A marzo 2020 i consumi di energia elettrica in Italia sono scesi del 10 per cento. Il calo è conseguenza dei decreti che, per frenare la diffusione del coronavirus, hanno fermato le attività produttive. Ma peggio di così era andata solo nell’aprile 2009.

Tutti fermi, anche gli elettroni

La perdurante emergenza generata dall’epidemia del nuovo coronavirus Sars-CoV-2 ha inevitabilmente contagiato l’economia italiana e dunque anche i consumi di energia elettrica.

I prodromi degli effetti economici si potevano intuire sin dal funesto fine settimana del 22 e 23 febbraio e dal decreto-legge n. 6 con le prime misure di gestione e contenimento, quando l’Italia era già il primo paese non asiatico per numero di contagi. Iniziavano, infatti, a fermarsi l’industria culturale e quelle del turismo e della moda, ma le conseguenze più rilevanti sui consumi elettrici sono arrivate solo a marzo, con l’adozione di provvedimenti via via più stringenti e generalizzati, che hanno progressivamente bloccato un numero crescente di attività economiche. A cominciare dal commercio, che insieme alla ristorazione e al turismo, rappresenta circa il 10 per cento dei consumi elettrici.

Con l’aggravarsi dell’emergenza epidemiologica da Sars-CoV-2 si sono succeduti annunci e provvedimenti, in particolare decreti del presidente del Consiglio dei ministri, ordinanze ministeriali, regionali e comunali, che hanno lo scopo di aumentare il cosiddetto distanziamento sociale, ritenuto lo strumento principe per contenere la diffusione dell’epidemia.

Per quanto riguarda i consumi elettrici è piuttosto difficile condurre un’analisi di dettaglio per la provvisorietà dei dati, le numerose variabili in gioco, a cominciare dagli effetti climatici. Ferme restando queste limitazioni, può essere comunque utile fare un primo confronto con i giorni equivalenti dello stesso periodo del 2019, mettendo in relazione la variazione della domanda alle misure di isolamento previste dal governo (figura 1).

L’emergenza ha azzerato i consueti effetti del calendario. Il primo Dpcm, del 4 marzo, ha previsto il divieto di eventi e raduni in mancanza di un metro di distanza tra i partecipanti e imposto la chiusura delle scuole e delle università in tutta Italia. Una misura che parrebbe aver determinato un aumento dei consumi nelle abitazioni (nessuno più dei giovani usa aggeggi elettronici di svariati tipi in contemporanea), che probabilmente si è tradotto in un incremento dei consumi totali, pesando il settore il 20 per cento del totale. Impatto contrario hanno avuto, invece, gli altri decreti che hanno letteralmente e progressivamente “spento” le attività produttive.

Leggi anche:  Fine del mercato tutelato dell'energia: chi ci rimette e chi no

Se nella prima settimana di marzo 2020 i consumi elettrici sono cresciuti del 4 per cento, rispetto all’analogo periodo del 2019, da lunedì 9 marzo 2020 in poi – in concomitanza con i Dpcm dell’8 marzo (con misure restrittive per l’intera Lombardia e 14 province del Nord) e del 9 marzo (per tutta Italia) – si registra una repentina flessione. Nella seconda settimana è del 5 per cento, valore triplicato nella terza e quadruplicato nell’ultima, quando si è registrato un -20 per cento dei consumi in seguito al Dpcm del 22 marzo, ribattezzato evocativamente “Chiudi Italia”, con la discussa lista delle filiere essenziali da tenere ancora “aperte”. Anche il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica ha segnato flessioni record: meno 39,5 per cento rispetto a marzo 2019.

Il secondo peggior crollo

Se si va a ritroso negli anni, ci si rende meglio conto dell’entità del crollo. I consumi del mese di marzo sono tra i più bassi degli ultimi 20 anni, se si escludono i mesi di agosto e di aprile quando le festività pasquali si sono combinate con la festa della Liberazione riducendo così i giorni lavorativi effettivi.

La flessione di marzo 2020, il 10 per cento in meno rispetto all’analogo mese dell’anno precedente, è la più significativa dopo quella di aprile 2009 (si registrò un -11 per cento), quando si manifestarono sull’economia reale italiana gli effetti della grande crisi iniziata negli Stati Uniti nel 2007 e culminata – sul piano finanziario – con il fallimento di Lehman Brothers.

L’andamento di marzo ha determinato un deciso ribasso dei consumi elettrici del primo trimestre 2020, riportando a una contrazione simile a quelle a cavallo del 2008-2009 (figura 2).

Se è vero che la relazione tra consumi elettrici e crescita economica si è affievolita negli ultimi anni, anche grazie alle politiche a sostegno dell’efficientamento energetico, le misure di contenimento del contagio hanno profonde ripercussioni sia lato domanda sia lato offerta. Il loro effetto dipenderà, ovviamente, da quanto saranno prolungate e dall’efficacia delle misure di sostegno all’economia che i governi e le banche centrali stanno mettendo in campo. I consumi elettrici rappresentano, in questo senso, un primo indicatore degli impatti economici dell’epidemia.

Leggi anche:  Per gli enti di governo d'ambito è ora di diventare grandi

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Una mobilità sostenibile è possibile