La critica più forte alla “buona scuola” è la centralità del preside nella selezione dei docenti. Oggi, le assunzioni si fondano sul principio implicito che tutti gli abilitati in una classe di concorso possano insegnare ovunque con successo. Ma non è così. Il grado di discrezionalità da accettare.
Critiche alla “buona scuola”
Le modifiche apportate alla figura del preside sono forse l’aspetto della riforma della scuola che sta suscitando le critiche più aspre. In particolare, sembra non piacere la centralità del dirigente scolastico nella selezione dei docenti. Su questo punto importante si mescolano, però, almeno due obiezioni che invece è bene discutere separatamente.
Da un lato, si contesta la scarsa collegialità delle decisioni di reclutamento, che farebbero capo esclusivamente al preside, il quale sarebbe poi a sua volta valutato anche in relazione alla congruità di tali scelte. Mi pare un’osservazione ragionevole sulla quale si può discutere e sulla quale non dovrebbe essere difficile trovare un accordo. In fondo, sono molto rare le organizzazioni, pubbliche o private che siano, nelle quali le assunzioni sono decise da una singola persona. Non mi sembra però davvero una questione sulla quale sollevare il polverone di questi giorni.
La seconda critica è più profonda e, a mio avviso, anche meno giustificabile. La scelta dei docenti da parte dei presidi o delle singole scuole attraverso un organo collegiale ancora da definire, faciliterebbe pratiche nepotistiche e clientelari. È certamente un rischio, ma si tratta di un rischio da valutare in relazione ai vantaggi che un sistema di reclutamento più decentralizzato potrebbe garantire.
Gli insegnanti non sono tutti uguali
Il sistema attualmente in vigore, basato esclusivamente su criteri (presunti) oggettivi, sembra fondarsi sul principio che tutti gli insegnanti abilitati in una classe di concorso siano identici e possano insegnare con successo in qualsiasi scuola. Il mondo reale è invece molto più complesso.
In un precedente articolo su questo stesso tema scrivevo che “lo stesso docente può essere bravissimo in un contesto e fare disastri in un altro: il preparatissimo e severo professore vecchio stampo può fare miracoli nel liceo di una grande città e disastri nell’istituto tecnico di provincia, dove il successo è riuscire a mantenere gli studenti seduti sui banchi”. Conosco esempi di ottime università in giro per il mondo che hanno rinunciato ad assumere superstar accademiche in odor di Nobel solo perché avrebbero messo a rischio il positivo ambiente di lavoro che avevano faticosamente creato nei loro dipartimenti.
Tutte le organizzazioni del mondo, siano esse aziende private a scopo di lucro o organizzazioni umanitarie, spendono una montagna di soldi e di tempo per selezionare i propri collaboratori attraverso accurate analisi dei curricula, test attitudinali e ripetute serie di colloqui. Perché non selezionano semplicemente facendo una graduatoria sulla base di criteri oggettivi (diploma, voto o altro) desumibili dal cv dei candidati? Persone e istituzioni sono caratterizzate da un’infinità di sfaccettature che difficilmente emergono semplicemente dalla lettura di un dossier, è importante parlarsi e capire se sarà possibile lavorare insieme in modo proficuo. A volte si sbaglia, ma è indubbiamente meglio vedersi e parlarsi piuttosto che scegliere solo sulla carta. E nel sistema attuale nemmeno la scelta su carta è fatta dalle singole scuole. Anche in questo senso è utile considerare la scuola come un’azienda senza che alla similitudine sia associata una connotazione negativa.
Gli insegnanti, come tutti i dipendenti pubblici, sono pagati con i soldi dei contribuenti. È giusto quindi che alla loro assunzione sia imposto un grado di trasparenza superiore a quello che si potrebbe liberamente adottare in un’impresa privata. Esiste tuttavia anche nel pubblico un’inevitabile contraddizione tra l’esigenza di trasparenza e la necessità di selezionare la persona giusta per la scuola giusta. Nel sistema attuale, è risolta brutalmente ignorando la necessità di trovare la persona giusta e disegnando un complicato sistema di graduatorie che dovrebbe garantire la totale trasparenza. Sistemi simili sono applicati quasi ovunque nel settore pubblico – non solo in Italia – e sembrano fondarsi sul folle principio che, a parità di punteggio, i candidati siano tutti uguali e possano lavorare ugualmente bene in qualsiasi amministrazione.
Discutiamo senza pregiudizi su come rendere più collegiale la selezione degli insegnanti, ma riconosciamo che la riforma tenta finalmente di riconciliare in modo più ragionevole l’esigenza di trasparenza e la necessità di mettere i professori giusti nelle scuole giuste. E accettiamo che per soddisfare tale esigenza è indispensabile un certo grado di discrezionalità.
Capisco bene la preoccupazione che una maggiore discrezionalità possa anche esprimersi in forme discriminatorie, per esempio contro le donne, magari incinte o già madri di bimbi piccoli. La discriminazione sul mercato del lavoro è, però, un problema molto più generale e deve essere risolta con politiche adeguate per tutte le donne, non solo per le insegnanti.
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roberto
Ecco l’ennesimo “esperto” di scuola che di scuola non capisce un’acca. Forse l’ultima volta che l’ha vista, la scuola, è quando ha preso la maturità. Senta Pellizzari, le mando la mia mail, così ci mettiamo d’accordo e viene a fare un po’ di tirocinio insieme a me, a scuola!
Giovanni Rossi
Faccio l’ Insegnante e la libera Professione da 30 anni; vincitore di n.2 concorsi a cattedre, sono un Ingegnere ed insegno in un Istituto Tecnico; il decalogo del ” buon insegnante ” in realtà è noto da sempre e le ricette sono sempre le stesse : un Dirigente Scolastico in gamba e all’altezza del proprio Ruolo che conosca i docenti, come lavorano, corregga i comportamenti sbagliati, incoraggi i giovani, premi i meritevoli e soprattutto punisca i fannulloni e gli incapaci ! Certò il rischio che una persona possa approfittare del suo ruolo per prevaricare c’è, ma il collegio dei docenti, ed una scuola sana, hanno anticorpi sufficientemente forti per denunciare ed impedire, abusi da parte del DS. L’ altro aspetto è legato all’ aggiornamento; nella mia carriera ho trovato numerosi Docenti che da quando si erano laureati non avevano più messo piede in un aula universitaria, o non avevano preso parte mai a seminari di studio organizzati da enti e/o associazioni culturali, di discipline dell’ area umanistica piuttosto che scientifica e tecnologica. Ovviamente l’ autoaggiornamento è importante ma chi lo fa, in genere è motivato da passione e/o esigenze professionali; Il Ministero, attraverso un coordinamento tra università, ed enti di ricerca qualificati dovrebbe mettere a disposizione i fondi necessari per realizzare, in modo regolare, corsi di aggiornamento mirati al miglioramento dell’ offerta formativa ,all’ aggiornamento dei contenuti ed al recupero degli alunni
Claudio Flamigni
Oggi sono un docente popolare e stimato da quasi tutti i genitori (a quanto dice la stessa Dirigente) . Eppure, se fosse già stata in vigore questa legge, quasi certamente non avrei mai potuto avere il trasferimento nella scuola dove insegno. Perché mai il dirigente di allora avrebbe dovuto chiamare me, senza conoscermi? Certamente avrebbe preferito qualche docente da lui conosciuto personalmente o magari raccomandato da un membro dello staff. L’affermazione che si sceglierà in base al curriculum è ipocrita, perché (salvo casi eccezionali) non è possibile riconoscere un buon docente dal curriculum. Inoltre i colleghi più giovani potranno andare in pensione solo a 70 anni: è probabile che a quell’età comincino ad avere problemi ad affrontare una classe di bambini turbolenti oppure che si ammalino: dato che con la nuova legge l’assegnazione alla scuola verrà confermata ogni tre anni, a quel punto il dirigente (spinto anche dai genitori) farà mancare la conferma e il docente sarà costretto a tornare a fare il pendolare o a fare supplenze temporanee. Infine l’abolizione della libertà di insegnamento (conseguenza della riforma) porterà a un peggioramento della qualità della scuola, a danno della preparazione degli alunni. Infatti l’intervento dei dirigenti in molti casi è rivolto ad assecondare le richieste non sempre legittime dei genitori, imponendo il 6 politico o verifiche meno frequenti e approfondite, che non interferiscano con le attività ludiche degli alunni.
Gigino a' Purpetta
Le obiezioni mi sembrano fondate, però va anche detto che col sistema delle graduatorie la possibilità che in una scuola arrivi un docente più o meno bravo (nel senso di preparato, motivato, organizzato e capace di adattarsi al contesto classe/scuola) sono da attribuire in buona misura al caso, mentre con il fattore discrezionale il preside potrebbe tener conto di altre informazioni oltre al CV per selzionare un docente piuttosto che un altro.
Certo, si può discutere su quanto sia verosimile che le informazioni addizionali che il dirigente scolastico può avere da un colloquio (e/o ricerche personali) gli permettano di fare una scelta realmente in linea con la figura di docente cercata, effettivamente considerando il rischio di nepotismi e clientelismi, non sempre facilmente sanzionabili, il gioco potrebbe non valere la candela.
Il fatto è che un preside illuminato e integerrimo con i nuovi poteri attribuiti dalla riforma potrebbe di molto migliorare la situazione della sua scuola, ma un preside non abbastanza competente, senza scrupoli e interessato solo a salvare le apparenze potrebbe fare enormi disastri, e prima che qualcuno possa chiedergliene conto potrebbero passare anni.
Francamente non so che pensare, a me sembra un grosso rischio e credo sia difficile smontare in maniera convincente le Sue obiezioni.
Giacomo
La riforma in sintesi. I presidi valuteranno i docenti sulla base del “merito” (cosa è il merito ? Non si sa). I presidi saranno valutati da ispettori ministeriali sulla base del “merito” (cosa si intende per merito ? Non si sa). Gli ispettori ministeriali ? Quelli non sono valutati da nessuno ! Quelli sono meritevoli per definizione: sono funzionari della nostra efficiente pubblica amministrazione !
oopart
vedo che claudio flamigni si è già spiegato molto bene ma ci tengo a ribadire questi problemucci:
1. quando devi scegliere un docente di lettere, mi spieghi cosa diavolo credi di trovare di tanto speciale nel curriculum di questo o di quello? troverai la laurea in lettere, l’abilitazione in lettere, le supplenze in lettere… che altro devi trovare? come la fai a scelta? fai decine e decine di colloqui confidando in un colpo di fulmine per uno dei candidati? o non è che magari prenderai quello con i punteggi più alti, proprio come con l’attuale sistema delle graduatorie?
quindi una valutazione deve essere fatta a valle (con ispezioni di docenti esperti), non a monte perchè a monte è evidentemente impossibile.
2. con la valutazione fatta a valle dal dirigente, questi ha finalmente in mano lo strumento per condizionare i docenti imponendo loro di assecondare le pretese dei genitori degli alunni (meno compiti, voti gratificanti, ecc.).
siccome sto leggendo tanti soloni, per lo più economisti universitari, che ci infliggono modernissime analisi di efficienza ma non rispondono mai a queste obiezioni, basate sull’esperienza pluridecennale sul campo, ci terrei molto ad avere una risposta almeno da michele pellizzari.
forza, risponda a flamigni e a me, si sporchi le mani con la realtà, la teoria non basta
Rainbow
Non lavoro nel mondo della scuola,ma come cittadino sono interessato al suo buon funzionamento. Leggendo i commenti, tutti negativi a qualsiasi ipotesi di selezione degli insegnanti basata su criteri diversi da quelli attuali, più o meno meritocratici, una riflessione logica mi sorge spontanea! Perché non adottiamo il metodo praticato negli altri paesi Europei! Mi risulta che da altre parti, tipo in G.B, In Germania, la selezione dei docenti sia basata su meccanismi meritocratici e premiali per quanto riguarda la carriera! Se funziona da loro,per quale ragione non si può adottare anche da noi?
roberto
Ma cosa si dovrebbe valutare? Quali indicatori, quali parametri? Si può “misurare” la capacità d’insegnare da un curriculum? La “misurabilità”, i test “oggettivi” stonno distruggendo l’intelligenza e la creatività. La scuola è forse una fabbrica standardizzata? Il paradigma taylorista si può applicare all’insegnamento? Comunque alcune cose sagge le trovi in quasto link. http://www.linkiesta.it/scuola-merito-insegnanti
Maurizio
A proposito di buona scuola inglese, anche se non è recente, è interessante leggere questa esperienza.
http://www.movisol.org/10news161.htm
Carl
Prof Pellizzari, siamo nell’epoca dell’uso più soverchio della matematica, in particolare in campo economico, perché ogni intuizione abbia quantomeno parvenza di oggettività. Perché allora non discutere su come rendere tali criteri più oggettivi? Ciò che dice lei in questo articolo mi sembra anacronistico. Insomma, quale interesse difende con questo articolo? – la prego di non fraintendere. Io sinceramente non capisco. La scelta discrezionale del docente dovrebbe essere posta nelle mani del preside? E per quale motivo? E con quali auspicati risultati? Non c’è niente di oggettivo nella modalità di reclutamento alla quale fa accenno lei in questo articolo. Insomma, la vogliamo o no questa matematica? Non possiamo tirarla fuori quando ci fa comodo.
Io personalmente tornerei al punto di partenza, e lavorerei sui cosiddetti “criteri oggettivi”. Almeno in attesa di qualche trovata illuminata…
Giovanni
Se non ho capito male, l’incarico dura tre anni, dopo i quali per l’insegnante ricomincia la trafila. Alla faccia delle tutele crescenti! Si tratta di precariato a vita. Che poi tutti i dirigenti siano all’altezza del loro compito è cosa da verificare, l’esperienza porta a dubitarne e comunque i criteri per la loro valutazione sono ancora nel limbo, che tra l’altro neanche esiste più. Starei anche molto attento a non enfatizzare troppo la distinzione tra gli insegnanti, divisi in serie A e in serie B: certamente non vanno tollerati gli scansafatiche e va destinato ad altro incarico chi non è adatto, ma nella scuola è fondamentale un clima di collaborazione, non di invidie, di risentimento, di ripicche.
Nino
I miei figli sono usciti da poco dalle superiori e a parte le elementari hanno “trovato” persone e ambienti scolastici colmi di invidie, risentimenti e ripicche. A me personalmente è stato chiesto di appoggiare i vari scioperi proprio dagli insegnanti che le chiama di serie B (per dircela tutta che non volevano corsi di perfezionamento, che l’inglese non serve tanto i ragazzi non sanno nemmeno l’italiano, che per competenze nell’insegnamento dell’informatica pensavano a come si apre un’applicazione etc.).
Questi appena descriti non sono adatti e lei li vorrebbe destinati ad altro incarico, ma non spiega quale.
Infine, e mi permetto un po’ di acrimonia, gli scansafatiche vanno licenziati e non premiati con ricorsi al tar attraverso sindacati che incentivano il parassitismo.
Andrea
Scusate ma in questa bellissima discussione stiamo parlando di una riforma che prevede che docenti assunti a t.i., vincitori di concorso che vanno trattati alla stregua di liberi professionisti costretti a procacciarsi il lavoro e a fare le scarpe ai colleghi per insegnare.
Per me andrebbe al limite anche bene, basta che poi mi paghino da professionista quale io sono. Le nozze, che io sappia, non si fanno con i fichi secchi, se volete giocare con il mio posto di lavoro spostandomi di scuola ogni tre anni da una parte all’altra della regione in funzione del cambio di preside e dei suoi umori, delle sue amicizie, delle sue sollecitazioni esterne (fatemi ridere col preside imparziale), allora pagatemi tutto quello che dovete per questa che io non chiamerei flessibilità ma diventare giunchi.
Qui tutti parlano di inflessibilità, professionalità e “criteri oggettivi” di scelta per un preside, mi sa tanto di cetriolo per chi non ha un santo in paradiso, così come sono tutti i nuovi bandi o concorsi o appalti “a prova di furbo”.
Invece di migliorare la valutazione dei docenti e della formazione, così si distrugge un ambiente in cui almeno una imparzialità era garantita, e sento parlare gente che in scuola non ci ha mai messo piede,a cominciare dai professoroni universitari che la scuola non sanno neanche cosa sia (a stento conoscono i loro studenti, chiedeteglielo se non ci credete).
Giovanni
Aggiungo a quanto scritto in precedenza che con questa riforma i professori dovranno comportarsi come bravi soldatini agli ordini del preside, con tanti saluti per la libertà di insegnamento. Per quel che mi risulta, la buona fama della scuola la fanno i docenti, ognuno con la sua personalità, non i presidi. Per quanto riguarda poi la valutazione di questi ultimi, quale sarà il loro destino, ammesso che si arrivi mai a censurarne qualcuno? Dovranno tornare in classe? Immagino con quanta voglia, tenuto anche conto del fatto che non tutti erano ottimi insegnanti.
bob
..questo Paese è “governato” e la scuola con essa da padri, figli e compari del ’68, del “6 politico” degli ” esami di gruppo” di ” è ora è ora potere a chi lavoro” . La cultura non si impone con le leggi ma con i comportamenti, con l’onesta intellettuale partendo dalle fondamenta e forse dalla materia più importante: educazione civica! Che proprio certi personaggi che ora urlano hanno tolto dalle scuole in nome della libertà dell’individuo. Ma la Storia è spesso un boomerang costoro saranno seppelliti proprio dal disastro del ’68 che loro stessi hanno alimentato e trasferito
Guglielmo
La chiamata diretta, anche senza nepotismi, anche mettendo da parte il preside del partito/sindacato/gruppo religioso x che chiamerà persone a lui gradite, se e quando funzionerà senza distorsioni produrrà un piccolo numero di scuole d’eccellenza mentre peggiorerà la qualità complessiva di tutte le altre. Non ne nascerà un mondo ideale in cui ognuno sceglie il meglio a seconda delle sue esigenze, ma avremo intanti dirigenti mediocri, impreparati e mal selezionati che saranno incapaci di gestire la nuova situazione e i pochi che sapranno attirare i migliori. Non vedo vantaggi sui grandi numeri e rispetto alla media.
Poi, non è affatto indifferente che la chiamata sia effettuata dal solo dirigente o da un piccolo comitato soggetto a pressioni e manipolabille. Se ad esempio fosse il Collegio dei Docenti a scegliere, sulla base di una rosa di candidati, già la cosa risulterebbe più accettabile.
La riforma è etremamente opaca sui controlli e sulla valutazione dei dirigenti: affidare loro questi poteri senza fare chiarezza su ciò legittima pienamente il sospetto che si stia soltanto procedendo a un altro passo verso la feudalizzazione dell’amministrazione pubblica.
Guglielmo
Chiarisco: non non penso, come l’autore dell’articolo, che sia indifferente a chi è attribuita la responsabilità di chiamare gli insegnanti. Se questo potere viene affidato a un unico soggetto (il dirigente), senza controlli e limiti efficaci, la cosa preoccupa non poco. Né è più rassicurante un piccolo comitato nominato dal preside o dove vi siano uno o due docenti indicati dagli insegnanti. Potrebbe già risultare più accettabile attribuire una tale responsabilità al Collegio dei Docenti, che a sua volta sceglie modalità e procedure.
Stefano De Stefano
“Gli insegnanti non sono tutti uguali”: grande verità! E perché, i medici ospedalieri, i giudici, i parlamentari, i segretari comunali? Forse sono tutti uguali? Ma per ciascuna di queste figure esiste un riferimento contrattuale omogeneo che non vuol dire, necessariamente, inchiodare tutti alla stessa retribuzione. Il contratto attiene all’identità di funzione che, per gli insegnanti, vuol dire essere responsabili della realizzazione del diritto all’istruzione per i giovani cittadini. Questo concetto funziona da Sondrio a Ragusa e se è anche uno dei fini costituzionali della Repubblica, non si capisce perché la sua realizzazione debba essere demandata alla discrezionalità dei presidi attraverso l’assunzione nominativa e, appunto, discrezionale dei docenti. I sistemi di reclutamento fondati su graduatorie di merito rispondono a queste esigenze costituzionali; le assunzioni nominative, no. Naturalmente, a mio parere, si è liberi di pensare che l’istruzione, nel mondo “complesso” di oggi, non sia più un diritto e vada trattata né più né meno come una qualunque merce da centro commerciale. Però lo si dica e non ci si trinceri dietro fumosi discorsi sul merito e sul fatto che gli insegnanti non sono tutti uguali.
Paolo Francini
Al di là della possibilità concreta che i presidi siano in grado di scegliere meglio di quanto avvenga co sistema attuale, il problema è che il gioco è a somma zero. Nel senso che, dato lo stock di insegnanti in ruolo, il fatto che si confidi nelle capacità di reclutamento degli insegnanti per allocare questo o quello in una scuola piuttosto che in altra non risolve affatto la questione: perché, in base a cosa, una soluzione dovrebbe essere globalmente preferibile ad un’altra? Nell’ipotesi che il sistema centrato sui presidi funzionasse al meglio (ipotesi a mio modo di vedere infondata), avremmo la concentrazione dei migliori insegnanti nelle scuole più blasonate del centro delle città, ed i peggiori tendenzialmente relegati nelle periferie, nelle località più isolate, nei professionali di frontiera. Quale vantaggio ne verrebbe al sistema dell’istruzione nel suo complesso? A mio avviso, rischia di essere un sensibile peggioramento su scala complessiva, rispetto alla situazione attuale, un mix tra principio di anzianità e casualità, che se non altro ha il vantaggio di rendere possibile una certa autoselezione del corpo docente rispetto alle varie tipologie di scuola, di eliminare alla radice ogni possibilità di clientelismo, di garantire solide condizioni per l’esercizio della libertà d’insegnamento, nonché di allocare tendenzialmente gli insegnanti non troppo lontano da casa, al crescere dell’anzianità di servizio (fattore non così trascurabile nel favorire un buon clima lavorativo)
Pietro Blu Giandonato
Sono un insegnante di ruolo, favorevole alla possibilità per i docenti di poter presentare le proprie candidature, su base volontaria, per andare a insegnare in specifiche scuole. Fa bene alla loro crescita professionale e fa bene alle scuole stesse, che possono trovare l’insegnante più adatto al proprio contesto: tipologia di studenti, tipologia di indirizzo, territorio.
Il preside però non può e non deve scegliere da solo gli insegnanti, la maggior parte di essi non ha l’attitudine al management delle risorse umane. La cosa migliore sarebbe una commissione specifica, costituita da DS e Comitato Tecnico Didattico (vedere http://bit.ly/1IUPGQz) in grado di garantire più imparzialità e soprattutto una valutazione dell’esperienza e delle caratteristiche del docente più idoneo.
Gli ambiti territoriali nei quali avverrà la mobilità degli insegnanti (di ruolo) saranno sub provinciali, pertanto il timore paventato di grandi distanze da percorrere in caso di trasferimento è da ridimensionare. Io stesso ogni anno mi sono spostato per insegnare (assegnazione provvisoria), mezz’ora di strada in auto corrispondono a circa 40 km, un raggio mediamente ragionevole, senza considerare i mezzi pubblici.
Ciò premesso, il paradigma da tenere sempre presente è che non esistono docenti migliori in assoluto di altri, è impossibile oltre che immorale stilare graduatorie sulla base di criteri di gradimento da parte degli studenti piuttosto che dei genitori. Esiste però il docente giusto nella scuola giusta, come Pellizzari afferma nell’articolo.
Oggi la tendenza degli insegnanti è quella di approdare alla scuola più vicina a casa e/o quella più “tranquilla”, o considerata migliore. Questo meccanismo, basato unicamente sulle graduatorie a punteggio, porta de facto i docenti con più anzianità di servizio a concentrarsi in scuole come ad esempio i licei, una situazione che di per sé non è garanzia di offerta formativa migliore. Non è affatto detto infatti che i docenti più anziani siano anche i più adatti a insegnare in una determinata scuola.
In un’ottica futura con organici più stabili (funzionali), precari quasi totalmente assorbiti e ambiti territoriali più circoscritti, a mio avviso la mobilità sarà molto meno dolorosa rispetto a oggi. Non sarà più una sorta di roulette russa o gioco dei quattro cantoni. Con le reti di scuole inoltre, gli istituti potranno entrare in sinergia e da un lato offrire un contesto più definito di mobilità e di scelta ai docenti, dall’altro garantirsi la possibilità di attrarre a sé gli insegnanti con le caratteristiche più adatte al proprio contesto scolastico. Senza considerare che le reti di scuole arriveranno a razionalizzare anche l’offerta formativa sul territorio, rimuovendo l’assurda concorrenza che c’è già oggi, con i singoli istituti che rincorrono le mode del momento istituendo indirizzi clone, con la speranza di rubare iscritti le une alle altre.
Un sistema di istruzione basato sulla collegialità delle scelte nelle singole scuole (non preside/capo dunque) e nella sinergia tra gli istituti in rete, la possibilità per i docenti di poter scegliere (se lo vogliono) di spostarsi in altre scuole, per gli studenti e le famiglie avere una maggiore scelta formativa, è un sistema più sano e in grado di auto regolarsi sulla base delle necessità di tutti.
paolo
Il problema per il Governo è trasformare gli slogan in atti normativi, non interessa cosa accadrà in seguito, l’importante è andare dalla Gruber o twittare “Vogliamo premiare l’insegnante che ci fa amare la poesia” ( Renzi dixit ). Ma cosa intendiamo per valutazione? C’è quella “disciplinare” (assenze ingiustificate, ritardi, indifferenza totale in classe), poi c’è quella didattica ( conoscenze, competenze, etc). Nel primo caso è il Dirigente che dovrebbe intervenire con i provvedimenti disciplinari, ma nel secondo caso il Dirigente non ha competenze per decidere chi è il miglior docente, figuriamoci scegliere uno che non conosce. Quale Dirigente sceglierà una docente in gravidanza, uno che ha la 104, un disabile… e poi con quali competenze? Italiano, matematica, diritto, musica, arte, economia aziendale, gastronomia… ma sapete quante classi di concorso esistono?
Non sono religioso ma mi viene da dire: “…Padre perdona loro ma non san quel che fanno”
andrea
Io continuo a non trovare alcun altro lavoro pubblico in cui ogni 3 anni ci sia qualcuno che mette in dubbio il tuo oosto di lavoro per non ben determinati criteri oggettivi, ma dove mai si è visto?
Se volete giudicarmi nel mio lavoro giudicatemi ma questa soggettività senza rischio patrimoniale apre la porta a clientelismi di ogni tipo.
Un tipo di gestione del genere è tipica di un contratto di tipo professionistico, allora chiedo che i docenti vengano pagati come tali.
Piero
Non bastano 1500 parole per commentare una presunta riforma della scuola che non risponde alla domanda:quale scuola è necessaria per l’Italia di oggi?Come formo gli insegnati nelle materie che reputo fondamentali per un scuola moderna?E quali sono le materie fondamentali ?
Fabrizio I.
Coloro i quali si oppongono a qualsiasi cambiamento in ordine sia alla selezione che alla valutazione del corpo docente, dopo aver elencato gli immancabili risvolti negativi di ogni proposta sul tavolo dovrebbero avere la decenza e la grazia di aggiungere però COSA PROPONGONO per impedire a schiere di nullafacenti di occupare le cattedre. Anche, una volta assunti con i meravigliosi e costituzionalisti metodi attuali, come fare a CACCIARLI. E non si dica che non ce ne sono.
Lo scambio storico fatto in Italia con il personale docente è lo scandalo: stipendio basso = selezione assente (perché andare per titoli o per estenuazione in un paese in cui i laureati non hanno niente di meglio da fare non è selezionare ma prendere quelli che hanno il tempo di sottoporsi alle ordalie dei mille percorsi di assunzione), fino a che i BRAVI non vorranno distinguere i loro destini dalle canaglie.. Non cambierà nulla per gli uni e per gli altri.
Guglielmo
Per quanto riguarda i pochi insegnanti da cacciare (le schiere di nullafacenti sono solo nella sua immaginazione) basterebbe dare più forza al corpo ispettivo del MIUR, cui invece da molti anni è stata procurata una sostanziale eutanasia. Sarebbe molto più semplice e meno a rischio di conseguenze negative dell’infeudare tutta la scuola al preside-padrone.
alessandro
Con lo stesso grado di approssimazione, si potrebbe applicare lo stesso ragionamento per i docenti universitari. Visto l’entusiasmo di molti accademici italiani mi chiedo se anche il corpo docente delle universita’ accetterebbe 1) di essere valutato con test tipo-Invalsi, 2) una cattedra per tre anni con la possibilita’ di cambiare anche 10-12 sedi nel corso della loro carriera, 3) ricevere adeguamenti stipendiali sulla base delle decisioni del capo dipartimento. cordialita’
Piero
Premesso che ho maturato l’idea che sia auspicabile il ritiro del Ddl “la buona scuola” (quando mai ci si sognerebbe di chiamare un Ddl “la buona economia”, “La buona sanità”?), prima di assegnare ai dirigenti scolastici altri delicati, occorrerebbe una loro PREVENTIVA, SERIA valutazione, che inevitabilmente imporrebbe di non confermarne una certa percentuale. Ma che ne sa Renzi di valutazione e di merito? Basta e avanza che come sottosegretario ha scelto un personaggio di nome Faraone. Per parlare di merito gli insegnanti vorrebbero ad esempio veder fuori questo personaggio.
Giuseppe Moncada
Da preside andato in pensione nel 2009, dopo 7 anni da incaricato e 21 da titolare in un liceo scientifico, dopo aver vinto un regolare concorso, posso con convinzione affermare che non è affatto necessario dare tutto questo potere al dirigente scolastico per poter attuare quanto viene richiesto da molti cittadini, ma anche dagli stessi docenti. Cioè procedere ad individuare quei docenti, e ve ne sono un buon 25-30% che ormai sono privi di interesse. Bisogna semplificare la miriade di norme contradditorie che esistono nella normativa scolastica che non consentono con chiarezza di procedere . L’enorme contenzioso che esiste è dovuto prorio alle contradditorie norme . Relativamente alla valutazione dei docenti penso che sia molto istruttivo leggere l’articolo di Raffaele Simone : ” La Babele delle valutazioni”, relativo ai docenti universitari che per i docenti dei licei, per rendersi conto delle motivazioni per cui ci si oppone alla loro applicazione. Condivido molti degli interventi in cui si evidenzia che, i concorsi per dirigenti dovrebbero essere preceduti da un serio colloquio per verificarne le attitudini a poter svolgere la funzione delicata a cui si è chiamati. E non può essere un test a crocette a poter verificarne l’attitudine, così come è stato nel precedente concorso
Markus Cirone
Secondo questo DDL, il docente appena assunto può essere rimesso nell’albo territoriale ogni 3 anni (fino al pensionamento) ed essere costretto a cambiare alunni, colleghi, tipo di scuola, città, solo per la decisione insindacabile del dirigente scolastico. In quale altro settore del pubblico impiego esiste una simile normativa vessatoria?
Merito: una delle voci da premiare sono le “responsabilità assunte nel coordinamento organizzativo e didattico e nella formazione del personale”. Si parla, in sostanza, di lavoro straordinario (perché non previsto dal contratto) che già oggi viene pagato. Ricevere una retribuzione per il lavoro straordinario non è un merito, ma un diritto. Finiamola di giocare con le parole.
Valutazione: insegno matematica e fisica, se mi cercate su Google aggiungendo la parola “physics” vi farete un’idea della mia preparazione. Con quel curriculum potrei mai temere di essere valutato? Ma come mi si può valutare senza vedermi all’opera in classe, su più giorni? Con questo DDL si finirà per valutare i docenti dalle scartoffie che si producono. Sarà come valutare chi è più bravo tra Maradona e Luca Toni usando i dati dell’Almanacco Panini. Si istituisca un corpo ispettivo e lo si usi. Non per valutare i bravi (tanto saranno 100 euro l’anno in più), ma per stanare gli incapaci.
Grazia
Io non so dove vivono quanti protestano, forse il privilegio di essere vita natural durante inchiodati ad una sedia(cattedra) come tutti i dipendenti pubblici , del resto, senza che alcuno possa intervenire sul lavoro svolto, ha fatto perdere la bussola.Si parlo di privilegi, perche’ spaventarsi di essere valutati, e’ sintomo di mala fede. Che ben venga la valutazione se questa serve a dimostrare chesi lavora bene con dedizione a differenza di altri , il cui solo e unico interesse e’ il ” misero ” stipendio. E poi spostarsi ogni 3 anni ? Non credo che un dirigente voglia privarsi di insegnati bravi e sopratutto capaci.Ritengo che la preoccupazione sia immotivata , e il cambiamento metta sempre in agitazione , quanti lo temono. Perche’ ? Non e’, cito la Costituzione , a voler premiare i meritevoli? Forse e’ la volta buona che si inizino ad individuare e difendere quanti MERITANO
The Pillaz
Lei non crede che un dirigente sia disposto a privarsi di insegnanti bravi e capaci pur di far un favore all’amico del parente dell’amico del…?
Su quali basi? quale realta’ italiana le concede di pensarla in tal modo?
Su quale base lei pensa che un docente abbia paura di essere giudicato?
Si e’ mai soffermato a pensare che forse piu’ che la paura di essere giudicato, la paura del docente sia quella di essere giudicato sulla base di interessi *personali* da parte del dirigente?
E’ un fatto che la riforma della buona scuola:
– voglia derogare al preside competente per le quali e’ impreparato e/o non ha sostenuto concorsi che ne attestino la preparazione
– non offre ai presidi alcun utile/utilizzabile criterio di giudizio.
La meritocrazia va prima teorizzata e poi applicata, altrimenti e’ solo aria fritta, un termine che riempie le bocche dei politichi e le orecchie degli allocchi.
Markus Cirone
E’ più che naturale prevedere che un dirigente scolastico che cambia sede (loro già si spostano continuamente, in 14 anni di ruolo nella stessa scuola ne ho visti già 4, ma hanno ben altri stipendi), in gamba, vorrà portarsi dietro, dalla scuola precedente, 3-4 docenti bravi; ed ecco che ne saltano 3-4 del vecchio organico per fare spazio. E parlo di un dirigente bravo, figuriamoci che può succedere quando ne arriva uno “diversamente bravo” (ce ne sono, sa? e non sono 2 o 3). Inoltre, è noto che, mediamente, le persone intorno ai 60 si assentano più spesso per problemi di salute: che cosa tratterrà un dirigente dal rimettere in albo territoriale un docente 60enne con qualche acciacco, in favore di uno più giovane? A lei risulta che la FIAT sposta i suoi operai ogni 3 anni da un impianto all’altro? Si rende conto che la stabilità, soprattutto quando si ha famiglia, casa, affetti, non è un privilegio, ma un bene sociale? Il territorio italiano è quello che è, per percorrere (con i mezzi propri) 40 km a volte ci vuole 1 ora e più di auto.
Valutazione: l’unico modo per valutare un docente è vederlo al lavoro in classe. Un dirigente non ha il tempo per farlo, nè i mezzi (pensi a un dirigente laureato in lettere che deve valutare il prof di chimica). Si crei un sistema ispettivo, se proprio si devono valutare i meritevoli (io invece userei gli ispettori per controllare il lavoro dei docenti inadeguati al ruolo, problema più serio che dare il contentino al più bravo)
Giuseppe
Ivan Illich un grande scrittore e pedagogista definiva le parole-ameba, cioè quelle parole che vengono trasferite dal lessico tecnico-scientifico a quello comune dove perdono la loro specificità e acquisiscono un’aura mitica svuotata di significato, è il caso della “valutazione”. “I professori non vogliono essere valutati”, “che ben venga la valutazione”, e così via. I docenti vengono valutati tutti i giorni dagli alunni, dai genitori, dai colleghi e anche dal dirigente che lo mette in una sezione piuttosto che un’altra. Tuttavia la domanda è un’altra: chi valuta? Vi pare normale che a valutare un docente sia un ragazzo di 17 anni eletto dai suoi compagni e da due genitori che devono giudicare su due piedi se quel docente è bravo e ha diritto ad un aumento di stipendio? E poi vi chiedete perchè i professori protestano, ve lo dico io qual’è la vera ragione, perchè siamo profondamente offesi da questi dilettanti.
Andrea
Cara Grazia, vedo che Lei ha capito tutto, visto che riduce tutto a dei capricci dei professori.
La questione che Lei non ha capito è che, nonostante tanti capoccioni minimizzino la faccenda, questa riforma introduce il clientelismo puro all’interno della scuola. Non ha capito che un docente può vedersi non rinnovata la cattedra in una scuola indipendentemente dalla sua valutazione, perché deve fare posto, per criteri insondabili, ad un altro ritenuto più adatto.
Io personalmente sono un professore e dover rendere conto alle personali inclinazioni di un dirigente scolastico che, si badi bene, non paga di suo, ha altri professori più confacenti al suo desiderio personale e sicuramente più accondiscendenti.
Si aprirebbe un vulnus enorme alla docenza, già oggi dobbiamo combattere con i presidi per poter mettere i voti reali agli studenti, che non prendano in giro la società che vuole inflessibilità di giudizio e tutti promossi, chissà come si fa a coniugare le due cose.
Spero che Lei convenga con me che questo è un principio di mobilità surrogata, se perdo cattedra per insondabili motivi sono soggetto a mobilità interregionale, almeno mi paghino questa mia disponibilità come un libero professionista quale sono, è vergognoso.
Mi auguro inoltre che questo metodo, se viene applicato alla docenza, venga applicato a tutta la pubblica amministrazione, così almeno istituzionalizziamo la corruzione e non ci pensiamo più.
Giuseppe Rallo
Gentile Prof. Pellizzari lei non sembra conoscere l’articolo 97 della Costituzione Italiana “I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione.
Nell’ordinamento degli uffici sono determinate le sfere di competenza, le attribuzioni e le responsabilità proprie dei funzionari.
Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge.
Rosanna
Salve.. sono una docente assunta in ruolo come vincitrice di concorso tanti anni fa, impegno da quasi 20 anni. Ne ho viste tante..Come alunna negli anni’ 90 e come insegnante ora. Le posso dire che sono assolutamente contro il DDL la buona scuola. Una pessima riforma che distrugge quanto di bello e buono ha la scuola italiana. Non sono contro la valutazione.. nemmeno i miei colleghi. Ma certo non fatta da genitori e alunni, si a organi di professionisti. Il dirigente non deve assumere a sua discrezione.. piuttosto ci sarebbe dovuta essere una mobilità obbligatoria per quei docenti che dalla valutazione risultassero non competenti o comunque poco “impegnati” nel loro mestiere. Come dice lei in certi ambienti alcuni fanno faville altri decadono. Ma il dirigente non deve avere questo potere. La graduatoria deve rispettare i titoli.. Già ora ci sentiamo imprigionati e poco spontanei in sede di collegio. Il preside della scuola dove lavoro ha 4 amici di vecchia data ai quali fa svolgere tutti gli incarichi.. questi ogni anno si dividono tutti i soldi della scuola.. Noi dobbiamo stare a guardare! Non sono certo più qualificati di altri.. anzi! Eppure vede! C è già ora una forma di nepotismo.. si figuri dopo questo Ddl. Ora la saluto. Le auguro luce alla mente e rettitudine nel cuore. sempre utile a chi usa la “penna” per diffondere pareri. Rosanna