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Il piano per la Grecia? Non risolve il problema

Tra i provvedimenti che il parlamento greco ha dovuto approvare in tutta fretta, spicca per miopia l’aumento dell’Iva. I consumi si ridurranno ancora, insieme al Pil. E insieme agli altri provvedimenti porta a una triste conclusione: anche il terzo piano di aiuti alla Grecia non sarà risolutivo.

Le condizioni del terzo piano di aiuti
Alla fine, Alexis Tsipras ha dovuto piegare la testa e accettare le dure condizioni imposte dai partner europei, dalla Germania in particolare. In cambio, ha ottenuto la disponibilità dell’Europa a erogare un terzo piano di aiuti, che dovrebbe coprire le necessità finanziarie di Atene per i prossimi tre anni. La ristrutturazione del debito è invece rimandata, sebbene anche il Fondo monetario internazionale insista perché si faccia subito. E intanto la Troika è ritornata ad Atene.
Tra i provvedimenti che il parlamento greco ha dovuto approvare in tutta fretta, spicca per miopia l’aumento dell’Iva. In particolare, quella su molti generi alimentari e sui ristoranti è cresciuta di ben dieci punti, passando dal 13 al 23 per cento. Misure come questa non aiutano l’economia greca, anzi non fanno altro che peggiorare una recessione pesante, in atto da cinque anni. I consumi si ridurranno ulteriormente e, con essi, il reddito nazionale (Pil). La Grecia ha ben poche speranze di compensare la riduzione dei consumi interni con le esportazioni, visto che non è un paese industriale. L’unico settore che “esporta” è il turismo, ma l’aumento dell’Iva sui ristoranti non lo aiuterà di certo. Ma allora perché è stato fatto? Perché è prevalsa, in parte, la vecchia logica della “austerità”: aumentare le tasse o ridurre la spesa pubblica, per fare cassa e far scendere il disavanzo pubblico. Questa logica non ha portato alcun buon risultato, ma l’Europa non riesce a liberarsene.
Un altro provvedimento, quello dell’aumento dell’età pensionabile, che viene portata a 67 anni, è più condivisibile. Contribuisce a rendere più sostenibile nel tempo il sistema pensionistico, cioè a garantire un equilibrio tra entrate e uscite del fondo pensioni. Inoltre, allinea la Grecia agli altri paesi europei, e quindi rende meno indigesto ai loro cittadini il costo degli aiuti finanziari al governo greco. Il cittadino tedesco non potrà più dire: perché devo aiutare un cittadino greco, cha va in pensione cinque o dieci anni prima di me?
Come si salvano le banche
Un provvedimento poco noto, ma che riguarda anche noi italiani, è il recepimento della direttiva europea sui salvataggi bancari. Impone che, nel caso di interventi pubblici per sostenere una banca in crisi, i creditori sostengano alcuni costi. Gli unici esentati sono i depositanti, per un importo fino a 100mila euro, che è garantito dalla assicurazione dei depositi. Tutti gli altri devono contribuire alla ristrutturazione di una banca in crisi, per un importo complessivo pari ad almeno l’8 per cento delle passività totali dell’istituto. È una condizione affinché quella banca possa ricevere aiuti pubblici, sia dal governo nazionale sia dalle istituzioni europee. È nota come bail-in: una parola che prima o poi entrerà nel nostro vocabolario, come lo spread. Anche noi abbiamo appena adottato la direttiva, ma possiamo ritenere che i salvataggi bancari non ci riguardino (almeno per ora). Per i greci, invece, si tratta di attualità. Degli oltre 80 miliardi del terzo pacchetto di aiuti, ben 25 sono destinati a ricostituire il capitale delle maggiori banche greche, prostrate dalla crisi. Se non si troverà qualche scappatoia nelle pieghe delle complesse regole europee, i cittadini greci potrebbero essere i primi in Europa a sperimentare i dolori del bail-in.
I debiti verso Fmi e Bce
E gli altri soldi del piano di aiuti europeo dove andranno? Essenzialmente sono destinati a restituire i debiti della Grecia verso il Fondo monetario, la Banca centrale europea e, in parte minore, il mercato finanziario. Senza entrare nel balletto delle cifre, che potrebbe fare male sotto il sole di agosto, si può dire che la maggior parte dei debiti della Grecia nei prossimi tre anni sono verso le due istituzioni internazionali. I titoli del debito pubblico ancora sul mercato sono poca cosa. I debiti verso i partner europei sono invece già a lunga scadenza: nulla è dovuto prima del 2022. Il problema del taglio del debito greco esiste, visto che il rapporto debito/Pil viaggia verso il 180 per cento e non dà segni di volersi ridurre, ma non è un problema immediato. Quello che pone una pressione enorme sulla Grecia, e ha pesato nei giorni di trattative frenetiche, è il debito verso l’Fmi e la Bce. L’atteggiamento dell’Fmi, che vuole il pagamento immediato dei suoi crediti mentre chiede ai paesi europei di rinviare o rinunciare ai loro, lascia un po’ di stucco. Più delicata è la posizione della Bce, che sta tenendo artificialmente in vita le banche greche prestando loro una montagna di soldi: sarebbe difficile continuare a farlo se fosse costretta ad accettare il mancato rimborso dei titoli pubblici greci, che detiene e che accetta come garanzia a fronte dei prestiti che fa alle banche greche.
Da tutto ciò si trae una triste conclusione. Anche il terzo piano di aiuti alla Grecia non sarà risolutivo. Servirà allo Stato greco per sopravvivere, dal punto di vista finanziario, per i prossimi tre anni, evitandogli l’insolvenza. Servirà anche a tenere a galla le banche greche, evitando il collasso del sistema finanziario del paese. Come quelli precedenti, è un piano volto a risolvere l’emergenza finanziaria, non a favorire la crescita dell’economia e, dunque, la sostenibilità del debito greco nel lungo periodo (con l’eccezione della riforma delle pensioni). Fra tre anni saremo qui a parlare di un quarto pacchetto di assistenza finanziaria alla Grecia, che servirà a restituire i suoi debiti, non a risolvere i suoi problemi di fondo.

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14 commenti

  1. DDPP

    In questi mesi (anni ormai) mi era sembrato di capire che il debito greco e quello di tutta l’euro area debole derivasse dallo scostamento negativo tra importazioni ed esportazioni. L’Euro è definibile come un sistema di cambi fissi che non consente la compensazione tra economie tramite lo strumento monetario ed obbliga, i paesi in squilibrio, a scegliere tra aumento del debito verso prestatori esteri o una riduzione esplicita dei redditi interni (maggiori tasse, minori servi di welfare). Rammentiamo che la svalutazione monetaria produce comunque l’effetto di impoverire i cittadini, ma i suoi effetti sono impliciti (non occorre aumentare le tasse, ma aumenta il prezzo dei beni importati).
    Se questa descrizione è coerente, l’aumento delle aliquote IVA è anch’esso coerente con l’equilibrio della bilancia dei pagamenti.
    La distinzione che viene spesso fatta tra economia destinata ai consumi interni e quella rivolta a scambi verso l’estero, mi pare fuorviante.
    Al giorno d’oggi, in piena globalizzazione, faccio fatica a distinguere quanta parte dell’una è intrinseca all’altra. Un facile esempio: il negoziante pakistano che vende le zucchine importate dal Marocco è un operatore economico interno o un operatore globalizzato concorrente coi i negozianti locali?

  2. Con la crisi della Grecia sono venuti fuori tutti i problemi dell’euro; una valuta voluta per unire, invece ha disunito tutta l’Europa, solo la paura oggi tengono uniti gli stati, anche Tsipras non ha avuto il coraggio di uscire, bastava avere più coraggio.
    Il prestito di 80 mld ha solo rinviato il problema, se in Europa non si accetta di arrivare ad una integrazione fiscale ( per la quale è necessaria anche quella politica, non basta mettere l’eurotassa) non si può mantenere l’euro.
    I paesi nordici sono diventati virtuosi grazie all’euro a scapito dei paesi meridionali.

    • DDPP

      Uno dei problemi è che proprio i Paesi indebitati non vogliono perdere sovranità politica.
      E’ appena trascorso un mese da quando siamo stati travolti dalla retorica del Referundum greco: tutto il potere al popolo. Adesso dobbiamo riscoprire, dai greci stessi, che per superare i problemi ci si deve conformare agli esempi migliori… Mah!
      Penso che ci aspetti una lunga, lunga strada in salita…

      • Tsipras ha tradito il popolo greco, non ha rispettato il referendum, questi sono i fatti.
        Perché i paesi indebitati dovrebbero perdere la sovranità politica?
        Se poi, l’indebitamento e’ dovuto al cambio fisso che ha trasferito risorse ai paesi nordici vi è una ragione per non perdere la sovranità politica, oggi la Merkel si oppone alla solidarietà perché non vuole espropriare i risparmiatori tedeschi, ma quelli italiani chi li ha protetti?
        Ci aspetta una strada in salita, sicuramente con questi governanti appiattiti sulla linea della Merkel.

      • Se Tsipras fosse uscito dall’euro, la Grecia avrebbe risolto tutti i problemi, poi sarebbero usciti tutti i paesi meridionali, alla Merkel sarebbe rimasto il cerino in mano dell’euro, non poteva quindi, fare più la voce grossa in Europa.
        Ricordiamoci la carriera di Prodi dopo che ha portato l’Italia nell’euro, adesso vedremo la carriera di Tsipras dopo il favore fatto alla Merkel.

      • giovane arrabbiato

        Beh chiedere a Italia, Grecia e simili di dar sovranità a banchieri eletti da nessuno e Commissione che quando sbaglia rifiuta perentoriamente di ammettere i propri errori ha perfettamente senso.
        La tua soluzione? Più Europa delle elite. Meno responsbilità, meno democrazia.
        Tienitela.
        Il Wall Street Journal riporta di come stiano fiorendo monete alternative in Grecia, il che dimostra che l’economia in teoria c’è. Il mercato si sta riorganizzando, perchè le istituzioni statali (vedi Troika) hanno fallito.

  3. Luca

    Non concordo sulla necessità di ristrutturare il debito greco. Una simile operazione non è altro che una bancarotta dissimulata.
    Le sue conseguenze sono molto negative sia per la popolazione che per le finanze pubbliche.
    In un Paese dove gli istituti di credito sono già al collasso si rischierebbe di provocare una nuova e più dolorosa fuga di capitali. I tassi di interesse sui titoli di Stato subirebbero una forte impennata e non scenderebbero per un lungo periodo rendendo il debito pubblico ancora più insostenibile di quanto non sia oggi.
    Ad Atene conviene (per quanto doloroso sia) fare quello che Nestor Kirchner fece nei primi anni duemila per risolvere la crisi del debito sovrano dell’ Argentina: sforzarsi di ripagare tutto fino all’ultimo centesimo anche a costo di imporre nuove misure restrittive.
    All’epoca l’FMI fu inflessibile nel non voler concedere alcun taglio e per questo fu molto criticato. Tuttavia i sacrifici diedero i loro frutti, nel 2003 la repubblica sudamericana registrò una crescita dell’8,8% e proseguì a ritmi più alti negli anni seguenti.
    Quando si è in una situazione di difficoltà meglio rimboccarsi le maniche e darsi da fare piuttosto che andare alla ricerca di soluzioni facili.

  4. Federico

    Posso anche essere d’accordo che l’accordo raggiunto con i creditori non sia la ricetta giusta per far ripartire la crescita in Grecia, ma fatico enormemente a vedere cosa effettivamente si propone come alternativa e in particolare su quali presupposti economici si baserebbe la ricetta alternativa basata sulla ristrutturazione del debito. Il Debito greco, come giustamente messo in evidenza nell’articolo, non prevede rimborsi fino al 2022, la spesa per interessi è al momento quasi nulla, la richiesta di avanzo primario dell’accordo coi creditori parte da una base di 0.25% (in pratica si chiede alla Grecia di non spendere più di quanto incassa al netto del pagamento del debito). Faccio fatica a capire come una ristrutturazione del debito senza altre misure porti magicamente a maggiore crescita. Concordo sul fatto che il debito vada prima o poi ristrutturato, ma anche fare solo quello non serve a nulla. In conclusione si può capire meglio qual è alternativa proposta?

    • Oggi i paesi indebitati possono sanare i loro bilanci solo con l’inflazione, “cura” che con la moneta unica deve interessare tutti i paesi euro, se invece vi fosse la rottura dell’area valutaria potrà interessare solo i paesi meridionali.
      Al l’inflazione come cura si oppone fermamente la Germania, non vuole “espropriare” i risparmiatori tedesche, purtroppo ciò sarà inevitabile, l’inflazione sposta la ricchezza dalla rendita al lavoro e all’impresa.

  5. Se si vuole mantenere l’euro si dovrà trovare una soluzione per il debito statale superiore al 60% dei rispettivi pil; una soluzione potrebbe essere la mutualizzaziobe a mezzo eurobond, che devono essere legati alla produttività europea; essi, ossia il loro rendimento, dovra essere legato al pil europeo. Per il rimborso gli stati dovranno destinarvi una parte del gettito fiscale, che verrà liberato con la mutualizzaziobe del debito.
    Certo che l’integrazione politica sarebbe la soluzione naturale per l’Europa, ma essa è un semplice sogno, non vi è ancora nei paesi nordici un sentimento europeo.
    Dovrà continuare la politica monetaria espansiva, anzi forse dovrà essere aumentata, si deve mutualizzare il debito, in difetto di tutto ciò sarebbe preferibile tornare tutti alle proprie monete.

  6. Che senso ha tagliare il debito greco, ciò si rifletterà sui bilanci dei paesi creditori, non verrà risolto ne il problema della Grecia ne quello dei creditori, questa soluzione è una semplice follia dell’imperialismo della Merkell, vuole fare vedere chi comanda.

  7. Ezio

    Con l’acquisto di 14 aeroporti greci da parte della Germania è scontato il voto positivo sugli aiuti alla Grecia, non può essere diverso. Siamo incamminati verso la germanizzazione dell’Europa sulla via finanziaria e commerciale. Ai paesi vengono lasciati il lavoro e i salari, e la Germania si prende la proprietà e i profitti. Il tutto però non è male vista l’incapacità dei paesi europei a sollevarsi da soli e vista la grande capacità organizzativa e di realizzare lo sviluppo economico e industriale della Germania. Questo altro non è che l’agganciamento dei paesi europei alla locomotiva tedesca così come si è sempre detto. C’è da sperare che continui, solo allora potremo avere una vera UE anche se germanizzata.

  8. DDPP

    Ieri sera il governo (?) greco si è dimesso.
    Appena incassato il “SI” definitivo al macro finanziamento europeo con il voto del Bundestag se ne fuggono,
    … e la recita della truffa greca ai danni degli altri europei continua… incredibile…

    • Piero

      Oramai l’arroganza della Germania è nota a tutti i cittadini europei, le prime elezioni libere di un paese importante ( numericamente) daranno la mazzata finale alla politica imperialistica tedesca e alla sua arma valutaria.

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