Lavoce.info

Così Trump smonta le regole sulla finanza

L’amministrazione americana vuole smantellare le regole prudenziali e di protezione di investitori e consumatori introdotte dopo la crisi del 2007-2008. Se passerà anche al Senato, sarà un favore a pochi e potenti privilegiati, a scapito di soggetti deboli.

Un falso problema

Chi si occupa di regolamentazione finanziaria sa bene che il pendolo dei governi oscilla nel tempo tra deregolamentazione e introduzione di nuove regole. Le forze che incidono su questo equilibrio, alimentate dal forse inevitabile alternarsi di fallimenti di mercato e della disciplina, non rispondono unicamente a logiche razionali, ma sono spesso frutto di convenienze politiche quando non di apriorismi ideologici.

Nel cercare di introdurre una profonda revisione del Dodd-Frank Act del 2010, firmato da Barack Obama in risposta alla crisi del 2007-2008, tuttavia, l’amministrazione Trump conferma il proprio disinteresse – se non repulsione – per argomenti basati su fatti e dietro la retorica populista nasconde l’indifferenza verso le fasce più deboli della popolazione. Il cosiddetto Financial Choice Act, approvato pochi giorni fa dalla Camera dei deputati su proposta repubblicana (dovrà ora passare al Senato), fin dal nome vuole suggerire l’introduzione di maggiore flessibilità e regole opzionali per gli intermediari finanziari e le società quotate. Lo fa in nome di slogan neoliberisti che vorrebbero le banche paralizzate da presunti costi oppressivi e dagli svantaggi competitivi causati dalla regolamentazione. Tuttavia, la proposta di legge appare una soluzione in cerca di un problema. Secondo la Fdic, l’ente federale che assicura i depositi, le banche Usa registrano profitti record da tre anni, gli istituti in crisi diminuiscono e gli intermediari americani si dimostrano competitivi a livello globale.

Figura 1

Non solo. Secondo la banca centrale Usa, dall’introduzione del Dodd-Frank Act, il credito – tanto alle imprese quanto ai privati – è costantemente aumentato ed è oggi a livelli ben superiori a quelli anteriori alla crisi:

Figura 2

Certo, alcune banche locali sono state interessate da processi di aggregazione, ma ciò risponde a una tendenza globale di ricerca di sinergie. Ciononostante, Trump promette di fare carta straccia delle regole prudenziali e di protezione di investitori e consumatori volute da Obama e difese da Janet Yellen, la presidente della Federal Reserve, con la quale la Casa Bianca notoriamente non ha un buon rapporto.

Leggi anche:  Sulle trattative per Unione bancaria e dei capitali peserà il no al Mes

Un lungo elenco di modifiche

Il Financial Choice Act, che si cerca di far passare come emendamento alla legge, ne vanificherà in realtà l’intero impianto. Le 600 pagine della riforma (leggibili qui) sono troppe per darne conto, ma ecco una sintesi delle previsioni più controverse, naturalmente con qualche semplificazione.

Le banche potranno optare per il semplice rispetto di una leva di capitale del 10 per cento, leggermente superiore all’attuale limite dell’8 per cento, liberandosi tuttavia da una serie di altre misure prudenziali previste dall’accordo di Basilea III in termini di attività ponderate per il rischio e liquidità.

Verrà eliminata la procedura di risoluzione speciale per le banche e di conseguenza l’autorità che la amministra (Orderly Liquidation Authority). Il ruolo di regolare questo tipo di fallimenti sarà attribuito ai giudici fallimentari ordinari, poco attrezzati per salvataggi di emergenza.

Saranno significativamente ridotti gli obblighi per gli intermediari di preparare piani di risoluzione (cosiddetti “Living Wills”) e gli stress test, nonché i poteri di verifica di questi strumenti attribuiti alle Autorità di controllo.

Saranno limitati i poteri dell’Agenzia di protezione dei consumatori e, soprattutto, il suo direttore sarà nominato dal presidente degli Stati Uniti, che potrà revocarlo senza giusta causa e senza controllo da parte di altri organi, contrariamente a quanto normalmente accade per le agenzie indipendenti.

Sarà ridotto in modo significativo il ruolo del Financial Stability Oversight Council, deputato a vigilare sul rischio sistemico. In particolare, si restringe il suo potere di designare come “sistematicamente importanti” gli intermediari non bancari, con conseguenze rilevanti in termini di disciplina prudenziale.

Sarà abolita la Volker Rule, che limita la possibilità delle banche che beneficiano della garanzia federale sui depositi di effettuare negoziazioni per proprio conto su certi strumenti e di investire in hedge funds e private equity funds.

Saranno indebolite le regole che impongono alle corti un certo grado di rispetto dell’interpretazione che le Autorità di controllo danno delle competenze loro attribuite. Sarà anche drasticamente ridotta la possibilità di introdurre regole secondarie che potrebbero aumentare i costi per i soggetti regolati.

Leggi anche:  Clima d’incertezza a Londra, aspettando le urne

Sarà più facile concedere e cedere prestiti esentati dalle regole dei singoli stati in materia di usura.

Saranno abolite o comunque indebolite le regole volte a rendere più trasparenti le retribuzioni del top management o la facoltà degli azionisti di esprimersi su queste.

Si ridurrà drasticamente la possibilità, per gli azionisti di minoranza delle società quotate, di fare proposte all’assemblea.

Ognuna di queste novità meriterebbe un lungo approfondimento. Limitiamoci qui a dire che un così profondo stravolgimento di una disciplina che pare aver dato buoni risultati – senza ostacolare la profittabilità e competitività delle banche – meriterebbe quantomeno motivazioni più solide e serie di quelle rese in un tweet. La riforma appare come un ulteriore favore, camuffato da esigenze di flessibilità e giocato sull’antipatia degli elettori di Trump per il governo federale, fatto a pochi e potenti privilegiati a scapito di soggetti deboli. Ma forse la ragione dell’intervento è ancora più semplice: covfefe.

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Quelle esportazioni cinesi che non finiscono mai di stupirci

Precedente

Con il Rei un po’ di ossigeno a 500 mila famiglie*

Successivo

Il Punto

  1. bob

    gli USA un Paese in putrefazione

  2. Marcomassimo

    A dispetto delle manifestazioni di intenti preelettorali e del tratto battagliero ed anticonformista, alla fine Trump finisce per fare quello che doveva e da cui non si poteva esimere ovvero pronarsi del tutto di fronte alla grande finanza. Ormai è chiaro che solo le forze che si organizzano con Sanders e Warren possono fare le importanti riforme che sono necessarie per smantellare questo perverso sistema

  3. Adriana B.

    Complimenti Mr.Trump, con lei gli USA tornano sempre più al livello degli sceriffi, ladri di cavalli e cacciatori di bisonti.

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén