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Bailout greco: dove sono finiti i soldi

Tsipras sostiene che le risorse del primo salvataggio sono andate alle banche di Francia e Germania. Ma i numeri raccontano una storia diversa. Tra 2010 e 2013 banche e governo greci hanno ricevuto un flusso positivo di risorse dall’estero. Un accordo con i creditori l’avrebbe fatto continuare.

Un regalo alle banche straniere?
Nel suo appello al Parlamento europeo, il premier greco Alexis Tsipras ha detto: “I vostri soldi sono serviti a salvare le banche, non sono mai arrivati al popolo”. È la stessa tesi di un nutrito gruppo di autorevoli economisti, tra cui Joseph Stiglitz e Luigi Zingales, e di esponenti politici italiani. Nella sostanza, il bail-out del maggio 2010 non avrebbe fatto altro che riempire le casse delle banche tedesche e francesi e i greci sarebbero stati costretti a girare i 110 miliardi ricevuti dalla Troika ai creditori privati sotto forma di interessi e principale. Su quale evidenza si basa questa tesi?
La prima domanda è se sia vero che il bail-out sia stato un grande regalo alle banche francesi e tedesche. Il taglio del debito pari a circa il 50 per cento, deciso nel 2012, le avrebbe colpite solo dopo che hanno potuto ridurre drasticamente la loro esposizione verso i titoli greci. Utilizzando i dati della Bank of International Settlements (Bis), è possibile ricostruire i crediti del sistema finanziario tedesco e francese (a esclusione delle assicurazioni) nei confronti del governo e del settore privato greci (si vedano anche Leonid Bershidsky, Silvia Merler e Francesco Daveri).
Alla fine del 2009, il debito pubblico greco collocato presso investitori esteri era pari a 68 miliardi di euro. Alla fine del 2011, quindi dopo il primo bail-out, la cifra si era ridotta a 30 miliardi. Dunque, circa il 35 per cento dei complessivi 110 miliardi del primo bail-out è stato utilizzato per ripagare i creditori esteri. E il rimanente 65 per cento? Circa 15 miliardi sono finiti nelle casse delle banche greche e i restanti 57, poco meno del 30 per cento del Pil, in quelle del governo greco.
I dati Bis riportano anche l’esposizione complessiva delle banche tedesche e francesi – e delle loro controllate greche – nei confronti della Grecia. Se applichiamo alle banche tedesche e francesi la stessa proporzione tra crediti verso il governo e i privati che vale per il totale dei creditori esteri, si arriva a una esposizione, nei confronti del debito pubblico di Atene, rispettivamente di 16 e 25 miliardi. Quindi, è lecito ipotizzare che nelle casse delle banche tedesche e francesi siano finiti, rispettivamente, 9 e 14 miliardi del piano di salvataggio, ovvero, rispettivamente, solo 0,8 e 1,2 per cento del totale dei loro crediti esteri. Questi numeri sarebbero leggermente più grandi se prendessimo in considerazione anche la variazione dei crediti di investitori esteri nei confronti dei privati greci, come banche e imprese. Per esempio, se ipotizzassimo che i circa 15 miliardi che il governo greco versò nelle casse delle banche nazionali siano stati utilizzati interamente per ripagare debiti con creditori esteri, allora la frazione delle risorse del bail-out rimaste in Grecia scenderebbe dal 65 al 50 per cento.
Nel 2012 la Grecia beneficia di un secondo bail-out. Questa volta, il governo greco riesce a imporre un haircut sul debito pari al 52 per cento del valore nominale. Nel frattempo, l’esposizione delle banche europee nei confronti del governo greco era diminuita rispetto al 2010, ed era pari a circa 60 miliardi. Quindi, l’haircut sul debito ha comportato una perdita di 30 miliardi rispetto al valore nominale. Anche le banche greche sono state vittime del taglio del debito, perdendo 22 miliardi, subito però ripianati dal governo greco grazie a un prestito dal fondo salva-stati (Efsf).
Dunque, se è vero che il salvataggio del 2010 è servito principalmente a salvare le banche di alcuni paesi, qualcosa è andato storto. Queste banche, principalmente francesi e tedesche, avrebbero “evitato” perdite per 40 miliardi nel 2010 (che si sarebbero verificate sotto l’ipotesi di default completo) per poi perderne circa 30 due anni dopo. Una differenza, 10 miliardi, relativamente modesta, e che corrisponde a un limite massimo in quanto calcolata senza tenere conto che l’allungamento delle scadenze ha comportato un haircut maggiore in occasione del secondo salvataggio.
Inoltre, a fronte del “salvataggio” delle banche tedesche e francesi, i contribuenti di questi paesi sono ora esposti verso la Grecia, attraverso l’Efsf e la Banca centrale europea, per una cifra non inferiore ai 160 miliardi di euro. Non proprio un affare.
I flussi finanziari verso la Grecia
In realtà, a conti fatti, sembra che tra i grandi beneficiari del bail-out greco vi siano le banche greche e, con loro, i depositanti greci che hanno avuto l’accortezza di liquidare i propri conti prima della chiusura forzata degli istituti. Infatti, mentre sarebbero fallite in caso di default nel 2010, nel 2012 hanno potuto utilizzare i fondi dell’Efsf per coprire le perdite dovute al taglio del debito. Se i denari delle banche greche non sono arrivati all’economia è, però, principalmente responsabilità dei governi di Atene.
La tesi secondo cui gli aiuti della Troika sarebbero una partita di giro perché rientrerebbero immediatamente nei paesi creditori sotto forma di pagamento di interessi e principale non convince anche guardando ai flussi finanziari aggregati. Jeremy Bulow e Kenneth Rogoff mostrano chiaramente come, dal 2010 al 2013, la Grecia abbia beneficiato di un flusso netto di fondi positivo e pari a circa 91 miliardi di euro. È vero che questo stesso flusso diviene poi negativo, tra il 2014 e il 2015, per circa 19 miliardi. Tuttavia, bisogna tenere conto che il 2015 è l’anno in cui matura una parte importante dello stock di debito e che una buona parte dei pagamenti sarebbe stata rifinanziata con soldi europei in caso di accordo con i creditori.
Fare chiarezza sui numeri non è solo una diatriba accademica. Le conseguenze di un messaggio sbagliato possono essere molto gravi.

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21 commenti

  1. Roberto Boschi

    I dati che voi riportate non quadrano co quelli esposti da Daveri (presi a sua volta dal FT) nel post odierno.
    Chi ha ragione? Fatto sta che l’Italia allora, nel 2010 aveva una esposizione trascurabile, mentre oggi ne ha molta. Le banche Francesi e (in misura minore) tedesche ne avevano molta ed ora poca o zero, rimpiazzate (in parte) da credito dei loro stati. A chi sono servizi i prestiti dell’ESFS e dell’ESM secondo voi? Solo a far aumentare il debito dei Greci (spesa pubblica e salvataggio banche locali) o anche a salvare le banche di Francia e Germania?

    • Grazie per la domanda. La fonte ultima dei dati e’ sostanzialmente la stessa, la BIS. I nostri dati sono quelli “raw” della BIS e “ultimate risk basis” (ovvero, assegnano un credito al soggetto che in effetti ha del capitale a rischio), e non da successive elaborazioni. Per quanto riguarda la differenza rispetto ai numeri esposti da Francesco Daveri, la ragione credo sia nel fatto che l’esposizione delle banche tedesche e francesi da lui riportato (puo’ verifcare qui – a sua volta fonte del FT – http://blogs.cfr.org/geographics/author/dwalker/) e’ rispetto a “tutta” la Grecia, quindi includendo, oltre al governo, banche, imprese, famiglie, etc. Per questa ragione, nel nostro pezzo, valutiamo anche la possibilita’ che la parte di risorse del bail-out che il governo greco ha poi girato alle banche di Atene sia a sua volta poi stato girato a creditori esteri.

  2. Grazie di provare a ricostruire la verità, la realtà dei fatti, in un paese dove si può dire tutto e il contrario di tutto, dove il valore delle parole dipende più da chi parla e dal volume della voce che non dai fatti e dagli argomenti. I pregiudizi combattuti qua sono molto diffusi, anche fra la “gente istruita”. Mi sembra una fatica di Sisifo.

    • Alex

      Dove sono finiti i soldi del salvataggio?
      Secondo Martin Wolf, cito testualmente, “la quasi totalità di questi soldi non è andata a beneficio dei greci: è stata utilizzata per evitare la svalutazione contabile di prestiti inesigibili a favore del Governo e delle banche del Paese ellenico. Solo l’11 per cento dei prestiti è andato a finanziare direttamente attività del Governo. Un altro 16 per cento è andato a pagare gli interessi sul debito. La parte restante è stata usata per operazioni di capitale di vario genere: i soldi sono entrati e sono usciti fuori di nuovo. Sarebbe stato più onesto soccorrere direttamente i creditori, ma era troppo imbarazzante.”
      Questo articolo fa un po’ più di chiarezza.
      http://www.macropolis.gr/?i=portal.en.the-agora.2080

  3. marcello

    After Greece came under market pressure and eventually obtained an EU/IMF macroeconomic financial assistance programme in 2010, foreign banks started to rapidly reduce their exposure to Greece (figure 2). Euro area banks’ consolidated foreign claims on Greece – which peaked at about 128 billion euro in 2008 – reached a low of about 12 billion euro in September 2013. (Silvia Merler Bruegel 29 gennaio 2015). Ma anche il rapporto preliminare del comitato greco sul debito.

    • Come ho risposto in un altro commento, i numeri a cui lei fa riferimento si riferiscono ai crediti verso il paese Grecia, non il suo governo (ovvero, debito pubblico). I numeri invece da noi riportati si riferiscono, a nostro parere correttamente, ai crediti di banche estere nei confronti del governo greco (nella sostanza, il loro portafoglio di titoli pubblici greci). Dal momento che la tesi di molti e’ che il governo greco con una mano prese i soldi del bail-out, e con l’altra restitui’ questi soldi alle banche creditrici, i numeri da guardare sono quelli che utilizziamo.

  4. Cinzia

    Nel merito dei dati esposti non sono in grado di eccepire nulla ma sulle premesse dì. Ad onore del vero va chiarito che Tsipras nel suo discorso all’Europarlamento, che si trova facilmente in rete, non ha assolutamente parlato di banche francesi e tedesche ma di banche, quindi anche greche, e non mai sottaciuto le responsabilità dei governi greci al riguardo.

  5. Marcello

    Sulla legittimità della disaggregazione si può discutere in eterno e continuare a non esser d’accordo. C’è un altro punto critico in questa ricostruzione e cioè la scarsa rilevanza che si attribuisce alla sottocapitalizzaizone delel banche francesi e tedesche. Vorrei ricordare che nel 2008 DB aveva una leva di 62 e valori simili le francesi e tedesche. Ricordo che MPS si è trovata in una situazione critica per cifre molto più piccole con una leva di 1/4, che DB USA è stata costretta a ricapitalizzare dalle autorità di controllo e ha avuto molta difficoltà a farlo, Ricordo ancora che A top U.S. banking regulator called Deutsche Bank’s capital levels “horrible” and said it is the worst on a list of global banks based on one measurement of leverage ratios. “It’s horrible, I mean they’re horribly undercapitalized,” said Federal Deposit Insurance Corp Vice Chairman Thomas Hoenig in an interview. “They have no margin of error.” Deutsche’s leverage ratio stood at 1.63 percent, (leva implicita di 60). Il paper di Edwards ricorda che dal 1978 al 2010 ci sono state nel mondo 180 ristrutturazioni del debito, con un valore medio del 37%. Nel 2010 si parlava di una ristrutturazione di quel tipo con un costo complessivo di 100 mld, invece si sono fatti due bail out e poi un haircut per quasi 4 volte tanto, perchè? Ora come dice anche lo staff IMF una ristrutturazione del 30%, uno stato di grazia di 20 y allungamento dele scadenze a 40 y non basta, qual è la razionalità dei bailout, allora?

  6. Otto Pohl, ex-capo della Bundesbank, 2012
    SPIEGEL: Such as?
    Pöhl: It was about protecting German banks, but especially the French banks, from debt write offs. On the day that the rescue package was agreed on, shares of French banks rose by up to 24 percent. Looking at that, you can see what this was really about namely, rescuing the banks and the rich Greeks.
    SPIEGEL: In the current crisis situation, and with all the turbulence in the markets, has there really been any opportunity to share the costs of the rescue plan with creditors?
    Pöhl: I believe so. They could have slashed the debts by one-third. The banks would then have had to write off a third of their securities.
    SPIEGEL: There was fear that investors would not have touched Greek government bonds for years, nor would they have touched the bonds of any other southern European countries.
    Pöhl: I believe the opposite would have happened. Investors would quickly have seen that Greece could get a handle on its debt problems. And for that reason, trust would quickly have been restored. But that moment has passed. Now we have this mess.

  7. Su 254 mld di prestiti alla Grecia, soltanto 11,7+15,3=27 mld sono andati alla gente.
    Dove sono finiti i soldi della troika alla Grecia (mld):
    Riacquisto del debito: 11,3 (4%)
    Fabbisogno di cassa 11,7 (5%)
    Debito in scadenza: 81,3 (32%)
    Restituzione all’FMI 9,1 (3%)
    Capitale all’ESM 2,3 (1%)
    Ricapitalizzazione banche greche 48,2 (19%)
    Deficit primario 15,3 (6%)
    Pagamento degli interessi 40,6 (16%)
    Spese per l’haircut sui bond sovrani 34,6 (14%)
    Totale 254,4 (100,0%)
    La troika ha salvato le banche, non la Grecia. Per questo il debito va rinegoziato

    • Simone Garilli

      Lo penso anche io. Ma la fonte? La metteresti? Grazie.

  8. Luca

    Sospettavo anch’io che le cose fossero un po’ più sfumate della semplificazione “sono andati tutti alle banche”.
    Nella sua ricostruzione però mi sono perso un passaggio. Lei dice che da 68 mld del 2009 le banche estere sono passate a 30 mld a fine 2011. Ma come è possibile che poi a metà 2012 ne avessero ancora 60 mld? Hanno continuato a comprare titoli greci da fine 2011 a metà 2012?

  9. Domanda: perché nell’analisi si considera esclusivamente il debito pubblico e non il debito estero complessivo (quindi anche privato) che, a giudizio del vice-governatore della Bce Constãncio, è la causa profonda della crisi dei PIIGS?

  10. marcello

    Invece di considerare la disaggregazione c’è un modo semplice, molto semplice di verificare chi aveva i titoli. Secondo un recente lavoro la concentrazione dei titoli greci era elevatissima: il 10% dei sottoscrittori deteneva il 50% dello stock. IState dicendo che in questo 10% non erano comprese le grandi banche francesi e tedesche?

  11. Simone

    In questo articolo non si fa menzione del debito a breve termine, che era la maggior parte in percentuale, che fu garantito. Su quello non fu fatto alcun haircut. Inoltre dall’articolo sembrerebbe che i creditori esteri detenessero 60 miliardi in tutto di debito greco. Quindi un 20/25% possiamo dire…scopro oggi che erano quasi come il Giappone!! Non si finisce mai di imparare!

  12. umbe

    Bene.
    Dopo aver letto e studiato sia l’articolo, sia i commenti la conclusione è che tutti hanno ragione.

  13. Marcello

    Secondo G&S, che cita dati BIS, a fine 2010 le banche greche hanno 60 (sessanta) mld Di titoli pubblici greci, Le banche francesi e tedesche I 2/3 Di quelli detenuti da banche UE.

  14. Rainbow

    Complimenti agli autori per questa analitica ricostruzione che fa giustizia di un luogo comune spacciato per verità assoluta: non è vero che tutti gli aiuti siano andati alle banche tedesche e francesi! La maggior parte sono rimasti in Grecia, tra Governo Greco, banche Greche, risparmiatori greci! Anche quelli che sono andati alle Banche Greche, indirettamente, hanno aiutato il popolo Greco perché hanno sostenuto il loro sistema creditizio evitandone il collasso e ripercussioni più gravi per l’Economia di quel paese! Inoltre c’e’un’altro aspetto da considerare che sfugge, o viene consapevolmente omesso dai più! Il costo del mancato salvataggio! Cosa sarebbe successo, a livello sistemico,se,nel 2010, la Grecia avesse fatto default sul debito e le Istituzioni non fossero intervenute per salvarla? Oltre alle famigerate banche (che, nella vulgata corrente, sono brutte, sporche e cattive per definizione ignorandone il ruolo sistemico ed essenziale nell’economia di mercato moderna: se falliscono le banche ci rimettono non solo i loro dipendenti, azionisti e i risparmiatori, ma l’intero sistema economico perché il denaro non gira più!) sarebbe collassato una parte consistente del sistema finanziario europeo,compreso quello greco,che avrebbe innescato effetti a catena su tutto il resto del sistema Economico e Sociale! Una seconda Lehman Brothers, per capirci! E’ vero che,tranne i paesi nordici, non siamo messi tanto bene neanche ora, ma sarebbe stato molto peggio senza il bail-out del 2010 e del 2012!

  15. Emanuele Ripamonti

    Che probabilmente le banche francesi e tedesche sarebbero sopravvissute ad un default della Grecia nel 2010 e’ probabilmente vero (resta dubbio il fatto che sarebbero sopravvissute tutte).
    Per il resto, l’articolo mi sembra un esercizio di treccartismo. Ad esempio, fa intendere (con un confronto con i crediti delle banche estere) che la frazione del primo bailout usata per pagare i creditori esteri sia trascurabile mentre i numeri che riporta (ripagati 38 mld di debito pubblico, piu’ altri ~15 mld di debito) implicano che circa meta’ del primo bailout e’ stato utilizzato a quello scopo. Oppure, nella prima parte si distingue fra debito totale e debito pubblico, mentre nella seconda ci si dimentica di farlo (se il debito pubblico verso le banche estere era di 30 mld a fine 2011, come faceva ad essere di 60 mld subito prima dell’haircut del febbraio 2012? forse perche’ quei 60 mld erano per meta’ debiti privati, che non sono stati condonati?). Per non parlare del fatto piu’ semplice: prima del primo bailout le banche europee erano esposte alla Grecia per circa 135 mld; a dicembre 2014 l’esposizione di quelle stesse banche e’ di 27 mld; 15 mld (la meta’ dei 30mld di cui si parla nell’articolo) sono stati condonati, ma gli altri 93mld sono stati pagati, sia dal settore pubblico (53 mld) che da quello privato (40mld). Non e’ difficile capire da dove arrivassero, ne’ capire che senza l’intervento europeo le perdite non sarebbero state di 15mld, ma di oltre 100mld.

  16. Claudio

    L’articolo omette furbescamente di evidenziare quale parte del debito greco fosse sorto per saldare i conti esteri per acquisto di beni e servizi cui le linee di credito erano destinate.
    Tutti sanno che molti investimenti per l’inutile kermesse olimpica erano stati finanziati con linee dedicate che, guarda un po’ il caso, pagavano conti di imprese francesi, tedesche ecc. È come dire ti do un miliardo se tu fai fare lo stadio all’impresa xy mia connazionale. Il debito te lo tieni tu ma i quattrini tornano a casa mia. L’acquisto di sommergibili dalla Germania, pagato con linee di credito tedesche, non ha forse ripetuto questo geniale copione finanziario? E non si venga a dire che gli stadi olimpici o i sommergibili hanno arricchito i cittadini greci!

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