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Trent’anni dopo le Germanie sono ancora due

Sono passati trent’anni dalla riunificazione tedesca. La distanza economica tra Est e Ovest si è certamente ridotta, ma resta ancora ampia. Così come sono significative le differenze sociali. Tutto ciò si riflette anche sulla demografia delle due aree.

La riunificazione e le differenze di sviluppo

A mezzanotte del 3 ottobre 1990 la Repubblica democratica tedesca cessò di esistere e tutti i suoi territori confluirono nella Repubblica federale tedesca; dopo più di quarant’anni di divisione, la Germania tornava a essere unita. All’epoca, la parte orientale del paese era decisamente più arretrata di quella occidentale. Nonostante si sia ridotta, la distanza economica tra le due aree, trent’anni dopo la riunificazione, è ancora molto ampia ed è causa oggi di forti divergenze anche a livello sociale.

Il Pil pro capite è un buon indicatore per paragonare il benessere dei cittadini dell’Est rispetto a quello dei cittadini dell’Ovest: nel 1991, il suo valore nella Germania occidentale era tre volte quello della Repubblica democratica tedesca. Nei trent’anni successivi il Pil reale pro capite della Germania orientale è più che quadruplicato, ma il suo valore è ancora del 30 per cento inferiore rispetto a quello dell’Ovest.

Il tasso di disoccupazione nell’Est poco dopo la riunificazione (1994) era vicino al doppio di quello dell’Ovest. In 25 anni il divario si è ridotto di molto, ma ancora oggi la disoccupazione nella Germania orientale è superiore di due punti percentuali a quella dell’Ovest. La figura 1 mostra l’evoluzione dei valori dei due indicatori nel tempo.

Nonostante un forte recupero, dunque, l’ex Repubblica democratica è ancora lontana dall’azzeramento del gap con l’Ovest. Ma quali sono le ragioni? Secondo un sondaggio tra 136 professori di economia tedeschi, il principale motivo di un divario così ampio è dovuto a scelte di politica economica sbagliate durante il processo di riunificazione. La decisione di porre fine alla divisione tra Est e Ovest, infatti, non è stata dovuta principalmente a motivi economici, ma dallo spirito patriottico e di fratellanza tra cittadini tedeschi, che desideravano la riunificazione.

Questo ha portato a forzare alcuni processi che avrebbero richiesto anni di tempo per equilibrarsi e che invece sono stati messi in atto in meno di un anno. Tra questi, la decisione di fissare la parità 1 a 1 tra il tasso di cambio del marco occidentale con quello orientale, quando fino a pochi mesi prima un marco occidentale veniva scambiato per 11 marchi della Germania Est sul mercato nero. La scelta provocò un consistente aumento del potere d’acquisto dei cittadini della Germania orientale e salvò i loro risparmi, ma tagliò fuori dal mercato le imprese che fino a quel momento avevano agito in un contesto economico di stampo socialista. I prodotti di minore qualità delle fabbriche orientali divennero più costosi con la rivalutazione della moneta, perdendo il loro vantaggio in termini di prezzo rispetto a quelli occidentali. Allo stesso tempo, il governo occidentale (ormai federale unitario) di Helmut Kohl fece ricadere sulla Germania Est una pioggia di sussidi, in modo da accelerare il recupero, senza però accompagnare la crescita dei salari e del benessere con un aumento della produttività, che ancora oggi è molto inferiore a quella dell’Ovest. Tuttora la Germania orientale è la zona del paese industrializzata e riceve il maggior quantitativo di sussidi per lo sviluppo economico da parte del governo federale.

Un divario sociale e demografico oltre che economico

Negli ultimi tre decenni, la popolazione tedesca è complessivamente aumentata e nel 2017 ha raggiunto gli 82,8 milioni di persone, ma le differenze nella crescita demografica tra Germania Est e Germania Ovest sono ben visibili. Un Rapporto sullo stato del paese pubblicato nel 2018 dal governo federale riportava infatti una riduzione della popolazione nella Germania orientale di 11,2 per cento tra il 1990 e il 2016 (da 17,8 a 16,2 milioni di abitanti), le cui ragioni sono molteplici.

Dal 1970 è stata rilevata in tutta la Germania una tendenza delle donne a partorire in età più avanzata; mentre il trend sembra essersi fermato nei Lander occidentali, questo non sembra essere vero per quelli orientali. Allo stesso tempo, è previsto un forte calo nelle nascite in tutto il paese, ma in maniera diversa a seconda delle zone: negli stati federali rurali, il tasso di natalità si dovrebbe ridurre entro il 2030 dell’11 per cento a Ovest e del 25 per cento a Est. Negli stati federali urbani, il calo sarà del 10 per cento. Le ultime proiezioni sulla popolazione indicano quindi che tra dieci anni la fascia di popolazione in età lavorativa (tra i 20 e i 64 anni) si sarà significativamente ridotta in tutta la Germania, ma la riduzione sarà maggiore negli stati federali rurali dell’Est, come mostrato nella figura 2.

Il divario economico, incolmabile anche nel medio periodo secondo più del 60 per cento dei professori universitari intervistati dall’Ifo Institute, si traduce in differenze sociali altrettanto significative. Uno studio condotto nel 2019 dal Pew Research Center ha provato a evidenziarne alcune, chiedendo a 2.015 cittadini che vivevano in Germania prima della riunificazione di rispondere a una serie di domande riguardo, tra le altre cose, l’Europa, il governo e le minoranze etniche. La stragrande maggioranza del campione intervistato ha vissuto positivamente la riunificazione, ma esiste un grande scarto di opinione tra i cittadini della Germania Est e quelli della Germania Ovest su quasi tutti i temi trattati.

Le aspettative riguardo al futuro sembrano essere generalmente positive, ma quasi la metà degli intervistati della Germania Est non è soddisfatta della situazione attuale del paese. Circa la stessa percentuale ritiene che le generazioni future saranno svantaggiate economicamente rispetto a quelle passate, mentre i numeri sono decisamente inferiori per i cittadini della Germania Ovest. Tra i tedeschi occidentali, poco più di un quarto ha un’opinione negativa dell’Unione europea; una quota che sale al 38 per cento per i cittadini dell’ex Rdt.

Le elezioni del 2017 hanno evidenziato la distanza tra le due aree del paese. Il partito populista Afd (Alternative für Deutschland) ha ricevuto il doppio dei voti nell’Est rispetto all’Ovest, un risultato che sembra essere dovuto alle politiche di accoglienza dei migranti promosse dalla cancelliera Angela Merkel. Il dato si riflette anche nei sentimenti dei cittadini tedeschi verso le minoranze etniche riportati dal Pew Research Center: il 46 per cento dei tedeschi orientali ha un’opinione negativa dei musulmani, il 48 per cento dei rom e il 12 per cento degli ebrei, mentre le stesse percentuali sono decisamente più basse per i cittadini della Germania Ovest (rispettivamente, 22 per cento, 35 per cento, 6 per cento).

Una strada ancora lunga

Dal 1990 a oggi, l’Est e l’Ovest della Germania hanno compiuto grandi passi per avvicinarsi tra loro, e i risultati positivi raggiunti sono evidenti. Proprio in ragione delle profonde differenze ancora presenti, però, uno degli obiettivi prioritari del governo federale tedesco riguarda la promozione delle zone più arretrate attraverso investimenti in ambiti strategici come l’istruzione e l’innovazione, nella speranza che la Germania raggiunga davvero, un giorno, l’unità nazionale.

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  1. U G-M Tamburini

    Secondo le mie attendibilissime fonti, il 3/10/90 il cancelliere Kohl borbotto’ che una Sicilia e’ gia’ una di troppo.
    E nonostante una struttura statuale fortemente difforme (in esseri umani e regole) dalle cd piu’ belle del mondo che sono vanto dei locali produttori di ‘aria calda’ la Dorothea Kasner (momentaneamente coniugata Sauer) non si differenzia molto dall’attuale PDCM e del suo dante causa Aldo Moro. “Dati causa e principi…….”

  2. Henri Schmit

    Interessante. Trovo al contrario l’integrazione e omogeneizzazione realizzata in 30 anni notevole, straordinaria. Già prima della 2a guerra l’est (prussiano, latifondista) era molto diverso dall’ovest (napoleonico, borghese, industriale). Hitler è stato eletto nell’est! Oggi sono loro che hanno paura dello straniero. Penso di conoscere ben la D. Nel 1990 ho fatto un viaggio di scoperta nella ex-ddr. La gente, contenta del golpe di Kohl – che ignorava semplicemente l’esistenza legale della Germania dell’est – era molto intimorita, consapevole della distanza economica e culturale con i Tedeschi (ed Europei) dell’ovest. Paragoniamo piuttosto gli ultimi 30 anni della D ai quasi 160 dell’unità d’Italia; dove le differenze sono maggiori?

  3. Fabrizio Razzo

    Molto interessante. Complimenti agli autori.

  4. Romolo Proietti

    Buongiorno,
    frequento l’ultimo anno della Scuola Cantone di Commercio a Bellinzona (Ticino, Svizzera) e sto facendo una ricerca sulle conseguenze, economiche soprattutto ,della caduta del muro di Berlino per la Germania e gli ex Länder della DDR.
    Sapreste indicarmi per favore una o due fonti che illustrano la situazione a trent’anni dall’evento?
    Grazie e cordiali saluti.
    Romolo Proietti

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