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Il Belgio non è un buon esempio

Nell’Italia ancora senza Governo, c’è chi sottolinea il buon andamento dell’economia belga nel lungo periodo in cui il paese è rimasto senza un esecutivo. Ma i dati indicano che anche Bruxelles potrebbe aver pagato un prezzo in termini di minore crescita economica per l’instabilità politica.
L’ECONOMIA IN UN PAESE SENZA GOVERNO
Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, è stato chiaro: “senza un Governo l’Italia rischia di non agganciare la ripresa prevista in Europa per la seconda parte dell’anno”. Un’analisi ospitata da lavoce.info ha già cercato di quantificare i costi per la nostra economia nel caso che la mancata formazione di un governo dovesse tradursi in una crisi di fiducia sui mercati e in un conseguente peggioramento dello spread Btp-Bund. Altri osservatori hanno cercato di trarre insegnamento dall’esperienza del Belgio, paese che dopo le elezioni del giugno 2010 ha impiegato 540 giorni per formare un governo.
In verità, l’esperienza belga ha ricevuto letture discordanti. Di fronte alla prolungata incapacità di quel paese di darsi un nuovo esecutivo e alla lusinghiera performance della sua economia rispetto alla media europea, molti commentatori si sono chiesti se in fondo non fosse una buona cosa restare senza un Governo, lasciando libere le forze vitali dell’economia. Insomma: tasse più basse e minori misure di austerità imposte dall’Unione Europea (in una parola: meno Stato) avrebbero favorito la crescita economica. (1)
Il grafico qui sotto è stato usato a supporto di simili argomenti: come si vede, in piena crisi politica, il Belgio è cresciuto come le altre economie europee (se non addirittura di più). In verità, il grafico mostra come la crescita fosse già più alta della media europea prima delle elezioni. C’è da chiedersi, quindi, quale sia il miglior termine di paragone per valutare gli effetti dell’instabilità belga sulla crescita della sua economia.
1
IL PREZZO DELL’INSTABILITÀ
Per rispondere a questa domanda, abbiamo utilizzato una metodologia statistica (il “synthetic control”) che, partendo da un gruppo di potenziali paesi “di controllo” con cui confrontare il Belgio, costruisce una combinazione di questi paesi capace di mimare esattamente l’andamento dell’economia belga prima delle elezioni. (2) Questa combinazione si chiama appunto “controllo sintetico” e permette di simulare che cosa sarebbe successo al Belgio dopo le elezioni, se tutto fosse rimasto come prima e non si fosse verificata la fase di instabilità politica. L’algoritmo statistico costruisce il controllo sintetico del Belgio sulla base dell’andamento del Pil in tutti i paesi prima del terzo trimestre del 2010. Per realizzare questo esercizio abbiamo usato 17 paesi europei come potenziali controlli e l’algoritmo ha finito per costruire il controllo sintetico del Belgio utilizzando Francia (59 per cento), Austria (40 per cento) e Lussemburgo (1 per cento). (3)
Come si vede dal grafico qui sotto, l’andamento del Pil in Belgio e nel suo controllo sintetico prima delle elezioni è quasi identico. Le sorprese arrivano dopo. Rispetto alla performance del suo controllo sintetico (linea tratteggiata), l’economia belga (linea continua) è cresciuta di meno. In particolare, la crescita media del Pil pro-capite in Belgio è stata inferiore di circa 0,2 punti percentuali rispetto a quello che sarebbe potuto accadere senza instabilità politica. E il livello medio del Pil è stato più basso di circa lo 0,.8 per cento. (4)
2
Insomma: uno sguardo più attento ai dati ci dice che il Belgio potrebbe aver pagato un prezzo in termini di minore crescita economica a causa dell’incapacità di formare un governo in tempi brevi. Per carità, le diversità con il sistema politico e ancor di più con la struttura socio-economica dell’Italia sono enormi. Ma ciò non vieta che la lezione belga potrebbe parlare anche al nostro paese.
 
(1) Come esempi di simili argomenti, si possono leggere The Telegraph, Economy Watch, National Post, Huffington Post, Newsy.
(2) Per maggiori dettagli sulla metodologia del “synthetic control” si vedano: Abadie, Diamond, Hainmueller (2010), “Synthetic Control Methods for Comparative Case Studies: Estimating the Effect of California’s Tobacco Control Program”, Journal of the American Statistical Association; Billmeier, Nannicini (2013), “Assessing Economic Liberalization Episodes: A Synthetic Control Approach”, Review of Economics and Statistics.
(3) I paesi usati come potenziali “controlli” sono: Austria, Cipro, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Olanda, Polonia, Portogallo, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Regno Unito. La variabile dipendente è il Pil pro-capite costruito dal rapporto tra il Pil a prezzi di mercato (espresso in euro reali con anno base e tassi di cambio al 2000, aggiustato per stagionalità e giorni lavorati) e la popolazione (entrambe le serie sono fonte Eurostat). L’Italia non è tra i paesi di controllo per l’assenza di dati nel terzo e quarto trimestre del 2012, ma i risultati sono identici se si include l’Italia e si accorcia di conseguenza la serie storica del Pil pro-capite.
(4) I risultati sono robusti rispetto alla realizzazione di stime “placebo” in cui i paesi di controllo vengono usati come paesi trattati nella stessa data uno per volta. Si vedano i lavori alla nota (2) per dettagli metodologici.
 
 

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Il Punto

10 commenti

  1. alessandro simonato

    si dimenticano due ulteriori dati istituzionali. In primo luogo nel Regno del Belgio alcune competenze importanti (come diritto del lavoro, della previdenza sociale…) non sono attribuite allo Stato federale bensì alle due tipologie di entità federate (Comunità e Regioni), il che comporta l’inesattezza dell’espressione “senza governo” nel confronto tra Italia e Belgio. In Belgio mancava il Governo federale, ma erano in carica i governi delle entità federate. In secondo luogo il governo dimissionario ha in realtà assunto provvedimenti importanti, qualora necessario (ha persino esercitato il semestre di presidenza in seno alle istituzioni europee), oltre che per la peculiare situazione di stallo, anche in virtù della diversa disciplina costituzionale scritta in punto di scioglimento delle Camere e di rapporto fiduciario iniziale tra Camera dei rappresentanti neoeletta e Governo.

  2. Heinz Stiller

    My God, what a “big” conclusion based on such a “small” piece of evidence: a mere correlation. Temporal coincidence of the existence/absence of a formal government and economic growth. Have the authors, employing little “tricks” like ‘synthetic control’, spent one little thought on one of the most basic problems in all statistics, i.e. spurious correlations (sometimes leading to so-called “statistical monsters”)? Dozens of different facts, acting as intervening variables might have influenced developments in Belgium and the countries compared.
    To ignore this in one’s argument is really to miss the forest for the trees.

  3. Studio interessante.. ma quali sono gli intervalli di confidenza?

  4. Guest

    Analisi interessante. Ma gli intervalli di confidenza?

  5. Luigi Di Porto

    Gli scostamenti mi sembrano veramente minimi e bene ha fatto l’estensore dell’articolo ad usare in modo cautelativo il condizionale.
    Mi sto convincendo che un periodo di assenza di un governo nel pieno delle sue funzioni potrebbe essere il minore dei mali per diversi motivi, che provo ad elencare:
    – Gli interventi urgenti verrebbero comunque presi
    – Si eviterebbero ulteriori riforme raffazzonate e cervellotiche come quelle intraprese dall’ultimo governo
    – Cittadini e imprese avrebbero un minimo di certezza su cosa li aspetta, in termini di tasse, imposte, ticket e pensioni e potrebbero pianificarsi con maggiore serenità
    – Nell’attesa di moralizzare la politica ci sarebbero meno occasioni di spreco e corruzione
    – Si andrebbe verso una semplificazione automatica dei carichi burocratici, nel senso che almeno le regole starebbero ferme, nessuno si avventurerebbe in fantomatiche “semplificazioni” e sia i cittadini che gli uffici pubblici imparerebbero a gestire le procedure che abbiamo in essere.
    E poi, storicamente, l’Italia andava bene bene con governi di durata minima (ricordo quelli balneari), mentre i veri guai mi sembra siano cominciati con questa specie di bipolarismo.

    • lavoceinfo

      Sì, gli scostamenti sono minimi: sulla loro significatività statistica veda
      le risposte alle altre domande. Grazie per aver notato il condizionale: non era
      per niente “casuale”. (L.M. e T.N.)

  6. lavoceinfo

    Buon punto. In verità, non puntavamo troppo sul
    paragone tra Italia e Belgio proprio per via delle enormi diversità
    politico-istituzionali (tra cui la struttura federale da lei giustamente ricordata)
    e socio-economiche tra i due paesi, che menzionavamo alla fine del pezzo. Il
    nostro esercizio empirico voleva piuttosto essere un contributo al dibattito
    sull’esperienza belga, spesso alimentato solo dal primo grafico. Il secondo
    grafico con il controllo sintetico fornisce una prospettiva diversa a quel
    dibattito. E, solo in seconda battuta, potrebbe parlare anche ad altre
    situazioni come la nostra (ma potrebbe benissimo non farlo). In effetti,
    proprio
    il suo argomento sul fatto che “erano in carica i governi delle entità
    federate” va nella direzione di pensare che l’effetto
    trovato dal nostro esercizio sul Belgio sia “sotto-stimato” qualora lo si
    voglia estrapolare ad altri contesti. (L.M. e T.N.)

  7. lavoceinfo

    Grazie per la
    richiesta di chiarimento. Sfortunatamente la tecnica del controllo sintetico
    (sviluppata per “case studies” comparativi) non permette l’utilizzo di tecniche
    inferenziali capaci di costruire intervalli di confidenza. L’unica analisi di
    robustezza sono i “placebo tests” menzionati nella nota (4). Non li abbiamo
    riportati per non appesantire l’articolo, ma i risultati sono robusti a tests
    di questo tipo, nel senso che nessuno paese di controllo “trasformato” in finto
    trattato mostra effetti maggiori del Belgio. I risultati di base non sono
    quindi prodotti da semplice “sorte” o dalla mera volatilità delle serie
    storiche, per quanto tali risultati possano sempre esprimere una correlazione
    che potrebbe essere legata a potenziali variabili omesse che variano soltanto
    dopo il trattamento in maniere differenziale tra Belgio e controllo sintetico
    (la metodologia è invece robusta ad altri tipi di variabili omesse). (L.M. e T.N.)

  8. lavoceinfo

    ·
    Grazie per la richiesta di chiarimento. Sfortunatamente
    la tecnica del controllo sintetico (sviluppata per “case studies” comparativi)
    non permette l’utilizzo di tecniche inferenziali capaci di costruire intervalli
    di confidenza. L’unica analisi di robustezza sono i “placebo tests” menzionati
    nella nota (4). Non li abbiamo riportati per non appesantire l’articolo, ma i
    risultati sono robusti a tests di questo tipo, nel senso che nessuno paese di
    controllo “trasformato” in finto trattato mostra effetti maggiori del Belgio. I
    risultati di base non sono quindi prodotti da semplice “sorte” o dalla mera
    volatilità delle serie storiche, per quanto tali risultati possano sempre
    esprimere una correlazione che potrebbe essere legata a potenziali variabili
    omesse che variano soltanto dopo il trattamento in maniere differenziale tra
    Belgio e controllo sintetico (la metodologia è invece robusta ad altri tipi di
    variabili omesse). (L.M. e T.N.)

  9. lavoceinfo

    LoL Thanks for your comment: We
    actually don’t ignore the difference between causation and correlation, as we
    make a living out of it (you can check our online CV’s). Our synthetic control
    exercise just responds to the first mere-correlation argument in Figure 1 with
    another mere-correlation argument in Figure 2 (but more meaningful and robust
    in this second case, because it exploits before-treatment variation in the
    outcome variable). This was emphasized in our comment, but we still find the
    empirical exercise instructive. (L.M. e T.N.)

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