Nell’ultimo anno e mezzo alle misure redistributive preesistenti si sono affiancati, per fronteggiare le conseguenze della pandemia, interventi emergenziali appositi. Con quali effetti sulla riduzione delle disuguaglianze? I risultati di alcune simulazioni.
Il ruolo delle misure di redistribuzione del reddito
Un ruolo chiave del sistema fiscale è la redistribuzione dei redditi, volta a ridurre le disuguaglianze che si producono nel mercato a monte dell’intervento pubblico. In tal senso, il 2020 ha visto sovrapporsi vari interventi: alcuni preesistenti, come cassa integrazione e reddito di cittadinanza, altri volti specificamente a contrastare le conseguenze della pandemia, come i bonus, il reddito di emergenza e la notevole espansione della Cig. Una serie di simulazioni realizzate da Istat permette di stimare l’efficacia del complesso delle misure.
Nel 2020 la disuguaglianza del reddito primario, ossia prima dell’intervento pubblico, si è attestata a 44,3 punti dell’indice di Gini. L’indice va da 0 a 1 (qui è moltiplicato per 100 per semplicità) e aumenta con la disuguaglianza reddituale. Questo valore tiene conto degli effetti della crisi indotta dalla pandemia e dai lockdown. La disuguaglianza scende a 30,2 (-14,1 punti) grazie ai trasferimenti pubblici monetari e al prelievo contributivo e tributario, le due leve tramite cui il sistema fiscale agisce sulle disuguaglianze. La prima componente gioca il ruolo più rilevante, comportando un calo di 10,5 punti, a cui si aggiunge l’ulteriore contrazione di 3,6 punti data dalla seconda. La situazione non è tuttavia uniforme in tutto il paese: come mostrato nella figura 1, la disuguaglianza del reddito primario è significativamente più alta nel Mezzogiorno (46,5) che al Centro (42,1) o al Nord (40,7). Allo stesso modo, il Sud è l’area in cui gli interventi redistributivi hanno l’effetto più significativo, causando una riduzione di 16,9 punti della disuguaglianza (contro il -14,2 del Centro e il -12,4 del Nord).
Le disuguaglianze nel contesto della pandemia da Covid-19
L’eccezionalità della situazione pandemica nel 2020 è stata fronteggiata dal punto di vista delle disuguaglianze e del rischio di povertà tramite una serie di misure. Alcune in parte erano già in essere, come la cassa integrazione – notevolmente estesa dal 2020 – e il reddito di cittadinanza. Altre sono state introdotte ex novo: è il caso del reddito di emergenza e dei bonus per lavoratori autonomi, colf e badanti.
L’utilizzo di questi ultimi strumenti ha ridotto l’incidenza della povertà in modo particolare per le categorie più fragili: di 6,9 punti percentuali per i disoccupati, di 3,5 punti per gli inattivi e di 2,6 punti per i lavoratori autonomi, contro variazioni più contenute per i lavoratori dipendenti e i ritirati dal lavoro. Dal punto di vista geografico, l’impatto degli interventi straordinari è stato più rilevante nel Nordovest del paese rispetto alle altre macroregioni. Inoltre, nel Sud e nelle isole il rischio di povertà è rimasto elevato anche dopo l’effetto delle misure: intorno al 30 per cento, contro valori inferiori al 10 per cento per le altre aree.
Nel complesso, Istat stima che le misure straordinarie abbiano ridotto la disuguaglianza reddituale di 0,4 punti, mentre cassa integrazione e reddito di cittadinanza avrebbero contribuito per 1,2 punti. Dal punto di vista del rischio di povertà, invece, il peso relativo degli interventi si ribalta: le misure straordinarie avrebbero prodotto un calo di 2,1 punti percentuali del rischio di povertà (in particolare grazie al ruolo del bonus autonomi), quelle già in essere di 0,8 punti. L’indice di Gini si è così ridotto a 30,2 punti e il rischio di povertà al 16,2 per cento.
In sintesi, le misure adottate dal governo nel 2020 hanno significativamente attenuato gli effetti della crisi su diseguaglianza e povertà relativa di reddito. L’incidenza di quest’ultima, in particolare, è scesa a livelli decisamente inferiori a quelli tipici del periodo pre-pandemia: definendo come povero (relativo) chi vive in una famiglia con reddito equivalente inferiore al 60 per cento del reddito equivalente mediano, infatti, nei dati Silc la quota di individui poveri è di solito attorno al 20 per cento. Un valore del 16 per cento si spiega con le misure eccezionali adottate nel 2020-21 e difficilmente potrà essere replicato in futuro quando alcune di queste misure saranno revocate o ridimensionate, a meno che non si verifichi un forte rimbalzo dell’economia. Anche in altri paesi si è riscontrato un significativo calo dell’incidenza della povertà grazie ai trasferimenti monetari eccezionali del periodo della pandemia.
L’assegno unico
La pubblicazione Istat dedica una sezione anche a due misure ponte entrate in vigore il primo luglio in vista dell’introduzione dell’assegno unico universale per i figli nel 2022: l’assegno temporaneo e la maggiorazione degli assegni per il nucleo familiare. Secondo le stime Istat, il 21,3 per cento delle famiglie beneficerà di uno dei due provvedimenti (il 63,8 per cento delle famiglie con figli): il 5,5 per cento dell’assegno temporaneo e il 15,8 per cento della maggiorazione.
Entrambi questi trasferimenti risultano molto progressivi rispetto al reddito familiare: come mostra la tabella 1, sia la quota delle famiglie beneficiarie delle misure sia l’importo medio in rapporto al reddito familiare sono più elevati nei quinti di reddito più poveri. Più dell’80 per cento della spesa totale andrebbe a famiglie collocate nei primi tre quinti della distribuzione del reddito. Non sappiamo ancora come sarà fatto il nuovo assegno ai figli che entrerà in vigore l’anno prossimo, né se e in che misura l’assegno temporaneo per chi non riceve l’assegno al nucleo familiare ne possa rappresentare un’anticipazione. Se l’assegno ai figli sarà molto progressivo come queste misure, è probabile che vi saranno dei perdenti tra i redditi medi e alti. Sull’assegno unico lavoce.info ha già pubblicato diversi contributi (qui, qui, qui e qui). La scelta sul grado di progressività e universalità sarà una delle decisioni chiave da prendere su questa nuova misura.
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Savino
Non fare l’assurdo lockdown avrebbe evitato ulteriori disuguaglianze sociali ed economiche. Sinistra e m5s non si sono mostrate dalla parte del popolo.