Nelle ultime elezioni politiche sondaggi ed exit poll si sono rivelati molto lontani dai risultati effettivi. Cinque fra i più importanti sondaggisti italiani hanno cercato di spiegare perché. Hanno anche accettato di rispondere ad alcune domande de lavoce.info. Un commento alle loro affermazioni.
L’INTERAZIONE CON I COMMITTENTI
Innanzi tutto, un grande ringraziamento ad Alessandra Ghisleri, Renato Mannheimer, Fabrizio Masia, Nando Pagnoncelli e Roberto Weber per le esaurienti risposte alle nostre domande. Sarei solleticato dall’idea di effettuare una meta-analisi statistica delle risposte, ma temo che un campione di soli cinque sondaggisti – pur cospicui – non sia sufficiente per lo scopo. Pertanto mi limito qui a riportare in maniera schematica alcuni commenti generali.
Nel rispondere alla nostra prima domanda, Masia, Mannheimer e Pagnoncelli sottolineano come il rapporto con i media e con il pubblico sia più problematico che con i partiti, a motivo di un minore livello di comprensione delle metodologie che porta a rivolgere richieste eccessive rispetto alla capacità previsiva dei sondaggi stessi. Straordinaria la risposta di Weber, che offre diverse ipotesi di lavoro sulla differente recettività di giornalisti e partiti sulla base del genere (uomo e donna) e della collocazione ideologica.
MANCATE RISPOSTE E DISCREPANZA TRA VOTO DICHIARATO ED EFFETTIVO
Quanto alla seconda domanda, tutti i sondaggisti riferiscono di utilizzare metodi di rilevazione misti (in particolare: via telefono fisso e telefono cellulare) per aumentare la rappresentatività del campione complessivo. La distanza tra percentuali di voto ufficiali e risultati dei sondaggi nel passato viene utilizzata per ripesare le risposte ai sondaggi attuali, sempre con il fine di minimizzare le distorsioni dovute a propensione diverse per partito a non rispondere o a votare differentemente rispetto a quanto dichiarato. Trovo molto interessante il commento di Alessandra Ghisleri a proposito del modo in cui è stata incorporata nella valutazione finale del sondaggio la diversa propensione dei passati elettori di Pd e Pdl a dichiarare il proprio voto per il MoVimento 5 Stelle. Degno di nota anche lo “stratagemma” – menzionato da Mannheimer – di condurre il sondaggio in tempi stretti e con un numero ridotto di domande, al fine di minimizzare le distorsioni nelle risposte.
VALUTAZIONE EX POST DEI SONDAGGI E DEGLI EXIT POLL
Rispetto alla valutazione dei risultati, naturalmente tutti i sondaggisti utilizzano gli errori ex post per affinare in maniera sistematica l’analisi di dati relativi a elezioni successive. Alcuni spunti interessanti: nel caso di elezioni locali, Masia spiega che le interviste via cellulare possono essere sostituite da interviste online, mantenendo un buon grado di affidabilità. Sempre nel caso di interviste online, Weber menziona il fatto che i soggetti sono nuovamente intervistati dopo le elezioni per misurare il divario tra voto dichiarato prima delle elezioni e voto effettivo.
DOMANDE NON POLITICHE
Nelle risposte alla quinta domanda si riscontra una certa variabilità sul tema: Pagnoncelli con Ipsos include domande “semi-politiche”, ad esempio a proposito del canale televisivo preferito e del grado di fiducia nelle istituzioni politiche. Masia segue un approccio simile, ma Alessandra Ghisleri con Euromedia Research appare come la più aperta all’inclusione e utilizzo di domande non-politiche al fine di catturare meglio le vere intenzioni di voto di chi rifiuta di dichiararle.
DOMANDE FACCIA A FACCIA
Le risposte alla nostra sesta domanda mostrano che la maggior parte dei sondaggisti non è favorevole all’utilizzo di domande faccia a faccia (Mannheimer, Masia e Weber), mentre Pagnoncelli mostra un approccio più possibilista. Alessandra Ghisleri è largamente la più favorevole a questa scelta.
DISPONIBILITÀ DEI DATI INDIVIDUALI A FINI DI RICERCA
Anche nel caso dell’ultima nostra domanda si riscontra una certa variabilità: Alessandra Ghisleri dichiara di non essere disponibile a fornire i dati a fini di ricerca, mentre Pagnoncelli e Weber fanno riferimento a casi precedenti di collaborazione. Masia si mostra piuttosto aperto all’opzione, mentre Mannheimer si dichiara espressamente favorevole.
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