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Paura del contagio, un freno ai consumi

Nella crisi da pandemia i consumi sono diminuiti molto più dei redditi, mentre sono cresciuti i risparmi. Una ricerca mostra che la causa è la paura di contagiarsi. Per queste famiglie non servono misure di sostegno, ma incentivi al consumo.

Le peculiarità della crisi da Covid

Come in tutte le crisi economiche, anche nel 2020 i consumi e i redditi delle famiglie italiane sono crollati drasticamente. Durante i periodi di crisi, però, il calo dei redditi è generalmente maggiore rispetto al calo dei consumi, perché questi ultimi sono sostenuti da una riduzione dei risparmi.

La particolarità della crisi economica innescata dal Covid-19 è che le famiglie hanno risposto alla crisi riducendo i consumi più di quanto sia giustificato dalla diminuzione dei redditi, registrando quindi un significativo aumento dei risparmi. Così, secondo l’Eurostat, nel nostro paese, per una riduzione dei redditi delle famiglie del 5,6 per cento nel secondo trimestre del 2020, i consumi sono diminuiti dell’11,4 per cento e i risparmi sono aumentati del 18,6 per cento. Questi andamenti sono in linea con quanto accaduto negli altri paesi dell’Unione europea, come negli Stati Uniti.

In questo contesto, come può intervenire la politica economica per far ripartire i consumi? Per rispondere alla domanda è necessario capire cosa spiega l’anomalia della crisi attuale rispetto alle precedenti.

Un gruppo di ricerca del dipartimento di Scienze economiche e statistiche dell’Università Federico II di Napoli – avvalendosi dell’istituto Doxa – ha condotto un sondaggio su un campione rappresentativo di famiglie italiane e ha analizzato le ragioni che le hanno spinte a ridurre i propri consumi e aumentare i risparmi. Dai risultati emerge che le misure di distanziamento sociale e la chiusura delle attività commerciali imposte dal lockdown, così come i timori legati alla durata della crisi e alla perdita del proprio lavoro, spiegano solo in parte le scelte di consumo e risparmio delle famiglie. Uno dei motivi nuovi e non riscontrati in altre crisi è la paura di contrarre il virus durante le attività legate ai consumi (shopping, viaggi o cene al ristorante). Precisamente, gli intervistati che dichiarano di avere un forte timore di contagiarsi durante le attività di spesa e consumo sono anche coloro che con maggiore frequenza dichiarano di aver ridotto i propri consumi da quando è scoppiata la pandemia (sia di beni durevoli, sia di beni non durevoli) e, allo stesso tempo, di aver aumentato i propri risparmi.

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La paura di contagiarsi durante le attività di spesa – che appare più elevata per le donne, le coppie sposate e le famiglie numerose – identifica la peculiarità di questa crisi e rappresenta un freno ai consumi anche per le famiglie ad alto reddito e per quelle che non hanno sperimentato significative riduzioni dei propri introiti.

Assume dunque sempre più rilievo una rapida ed efficace campagna di vaccini che punti a limitare il tasso di contagio e, di conseguenza, riduca la paura di contagiarsi durante lo svolgimento delle normali attività economiche e sociali da parte delle famiglie italiane.

Misure selettive di politica economica

Oltre al successo della campagna vaccinale, è necessario un cambiamento della politica economica in favore delle famiglie.

Finora, l’azione è stata soprattutto incentrata su tradizionali forme di sostegno ai redditi, di esenzione fiscale e di stimolo ai consumi attraverso bonus. Queste iniziative hanno l’indubbio vantaggio di sostenere i redditi delle famiglie ed evitare l’entrata in stato di povertà di alcune di esse. Tuttavia, i nostri risultati evidenziano come le politiche di stimolo ai consumi potrebbero rivelarsi poco incisive fino a quando la paura di contagiarsi non calerà. I trasferimenti monetari o la riduzione delle tasse sui redditi, per chi ha paura che le attività di consumo possano essere un veicolo di contagio, si tradurrebbero infatti in un aumento dei risparmi, senza significativi effetti sul consumo aggregato.

Di conseguenza, le misure di sostegno dirette ai redditi e ai consumi dovrebbero essere fortemente selettive e differenziarsi in base agli obiettivi. Il governo dovrebbe, da un lato, garantire i ristori alle famiglie colpite dalla crisi e con una ricchezza finanziaria bassa o negativa. D’altro canto, dovrebbe essere disegnata una seconda tipologia di interventi, che disincentivi l’accumulo del risparmio in forma puramente monetaria, per esempio attraverso depositi bancari, e ne favorisca l’afflusso all’economia reale. Il nuovo risparmio forzato dalla pandemia e dalla paura del contagio rappresenta infatti una ricchezza che può e deve essere indirizzata verso la spesa e gli investimenti produttivi insieme ai trasferimenti pubblici provenienti dall’Ue (Next Generation).

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D’altra parte, se alcune famiglie, sebbene non siano colpite dal punto di vista finanziario, riducono i consumi e aumentano la ricchezza, altri lavoratori registrano significativi cali di reddito per un periodo molto più lungo di quanto inizialmente immaginato e quindi si impoveriscono. In altre parole, la crisi genera forti differenze di ricchezza tra chi ha avuto drastici cali di reddito e chi invece non ne ha avuti. Pertanto, alle sfide di politica economica che riguardano il rilancio dei consumi, si somma la sfida della redistribuzione della ricchezza tra le famiglie italiane. L’azione di politica economica, a partire dai prossimi mesi, non potrà non tenerne conto.

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  1. Savino

    Finchè l’Italia la comanderanno Brusaferro, Locatelli e Speranza si parlerà solo di ospedali e cimiteri, sarà impossibile la gioia di vivere, per la paura che essi hanno innescato e, quindi, non verrà ripresa alcuna attività umana, a maggior ragione se di rilevanza economica. Questi signori millantano davvero di salvarci la pelle e non si rendono conto dei danni che stanno provocando.

    • Tommaso Oliviero

      ciao Savino, grazie per l’interesse nell’articolo. sicuramente la paura di contagiarsi dipende da vari fattori, tra i quali il rischio percepito attraverso l’informazione, l’incertezza politica etc.. ci tengo però a sottolineare che nel nostro articolo scientifico non facciamo riferimento a nessuna di queste determinanti. più semplicemente chiediamo ad un campione di italiani di dichiarare il livello di paura di contagiarsi in vari ambiti socio-economici (lavoro, consumo, incontri con parenti etc.) e leghiamo questi livelli ai comportamenti di consumo e risparmio.

      • Savino

        Sono d’accordo ed è proprio la sottrazione di futuro, il sentirsi mancare asfalto sotto i piedi a generare comportamenti di ritrosia verso forme di consumo e verso una differenziazione nel risparmio rispetto al mero cumulo. Chi governa dovrebbe considerare questi aspetti psicologici, poichè governa la vita, i destini di una comunità, compresi quelli di natura economica e finanziaria. La mancanza di visione verso giovani e donne, l’inverno demografico, il tirare a campare, che prima era riferito solo alla vita di un governo, ora si è fatto meno metaforico e si trasferisce alla vita di tutti noi, non semina buoni frutti. Quindi il discorso è scientifico in senso lato e attiene ai comportamenti fallaci di chi non vuol cambiare politiche e non vuol orientare la società diversamente. La classe dirigente, in questo senso, dovrebbe appartenere meno alle ztl delle città e scendere più nel vivo della condizione sociale.

        • Stago

          Cosa c’entra la mancanza di visione verso giovani e donne con la situazione attuale? Sembra quasi che l’unico problema sia liberarsi dalla paura e tornare a consumare. I giornali e le TV non dovrebbero dare spazio ai racconti di chi è stato per tanti giorni in terapia intensiva, o le storie di chi non ne è uscito? La probabilità di morte per chi si contagia passa da 0,2% sotto i 50 anni e arriva al 20-25% sopra gli 80 anni. Questo spiega abbastanza la differenza dei punti di vista fra chi vorrebbe riaprire subito e tornare ai bei tempi degli happy hour e dello shopping compulsivo nei centri commerciali, e chi invita alla cautela perchè i contagi non si fermeranno se non vaccinando la maggioranza della popolazione. Se gli Ospedali si saturano questo è un danno per tutti, non solo per i malati di Covid. In conseguenza mi sembra giusta la conclusione dell’autore che si debba puntare su interventi di sostegno per chi ha perso il reddito piuttosto che su incentivi a consumare di più. Guardando indietro a quello che pensavamo un anno fa, con una seconda o terza ondata che fa molti più morti della prima, ci si può rendere conto che sarà ancora lunga.

          • Savino

            Il virus pare che non abbia insegnato nulla. Io sento solo parlare il sessantottino Massimo Galli e tutti i sessantottini come lui che sono talmente egocentrici da pensare che il mondo finisca con la loro generazione. I bambini, i ragazzi, i giovani sono nuovi alberi che danno ossigeno rispetto all’aria inquinata dalla corruzione delle generazioni precedenti. Rispettiamo la carta Costituzionale e le libertà non scontate che abbiamo avuto per decenni.

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