e che pagheremo nonostante l’attuale politica monetaria favorevole.
    Una seconda moneta non può essere emessa dallo Stat per non pesare sul debito.
    Per transare utilizziamo l’euro che ci costa. Allora dovremo transare tra noi senza utilizzare l’euro! Come fare? Premesso che non deve essere considerata moneta parallela il mezzo di pagamento che poggia la sua affidabilità dagli accordi reciproci tra più soggetti che si assumono il rischio della bontà di tale mezzo di pagamento. La garanzia deve essere accollata in capo ai soggetti coinvolti nell’utilizzo di tale strumento di pagamento. Gli stessi soggetti si faranno coinvolgere se il rischio accollato sarà equo e collettivo. Lo Stato non, dico non, deve rischiare nulla ed il debito rimanere illeso. In finanza, coi derivati, si lavora su un sottostante che, agli effetti pratici, ha valore reale. Nei prestiti, le garanzie offerte sono spesso beni immobiliari o anche mobiliari diversi dalla banconota.
    Molto sinteticamente:
    si spiega al popolo la manovra chiedendogli l’impegno a pagare tra 30 anni, in caso di fallimento di 30 anni di governi vari, la somma pari al 10% del valore immobiliare posseduto…. senza tirar fuori un euro di tasca. A garanzia dell’impegno a pagare varrà il 10% del patrimonio al momento della firma di un “pagherò a 30 anni” .
    Questo ci farà aver 400 mld da consegnare allo Stato (Entrate?) il quale inizierà a pagare debiti PA, pmi, pensioni ..segu

  2. PURICELLI BRUNO

    seguito della precedente:
    .. pensioni. L’operazione prevede riduzione di 10mld/a per 5 anni (50!) delle tasse alle imprese manifatturiere, un aumento del 30% dei salari dei lavoratori più penalizzati nell’industria, aumento di 1mld/a per 10 anni agli insegnanti ad uso del ministero Istruzione, 3 mld/a per 5 anni per aumento forze di sicurezza e militare, supporto iniziale alle mamme napoletane per garanzia frequenza e rendimento scolastico dei loro figli staccandoli da esempi negativi per almeno 10 anni (l’esperienza si estenderà ad altre località a seconda dell’esito). Ci sono risorse per R&S ecc.
    Rispetto ad oggi, accumuleremmo un Pil di circa mld/a per 8 anni senza toccare il debito e 22 anni con 50 mld/ alimentati dai precedenti 400 mld entrati nel circolo. In questo caso, il debito aumenterà analogamente (+ 0 -) ed al termine dovremmo ottenere. da tale proposta, circa 1500 mld dopo 30 anni. Al termine dei 30 anni lo Stato ritirerà i 400 mld dei titoli emessi sui nostri “pagherò” aumentando il debito di 400 mld e li retrocederà ai proprietari immobiliari che hanno partecipato all’operazione.
    In teoria, avremo circa 1100 di debito in più a fronte di 1500 mld di Pil in più al netto dell’inflazione. I 00 mld retrocessici saranno ricchezza italiana equivalente ad una partita di giro. Il problema è avere il coraggio politico di comunicarla i cittadini.

    • n.n.

      Non voglio entrare in merito alla proposta, forse qualcosa del genere fu attivato durante il governo Mussolini.
      Il problema della spesa pubblica in Italia è anche culturale.
      CULTURALE!
      Se diamo dei soldi da spendere a chi non è capace di produrli il risultato sarà sempre casuale, improduttivo e viziato.
      Se sommiamo allo spreco in buona fede dei pochi, l’avidità dei tanti ladri di stato, milioni di ladri di stato, politici-sindacati-commissari-dirigenti-dipendenti-cupole mafiose (ultima Palamara-Napolitano) ecc. NON NE USCIAMO.
      Occorrerebbe, forse se basta, un manuale con un progetto preciso dettagliato senza possibilità di interpretazione o deroga perchè gli uffici pubblici con italiani, appositamente posizionati nella sfera pubblica dai partiti (sinistra in particolare) devono rubare e rubano.

  3. Savino

    La questione del debito cattivo non riguarda solo i fondi del Recovery. Complessivamente, la spesa pubblica deve essere rivisitata in termini di utilità, compresa quella per le partecipazioni e per gli emolumenti. Ricordiamoci che il Governo Draghi nasce, tra gli altri, 7-8 anni dopo le ipotesi documentate di spending review di Cottarelli, di cui la politica intera fece orecchie da mercante.

  4. Filippo Aleati

    è possibile che spinte inflazionistiche conseguenti al boom di spesa pubblica mondiale per la covid recovery possano aiutare ma penso che alla fine l’Italia consoliderà il debito e lo potrà fare senza grosse conseguenze sui mercati grazie all’appartenenza e alla sua rilevanza economica all’interno dell’ Eurozona, come protrebbe infatti l’industria di mezza europa e non solo fare a meno della meccanica italiana e in parte anche dell’agroalimentare? quanto alla crescita siamo un paese di vecchi , senza giovani che innovano e spendono nessuna economia cresce

  5. -Monetizzazione pro quota del debito detenuto dalla BCE.
    -investimenti pubblici sia con il RF che con nuovo debito (buono) per oltre 300 miliardi.
    -la BCE deve portare l’inflazione al 2% minimo.
    -rendere produttiva la pubblica amministrazione in Italia, tramite la digitalizzazione e la parificazione del contratto di lavoro a quello privato.
    Draghi ha le capacità e la possibilità per attuare tali manovre.

    • n.n.

      Rendere produttiva la pubblica amministrazione?
      Basterebbe azzerarla e ricomininciare eliminando regioni, senato, enti inutili, eliminare gli uffici pubblici ACI e cosi’ via.
      Privatizzare tutto, costa meno ai cittadini e si ottiene la massima produttività. Naturalmente non conviene alla mafia dei sindacati e dei partiti. In particolare alla sinistra che vive di corruzione pubblica.

      • Giuseppe

        Non solo la sinistra, anche la destra italiana vive di corruzione politica. Guardi alla Lega, un partito che sembra dedito più agli affari opachi che all’azione nella sfera pubblica, con più commercialisti che militanti e più bonifici che volantini; ed orientamenti di politica estera interamente legati a “finanziamenti”. Guardi a ciò che rimane del berlusconismo, in Lombardia e altrove. È il sistema ad essere sconquassato e marcio, non una sola parte politica.

        • n.n.

          Spiace deluderla, ma l’esperienza insegna e ne abbiamo vissuta parecchia in questo paese di imbroglioni politici, ma ladri e bugiardi come gli ex comunisti e poi a decrescere la sinistra in genere.
          Al loro pari ci sono quelli che da quella nefasta ideologia provengono, associabili ai massoni e alla mafia.

          • Giuseppe

            In punto di fatto, di ex comunisti e di (presunti) massoni, tutti i governi italiani degli ultimi 50 anni (almeno) hanno avuto una presenza massiccia. Non ideologia, ma interessi finanziari, spirito di casta, carrierismo, disinvoltura etica e menzogne in quantità industriale. Il populismo-sovranismo assicura la continuità di questo sprofondo nazionale, con etichette diverse e maggior sfrontatezza e un’ancor maggiore pochezza culturale.

  6. Belzebu'

    Non da sempre, ma purtroppo da molti anni, domina in Italia una infelice cultura politica, da cui si genera un ginepraio normativo, di leggi statali, regionali, provinciali, comunali per “garantire tutto”. Escluso, naturalmente, sincerità e rettitudine, in quanto ritenute dai legislatori, oggi scopriamo anche da moltissimi magistrati di regime, dati acquisiti per destinazione della corrente “mafiosa?” di appartenenza.
    Tutto cio’, purchè alla fine, con l’avallo anche dei sindacati, una moltitudine di individui del suddetto sistema, numericamente sempre crescente e sempre piu’ avidi, siano legittimati a partecipare o a fare spesa pubblica,
    “a prescindere”…
    Ecco che scopriamo che Domenico ARCURI ha speso milioni e milioni per impianti turistici al sud, poi lasciati a marcire in totale abbandono; Altrove sempre ARCURI si prodiga, anticipando milioni e milioni per tenere in piedi aziende che non faranno mai profitto; Con il ministero della salute di Speranza, compra mascherine cinesi e non italiane, con prezzi, ci dicono, maggiorati. Idem per le siringhe. Ecc.Ecc.
    Nessuno prevede mai sanzioni atte a dissuadere i suddetti sprechi, colpevoli di alimentare il famigerato debito e nemmeno debito in cambio di utilitas.
    Non ci sono mai norme neppure per i “ladri di stato” (dove c’è spesa pubblica in Italia ci sono sempre) per provare a sconsigliare azioni illecite.
    Hanno inventato pero’ le convergenze parallele, cosa gliene importa della minuscola equazione Debito/PIL?

  7. Flavio

    Molto chiaro complimenti. Condivido in toto. Aggiungo solo che allo stato attuale l’unico modo di fare politica espansiva è attraverso le sovvenzioni del Next Generation EU (che non viene citato nell’articolo ma mi pare importante ricordarlo).Il saldo “normale” di bilancio della PA deve migliorare invece per non trovarci nel 2025-2026 con un deficit ingestibile.

  8. Massimo Negri

    Ringrazio il professor Tommaso Monacelli per la perfetta analisi.
    Cordiali saluti

  9. Giuseppe Cusin

    Mi scuso, ma a me sembrano cose ben note: il debito pubblico italiano si avvia ad essere insostenibile. Perché non si fa qualche proposta? Perché non si affronta il problema di un’imposta annuale e progressiva sulla ricchezza? Forse si teme di scontrarsi con i gruppi dominanti che hanno portato l’Italia in questa situazione?

  10. L05

    La BCE è indipendente. Bene allora sia anche responsabile degli obbiettivi che non ottiene.

    Ipotizziamo che l’inflazione invece del 1,9% sia il 0,9% rendendo più difficile pagare i debiti, allora ci faccia la BCE un bonifico per indennizzarci del danno conseguente alla loro incompetenza.

    170/101*100= 168

    170-168= 2

    0,02*1700= 34 G€

    Che noi ovviamente useremo per ricomprare debito pubblico sul mercato per tale importo.

    Serve RESPONSABILITÀ.

    • Giuseppe

      Gli obiettivi inflazionistici che la BCE non ottiene sono causati, per l’Italia, dallo sconquassato sistema istituzionale che brucia risorse e blocca la crescita (gli obiettivi non ottenuti). L’incompetenza è tutta dei partiti e loro rappresentanti, a livello centrale, regionale, locale. Chiediamo un bonifico a Salvini, Fontana, Meloni, Di Maio, Zingaretti, etc.?

      • L05

        Caro Giuseppe. Ovviamente parlavo dell’inflazione eurozona.

        Ma la BC è indipendente sul presupposto che controllando la moneta possa controllare l’inflazione se non è così allora si ridia alla politica il controllo anche della moneta. Tanto se la politica è già responsabile come dice lei che abbia anche tutti gli strumenti a disposizione.

        Cosa serve una BC inefficace nell’unica cosa che deve fare? Facciamo spending review: aboliamo la BCE!

        • Giuseppe

          Conclusione paradossale (siamo l’Italia, non ancora il Venezuela) che numerosi ignoranti potrebbero prendere sul serio, in un Paese di creduloni e di demagoghi. Per fortuna, gli elettori leghisti e grillini frequentano assai poco il sito della Voce.

  11. Vito

    L’articolo del Professor Monacelli non poteva essere piu chiaro sui pericoli che ;a crescita del debito pubblico può’ creare per l’Italia negli anni futuri. Sono sicuro che Mario Draghi e’cosciente che “whoever it takes” di alcuni anni fa sara’ diverso da “whatever it takes” negli anni futuri. Ma come sara’ il cambiamento di rotta?

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