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L’esame Bce svela le perdite nascoste delle banche italiane

Le banche italiane sono state costrette dalla Bce a correggere il valore dei loro crediti, molto di più rispetto agli altri istituti europei. Senza l’esame sulla qualità degli attivi bancari, per quanto tempo avrebbero continuato a nascondere le loro perdite?
SOTTO ESAME LA QUALITÀ DEGLI ATTIVI
I risultati della valutazione dei bilanci bancari effettuata dalla Bce, comunemente nota come “stress test”, hanno suscitato diverse reazioni, anche su questo sito. Alcuni sostengono che le banche italiane siano state penalizzate nella metodologia seguita, ad esempio nelle definizione delle ipotesi alla base dello stress test. Altri ritengono invece che le banche italiane, e con esse la vigilanza esercitata dalla Banca d’Italia, escano male dall’esame. A mio parere, la parte più interessante dell’esame complessivo effettuato dalla Bce (Comprehensive Assessment) non è stato lo stress test, ma la revisione della qualità degli attivi bancari (Asset Quality Review, Aqr). Questa ha comportato un esame approfondito della classificazione effettuata dalle banche tra prestiti destinati ad andare a buon fine e prestiti “deteriorati”, i quali presentano problemi che ne rendono dubbia la restituzione: ad esempio perché il debitore è in ritardo nei pagamenti, oppure perché è sottoposto a una procedura di insolvenza. La Bce ha anche valutato se gli accantonamenti di capitale fatti dalle banche, a fronte di perdite attese sui crediti, fossero adeguati (tenendo anche conto del valore delle garanzie presentate dai debitori). Dall’esame è emersa in alcuni casi la necessità di riclassificare i crediti e di ridurne il valore già scritto in bilancio (sulla base dei bilanci al 31/12/2013). Questo esame è preliminare allo stress test, quindi i suoi risultati non dipendono per nulla dalle ipotesi alla base dello stress test stesso, le quali sono necessariamente arbitrarie e si prestano alle polemiche a cui accennavo sopra. Ahimè, le banche italiane escono piuttosto male dalla revisione della qualità degli attivi, almeno nel confronto internazionale. La correzione verso il basso del valore degli attivi è stata, per il complesso delle quindici banche italiane esaminate, pari a 12 miliardi, di gran lunga la maggiore tra i paesi europei. Una misura più accurata consiste nel rapporto tra questa cifra e il totale degli attivi (ponderati per il rischio): anche così, il nostro paese ne esce male, con un rapporto doppio rispetto alla media europea (un punto percentuale contro mezzo punto) e più che doppio rispetto a Germania, Francia e Spagna.
PERDITE FINORA NASCOSTE
Il dettaglio relativo alle banche italiane sotto esame è riportato nel grafico, che mostra per ciascuna la correzione di valore degli attivi creditizi imposta dalla Aqr, sia in valore assoluto (milioni di euro) sia in rapporto al totale attivo ponderato per il rischio (basis points). Le banche sono state ordinate sulla base del secondo indicatore, che è quello più significativo. Lasciando al lettore le considerazioni sui singoli istituti di credito, notiamo che nove banche (su quindici) presentano una correzione di valore più che doppia rispetto alla media europea, tre sono approssimativamente in media e solo tre sono più virtuose. Questi sono i numeri. Sono possibili diverse interpretazioni, ma una è sicuramente esclusa: quella che le banche italiane siano state penalizzate dalla metodologia utilizzata. La stessa Banca d’Italia riconosce che “il passaggio alla nuova definizione armonizzata di partite deteriorate non ha avuto effetti sulle banche italiane” (Rapporto sulla stabilità finanziaria, n. 2/2014, pag.28). Anzi, la nuova definizione ha pesato di più sulle banche di altri paesi, alle quali ha imposto una riclassificazione da prestiti in bonis a partite deteriorate molto superiore rispetto alle nostre. Per le banche italiane, invece, ha influito molto di più l’analisi degli attivi (si veda la tavola 3.3. del Rapporto della Banca d’Italia). Naturalmente, è possibile invocare la pesante congiuntura che il nostro paese attraversa da lungo tempo, che ha necessariamente un impatto negativo sul valore dei prestiti bancari. Vi è però da dire che anche altri paesi, ad esempio Spagna e Francia, hanno economie reali che navigano in cattive acque, ma sono usciti meglio dalla Aqr.
Inoltre, viene spontanea una domanda: se non ci fosse stata la Aqr, per quanto tempo le perdite (attese) sui crediti, emerse durante l’esame della Bce, sarebbero rimaste nascoste nelle pieghe dei bilanci di alcune banche italiane?
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  1. Piero

    Stress test, anzi stupid test, questo doveva essere il nome esatto. L’unione bancaria, solo sulle regole e non sull’integrazione patrimoniale sarà destinata al fallimento come l’euro.
    Si poteva se si voleva evitare tutto ciò, con una politica monetaria accomodante; oggi si comincia a parlare di QE, lo strumento doveva essere utilizzato fin dall’inizio della crisi finanziaria, prima che si propagasse sull’economia reale, per questo motivo i crediti bancari sono di bassa qualità, e noi in modo intelligente facciamo gli stress est, cosa ci potevamo aspettare?
    Oggi Renzi deve garantire con il fondo centrale di garanzia almeno 100 miliardi alle imprese, Draghi deve fare non con le parole ma con i fatti un QE di almeno 800 miliardi annui per almeno 5 anni, proquota % Bce di tutti i paesi euro, gli acquisti sul secondario non sono vietati.
    Se la Merkell non condivide queste politiche, esca dall’euro e ritorni al tanto amato Marco.

  2. Antonio Forte

    L’analisi del Prof. Baglioni è pienamente condivisibile e leggendo i documenti della BCE era palese che l’AQR avesse portato a galla alcuni gravi problemi delle banche italiane. Mi rimane, però, un dubbio. Perchè a conclusione di queste giuste analisi non si cita il responsabile ultimo di questi problemi, cioè la Banca d’Italia? Dove è stata la vigilanza fino a fine 2013? Va bene dare la colpa alle banche, ma ricordiamoci che c’è un vigilante che fino a pochi mesi fa aveva il dovere di esaminare queste poste dei bilanci bancari.

  3. Paolo

    Non condivido l’analisi del dott. Baglioni. Contrariamente a quanto molti credono, l’AQR non è stata un’analisi approfondita della qualità degli attivi. L’analisi ha riguardato, in realtà, una porzione modesta degli attivi bancari ed è stata condotta esaminando non la qualità delle singole posizioni bensì estendendo all’intero bilancio i risultati di un’analisi condotta con metodologie prevalentemente statictiche (cd. challenger model, elaborato da una società di consulenza). Tant’è che, come chiarito dai comunicati della stessa Banca d’Italia, le valutazioni dell’AQR non dovranno necessariamente riflettersi su quelle di bilancio. Inoltre, l’esame si è concentrato sui portafogli creditizi ma ha completamente trascurato altri portafogli, in primis i derivati, semplicemente perché non sono state ancora sviluppate le metodologie per la valutazione di questo tipo di strumenti. Se i derivati fossero stati inclusi nell’AQR avremmo visto ben altri risultati.

  4. Alessandro

    Faccio fatica a seguirla: dove è scritto che un credito ipotecario sia peggio di un derivato? Davvero MPS rischia di morire per i debiti ipotecati concessi?

    • bob

      essendo stato per 40 anni cliente MPS aldilà di schemini e grafici (teoria pura che spesso è molto lontana dalla realtà) ritengo che il MPS insieme alla Banca Commerciale Italiana siano state le banche che hanno fatto vera cultura bancaria. Sia ben chiaro il mio punto di vista è al di qua del bancone cioè da cliente, cosa importante da valutare. Io non li ho sottomano ma se andiamo a vedere i numeri fino agli anni ’80 del MPS le sofferenze da mancati rientri o da mutui accesi erano insignificanti, appunto per la grande capacità professionale e dall’ attenzione della gestione del territorio , anche se istituto nazionale. Parlando del MPS vi ricordate Banca 121? Vi dice qualcosa Vincenzo De Bustis? La fine! Dall’economia reale (mutui ipotecari) si passo alle catene di San Antonio ( derivati) . Gli schemi, i grafici, le statistiche non dovrebbero mai prescindere dalla Storia che spesso ( quasi sempre) aiuta a capire più dei numeri

  5. ginotaleban

    … in altre parole, se ho capito bene dato che per AQR è stata presa in considerazione la parte costituente l’attivo dei bilanci e di questi, quella relativa ai crediti “tralasciando gli investimenti in strumenti finanziari” tipo derivati, e come se la BCE affermasse che le banche che al posto di prestare soldi ad imprese e famiglie investono in derivati e strumenti finanziari sono più stabili e più sicure delle altre e che queste ultime si devono adeguare … o sbaglio?

  6. Alessia

    Debiti delle Banche? La BCE che ha messo liquidi per le Banche, ora esse devono fare qualcosa in piu, ma non riescono perche’ sono in perdita. Certo.

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