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Angrist, Card e Imbens, un Nobel oltre gli stereotipi

Il Nobel per l’Economia 2021 premia un modo di interpretare il ruolo dell’economista come scienziato sociale in grado di mettere i dati al servizio delle scelte di politica economica. I meriti dei tre premiati, nel ricordo di Alan Krueger.

Un riconoscimento del ruolo dell’economista

I premi Nobel non sono mai premi alla carriera, ma riconoscimenti a singoli risultati di ricerche che hanno grandemente fatto avanzare le nostre conoscenze. La scelta di assegnare il Nobel per l’Economia 2021 a Joshua Angrist, David Card e Guido Imbens premia però anche un modo di interpretare il ruolo dell’economista molto diverso da quello ricorrente in molti stereotipi. L’economista è uno scienziato sociale che istruisce la raccolta di dati e li utilizza per identificare gli effetti di fenomeni e scelte di politica economica che incidono sul benessere di milioni di persone. I tre autori hanno sviluppato e applicato metodi statistici di analisi dei dati economici – l’econometria è il terreno di ricerca di Imbens – che oggi vengono comunemente utilizzati ben al di là dei confini dell’economia del lavoro, la specializzazione di Angrist e Card.

Angrist, Card e Imbens hanno grandemente contribuito all’utilizzo di metodi sperimentali nelle scienze sociali. Mentre gli scienziati di laboratorio possono svolgere esperimenti in ambienti controllati, gli scienziati sociali in genere si trovano a operare in contesti in cui molti fenomeni non controllati dal ricercatore interagiscono con l’oggetto delle proprie indagini. Raramente inoltre è permesso allo scienziato di lavorare su campioni casuali di persone, come avviene ad esempio nella sperimentazione dei vaccini. Il metodo degli “esperimenti naturali” o delle doppie differenze permette però di replicare un disegno quasi-sperimentale anche ex post.

Il metodo di Card

Un esempio di questo metodo è nel lavoro di David Card (con Alan Krueger) nell’identificare gli effetti sull’occupazione di un aumento del salario minimo. Come in un esperimento di laboratorio, i due autori hanno individuato un gruppo di trattamento – soggetto alla misura oggetto di studio – e un gruppo di controllo. Il primo è stato individuato nel New Jersey, il secondo nella Pennsylvania. I due stati americani confinanti, sono infatti caratterizzati da strutture economiche molto simili e dunque soggette agli stessi shock macroeconomici e avevano entrambi inizialmente lo stesso salario minimo (4,25 dollari l’ora) poi aumentato a 5,05 dollari nel solo New Jersey. Card e Krueger hanno raccolti dati sui lavoratori con basse paghe orarie dei ristoranti fast-food nei due stati nel marzo 1992 (quando entrambi gli stati avevano lo stesso salario minimo) e nel dicembre 1992 (dopo l’aumento del salario minimo nel New Jersey).

Card e Krueger hanno così potuto studiare gli effetti prodotti dell’aumento del salario minimo sull’occupazione considerando non solo la (prima) differenza fra i livelli occupazionali in New Jersey prima e dopo l’aumento del salario minimo ma anche la (seconda) differenza fra l’andamento dell’occupazione nei ristoranti fast-food in New Jersey e Pennsylvania. La prima differenza da sola avrebbe infatti potuto attribuire alla variazione del salario effetti di altri fenomeni (come shock macroeconomici, cambiamenti nei gusti dei consumatori, etc.) che nulla hanno a che fare col salario minimo. Nella misura in cui questi altri fenomeni erano comuni alla Pennsylvania, la seconda differenza è in grado di depurarli dall’analisi permettendoci di identificare gli effetti dell’aumento del salario minimo. In questo studio Card e Krueger trovavano che il salario minimo aveva aumentato l’occupazione, in contrasto con la teoria dominante che suggeriva che il salario minimo avrebbe avuto effetti negativi sulla stessa. Studi successivi hanno raggiunto conclusioni simili in contesti diversi e con salari minimi bassi. La possibile spiegazione è che quando i datori di lavoro hanno un forte potere contrattuale nei confronti dei lavoratori, impongono loro salari molto bassi che rendono poco conveniente lavorare. Un salario un po’ più alto in questi casi aumenta, anziché ridurre, l’occupazione.

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I meriti di Angrist e Imbens

Josh Angrist e Guido Imbens, che ricevono il premio assieme a David Card, hanno contribuito allo sviluppo di metodi utili all’analisi statistica degli esperimenti naturali. Grazie a loro, concetti quali “local average treatment effects” e “compliers” – probabilmente sconosciuti al grande pubblico (e neppure traducibili in italiano) ma indispensabili per comprendere e interpretare correttamente i risultati di importanti analisi empiriche – sono entrati a far parte del bagaglio conoscitivo di generazioni di studenti in tutte le aree del sapere sociale. Sono concetti molto utili perché nello studio dei comportamenti socio-economici ci troviamo spesso di fronte a eventi esterni, esogeni, che coinvolgono una popolazione nel suo complesso ma che influenzano effettivamente solo una parte di essa, magari perché più pronta o più incline a cambiare i propri comportamenti (pensiamo ai lavoratori del pubblico impiego molto reattivi a Quota 100 che in principio riguardava anche i lavoratori del settore privato).

Sia Angrist sia Imbens rimangono comunque scienziati sociali eminentemente applicati: lo studio di nuovi metodi statistici non è mai fine a se stesso, ma nasce per navigare al meglio tra fenomeni sociali complessi e domande fondamentali per la nostra società. In una di queste peregrinazioni, Josh Angrist e Alan Krueger (ancora lui…) si avventurano a stimare i rendimenti economici, in termini di reddito futuro atteso, di un ulteriore anno di scuola. L’esperimento sociale perfetto richiederebbe di selezionare due gruppi di studenti in modo puramente casuale (così da garantire la loro assoluta comparabilità) e di consentire solo a uno dei due gruppi l’accesso al successivo anno scolastico: un esperimento infattibile, per fortuna. Ma dove non arriva l’esperimento sociale arriva talvolta la forza della “natura”, in questo caso con la veste dell’obbligo scolastico, che negli Stati Uniti (così come in Italia) forza gli studenti a rimanere tra i banchi di scuola fino al compimento del sedicesimo anno di età. Questa regola implica che i ragazzi nati negli ultimi mesi dell’anno siano obbligati a rimanere a scuola quasi un anno in più dei loro compagni nati nei primi mesi dell’anno. Confrontando istruzione e reddito medio tra questi due gruppi, Angrist e Krueger stimano che un anno in più di istruzione aumenta i redditi futuri di circa il 7 per cento. Utilizzano dunque un dettaglio istituzionale apparentemente insignificante come una formidabile leva sperimentale per rispondere ad una domanda tra le più appassionanti e fondamentali nella scienza sociale: è l’esperimento naturale perfetto!

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Tra i tre premiati, Guido Imbens è quello che più si avvicina allo studioso “puro” di econometria, anche se ha condiviso con Josh Angrist e con una miriade di altri studiosi esplorazioni appassionanti di fenomeni sociali, quali le conseguenze di lungo periodo della leva obbligatoria durante la guerra del Vietnam o gli effetti dei trasferimenti monetari su consumi e risparmi. Ciò detto, i suoi studi hanno avuto un impatto forse ancora più rilevante sulla definizione e diffusione di buone pratiche di ricerca empirica (in termini, per esempio, di inferenza statistica) e hanno ampliato l’arsenale dei metodi a disposizione degli scienziati sociali, fino a includere negli ultimi anni la fusione tra econometria “classica” e intelligenza artificiale.

P.S. Come si vede sia David Card che Joshua Angrist hanno offerto i loro contributi più significativi con Alan Krueger, il grande economista scomparso nel 2019. È significativo che le ultime due lezioni tenute al festival dell’economia di Trento per ricordare Alan Krueger (presente a ben 7 edizioni del festival ora cancellato dall’amministrazione provinciale di quella città) siano state tenute proprio da Josh Angrist (nel 2020) e da David Card (nel 2021). Se Alan fosse stato ancora con noi avrebbe sicuramente ricevuto anche lui il riconoscimento dell’accademia delle scienze svedese.

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Cara energia

  1. Max

    Un premio che fa sicuramente molto piacere a tutti colori che fanno ricerca empirica e policy evaluation, non solo nell’ambito dell’Economia del Lavoro. Peccato che in certi circoli, ahime’ ancora troppo diffusi in Italia (e non solo) si porti la valutazione delle politiche o di fenomeni sociali fatti dagli economisti come segno dell'”imperialismo economico”, dichiarando che questi metodi non sono adatti a valutare fenomeni “complessi” come quelli sociali, fornendo pertanto l’alibi per non valutare mai nulla. Speriamo che queste persone si ricredano…

  2. Anche in Italia il metodo degli “esperimenti naturali” è stato utilizzato, peraltro all’insaputa dei decisori pubblici che hanno varato nel 2017 la riforma della Presa in Carico della cronicità in Lombardia (PiC). Questa riforma si è rivelata una sorta di sperimentazione sul campo, un trial inintenzionale e in quanto tale affidabile, dell’impatto delle scelte di pazienti e professionisti sui risultati della PiC. Le preferenze dei pazienti ha fatto emergere in modo “naturale” e randomizzato tre coorti: i soggetti astenuti dalla PiC, quelli arruolati dal MMG e quelli associati ad un Gestore ospedaliero. Questi tre gruppi hanno consentito di valutare i gradi di partecipazione e gli esiti differenziali del programma, grazie al carattere “naturale” delle tre coorti: http://curprim.blogspot.com/2021/10/la-presa-in-carico-lombarda-allesame.html

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