Nelle due ondate di coronavirus le donne italiane hanno dedicato al lavoro familiare più tempo dei loro partner. Già si partiva da una situazione di disparità. Ora la conseguenza può essere un peggioramento del divario di genere nel mercato del lavoro.

Famiglie alle prese con due ondate di pandemia

La pandemia in Italia, come in altri paesi, è stata caratterizzata da due ondate seguite da misure restrittive dirette a contenere la diffusione dei casi. La prima ondata inizia a febbraio 2020 seguita dal lockdown tra il 9 marzo e il 3 maggio, che è stato tra i più restrittivi d’Europa. Durante l’estate 2020, la circolazione del Covid-19 è stata molto inferiore, mentre a ottobre 2020 i nuovi casi sono aumentati nuovamente in tutte le regioni e hanno raggiunto livelli circa sei volte più alti della prima ondata (figura 1).

Figura 1 – Numero di nuovi casi giornalieri di Covid-19.
Fonte: Worldometer.

Guardando all’intensità della pandemia in base ai decessi, la misura più estrema di quanto colpisca il virus, notiamo di nuovo due ondate di intensità simile, ma la seconda più perdurante, in quanto probabilmente il lockdown meno rigido rispetto allo scorso anno rende più difficile la riduzione del contagio (figura 2).

Figura 2 – Numero di morti giornaliere di positivi al Covid-19.
Fonte: Worldometer.

Se dunque le due ondate hanno colpito in modo drammaticamente uguale la popolazione, come è cambiata la composizione dei ruoli all’interno della famiglia, ormai non più nuova a fronteggiare chiusure e restrizioni?

Il lavoro al di fuori e all’interno della famiglia

Il prosieguo del progetto europeo Clear ci ha aiutato nel dare la possibile risposta.

Nel quadro del progetto Clear si era inizialmente intervistato un campione rappresentativo delle donne italiane occupate nel 2019. Successivamente, il campione è stato re-intervistato alla fine del mese di aprile e di novembre 2020. Oltre a domande riferite al nostro campione, il questionario comprende anche informazioni riguardo i partner, permettendoci così di studiare e confrontare i cambiamenti di comportamento all’interno delle famiglie durante le varie fasi della pandemia.

L’elaborazione dei dati delle diverse indagini ci permette di fornire una risposta a due importanti domande. Come è cambiata la distribuzione del lavoro sul mercato durante la prima e la seconda ondata? Su chi è pesato di più il lavoro familiare durante le due ondate del Covid-19 (per un’analisi più dettagliata si veda qui)?

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Dall’analisi delle figure 3 e 4 emerge che, nella prima ondata, più uomini che donne hanno continuato a lavorare al posto di lavoro usuale, più donne che uomini hanno lavorato da casa e un numero maggiore di uomini ha perso il lavoro. Nella seconda ondata invece più donne e più uomini restano al lavoro usuale rispetto alla prima fase (perché le misure sono meno restrittive e continuative), ma più donne che uomini lavorano da casa e perdono il lavoro.

Se analizziamo la distribuzione del lavoro familiare tra i partner, i dati riportati nelle figure 5 e 6 evidenziano alcune differenze tra le due ondate. La figura 5 mostra che le donne dedicano un numero maggiore di ore al lavoro domestico rispetto ai partner sia prima dell’emergenza Covid-19 che durante la prima e la seconda ondata. Il numero di ore è comunque più alto per le donne soprattutto nella prima ondata.

Le donne dedicano un maggiore numero di ore alla cura dei figli più nella prima che nella seconda ondata e i partner aiutano di più nella cura dei figli che nel lavoro domestico (figura 6). Anche nell’aiuto per lo studio dei figli a casa (figura 7) le donne fanno più degli uomini, soprattutto durante la prima ondata.

L’analisi della distribuzione del tempo dedicato al lavoro familiare, nelle varie combinazioni di modalità di lavoro, illustra come le donne lavorino più ore in famiglia. In quasi tutte le possibili combinazioni di modalità lavorative le donne dedicano, infatti, più ore dei loro partner al lavoro domestico, così come illustrato nella tabella 1. La differenza più significativa emerge nelle famiglie in cui gli uomini continuano a lavorare sul posto di lavoro mentre le donne lavorano da casa (1,81 ore). Nella situazione opposta, in cui le donne continuano il lavoro precedente alla pandemia e gli uomini lavorano da casa, le donne dedicano comunque più tempo al lavoro familiare degli uomini (2,92 contro 1,40 ore al giorno). La distribuzione del lavoro familiare penalizza le donne anche nelle situazioni simmetriche, ossia anche quando entrambi i membri della coppia lavorano da casa.

I divari di genere si accentuano

Quali sono gli effetti di questo scenario sui divari di genere? Le donne italiane, già prima della pandemia più responsabili della famiglia dei loro partner, hanno continuato a dedicare al lavoro familiare più tempo durante tutto il 2020. Questo è dovuto anche alla chiusura delle scuole, che in Italia è stata la più lunga di tutta Europa: 105 giorni dal marzo a giugno 2020 contro meno di 60 giorni in altri paesi europei.

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Ha contribuito a questa situazione anche la mancanza dell’aiuto dei nonni, che prima della pandemia erano responsabili (almeno occasionalmente) della cura dei nipoti e ora non più, a causa dei rischi di contagio (Indagine Istat Multiscopo).

Anche i dati Istat per il 2020 evidenziano un peggioramento del lavoro delle donne. Il tasso di occupazione femminile è passato dal 50 al 48,6 per cento nel 2020, mentre per gli uomini è rimasto quasi invariato. L’offerta di lavoro femminile si è ridotta, come evidenziato da un tasso di inattività femminile molto più alto di quello maschile.

I nostri dati confermano risultati di ricerche precedenti di altri paesi che hanno analizzato l’impatto della pandemia su occupazione, disoccupazione e tassi di inattività, riportando un effetto negativo più significativo sulle donne e in particolare sulle madri. Sia fattori relativi alla domanda di lavoro (sovra-rappresentazione delle donne nei settori dei servizi più vulnerabili con contratti a tempo determinato e part-time) che fattori relativi all’offerta (difficoltà di conciliazione lavoro e famiglia dovuta alla chiusura delle scuole e aggravio del lavoro familiare) hanno contribuito a questo risultato. La situazione di emergenza che continua anche nel 2021 può provocare un potenziale peggioramento del divario di genere nel mercato del lavoro. Come mostra il rapporto Global Gender Gap 2021 se l’Italia è migliorata nella classifica generale, grazie ai progressi nell’ambito della partecipazione politica, è invece crollata agli ultimi posti per quanto riguarda la partecipazione economica.

* Questo articolo è apparso in contemporanea su La27esimaOra e InGenere.

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