La recessione prevista in Africa per il 2020, la prima dopo 25 anni, potrebbe trasformarsi in una crisi economica permanente se Covid-19 dovesse seguire l’esempio dell’epidemia di Ebola in Sierra Leone nel 2014-15. Le proposte per evitarlo non mancano, ma occorre fare presto.

Il rapporto del World Food Program (Wfp) del 16 aprile 2020 e le proiezioni della Banca mondiale del 22 aprile 2020 sull’andamento delle rimesse internazionali hanno evidenziato la grande vulnerabilità dei paesi meno sviluppati a seguito della pandemia. Le rimesse, pari a più di quattro volte gli aiuti ufficiali allo sviluppo, si ridurranno del 20 per cento e il Wfp prevede che le persone soggette a insicurezza alimentare raddoppieranno rispetto al 2019, passando da 135 a 265 milioni.

Una delle aree più interessate è l’Africa, continente in cui la Banca mondiale prevede una recessione per la prima volta dopo 25 anni, fino al – 5 per cento, nonché un aumento della povertà estrema nell’Africa Sub-Sahariana. Covid-19 si sta diffondendo velocemente proprio nei paesi con la crescita più sostenuta. Ghana e Camerun hanno superato i mille casi dichiarati e sono tra i paesi con i più elevati tassi di crescita del continente nel 2019, rispettivamente 6,3 e 4,1 per cento.

C’è un precedente preoccupante. Lepidemia di Ebola che colpì l’Africa Occidentale nel 2013-15 ebbe conseguenze permanenti sulla crescita di lungo periodo, come mostriamo qui per la Sierra Leone.

Gli effetti dell’epidemia di Ebola in Sierra Leone

La febbre emorragica provocata dal virus Ebola (Ebola virus disease, Evd) prende il nome dall’Ebola River, nella Repubblica democratica del Congo, dove l’Evd apparve per la prima volta nel 1976 e provocò un’epidemia nel 2013-15. I paesi maggiormente colpiti sono stati la Guinea, la Liberia e la Sierra Leone. In quest’ultima è stato riportato quasi il 50 per cento dei casi (14.122 sugli oltre 28.600) con quasi 4mila morti (su un totale di più di 11mila), come riportato dall’Organizzazione mondiale della sanità. L’emergenza è stata superata nel novembre 2015, ma lepidemia di Evd ha avuto gravi conseguenze economiche, oltre che umanitarie. La Figura 1 mostra una recessione gravissima nel 2015, con un crollo del reddito pro capite di oltre il 21 per cento e una stabilizzazione successiva, ma con un divario crescente rispetto agli altri paesi meno sviluppati.

Utilizzando i dati sulla vulnerabilità delle famiglie in Sierra Leone della survey Emergency Food Security Assessment (Efsa) condotta dal Wfp nel marzo-aprile 2015, abbiamo valutato l’effetto dell’Evd in modo generalizzato e distinguendo tra le unità familiari colpite e non colpite dal virus.

Il campione dell’indagine era composto per il 30 per cento da famiglie soggette a Evd (780) e quasi il 70 per cento (1.800) da famiglie non colpite dal virus su tutto il territorio nazionale. Le intervisthanno raccolto dati relativamente alla situazione immediata e a quella di un anno prima. Tra il 2014 e il 2015 si osserva un crollo sia del salario sia del raccolto di riso (Figura 2), uniformemente in tutte le regioni del paese.

Potendo osservare distintamente le unità familiari colpite da Evd, abbiamo valutato quali variabili economiche sono diminuite di più durante l’outbreak rispetto alle famiglie non colpite, applicando il modello econometrico delle doppie differenze (e tenendo in considerazione anche altre eterogeneità con variabili di controllo a livello di unità familiare).

I risultati riportati in Tabella 1 mostrano che l’Evd ha causato una diminuzione significativamente maggiore nelle risorse umane delle famiglie colpite – membri della famiglia portatori di reddito o impiegati nella raccolta del riso – riducendo così le capacità di generare reddito. Per salario, investimento (riso seminato) e sicurezza alimentare non si riscontrano invece trend più negativi. Ciò può essere dovuto sia alla forte vicinanza tra le unità colpite e non colpite, talvolta situate nello stesso villaggio (effetto di spillover), sia all’intervento delle organizzazioni – come lo stesso Wfp – principalmente orientato al sostentamento immediato.

Proprio questa perdita di risorse umane può aver ridotto la crescita, come mostrato in Figura 1. L’Evd ha colpito più intensamente le fasce di età più giovani, ma la comorbidità (cioè la coesistenza di più patologie diverse in uno stesso individuo) e le più scarse strutture sanitarie non possono escludere che le stesse fasce di età siano comunque lese da Covid-19, diversamente da ciò che si osserva nei paesi più sviluppati.

Quali proposte a livello internazionale?

Più di 80 paesi hanno chiesto un aiuto straordinario al Fondo monetario internazionale a marzo 2020 e vari appelli si sono succeduti per intervenire a favore dei paesi meno sviluppati. Gordon Brown dalle colonne del Financial Time, Joseph Stiglitz e un folto gruppo di professori di economia hanno avanzato su Project Syndacate varie proposte per la costituzione di un fondo straordinario da finanziare anche con l’emissione di nuovi Diritti speciali di prelievo da parte del Fmi (si veda il meccanismo di funzionamento spiegato da Gallagher, Ocampo e Volz del Brookings Institution). Le proposte non sono state ancora accompagnate da un dettagliato utilizzo delle risorse finanziarie da impegnare ma l’esperienza dell’intervento nel caso di Evd, per esempio in Sierra Leone, fa pensare a una prima fase a carattere sanitario accompagnata poco dopo da assistenza economica e sociale (in particolare, nell’istruzione) attraverso trasferimenti monetari oltre che in aiuti in natura (in kind).

Occorre però far presto per risparmiare il continente africano da una crisi economica e umanitaria che potrebbe durare per molti anni.

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