Lavoce.info

Ultima chiamata per la Grecia

Cosa succede se la Grecia non ripaga la prossima tranche di rimborsi all’Fmi? Si prospetta uno scenario catastrofico. Perché il Fondo ha lo status di creditore privilegiato e dichiarare default nei suoi confronti significa farlo anche verso tutti gli altri creditori, dalla Bce ai privati.

Lo status privilegiato dell’Fmi
Entro il 30 giugno la Grecia deve restituire 1,6 miliardi di euro al Fondo monetario internazionale. Questa volta Atene deve raggiungere un accordo con i creditori, altrimenti è “fuori”. Dichiarare default nei confronti dell’Fmi e continuare a rimanere nell’area euro è impossibile. Le conseguenze per la Grecia sarebbero catastrofiche.
L’Fmi gode dello status di creditore privilegiato, non è cioè mai “subordinato” rispetto ad altri investitori, siano essi soggetti privati o enti sovrani. Si tratta di una convenzione, universalmente accettata, dovuta al fatto che il Fondo interviene a supporto di un paese quando il “mercato” non è più in grado di sopportarne il rischio. I maggiori beneficiari di un tale intervento (oltre al paese in crisi) sono proprio i creditori esistenti, che, senza l’azione dell’Fmi, dovrebbero immediatamente affrontare le conseguenze di una procedura fallimentare internazionale.
Questa convenzione è stata riconosciuta anche dall’Europa. Nel trattato costitutivo dello European Stability Mechanism (Esm), le premesse numero 13 e 14 recitano che i prestiti effettuati direttamente dall’Esm e da altri soggetti sovrani sotto il suo coordinamento nei confronti di un paese in difficoltà sono da considerare “privilegiati” rispetto a tutti gli altri crediti. Ma si ribadisce che sono comunque “subordinati” rispetto ai prestiti eventualmente erogati dall’Fmi.
L’Europa riconosce, quindi, l’esistenza di una scala del privilegio creditizio che vede in cima il Fondo monetario, poi i prestiti erogati dalle varie strutture “salva-Stati” (Esm/Efsf e prestiti bilaterali) e infine gli altri creditori.
La presenza di un grado diverso di seniority tra i creditori implica che un default selettivo può colpire solo chi sta in basso nella scala del privilegio, come accaduto nel 2012 con il Private sector involvement che appunto coinvolse solo i detentori privati di titoli di Stato ellenici. Se colpisce chi sta in cima alla scala, allora coinvolge a cascata tutti i creditori perché, in virtù dei rapporti di subordinazione creditizia, chi è più senior è l’ultimo a dover subire un’eventuale perdita.
Due scenari catastrofici
Non è quindi possibile per la Grecia dichiarare default nei confronti dell’Fmi senza contemporaneamente farlo nei confronti dell’Esm/Efsf, della Bce, degli altri paesi partner che hanno erogato prestiti bilaterali e, ovviamente, di tutti i soggetti privati che detengono titoli di Stato greci. Compresi quelli emessi sotto la legge inglese: stavolta non sarebbe possibile sfuggire al default neanche a questi, come invece accadde nel 2012.
Per questo motivo, nel caso non si raggiunga un accordo entro il 30 giugno, qualcuno ha paventato la possibilità che l’Europa conceda un ultimo prestito, appena sufficiente per ripagare l’Fmi. Sarebbe in parte un atto dovuto nei confronti di una istituzione internazionale che è stata tirata dentro la crisi europea proprio in base a una promessa di seniority. E sarebbe in parte anche una mossa tattica, che consentirebbe di guadagnare un po’ di tempo per gestire meglio le incertezze tecnico-legali di una situazione senza precedenti. Ma non cambierebbe di una virgola lo stato di insolvenza del paese ellenico: tra luglio e agosto, la Grecia deve restituire 6,8 miliardi di euro alla Bce ed è ovvio che senza i 7,2 miliardi dell’ultima tranche di aiuti che i partner dovrebbero rilasciare entro il 30 giugno non c’è alcuna speranza che ciò accada.
Se non si raggiunge l’accordo con i creditori, la palese situazione di insolvenza della Grecia costringerebbe la Bce a sospendere la linea di credito d’emergenza (Ela) che in questi mesi ha consentito al sistema bancario greco di sopravvivere. E per i greci, che ancora oggi vogliono rimanere nell’euro (78 per cento secondo gli ultimi sondaggi), si prospetterebbero due scenari da incubo.
Il primo è quello dell’uscita immediata dall’euro, con il ritorno alla dracma. Sempreché sia in grado di mantenere il consenso politico interno, il governo greco dovrebbe gestire problemi tecnici e legali enormi, come la stampa di milioni di banconote, la ridenominazione di tutti i contratti in dracme, il blocco del commercio estero. Facile prevedere il collasso dell’economia greca. Lo scenario è così drammatico che si sta arrivando a ipotizzare la necessità di un prestito umanitario da parte dei partner europei per consentire il proseguimento di un minimo di welfare state ed evitare che il paese possa cadere preda del caos sociale.
Leggermente migliore il secondo scenario, in parte simile a quello verificatosi a Cipro due anni fa, cioè con la Grecia che rimane formalmente nell’Eurozona, ma in uno stato di sospensione. Ammesso e non concesso che l’Europa e l’Fmi siano disponibili ad attendere le risoluzioni del parlamento greco, di fatto la Grecia sarebbe fuori dall’euro: gli sportelli bancari e i movimenti di capitale rimarrebbero (quasi) totalmente bloccati in attesa che Atene decida se accettare o meno le condizioni di un nuovo salvataggio. Sarebbero necessarie nuove elezioni? Probabilmente sì, ma immaginare che tutto questo accada durante la stagione turistica fornisce l’idea plastica del disastro economico che attende la Grecia in caso di mancato accordo.
Questo articolo è disponibile anche su www.tvsvizzera.it

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  È arrivato il tempo di una legge elettorale europea?

Precedente

La parità di genere non sale in cattedra

Successivo

Vocecomics del 16 giugno

16 commenti

  1. Filippo

    Questo succederebbe se la Grecia agisse secondo i dettami dell’economia mainstream: ma la realtà è diversa dalla teoria costruita per appoggiare le scelte del capitalismo finanziario. Secondo le vostre previsioni la Grecia sarebbe dovuta fallire da molto tempo. In realtà le mosse di Tzipras stanno scombinando i giochi. Il vostro è terrorismo congeniale solo a confermare la teoria.

  2. jorge

    In realtà c’è chi la pensa in modo molto diverso sulla possibilità di un default selettivo: http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2015-06-15/perche-grecia-non-ha-niente-perdere-se-dice-no-creditori-165928.shtml?uuid=ACA1t0
    Del resto, se la Grecia decidesse di non rimborsare i creditori ufficiali e sovrani ma di mantenere i proprio impegni con quelli privati non vedo chi e come potrebbe impedirglielo.
    La verità è che la Grecia ci ha (noi europei) sostanzialmente “fregato”. A mio avviso deciderà di non rimborsare quanto ci deve ma saremo costretti a mantenerla nell’euro per il semplice motivo che la sua uscita causerebbe conseguenze ancora peggiori del default: il venir meno della “irreversibilità dell’euro”.

  3. sertin

    Mi chiedo, nella logica umanitaria di cui nello articolo, quale spazio per un aiuto diretto ai cittadini greci ci sarebbe da parte di un qualche organismo UE.

  4. Invito a leggere e meditare Munchau sul financial times di ieri: l’offerta dei creditori deprimerebbe l’economia ancora di un 18% portando il rapporto debito PIL al 200%; il governo Tsipras si suiciderebbe accettando le condizioni attuali;la Grexit, con tutte le incognite, è uno scenario preferibile all’accettazione del pacchetto attuale.
    http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/mondo/2015-06-15/perche-grecia-non-ha-niente-perdere-se-dice-no-creditori-165928.shtml?uuid=ACA1t0
    In un’economia in contrazione i titoli di credito e di debito vanno per forza di cose rinegoziati, e non si può far finta che la popolazione non abbia anch’essa titolo a uno standard di vita minimo accettabile.

  5. Andrea

    Sarebbe stato interessante oltreche utile ad avere il quadro completo, illustrare le conseguenze anche sul medio-lungo termine del Grexit, per capire l’impatto della sovranita’ monetaria anche per una economia che non e’ molto export-oriented come la greca.

  6. DDPP

    Nessuno conosce cosa comporterà la Grexit – per i greci, per gli europei e per il sistema finanziario. Stiamo andando tutti a braccio.
    Sappiamo però che senza la fuoriuscta greca, tutti i cosidetti euroscettici continueranno a parlare di fanteconomia e saranno autorizzati a pensare di non subire ricadute sul loro operato.
    Non so cosa sia più grave: prendere tutti atto della realtà o continuare a raccontarsi la favola che la spesa pubblica a debito è la nostra salvezza.

  7. Giovanni Teofilatto

    Le efficienze degli scambi di logica non creano valore ma distruzione della merce lavoro e capitale: il mercato finanziario è un attrattore di gravità quantistica di ricchezza finanziaria. In altre parole la distruzione di valore umano (vedi gli effetti del flash-trading automatizzato) deve essere controbilanciato da una tecnologia sostenibile e di libero accesso all’uomo.

  8. gilberto desiati

    E se avvenisse un grexin? Fondi sovrani arabi o cinesi disponibili a salvare la grecia pero obbligandola a rimanere nell’area euro? Un ponte per iniziate a far diventare l’Europa il giardino asiatico. Senza poi sottovalutare la presenza di gruppi islamisti e cinesi gia operanti in Europa. Forse questo è il rischio che nessuno vuol vedere quando si abbandona l’Europa agli stranieri

  9. alessandro

    La situazione che vediamo tra grecia e bruxelles sembrano quelle commedie dove una coppia vuole divorziare ma nessuno fà il primo passo. Ad un certo punto entrambi rivendicano condizioni non negoziabili, che alla fine il divorzio diventa ‘unico mezzo per sopravvivere. Quindi la grecia in questo momento vuole far vedere di essere giustamente la vittima, mentre l’europa in accordo con la grecia gli nega ulteriori aiuti in quanto sanno che il rapporto non è più sanabile pertanto non ha più nessun interesse a stare insieme.

  10. Luca

    Confesso, diffido di qualunque cosa esca dalla bocca di chi, oggi, abbia ancora il coraggio di definirsi “economista”, ossia incapace, per definizione di fare previsioni affidabili e, quel che è peggio, di capire davvero i meccanismi di quello che pretende di spiegare.
    Poi, nel caso specifico, dice cose abbastanza banali o, meglio, si limita a descrivere alcuni aspetti formali degli accordi su cui si basa lo strozzinaggio nei confronti dei greci. Posto che la spesa pubblica dei vari PIGS è particolarmente improduttiva e che nello specifico Syriza dovrebbe dar mostra almeno di far pagare le tasse ai ricchi, è surreale che i vari economisti che pontificano sulle varie “riviste internazionali” (e che, ça va sans dire, arrotondano il loro stipendio di studioso con quello di Intesa, Unicredit, Montepaschi e via speculando) non mettano mai in discussione il sistema che produce queste situazioni né vadano alla radice delle contraddizioni. Si limitano a propalare la parola d’ordine: “le conseguenze saranno catastrofiche” (che suona molto come avvertimento mafioso). Vogliamo davvero eliminare dal dibattito la questione della genesi e della composizione del debito? Vogliamo considerare una variabile irrilevante la spropositata, ingovernabile massa di denaro virtuale creato dalla finanziarizzazione dell’economia che ha permesso a poche banche di impossessarsi dei debiti nazionali?

  11. Se esce la Grecia, crolla l’euro.
    I paesi oggi sono uniti nell’area valutaria solo dalla paura, non sanno cosa succede se escono.
    Se la Grecia sarà costretta ad uscire, vi saranno le uscite della Spagna, dell’Italia; in un attimo vi sarà la rottura dell’asse valutario, Draghi ha ben chiara tutta la situazione, purtroppo non potrà salvare lui l’euro, come ha fatto a gennaio con il Qe, qui dovranno essere i governi che dovranno utilizzare i fondi del fondo salva stati per tamponare il rischio della Grecia.

  12. Cesare

    La Grecia era già in default nel 2010, salvata dalla Troika (sono stati salvati tutti i creditori privati a spese di quelli pubblici).
    Sono seguiti cinque anni di massacro. Due memorandum e un parziale default (vero) nel 2012 che hanno distrutto l’economia greca a frustate e affamato e tagliato la corrente a decine di migliaia di persone.
    Tsipras è stato eletto (5 mesi fa!): vuole restare nell’Euro, ma farla finita con lo strozzinaggio dell’Europa “austera”.
    Tsipras non è responsabile del default della Grecia del 2010-2012. Non ha sensi di colpa per i disastri causati dai suoi predecessori e vuole rientrare in Europa a condizioni ragionevoli (almeno non illogiche, citando Varoufakis).
    Non si farà fregare (o corrompere) per perpetuare la svendita del paese agli “investitori” internazionali.
    Ma è questa idea che non può passare (e probabilmente non passerà secondo il sistema di governance economico mondiale. Chi non ripaga i debiti deve essere spremuto fino all’ultima stilla e buttato nella spazzatura, individuo, azienda o una nazione che sia.
    Le “Istituzioni” ci stanno provando in tutti i modi da 5 mesi. Minacciano, dicono che Varoufakis è antipatico, evocano catastrofi nel sistema solare, indicono nuove elezioni in Grecia, ora cominceranno a dire che i greci puzzano.
    Non so cosa succederà ma sicuramente Tsipras non uscirà dall’Euro di sua volontà: dovranno sfrattarlo. E l’Europa pagherà le conseguenze.
    La Grecia è fallita. lo sanno anche i muli. Allora che farà l’Europa ora?

    • roberto capezzoni

      Non capisco perchè io dovrò andare in pensione a 68 anni ( se non a 70) ed in Grecia non si può discutere se allungare la vita lavorativa oltre i 60 anni.Va bene così?Non avevano poche centinaia di milioni per l’Europa all’inizio di Giugno; non avranno oltre 1 miliardo e 800.000 € per Il FMI a fine Giugno, a meno di non pagare gli stipendi e le pensioni. L’Europa (noi) ad Agosto dovrà ulteriormente ” prestare” altri 8 miliardi che saranno utilizzati per pagare il FMI. E così tra tre mesi. Non ci sono soldi neanche per pagare gli interessi sul debito.E’ un’arteria aperta che richiede continue ma inutili trasfusioni. Simpatia per Tsipras, ma l’arto è in gangrena e va definitivamente tagliato. Mi rifiuto di continuare a lavorare per sostenere (all’infinito!) chi non intende neanche discutere condizioni che da noi sono costate lacrime e sangue.

      • Cesare

        Questa domanda che Lei rivolge a me, dovrebbe essere fatta a chi ha deciso di salvare gli investimenti privati (delle banche) cinque anni fa per trasformarli in prestiti pubblici alla Grecia.
        L’idea di per se è buona sulla carta: usare soldi pubblici e FMI per risollevare uno stato e consentirgli di ritornare nel mercato. Purtroppo con la Greca questo approccio ha fallito visti gli intrinsechi limiti della nazione (bassa produttività e bassissima industrializzazione) e per una concomitante crisi mondiale che ha depresso ancora di più il paese. Cinque anni dopo, l’asinello è già quasi morto di fatica e c’è chi insiste a frustarlo di più, invece che aiutarlo a diventare cavallo.
        Secondo me questo ha relativamente poco a che vedere con le singole norme greche, ma più con un sistema che non doveva fare parte dell’Unione Europea fin dal principio. Non esiste uniformità di trattamenti e legislazioni in Europa e non bisogna andare fino in Grecia per chiedersi cosa è giusto o sbagliato nelle singole norme. Basta guardare in casa (Italia) la disparità di trattamenti tra baby-pensionati e super-pensionati (i famosi “diritti acquisiti”) e chi riceverà di pensione (forse!) il 35% dell’ultimo stipendio (forse!) a 68 anni.
        cordialmente.

  13. Alessandro

    Rendere difficile qualcosa di estremamente semplice…se per pagare un debito 100 che non sei riuscito a ripagare ti indebiti di 110 (o 101 o 200)…non bisogna essere un genio per capire che il nuovo debito non lo potrai ripagare….quindi si accontentino tutti i accettare i 100 magari dilazionati. Gli esempi di Cipro e Irlanda non sono paragonabili, per due semplici motivi: a Cipro c’erano i fondi neri Russi quindi il vero accordo l’hanno fatto loro e non è pubblico, in Irlanda sono piantate le sedi delle multinazionali americane, ed anche lì l’accordo tra questi attori e opaco, altrimenti non si spiega perchè in Grecia l’IVA deve aumentare ed in Irlanda la tassa sulle multinazionali non è aumentata neanche dell’1%…lì l’Europa non ha fatto la voce grossa?

  14. Alessandro

    Permettetemi un ultimo sfogo….la BCE sta coniando moneta a ritmo di 1,7 mld di euro al giorno…solo nell’ultimo mese avrebbe da sola risolto tutti i problemi (come ha saputo fare la Germania 4 anni fa quando ha spostato il debito pubblico greco dai privati tedeschi ai pubblici europei)…. Draghi lo ha detto bene…la scelta è politica, non ci sono difficoltà tecniche per risolvere la questione!

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén