La crisi ha mandato in frantumi il modello di sviluppo europeo, basato su crescita e welfare per tutti con alta tassazione e alta redistribuzione. I paesi Ue sono oggi incapaci di scongiurare il rischio povertà di una grossa parte della loro popolazione. E ciò vale per chi non è cresciuto (Italia e Spagna) ma anche per chi è riuscito a crescere (Regno Unito, Germania e Svezia). Con la punta più drammatica in Grecia. Che, anche questa settimana, è sull’orlo del default. Nel frattempo a Bruxelles l’inevitabile salvataggio viene rinviato mentre i mercati per ora credono che – grazie alla Bce – tutto vada a posto con limitati costi di aggiustamento.
Ha senso – seppure con alcuni limiti – la proposta della Commissione europea di ripartire il numero dei richiedenti asilo tra i vari paesi dell’Unione in base a dimensione e forza economica. Ma, contrariamente alla disinformazione seminata dai politici italiani, non dobbiamo pensare che dovremo ospitarne meno. Anzi, saranno di più.
Appena reintrodotto, va in soffitta il reato di falso in bilancio. La nuova formulazione della norma ammette di riportare cifre sballate se soggette a valutazione degli amministratori. Tana libera tutti. Eppure tra lasciare impunita una frode e mandare in galera chi fa un errore ci sarebbe una ragionevole via di mezzo.
Tra il 2012 e il 2013 il traffico sulle autostrade è diminuito oltre il 10 per cento. Non così i profitti delle società concessionarie al riparo dal rischio operativo grazie alle revisioni tariffarie da parte dello stato. Ora questo Bengodi dei concessionari rischia di essere esteso alle infrastrutture ferroviarie. Per una direttiva europea.
Emanuele Ranci Ortigosa commenta  l’intervento di Massimo Bordignon e Francesco Daveri “Consulta: i custodi del diritto. E del rovescio
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