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L’ingiusta progressività dell’Irpef

L’Irpef è ormai diventata un’imposta speciale su pochi redditi, quelli da lavoro dipendente e le pensioni. Con gravi distorsioni sotto il profilo dell’equità. Se un recupero di evasione ed elusione appare difficile, si può pensare di rivedere profondamente la sua struttura. Flat tax e risorse.
I LIMITI DELL’IRPEF
Il dibattito sulle proposte di flat tax ha messo in risalto il rilevante costo per lo Stato di una riforma dell’imposta personale che introduca – come nelle proposte di Lega e Forza Italia – un’aliquota marginale unica, inferiore a quella media del sistema attualmente in vigore (di poco sotto al 20 per cento nell’anno di imposta 2012). Non c’è dubbio che, valutata dal punto di vista dello sforzo finanziario, l’applicabilità di una flat tax risulti difficoltosa. Secondo alcune stime, il fabbisogno necessario sfiorerebbe i 100 miliardi di euro e sarebbe in ogni caso consistente anche nel caso in cui la riduzione delle aliquote marginali possa far recuperare base imponibile oggi evasa.
Ci si deve però chiedere se l’ostacolo alla flat tax sia costituito dalla necessità di così ingenti risorse, o se sia invece motivato da una avversione tout court a una riduzione della progressività dell’Irpef, anche nel caso in cui le risorse necessarie fossero disponibili.
Nel primo caso riteniamo ci si trovi di fronte a un vincolo, almeno nelle attuali condizioni del bilancio pubblico. Nel secondo caso, invece, è opportuno domandarsi se il grado di progressività dell’attuale Irpef sia ancora giustificato.
La risposta, a nostro avviso, è no. Solo per rimanere in tempi recenti, la riflessione può muovere dal “Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica” della Corte dei conti del 2014, che molto efficacemente ha definito l’Irpef “un’arma spuntata” sia per il conseguimento di un ragionevole obiettivo di equità sia per garantire l’efficienza del prelievo. Le ragioni risiedono principalmente in alcune caratteristiche dell’imposta personale:

  1. l’Irpef è un’imposta con circa 41 milioni di contribuenti, ma circa l’83 per cento sono lavoratori dipendenti e pensionati. Imprenditori, autonomi con partita Iva e contribuenti che dichiarano redditi da partecipazione sono solo l’8,5 per cento del totale dei contribuenti;
  2. a questa distribuzione dei contribuenti, fa riscontro una distribuzione molto simile dei redditi dichiarati: l’83,6 per cento è costituito da redditi da lavoro dipendente e da pensione, mentre tutte le altre categorie si ripartiscono meno del 17 per cento del totale dei redditi;
  3. analoga è anche la distribuzione dell’imposta netta pagata, dato che dipendenti e pensionati contribuiscono per l’81,4 per cento del totale;
  4. i contribuenti che dichiarano più di 100mila euro di imponibile Irpef sono poco più dell’1 per cento del totale (circa 428mila), di cui 190mila sono ancora dipendenti e pensionati;
  5. l’Irpef è un’imposta molto evasa. Secondo stime basate sul confronto fra i dati dell’Indagine sui bilanci delle famiglie del 2004 di Banca d’Italia e i dati delle dichiarazioni fiscali dello stesso anno, il tasso medio di evasione è pari al 13,5 per cento dei redditi dichiarati, con una particolare concentrazione tra i redditi di lavoro autonomo e di impresa (56,3 per cento), cioè tra quei redditi che sono percepiti al lordo (senza sostituto d’imposta come invece nel caso dei redditi da lavoro dipendente e da pensione);
  6. l’Irpef è un’imposta molto erosa. Secondo i dati presentati nella relazione del gruppo di lavoro sull’erosione fiscale costituito nel 2012 presso il ministero dell’Economia e delle Finanze, l’impiego di agevolazioni, esenzioni e regimi differenziati produrrebbero un impatto di circa 105 miliardi di minore imponibile, di cui circa 50 miliardi sono attribuibili alla tassazione sostitutiva dei redditi derivanti dal possesso di attività finanziarie, circa 5 miliardi al regime sostitutivo della cedolare secca, e circa 8,5 miliardi alla deducibilità della rendita catastale dell’abitazione principale (misura peraltro giustificata solo in quanto sia applicata una imposta ordinaria sul patrimonio derivante dal possesso dell’abitazione stessa). Senza contare che tra detassazione dei premi di produttività e regimi agevolati (contribuenti minimi, associazioni, eccetera) si perdono ulteriori 20 miliardi di imponibile.
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Sebbene configurazioni dell’imposta personale simili all’Irpef – in termini di numero di scaglioni e livelli delle aliquote marginali – si ritrovino in molti paesi Ocse, queste caratteristiche (in particolare le prime tre e la quinta) non si riscontrano negli altri sistemi (o quantomeno non tutte insieme). In particolare, nei paesi dove vige una configurazione simile a quella italiana (ad esempio, nei paesi scandinavi) i tassi di evasione da parte dei lavoratori autonomi sono significativamente più bassi.
UN’IMPOSTA PER POCHI
Non è quindi azzardato sostenere che la base imponibile Irpef sia stata sistematicamente svuotata rispetto all’iniziale intento di farne un’imposta di tipo onnicomprensivo secondo gli ideali teorici dell’imposizione personale. Si dovrebbe invece prendere definitivamente atto che l’Irpef è oggi un’imposta speciale su pochi redditi (lavoro dipendente e pensioni), in particolare su quelli che per loro natura sono poco mobili (rispetto ad esempio ai redditi da capitale) e percepiti al netto dell’imposta (cioè dopo l’esazione dell’imposta da parte del sostituto). Dunque, l’opposizione a riforme che prevedano una riduzione della progressività dell’Irpef dovrebbe essere motivata da argomenti che chiariscano la necessità di mantenere invece un prelievo personale così progressivo sui redditi da lavoro dipendente.
Riteniamo che, sotto un profilo di equità, queste ragioni non ci siano. È proprio la crescente specialità che sta caratterizzando l’Irpef a consigliarne la revisione in direzione di un’area di proporzionalità molto più ampia di quella attuale, anche senza giungere all’estremo di un’aliquota unica. Quando la specialità del prelievo si associa a gettiti elevati (l’Irpef è la prima fonte di prelievo) e a forme estese di progressività, si generano distorsioni equitative inaccettabili a favore di evasori e percettori di redditi che sfuggono alla tassazione personale. E sotto questo profilo, l’attuale Irpef è un pessimo esempio. L’impiego di addizionali regionali e comunali ha poi ulteriormente accresciuto le aliquote marginali stabilite a livello centrale, in alcuni casi fino a circa 3 punti percentuali, inasprendo le attuali distorsioni. Quando l’attuazione di un’imposta progressiva si dimostra molto difettosa, sarebbe buona regola attenuare fortemente il regime di progressività, in favore di forme di imposizione più semplici; e recuperare un profilo progressivo attraverso provvedimenti di spesa pubblica che favoriscano direttamente (con la prova dei mezzi) o indirettamente (attraverso un recupero di universalità delle prestazioni dello stato sociale) le classi meno abbienti.
DUE AZIONI (IM)POSSIBILI
Emergono quindi due possibili opzioni di politica tributaria. Da un lato, recuperare la forte evasione del tributo. Tuttavia, il fenomeno dell’evasione caratterizza il nostro paese dai tempi dell’unità senza che sia stato significativamente affrontato e risolto e non è lecito attendersi che l’equità dell’Irpef possa essere recuperata per questa via. Dall’altro lato, ridurre il grado di erosione del tributo. Sotto questo profilo, tuttavia, il vulnus consiste – fin dalla sua introduzione – nell’aver escluso dalla base imponibile Irpef tutti i redditi da capitale. Si può anche ammettere che ci siano buone ragioni economiche perché ciò accada, e che renderebbero molto complesso tassare questi redditi in sede Irpef, nonostante altri paesi lo facciano. Ma se ci sono buone ragioni perché queste opzioni non siano percorribili, ce ne sono di altrettanto buone per rivedere profondamente la struttura progressiva di un’imposta che non è più in grado – semmai lo sia stata – di raggiungere l’ideale equitativo della tassazione onnicomprensiva del reddito personale.

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14 commenti

  1. ALESSANDRO PITZALIS

    Complimenti, articolo molto interessante! E’ un peccato vedere un tributo che potrebbe essere molto potente per un’imposizione equa e progressiva così “snaturato”.
    Per quanto riguarda l’esclusione dei redditi da capitale, mi è venuta in mente una proposta sentita moltissimi anni fa…
    Nel quadro, auspicabile e condivisibile, di semplificazione e maggiore proporzionalità che proponete, forse sarebbe possibile prevedere una tassazione sostitutiva sui capitali con aliquota pari o vicina a quella massima fissata per la questa “nuova IRPEF”. Ciò renderebbe conveniente per il contribuente la possibilità di dichiarare tali redditi in ambito IRPEF, che verrebbero tassati secondo la propria aliquota media. L’aumento di base imponibile potrebbe facilitare ulteriormente la diminuzione delle aliquote e l’ampliamento degli scaglioni di progressività. Ve la ripropongo per sapere cosa ne pensate!

  2. manel2005

    Di nuovo la scoperta della’acqua calda. Il contrasto dell’evasione Irpef è stato di recente potenziato e sembra dare i primi risultati. Riguardo all’erosione le imposte sostitutive sui redditi da capitale si stanno imponendo in tutta l’Europa. Le soluzioni più eque ed efficaci sarebbero la Dit nordica o i Boxes olandesi, entrambi del tutto, e giustamente, lontane dalla Flat tax di Salviìni e Berlusconi.

  3. Luigi Bernardi

    Il contrasto dell’evasione è stato di recente potenziato e sta dando
    i primi risultati. Sarebbero maggiori con l’obbligo di indicare (non di tassare) la ricchezza finanziaria della
    dichiarazione Ire. Quanto all’elusione, le imposte sostitutive sui redditi da capitale sono ormai la regola in Europa. Soluzioni più eque sarebbero la DIT nordica o i BOXES olandesi.

  4. Marco Cipelletti

    Interessante il fatto che “La Voce” metta in discussione il totem dell’iperprogressività IRPEF. Sia dal punto di vista dell’equità che della possibilità di stimolare una ripresa dei consumi, suggerisco una riflessione sul livello di reddito (28.000 euro) oltre al quale si paga il 38%: un’aliquota da ricchi per un reddito da poveri.

  5. Comunque chi veramente si trova a pagare questa tassa sono sempre i solito noti che andando avanti così sono sempre i più tartassati, perchè quando non si scopre un evasore non gli chiede tutto quello che deve e non solo una parte.

  6. Hk

    Gli autori omettono di ricordare che più del 50% dell’Irpef è versata dal 14% dei contribuenti e addirittura il 30% ripeto 30% dal 3% dei contribuenti ad alto reddito.
    dati ufficiali 2011. Questi i fatti.

    • Fabrizio

      e poi non si fanno entrare nei calcoli le imposte sui redditi di impresa (il 60% ca) che gli imprenditori pagano . E che pagano con l’IRAP anche quando non c’è reddito. Quello che avanza deve in genere rimanere in azienda per contribuire a finanziarla.

    • Fabrizio

      e poi omettono le imposte sui redditi di impresa (il 60% ca) che gli imprenditori pagano . E che pagano con l’IRAP anche quando non c’è reddito. Quello che avanza deve in genere rimanere in azienda per contribuire a finanziarla.

    • Fabrizio

      GLI AUTORI SI SONO DIMENTICATI ANCHE UN PARTICOLARE CHE VALE PENA RICORDARE:
      La tassazione dei redditi d’impresa da noi è superiore sia alla media dell’eurozona che a quella dell’intera Unione europea: l’onere che grava sui profitti nel 2011 è stato pari al 2,8% del Pil, contro il 2,5% dell’eurozona e il 2,6% della Ue a 27.

  7. Alberto

    Quando parlate di redditi da capitale dovete però ricordare che sotto questa voce sono compresi anche i dividenzi di società di capitali (anche piccole SRL).
    Questi sono già tassati da IRES+IRAP (almeno il 31,5% allo stato attuale come minimo, ma può essere anche di più se vi sono costi da lavoro non deducibili IRAP, si arriva anche al 50-60%), a cui si va ad accodare l’imposta sostitutiva elevate al 26%.
    Quindi di fatto questi redditi sono già tassati in maniera più alta rispetto all’aliquota massima dell’IRPEF.

  8. plapla60

    La Flat tax è in contrasto con i giusti dettami della Costituzione.Se l’Irpef viene evasa occorre perseguire gli evasori e non abolire la progressività che dovrebbe essere anzi incrementata come era anche in Italia prima della riforma Visco.Ci sono già le tasse indirette che pagano tutti allo stesso modo, ci mancherebbe anche per l’irpef.Farei valere la progressività anche sulle abnormi tasse sulla casa .
    Certamente chi comanda, con redditi e pensioni incredibili ha tutto l’interesse a perorare queste teorie a scapito del ceto medio.

  9. Sergio Brenna

    Lucus a non lucendo! Fantastico: siccome l’IRPEF (ormai blandamente progressiva: a me che ho 50.000 euro lordi di reddito rode di dover pagare la stessa aliquota di Berlusconi & Co) ricade soprattutto sui redditi da lavoro dipendente, appiattiamola per tutti (nella vana speranza di indurre gli evasori a pagare). A parte l’ineludibile (?) dettato costituzionale, logica vorrebbe che si abbassassero proporzionalmente (qui sì) alla quota di produzione d’imposta le aliquote da lavoro dipendente ed aumentassero quelle da redditi differenti.

  10. Rainbow

    Sull’argomento tassazione,sui concetti di Reddito,Prodotto,Patrimonio,Capitale, disuguaglianza dei redditi,e delle ricchezze sto leggendo,o meglio studiando – perche’e’un tomo piuttosto impegnativo- il lavoro di Thomas Piketty” il Capitale nel XXI secolo”, la lettura di quest’opera ha cambiato e messo in discussione molte mie convinzioni precedenti.
    Nel volume si esamina,tra le altre cose,anche il discorso Tassazione che viene legato al concetto di disuguaglianza ( che secondo l’autore tendera’ulteriormente a crescere nel XXI secolo).
    L’autore propone,argomentandolo dettagliatamente con analisi minuziose che occupano decine di pagine,tabelle,serie storiche,analisi statistiche,la necessita’,per ridurre la diseguaglianza a livello globale (viene fatta un’analisi storica e globale della diseguaglianza dei redditi,e dei patrimoni) di rivedere completamente il sistema di tassazione attuale,perche’inefficace,e largamente eluso ( in sintonia con la tesi dell’autore dell’articolo) e di sostituirlo,o integrarlo, con un sistema basato sulla tassazione progressiva dei patrimoni. I patrimoni,specie quelli di grandi dimensioni,sfuggono quasi completamente ai prelievi sul reddito,per cui i patrimoni si ricapitalizzano automaticamente pagando pochissime tasse. Lui propone,previa una schedatura rigorosa del patrimonio di ognuno,e in coordinamento internazionale delle banche dati,una tassazione progressiva del patrimonio da 500.000€ a salire,e una tassazione progressiva sul reddito ( anche sui redditi da capitale,però: dividendi,interessi,affitti,etc) e anche un ritorno dell’imposta di successione sui grandi patrimoni. Tra l’altro,ho scoperto,con mia grande sorpresa (perciò occorre leggere i libri, per formarsi un’idea più approfondita sulle cose!) che le aliquote marginali sul reddito e sulle successioni,nei paesi anglosassoni,U.s.a e Gran Bretagna in primis,liberisti x eccellenza,negli anni 50’,60’,70’,erano altissime arrivavano al 70/80% del reddito,e al 40/50% dei patrimoni in successione! Infatti in quegli anni i paesi anglosassoni erano meno disuguali( in linea con l’idea liberale della uguaglianza dei punti di partenza) di quelli europei,poi arrivò Reagan e Tatcher,e cambiò tutto!

  11. Rainbow

    Il sistema di tassazione e’da rivedere in toto! Tutta la tassazione si scarica sul Reddito,e sui consumi,il patrimonio immobiliare,finanziario,paga pochissimo! In Italia il patrimonio privato globale ammonta a circa 9.000 miliardi di €, ovviamente distribuito in maniera molto iniqua, e lo Stato ha un debito di 2.000 miliardi di €! Italiani mediamente ricchi,Stato povero,e’ovvio che c’e’qualcosa che non va! Proprio stamane,su Repubblica,e’uscito uno studio che,inpratica,conferma le tesi di Thomas Piketty: in Italia il 10% della popolazione adulta detiene il 50% della ricchezza complessiva! E dopo la crisi del 2007, i ceti medi e bassi si sono ulteriormente impoveriti,mentre il decile superiore della popolazione,quello con i redditie i patrimoni più alti,si e’ulteriormente arricchito! Non e’questione di essere comunisti,non lo sono mai stato,e’questione di equita’e di razionalita’! Il problema e’globale, Obama sta per proporre al Congresso un aumento dell’aliquota marginale,e della tassazione dei redditi da capitale sui redditi più alti per finanziare sgravi fiscali per il ceto medio,e medio-basso che negli U.S.A. e’molto in difficolta’nonostante un tasso di crescita del P.I.L. del 3,5% nel 2014!

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