Già aveva enormi responsabilità sul voto per l’uscita dalla Ue, ora Corbyn ha distrutto le prospettive di un’intera generazione. Perché con le sue proposte politiche ha consegnato il Regno Unito a un governo reazionario. Le prospettive del post-Brexit.
Le tante colpe del leader laburista
Il peggior risultato dei laburisti dal 1935. Jeremy Corbyn era già colpevole di avere una enorme responsabilità per la Brexit a causa della sua ambiguità durante la campagna elettorale referendaria, con il rifiuto di scendere in campo insieme a David Cameron, Tony Blair e Neil Kinnock per l’Europa (proprio in quel periodo si prese due settimane di vacanza), causando immensi danni alla nazione e in particolare ai lavoratori, che con Brexit perderanno i diritti che venivano garantiti dalla legislazione europea, e al resto dell’Europa, che perde l’appoggio di uno stato importante. Ora, Corbyn ha distrutto le prospettive di un’intera generazione che verrà governata per dieci anni, se non per un periodo ancora più a lungo, dal governo più reazionario e becero mai visto nel Regno Unito.
Chi si è commosso guardando il film “Billy Elliott” può capire cosa possa significare che gli elettori di Blyth Valley abbiano scelto come deputato un tory. Jeremy Corbyn ha distrutto la sinistra in Inghilterra e in Galles: ha ottenuto ciò che Margaret Thatcher non era riuscita a ottenere nemmeno all’apice del suo successo, con la guerra delle Falklands, quando Michael Foot portò i laburisti, appena divisi da uno scisma, a una sconfitta profonda. Foot ottenne comunque più seggi di quanti ne ha ottenuti ieri Corbyn.
Il tradimento della direzione laburista verso i giovani che cercano di metter su famiglia, verso le famiglie i cui figli andranno in scuole sempre più fatiscenti, i cui genitori anziani vedranno ridurre la protezione sociale per la terza età, resterà una pagina nerissima nella storia del progresso sociale in Inghilterra. Jeremy Corbyn ha ferito in modo drammatico un’intera generazione: nel periodo della sua leadership (vergognosamente ha dichiarato che fra cinque anni non sarà più a capo del Labour, invece di dimettersi immediatamente) ha trasformato la composizione del partito, cacciando i moderati social-democratici tacciandoli di “blairismo”, quasi fosse un’accusa infamante. Come se vincere tre elezioni di fila, come se dimezzare la povertà infantile, come se portare la spesa pubblica per l’istruzione e la sanità a livelli record, come se ridurre drasticamente la disoccupazione giovanile, come se azzerare il numero di banche di distribuzione di cibo gratuito, come se porre in atto un programma di vero progresso sociale e di vera riduzione della disuguaglianza fossero l’apoteosi del peggior thatcherismo. Quanti senzatetto hanno dormito all’asciutto grazie a Corbyn? Zero. Quanti pazienti hanno avuto la lista d’attesa in ospedale accorciata grazie alle politiche di Corbyn? Zero. Quanti diciassettenni sono stati i primi della loro famiglia a laurearsi grazie alle politiche di Corbyn? Zero. Corbyn dovrebbe dimettersi subito, ha già aiutato abbastanza le forze della reazione. Ci vorranno almeno dieci anni per purgare la sinistra inglese dalle infiltrazioni antisemite e dagli estremisti di pseudo-sinistra: la loro presenza ha avuto semplicemente l’effetto di alienare le forze sane, gli intellettuali, gli imprenditori e i produttori di ricchezza che Blair aveva strappato ai tory, permettendo così a Boris Johnson di spostarsi radicalmente a destra senza doversi preoccupare degli elettori moderati.
In Scozia, gli elettori di sinistra hanno avuto una scelta non disponibile a sud del confine. Lì c’è un partito che ha dimostrato di saper trasformare un programma sociale in azioni di governo, nonostante i vincoli imposti dal legame con Londra. E gli elettori hanno deciso con entusiasmo di sfruttare questa possibilità. I nazionalisti scozzesi, guidati dalla carismatica Nicola Sturgeon, hanno fatto piazza pulita, pur senza raggiungere quei 50 seggi che avrebbero causato uno spettacolo storico. Corbyn ha distrutto i laburisti anche in Scozia: dei sette deputati che aveva ne è rimasto uno solo. Il confronto con Blair nel 1997 è impietoso: il Labour allora vinse 56 seggi su 72.
Le prospettive
È un momento triste per chi vuole progresso sociale, per chi è preoccupato dal cambiamento globale, per chi vuole protezione per i lavoratori, un sistema di istruzione pubblica efficiente e che offra uguaglianza di opportunità alle giovani generazioni e per chi vuole un sistema sanitario nazionale efficiente e aperto a tutti.
Non è difficile immaginare cosa succederà ora. Entro pochissimo tempo avremo un voto in parlamento per approvare il trattato negoziato da Johnson. Seguirà, entro il 2020, un accordo di scambio con la Ue secondo le linee guida indicate nel trattato: barriera doganale tra Irlanda e Gran Bretagna, abbandono delle regolamentazioni ambientali e delle protezioni dei lavoratori e dei consumatori. Poi il primo ministro avvierà il paese al suo destino post-Brexit: a favore delle imprese, socialmente liberale, sicurezza, basse tasse.
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Henri Schmit
Sono perfettamente d’accordo con l’analisi proposta. Ricordo che negli anni 80 i problemi che affliggevano il partito Labour erano più gravi di adesso (1983, Neil Kinnock e i soldi del partito investiti o nascosti a Lussemburgo). Questo aggrava le colpe di strategia politica (non di Corbyn ma) dell’intero partito. Secondo l’Economist di oggi l’orientamento a breve non cambierà. Eviterei però di dare consigli ai Britannici che non ne hanno bisogno. Ogni leader vi si dimette immediatamente dopo una sonora sconfitta, l’opinione pubblica non accetterebbe altro. Possiamo solo imparare da loro; l’esempio patetico di Renzi dopo il referendum, le elezioni del 2018, le manovre sbagliate per la formazione del governo, le elezioni di 2019 e le manovre di nuove sbagliate nella formazione del Conte bis contrasta con la decisione di Cameron. Quale conclusione? penso come l’autore che l’errore del PD (a prescindere dalle questioni personali, cruciali) sia di non aver fatto il processo alle politiche di fama liberiste per difendere e salvare i valori liberali-progressisti (p.es. il Jobs Act) e di non aver fatto il processo al progetto di riforma istituzionale per difendere e migliorare quanto c’era di positivo. Lo stesso errore è stato commesso dopo la fine della 2 guerra; per questo oggi il paese si deve ancora oggi difendere contro rigurgiti di autoritarismo fascistoide. Nascondere lo sporco sotto il tappeto (abbiamo celebrato ieri i 50 anni di piazza Fontana!) non promette nulla di buono.
Antonio Sciala'
Capisco l’amarezza per l’esito elettorale, ma non è un po’ semplicistico ricondurre tutte le responsabilità del risultato alla leadership di Corbyn? Magari fosse così semplice: nel Regno Unito cambiare le leadership di un partito è la cosa più veloce e semplice del mondo. Quindi, quasi quasi ci spero che sia così semplice il problema.
Purtroppo però, la vittoria di Johnson non è solo una sconfitta per il labour, ma lo è anche per i tory che per vincere le elezioni si sono dovuti consegnare ad un personaggio del genere. Stiamo parlando del partito che per la gran parte del secondo dopoguerra ha governato quel paese. Così come la vittoria di Trump non è stata solo una sconfitta per i democratici, ma anche per i repubblicani. E potremmo continuare con altri esempi. La domanda è: perché in tutto l’occidente la destra più becera sta aumentando i suoi consensi?
Lorenzo
La risposta breve è: ha paura.
La risposta possibile é: “In tutto l’occidente è calato l’ottimismo per via del calo demografico e dell’allungamento della vita media; un popolo più anziano teme di perdere pensioni e autonomia fisica e all’orizzonte manca qualcuno che glieli possa fornire; C’è chi promette quota100 e chi promette di puntare tutto sul NHS; un maggior individualismo prefigura uomini della provvidenza. Fra non molto il termine solidarietà (scomparso dal vocabolario di una intera generazione) si sostituirà con il termine esclusione (dalle declinazioni quotidiane a quelle definitive …).
Henri Schmit
Giustissimo! In UK e nel resto dell’Europa l’aumento del voto per “la destra più becera” è la paura (reale, giustificata più o meno) di ampi strati della popolazione per il loro benessere, la loro sicurezza economica e materiale, messi in questione dall’incrocio di due fenomeni scollegati: la crisi economica (minor crescita, recessione, declino, bassa competitività) e le dinamiche demografiche (invecchiamento della popolazione, calo prolungato delle nascite, insostenibilità della spese previdenziale, emigrazione, immigrazione, incapacità dello Stato e dell’UE di gestirla). Il fatto che una parte importante della sinistra abbia repudiato Minniti lascia la destra come unica soluzione.
emilio
Cercare un colpevole di una apparente disfatta e trovarlo in Corbin mi sembra una gioco quasi da populista. Queste elezioni sono state guidate dalla voglia di Brexit che una consistente parte della vecchia Inghilterra vuole; d’altra parte disattendere un referendum è una cosa molto pericolosa. Detto questo, non penso che la Brexit farà i danni apocalittici che molti scrivono cosi come avere l’uk in europa non ha portato tutti i guadagni che si pensava potesse avere. Spero che in futuro i nostri commentatori escano da visioni troppo apocalittiche e ci facciano concentrare sulle cose più importanti tra queste l’inquinamento e i suoi effetti su salute e clima. Ma la lotta all’inquinamento non ha solo un costo per le aziende ecc. ma anche per tutti i cittadini in genere che dovrebbero adattarsi a utilizzare meglio le risorse e i loro rifiuti: ancora una volta attendere che sia solo il governo a dover lavorare è un approccio un po’ menefreghista: il rispetto dell’ambiente sta molto più nei singoli di quanto si pensi 🙂
Lucio Tamagno
Un articolo che unisce mirabilmente sintesi e fatti, la politica di pseudo sinistra estrema di Corbyn prima che inaccettabile per il modo produttivo è vaga/menzognera non meno di quella di Johnson, ma quest’ultimo trascina gli elettori con la fede nell’obiettivo Brexit.
Gran parte di tutto il resto è anche qui fuffa, ma contro le fedi si può fare poco (cfr. il caso Italia).
Sarebbe importante, in modo il più scientifico possibile, analizzare le motivazioni dettagliate di scelte quasi suicide.
Marcello Romagnoli
Io mi ritengo un eurpeista convinto.
Ricordo di essere stato emozionato quando ho avuto in mano le prime monete di euro nel sacchettino di plastica. poi mi sono svegliato e ho capito che QUESTA costruzione europea non va e non può andare. I problemi politici, democratici ed economici sono evidenti e troppi. O si fanno gli stati uniti di europa, non a trazione di una nazione o di un gruppo di nazioni ridotto o l’esperimento è destinato a fallire miseramente. Dobbiamo passare da trattati che prevedono competizione tra gli stati invece che collaborazione e mutuo soccorso. Da trattati in cui il Parlamento conta poco, dove non esiste una banca centrale degna di questo nome a un Parlamento legiferante e centrale e una banca centrale prestatrice di ultima istanza. Mi direte che certi paesi non vogliono pagare i debiti dei paesi del sud, allora non abbiano neppure i vantaggi di una moneta svalutata per i fondamentali della loro economia. Mi spiace che sedicenti esperti costituzionalisti ed economisti non abbiano saputo o voluto raccontare i problemi insiti nei trattati. Quelli che lo hanno fatto sono stati per molto tempo tacitati e ciò non è democratico.
B&B
Condivido e ringrazio per la sua generosa argomentazione.
Purtroppo mi sono accorto presto della fregatura per noi italiani, ma ai politici basta e avanza avere un posto con reddito in piu’, tanto pagano i cittadini. Per loro l’europa è l’occasioneper noi era un speranza. Ora sappiamo che sono peggiori o uguali ai nostri. Tanto vale uscire, essere padroni in cara nostra e risparmiare.
alessandro
“Jeremy Corbyn era già colpevole di avere una enorme responsabilità per la Brexit a causa della sua ambiguità durante la campagna elettorale referendaria”, direi che il problema invece è proprio l’opposto. Facendosi condizionare dall’ala destra del partito ha sposato la linea del remain, abbandonando il proprio elettorato.
Roberto Pasini
Un giudizio molto duro che condivido. Il programma con il quale il Labour è andato alle elezioni faceva sembrare il nostro Bertinotti un blando socialdemocratico. La vicenda è anche molto istruttiva per noi italiani. Ma come è potuto succedere? Perché nessuno lo ha fermato? Forse De Fraia ne sa di più visto il suo curriculum molto UK. Sono i soliti dei che accecano coloro che vogliono perdere? Oppure il partito è in mano ad una serie di burocrazie e lobby che non potevano mollare il loro garante? Ci aiuti a capire magari scrivendo un articolo sul Labour. Grazie
Marcomassimo
Egregio professore, Corbyn non è affatto un bolscevico come lo si vuol far passare; ha proposto una politica socialdemocratica e keynesiana; certo tutto dipende dai parametri con cui si giudicano le cose; oggigiorno Roosevelt molto lo affiancano Lenin in quanto l’asse del pensiero mainstrem è stato notevolmente spostato a destra per mezzo anche di gesti investimenti culturali dedicati appositamente allo scopo da potenti centri finanziari.
Invece la politica di Corbyn avrebbe potuto veramente risolvere il malessere sociale che si è espresso chiaramente anche in questo voto; malessere che è sia sociale, nel senso che le differenze sociali si sono allargate in modo intollerabile, che anche territoriale; infatti non è possibile che tutta l’economia si concentri nella testa finanziaria della City.
Che questi squilibri si possano risolvere con la uscita dalla UE di per sè è pura utopia; invece è del tutto facile prevedere uno spappolamento territoriale della GB che possiamo solo sperare non porti a conflitti armati come nella ex Yugoslavia.
Dopo lo spappolamento della GB è facile prevedere quali e quante saranno le tensioni nazionalistiche dentro l’Europa.
Corbyn ci ha provato a cambiare realmente le cose, ha pagato in realtà il fatto di sembrare troppo condiscendente con la UE. Non ci è riuscito e adesso si godranno tutto quello che seguirà con Jonson.
La crisi del sistema è solo iniziata.
Dunning Kruger
Gianni mi sa che ti é saltata la vena; meglio non scrivere le cose a caldo.
…e cmq si “blairista” continua ad essere un’accusa infamante: é la solita sinistra di destra,
Luigi Panfili
Più che un destino post-brexit a favore di , lo vedo come un grande sogno. Ripristinare il welfare con meno tasse, favorire le imprese reintroducendo dogane, la Scozia europeista che spinge. Vedremo.
Arduino Coltai
Questo è un articolo di propaganda che a mio parere il sito non avrebbe dovuto pubblicare. Parole come “Governo reazionario” non appartengono ad una corretta terminologia scientifica. Questo articolo non contiene alcuna analisi, solo il rammarico del fatto che i laburisti (per colpa di Corbyn, dice l’autore, per colpa della storia, dico io, parere personale per parere personale…) non abbiano vinto le elezioni, il che è un’opinione di chi scrive che francamente interessa poco chi legge (stenderei un velo sul richiamo al film Billy Elliott). Una certa propaganda ci ha bombardato per anni con il fatto che i britannici si erano pentiti della loro scelta dopo il referendum, che milioni di persone scendevano costantemente in piazza per chiedere una nuova consultazione, che una catastrofe economica di proporzioni incalcolabili incombeva sul Regno Unito a causa della loro scelta di uscire dall’U.E.. La vittoria di Johnson di ieri spazza il terreno da tutte le ambiguità: i britannici in larga maggioranza vogliono la Brexit. Il fatto che questa possa rivelarsi in futuro una scelta sbagliata è tutto da dimostrare: i fatti sono che finora la catastrofe economica paventata da qualcuno non c’è stata e che oggi le borse hanno risposto più che positivamente all’affermazione dei Tories. Staremo a vedere alla fine (entro qualche anno) chi ha avuto ragione…
Giuseppe
Grazie, da parte di N. Farage, per il suo trionfalistico commento! Meno male che quel 20% di deflazione e regresso dei valori immobiliari e finanziari è stato cancellato dal voto del 12 dicembre! Thinking about it, Nigel could suggest to Giuseppi a fresh vote, so that Italian economy’s woes be quickly wiped out. We look forward to doing business with ministers Bagnai and Sgorbi. Bojo says hello.
Marcello Romagnoli
“governo più reazionario e becero mai visto nel Regno Unito.’ alla faccia del rispetto delle scelte democratiche di un popolo! Sicuro di non essere lei in errore??!! I laburisti pagano il loro essersi venduti agli interessi di un ristretto numero di persone molto ricche per le quali la meritocrazia e la competizione è per gli altri. Non si può riconquistare la fiducia in quattro e quattro otto
Francesco Manfredi
Dopo certe parole ho interrotto la lettura di questo articolo.E’ l’unico modo per esprimere il mio dissenso.Eì una macchia per il prestigio del sito
TinoR
Articolo di pessima qualità. Corbyn non ha mai governato quindi non può aver fatto nulla per forza di cose. Corbyn, con tutte le sue contraddizioni, ha un’idea chiara di sx al contrario di Blair. Può non piacere, ma sicuramente non è responsabile per l’uscita. Se si cercasse un responsabile umano quello potrebbe essere Cameron che ha scommesso e perso. Se si cerca un responsabile storico quello è il pensiero dell’economia liberale che non ha saputo distribuire i benifici economici più equamente. Grazie alle politiche di supporto alla liberalizzazione e globalizzazione il gini index del uk è aumentato dal 1960 a oggi costantemente. Il conto alla fine è arrivato. Il ruolo di una nuova sx non è quello di difendere lo status quo ma di transformare il sistema verso più giustizia sociale e ambientale.
Beppe
Articolo assolutamente DE LI RAN TE
Tanto per dirne una
“Quanti senzatetto hanno dormito all’asciutto grazie a Corbyn? Zero. Quanti pazienti hanno avuto la lista d’attesa in ospedale accorciata grazie alle politiche di Corbyn? Zero. Quanti diciassettenni sono stati i primi della loro famiglia a laurearsi grazie alle politiche di Corbyn? Zero.”
Ma perché, Corbyn ha mai governato?
LOL, si vede che vi brucia.
Luigi Selmi
Un’analisi sballata. Boris Johnson ha vinto giocandosi tutto sulla Brexit presentando l’uscita dalla UE come la soluzione a tutti i mali della Gran Bretagna attraverso una campagna mediatica devastante e piena di menzogne sui media tradizionali e sui social networks. Gli Inglesi ci sono cascati e vedremo dove li portera’ l’esito delle elezioni. Corbin non ha voluto mentire agli elettori come ha fatto Johnson e ha vinto. Basta leggersi i manifesti dei due partiti e i dati economici della GranBretagna per capire come stanno le cose evitando di scrivere un articolo rancoroso e infondato. E si Blair e’ stato quello che ha mentito agli inglesi e trascinato la Gran Bretagna con gli USA e molti altri paesi, tra cui l’Italia nella guerra in Iraq con la falsa notizia delle armi di distruzione di massa possedute da Saddam Hussein e che non sono mai state trovate.
Valentina
Concordo con tutto quanto, del resto la sinistra è in crisi, o, più propriamente, in cerca di un’identità dai tempi della caduta del muro di Berlino. Da allora va per tentativi, da un lato appropriandosi un po’ a casaccio di valori altrui (cristiani, buddhisti, radicali ecc.) un po’ cercando consenso applicando la tecnica del bastian contrario (se va bene per la destra, allora non va bene per me). È un mondo difficile e sempre più complesso, i politici tradizionali dovrebbero essere sostituiti da super-tecnici in grado di risolvere i problemi in modo oggettivo e vantaggioso per tutti.
Michele
Gli inglesi pagheranno il conto delle loro scelte, ma chi ha ucciso il labour e la sinistra in europa è stato Blair e il blairismo che hanno fatto (oltre alla guerra in Irak a forza di bugie) con la loro finta sinistra solo gli interessi del 1% più ricco. Purtroppo come già diceva Orwel nel 1938 a proposito della libertà di stampa “in ultima analisi, sono i soldi a controllare le opinioni”.
Francesco Zucconi
Penso che abbia comunque vinto la democrazia, un concetto assai inglese. La democrazia, invece, è un concetto antieuropeo. Infatti in una democrazia europea gli 80 milioni di tedeschi conterebbero meno di un ottavo…
Le grandi democrazie non sopportano per troppo tempo le menzogne, quelle finte, per intenderci quelle che nascono in nazioni militarmente sconfitte…forse sì…
tommaso
Da sempre dico a tutti che se anche si fosse rivotato 10 volte in UK la Brexit avrebbe rivinto sempre: Caro Gianni, Corbyn non c’entra, semmai la Thatcher e Blair!
chi va (o sta) solo a Londra può pensare il contrario, e noi italiani (sempre ammaliati dalla mitica albione) non vogliamo farcene una ragione (pensate a quanto spazio e mesto sgomento in tv, radio e stampa su questa cosa, molto meno attenzionata altrove)
ma se si va in giro (come capita a me) con occhio disincantato per le deprimenti città inglesi e gallesi o per Scozia e Ulster, si vede chiaro come questo non sia vissuto come un cambiamento epocale e un distacco, ma come una presa d’atto della realtà e l’abbandono di alcuni presunti lacciuoli
le prossime puntate?
Londra proverà a fare un dumping feroce fiscale e regolatorio, ma sarà disturbata da 2 cose: 1) le multinazionali e le grandi aziende se ne andranno semmai in Irlanda (e quindi in Europa), o anche in Irlanda del nord, che in base al nuovo accordo sarà in una specie di terra nullius (perché la dogana funzionerà solo da e verso la Gran Bretagna); 2) dovrà gestire forti spinte separatiste in Scozia (quasi l’unanimità per l’SNP) e anche in Ulster che per la nuova situazione e la retrocessione del DUP, sarà sempre più isolato dal resto del regno
l’Europa invece funzionerà meglio perché i governi profittatori e renitenti (Polonia, Ungheria ecc) non hanno più una sponda forte (già si vedono alcun sintomi), e inoltre potrà essere più ambiziosa nei suoi programmi
Aram Megighian
Mi permetto di sollevare qualche obiezione sulla natura dell’articolo. E’ un’analisi politica, su cui posso anche concordare (Corbyn ne ha combinate di tuti i colori). Ma è un’analisi politica su cui si può essere daccordo o meno a seconda delle proprie convinzioni.
E forse solleva, per me, un problema di base che ormai costantemente si nota nel fare politica: la preponderanza (e anche l’invasione) dell’economia e degli esperti (o sedicenti) di economia nell’indirizzare il pensiero politico e non l’esatto opposto, cioè il pensiero politico che viene tradotto e applicato in pensiero economico.
Può anche non essere vero, ma lo si percepisce e la gente comune percepisce questo come “intrusione” e reagisce di conseguenza.
Ad esempio, se consideriamo i problemi climatici e l’ambiente, mi sembra che l’attuale approccio politico sia totalmente appiattito sulle problematiche economiche sollevate dagli esperti. Il lavoro di quest’ultimi, invece, dovrebbe essere esattamente l’opposto: cercare ed esplorare le vie attraverso le quali tradurre in pratica e nel miglior modo possibile le richieste della gente che sono convinto sarebbero piene se solo si presentasse un politico ed un leader con idee semplici e proprie. Nel suo piccolo, Greta Thunberg sta facendo proprio questo, idee semplici e proprie….e da fastidio….
Marco Giannerini
Solo un particolare, non ho compreso il riferimento ai diciassettenni che si laureano. Lost in translation, o auspicio per una generazione di enfant prodige?
gian
Questo è il risultato finale dopo le menzogne che sono state scritte dal tutta la stampa filo europeista, dove ogni giorno falsamente si mostrava e si descriveva centinaia di migliaia di persone che manifestavano contro l’uscita dalla U.E. Ne avete raccontato di tutti i colori, che tutti volevano un’altro referendum, invece il voto ha smentito queste vostre falsità. Sarà dura da digerire, ma almeno il voto ha dimostrato che non avevate il senso delle realtà.
Alberto
Non sarei così pessimista sul futuro della Gran Bretagna con Jhonson. Soprattutto non lo definirei un governo becero e reazionario. Boris Johnson ha governato Londra come sindaco per 2 mandati e non mi sembra che sia andato così male. L’Europa dei burocrati di Merkel e Macron farebbe invece bene a chiedersi se non ci sia qualcosa di sbagliato e di perverso nella sua costruzione, qualcosa che fa fuggire chi sente subito il puzzo dell’oppressione imposta dall’alto.
Henri Schmit
Giusto: solo il futuro ci dirà quanta fortuna le scelte recenti porteranno all’UK. Ci sarà lotta fra liberismo con chiusura delle frontiere e dumping fiscale da un lato contro stato sociale di un grande blocco regolamentato con alcune anatre zoppe e rematori al contrario. Ma perché Johnson e il suo governo sono bravi amministratori mentre l’Europa di Merkel e di Macron sarebbero burocrati. Secondo Farage (maggio 2016) l’UK doveva lasciare l’UE anche perché incapace di gestire, contrariare la mala gestio pubblica italiana.
Roberto Pasini
Le reazioni all’articolo dimostrano perchè la Brexit ha vinto in UK e stiamo parlando dei lettori della Voce e non di Libero. Mi pongo la domanda cosa succederebbe da noi. Certamente lo stile giudicante e un po’ sprezzante dell’articolo, non è il massimo per generare vasto consenso. Esattamente quello che succede in parte nella sinistra italiana, con mio personale dispiacere, detto per chiarezza. Lo schema “Brutti imbecilli non sapete quello che fate e ora ne pagherete le conseguenze” non aiuta molto nè per capire nè per governare i fenomeni e sperare di ottenere la maggioranza.
Marco Doria
Un’invettiva politica come non ricordo di avere mai letto sul sito.
Ritengo che Corbyn abbia certamente delle pesanti responsabilità ma attribuire solo a lui un risultato di questa portata mi sembra eccessivo. Non ha mai governato e quindi non gli possono essere imputati risultati raggiunti o mancati di azioni di governo. Possiamo giudicarlo per i suoi limiti nel condurre l’opposizione ai governi conservatori, entrando nel merito delle sue diverse proposte con metodo critico (esempio: il sistema della sanità britannica come funziona, come funzionava, come potrebbe funzionare meglio).
In quanto a Blair una constatazione e una domanda. La constatazione riguarda il ricordare che è stato protagonista di una guerra sanguinosa basata sulla menzogna (le famose armi di distruzione di massa di Saddam Hussein): non mi sembra un fatto secondario. La domanda riguarda invece il livello della diseguaglianza nel Regno Unito negli ultimi decenni e la sua dinamica. Dalla Thatcher in avanti, compreso ovviamente il periodo di Blair. Credo che attorno a lavoce.info non manchino certo le compretenze per entrare nel merito
Gianni De Fraja
Grazie per I commenti, anche quelli più critici. Il dibattito sarà utile, più qui che in Itala, e un po’ di ardore, sempre nel limite della civiltà e del rispetto, fa certamente più bene che male. Aggiungo solo un paio di punti, poi non commenterò più su questo pezzo. 1. Che Corbyn sia la principale causa della sconfitta lo dicono non solo io, ma anche gli elettori (https://tinyurl.com/v9lxqp6) e molti commentatori politici di fede laburista, da Polly Toynbee (https://tinyurl.com/tw7sfbs) a Jonathan Freedland (https://tinyurl.com/uzrx632), per citarne due fra i più noti. 2. Qualcuno suggerisce la mai asserzione che Corbyn non ha ridotto di una virgola né la povertà, né la disoccupazione giovanile, né le liste di attesa negli ospedali, perché non è mai stato al governo. Verissimo: ed è proprio lì il problema, un partito può avere le politiche migliori che ci siano (e nel mio pezzo non parlo proprio delle politiche di Corbyn), ma se non vince le elezioni, queste politiche non potranno mai essere realizzate e rimangono nel cassetto. Preferire la purezza intellettuale all’opposizione allo sporcarsi le mani al governo non serve a chi, a parole, si vuole aiutare. (continua)
Gianni De Fraja
3. La sintesi che faccio io del periodo di governo Blair, è meno povertà infantile, meno disoccupazione giovanile, più investimento nelle scuole e nel sistema sanitario, leggero aumento delle tasse sui più ricchi, più stimolo all’investimento privato, aumento della disuguaglianza, sì ma inferiore a quella che sarebbe avvenuto con i tory. 4. Che il governo di Johnson sia becero e reazionario è certo un’opinione, ma basati su numerose dichiarazione, e da un punto di vista logico non diversa dall’opinione che il governo di Jacinda Ardern sia in Nuova Zelanda sia progressista. Il fatto di avere quest’opinione non delegittima le scelte che hanno democraticamente fatto gli elettori in UK (semplicemente non le condivido. 5. Infine sì, i “diciassettenni” è un refuso, scappato in una correzione: invece di “laurearsi” si legga “andare all’università”.
Luciano Natalini
Consiglio la lettura del Manifesto dei Conservatori (il programma elettorale con cui Boris Johnson ha vinto le elezioni del 12 dicembre), scaricabile da Internet. E’ un Manifesto molto interessante e ambizioso (fare della Gran Bretagna un leader mondiale nelle industrie del futuro quali le scienze della vita, l’energia pulita, lo spazio, il design, la robotica e l’intelligenza artificiale , nella lotta ai cambiamenti climatici, nelle arti creative; investire in nuovi ospedali, scuole, infrastrutture di trasporto, rimboschimenti e parchi nazionali e molto altro ),la cui idea portante è: una volta fuori dall’UE, lo possiamo fare meglio e più velocemente, senza il filtro e le barriere delle regole comunitarie. Di più: fuori dall’UE potremo stabilire accordi commerciali più convenienti per la Gran Bretagna. Il Manifesto, tuttavia, tace su un aspetto decisivo, che ne inficia, a mio avviso, alla radice l’intera credibilità: nel mondo contemporaneo, in cui si confrontano e si scontrano gli interessi di Stati-continente quali gli Stati Uniti, la Cina e la Russia, che spazio può avere la Gran Bretagna da sola ? Una Gran Bretagna integrata nell’UE, con cui peraltro ha un interscambio commerciale pari a circa il 40/50% del suo import/export totale, non sarebbe stata più forte nel mondo ?
Già Churchill, 75 anni fa aveva preso coscienza che l’Impero Britannico non esisteva più.
Lorenzo Bertolini
Mi sarei aspettato più sobrietà. Trovo l’articolo quasi imbarazzante. Come tutti quelli che girano con la verità in tasca.