La maggior parte degli italiani si aspetta una proroga oltre il 3 aprile delle misure di isolamento sociale. È anche pronta a mantenere o aumentare gli sforzi. Ma se la data supera le previsioni di ciascuno cala la volontà di rispettare le restrizioni.
Misure efficaci se rispettate
L’epidemia di coronavirus ha colpito in modo particolarmente drammatico l’Italia e sta costringendo l’intero paese ad attuare rigorose misure di isolamento per rallentare il contagio. Molti altri stati hanno adottato misure simili e una parte rilevante della popolazione mondiale è soggetta a provvedimenti restrittivi. La loro efficacia dipende dal rispetto delle restrizioni da parte dei cittadini, che può essere influenzato da molti fattori: per esempio, la consapevolezza del rischio, la chiarezza delle regole, le sanzioni in caso di trasgressione, la fiducia nei confronti delle autorità pubbliche e la rilevanza dei costi economici e psicologici di isolamento.
Un altro fattore chiave che può influire sull’adesione alle regole è rappresentato dalle aspettative delle persone su quanto dureranno le misure di isolamento, che possono a loro volta essere influenzate da come queste sono attuate. Ad esempio, la Cina ha introdotto misure di blocco “a oltranza”, senza quindi annunciare una data di fine delle limitazioni, mentre l’Italia e altri paesi hanno adottato misure “a tempo”, con una validità limitata, che può essere ovviamente prorogata.
Nei giorni tra il 18 e il 20 marzo abbiamo condotto un sondaggio in collaborazione con Swg su un campione rappresentativo della popolazione italiana di circa 900 persone su questi temi.
Consapevoli ma non sempre rispettosi delle regole
Quello che emerge è che la maggior parte delle persone è a conoscenza della data finora prevista per la durata in vigore delle misure di isolamento: il 3 aprile. Ma tra gli anziani (oltre i 60 anni) c’è maggior confusione, visto che circa un terzo indica una data sbagliata. E circa il 50 per cento degli intervistati non ha ancora adottato tutte le misure di distanziamento sociale raccomandate. Molti continuano, ad esempio, a incontrarsi con gli amici. Una semplice analisi rivela poi come le donne siano più propense a rispettare tutte le misure, mentre i giovani (under 40) lo sono di meno. Da un punto di vista geografico, invece, non emergono differenze sistematiche tra le regioni più colpite (Lombardia, Emilia Romagna, Veneto, Piemonte e Marche) e il resto d’Italia, o tra la Lombardia e il resto d’Italia.
Proroga vista come inevitabile
Quasi tutti i nostri intervistati si aspettano che le misure di isolamento continueranno oltre il 3 aprile. Tuttavia, le previsioni circa la durata dell’estensione variano molto: il 43 per cento prevede che saranno prorogate di alcune settimane, il 20 per cento di alcuni mesi e il 34 per cento a tempo indeterminato (fino a quando necessario). La popolazione anziana, in particolare, si aspetta che le misure finiscano prima.
Abbiamo anche chiesto quali siano le intenzioni sul rispetto delle misure di autoisolamento nel caso in cui queste vengano estese (i) di alcune settimane, (ii) di alcuni mesi o (iii) a tempo indeterminato (“fino a quando ritenuto necessario”). La maggior parte degli intervistati intende continuare con l’autoisolamento, indipendentemente dalla durata. Se ci sarà la proroga, poi, più persone sono propense ad aumentare, più che a diminuire, i loro sforzi di autoisolamento.
Le aspettative influenzano i comportamenti
I risultati mostrano però che la propensione a rispettare le misure dipende da come una eventuale proroga si colloca rispetto alle aspettative individuali. Dinanzi a una “sorpresa negativa” (cioè a una estensione più lunga del previsto), le persone sono meno disposte ad aumentare i propri sforzi di isolamento.
Dallo studio emerge anche come gli intervistati che già adottano le misure di autoisolamento indicate abbiano una maggiore propensione a dichiarare che ridurrebbero il rispetto delle restrizioni in caso di prolungamento più lungo del previsto. Ciò potrebbe suggerire un “affaticamento da isolamento” e che gli sforzi delle persone più rispettose non possono essere dati per scontati.
Alla luce dei risultati, appare quindi opportuno che le autorità prendano in adeguata considerazione anche la gestione delle aspettative del pubblico sulla durata delle misure restrittive, al fine di allargare il più possibile il loro rispetto. Un’estensione lunga più di quanto ci si aspetta potrebbe infatti ridurre la volontà delle persone di conformarsi alle regole.
Maggiori dettagli sono disponibili nel paper “Compliance with COVID-19 social-distancing measures in Italy: The role of expectations and duration”.
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È attualmente post-dottorato alla University of Chicago. Dopo aver conseguito un PhD in economia presso la University of Sydney (Australia), ha lavorato presso il UK Behavioural Insights Team e come Senior Economist per il governo Australiano. È stato anche consulente per le Nazioni Unite e Adjunct Research Fellow presso la Monash University di Melbourne. La sua principale area di ricerca è l’economia del lavoro, comportamentale e sperimentale.
Insegna alla University of Toronto. E' direttore scientifico del Behavioral Economics in Action Centre alla Rotman School of Management, Research Associate del National Bureau of Economic Research, e Faculty Associate del Centre for Ethics alla University of Toronto. Ha ricevuto il suo PhD al Massachusetts Institute of Technology. I suoi interessi di ricerca sono principalmente nell'ambito dell'economia comportamentale e sperimentali, con applicazioni allo studio dei comportamenti altruistici, il rapporto tra etica e regolamentazione dei mercati, economia industriale e economia della scienza.
Webpage: https://sites.google.com/site/nicolacetera
Twitter: @nicolacetera
Laurea al DES in Bocconi e PhD in Economics alla University of Chicago, Mario Macis e’ Professore di Economia alla Johns Hopkins University, Carey Business School. E’ anche Research Associate al National Bureau of Economic Research (NBER) e all’ Institute of Labor Economics (IZA). Il Prof. Macis è un economista applicato con interessi di ricerca in economia della salute, del lavoro, dello sviluppo, e in market design. Ha pubblicato su importanti riviste accademiche, tra cui American Economic Review, Journal of Labor Economics, Journal of Health Economics, Journal of Development Economics, Management Science e Science. I suoi studi sono stati finanziati da agenzie pubbliche e private, tra cui NSF, NIH e Gates Foundation. Il Prof. Macis e’ stato consulente della Banca Mondiale, dell’Organizzazione Mondiale della Sanita’, dell’Ufficio Internazionale del Lavoro, del Development Programme delle Nazioni Unite, e del National Marrow Donor Program degli Stati Uniti. Nel 2020-2022 e’ stato membro di una commissione della National Academies of Sciences, Engineering and Medicine incaricata di formulare raccomandazioni al Congresso degli Stati Uniti per un sistema di approvvigionamento e allocazione degli organi per trapianto più equo ed efficiente.
È professore ordinario di politica economica alla Libera Università di Bolzano e direttore dell’Istituto per la ricerca valutativa sulle politiche pubbliche (IRVAPP) presso la Fondazione Bruno Kessler di Trento. Dopo la laurea in economia politica all’Università Bocconi ha conseguito un PhD in economia presso la Stockholm University (Svezia). È stato lecturer, poi associate professor e full professor presso l’University of Southampton, in Inghilterra, e UniCredit Foscolo Europe Fellow presso la Central European University di Budapest, Ungheria. La sua principale area di ricerca è l’economia pubblica, del lavoro e comportamentale.
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