Per la riforma del fisco sarà fondamentale la capacità dell’amministrazione di incrociare le banche dati (fiscali e finanziarie) al fine di individuare i possibili evasori. Occorre però trovare un modo per farlo rispettando la privacy degli utenti.
Come sempre, la pubblicazione annuale dei dati delle dichiarazioni Irpef è stata occasione per un esercizio di stupore collettivo, nello scoprire, per esempio, che il reddito medio è 21.570 euro o che solo il 4 per cento dei contribuenti dichiara più di 70.000 euro trovandosi così a versare il 29 per cento del gettito totale. Ci si ricorda che l’evasione fiscale è sempre lì, segue un po’ di indignazione e … ci si ritornerà su l’anno prossimo. Contemporaneamente, in Parlamento vengono prorogati i termini della rottamazione ter per i quasi 600.000 contribuenti che non hanno onorato le rate in scadenza e si sollecita il Ministro dell’Economia a porre mano a una rottamazione quater per i ruoli del 2018 e 2019 finora esclusi dalle sanatorie. Superfluo sottolineare gli effetti deleteri che una tale successione di condoni avrà sul comportamento futuro dei contribuenti.
L’evasione fiscale resta per l’Italia la questione centrale nella relazione tra finanza pubblica e sistema economico. Non tanto per una questione etica di equità, quanto per i riflessi sull’efficienza. L’evasione tollerata si traduce in un sussidio implicito ai settori meno efficienti dell’economia che, a sua volta, implica un aggravio di pressione fiscale (per raccogliere il volume di gettito ritenuto comunque necessario) e una perdita di competitività per i settori più efficienti. C’è insomma un profondo contrasto di interessi che non può essere risolto facendo contenti tutti, come invece si vorrebbe a giudicare dalle ricorrenti richieste di “pace fiscale”. Ciò spiega perché una visione politica miope rivolta alla ricerca del consenso generale trova difficile affrontare la questione. A ciò, naturalmente, contribuisce il limitato senso dello Stato che contraddistingue il nostro paese, una caratteristica che riguardo al fisco non dipende, come qualcuno pensa, dalle aliquote odierne troppo alte, ma ha origini molto lontane. Il partigiano Johnny (nel romanzo di Fenoglio) si chiede, guardando ai rapporti tra contadini e partigiani nelle Langhe, se stava osservando “la lenta, forcipata nascita della coscienza fiscale in Italia”. Alla fine della storia, il contrasto richiede di rendere l’evasione non conveniente aumentando la probabilità di essere scoperti e sanzionati.
Qualche speranza si può porre, come per altre questioni, nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), che tra le riforme comprende quella dell’amministrazione fiscale (la Riforma 1.12 del Piano) con l’obiettivo di contrastare l’evasione. Le misure previste nel decreto legge approvato dal Governo negli scorsi giorni, tra cui l’estensione della fattura elettronica ai contribuenti forfettari (ma solo fino a 25.000 euro di ricavi) e gli incentivi alla diffusione di mezzi tracciati di pagamento, rientrano in questo quadro. Per la riforma sarà fondamentale la capacità dell’amministrazione di incrociare le banche dati (fiscali e finanziarie) al fine di condurre analisi dei rischi per selezionare i contribuenti ai quali inviare “lettere di conformità” con cui segnalare discrepanze. Nel Pnrr si prevede di aumentare il gettito generato dalle lettere di conformità del 15 per cento entro quest’anno e del 30 per cento entro il 2024. A questo fine, è in atto da tempo un laborioso, se non estenuante, confronto tra amministrazione finanziaria e Garante della privacy. Il punto di partenza è che è possibile incrociare i dati solo per i contribuenti già sottoposti, per qualche motivo, ad accertamento. Non sarebbe invece consentito procedere, come si potrebbe ingenuamente pensare, ad incroci a tappeto per individuare i contribuenti da accertare. La legge di bilancio per il 2020 (dicembre 2019) ha stabilito la possibilità di effettuare incroci massivi di dati “pseudonimizzati” per individuare profili di rischio sulla base dei quali poi selezionare i contribuenti. In assenza di progressi significativi, è intervenuto nello scorso ottobre il decreto legge “capienze” che, nella versione originaria, prevedeva che il trattamento dei dati personali da parte delle amministrazioni pubbliche fosse sempre consentito se necessario per l’adempimento di un compito svolto nel pubblico interesse; nella versione approvata del Parlamento il “sempre” è diventato un “anche”. Al momento, il decreto ministeriale di attuazione della legge di bilancio 2020 non è ancora stato emanato. La tensione tra protezione dei dati personali e contrasto dell’evasione è oggettiva, ma va evitato che la prima esigenza vanifichi la possibilità di perseguire la seconda.
*Questo articolo è uscito in contemporanea su Domani.
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Lorenzo Luisi
Continuo a non capire l’equiparazione fra cittadini con reddito di circa 15-20K€ (che secondo me andrebbero nel regime dei minimi) e cittadini fino 65k€ (che secondo me possono più che tranquillamente pagare la flat tax del 15%). E su tutto il motivo per cui non è più possibile detrarre le spese mediche …
Marcello
Il problema è noto da sempre: evasione fiscale. Gettito sottratto ogni anno circa 200 mld derivanti soprattutto dal mancato versamento di IVA e IRPEF. Su 44 milioni di contribuenti 1/3 non paga nulla il resto denuncia reddititi incompatibili con la ricchezza dlle famiglie che la Banca d’Italia stima in poco meno di 9 volte il PIL. Conclusione solo il 4% dei contribuenti, cioè 1,5 milioni di individui, denuncia un reddito superiore a 70 mila euro, reddito lordo vorrei ricordare. Quindi approssimativamente solo 1,5 milioni di individui ha un reddito disponibile supriore a 3000 euro mensili. Questo è lo scenario che i numeri descrivono per il settimo paese più ricco del mondo. Se poi guardiamo intorno a noi, agli annunci immobiliari, alle auto che circolano, ai beni di consumo durevoli ci rendiamo conto che le cose stanno diversamente. Il tema non è più quello di favorire settori economici inefficienti, ma di combattere la discriminazione dell’origine del reddito. Prendiamo il caso del B&B. Questo sistema di ospitalità ha distrutto le città e generato redditi che non sono tassati. Qui la privacy non c’entra nulla, dati e indirizzi sono in bella mostra sulla rete in siti specializzati o meno e allora? Qui non si tratta più di deterrrenza, ne di sanzione o di probabilità, l’enforcement va bene per altri temi, qui si tratta solo di cominciare, Da dove si vuole, ma per favore cominciate a far pagare il dovuto a tutti, così potremmo pagare tutti meno.
Marcello Romagnoli
Vorrei farle notare alcune cose.
1) Nessuno sa quanti siano i miliardi evasi. Le stime non valgono assolutamente nulla
2) Un B&B può mettere in bella mostra i listini, ma questi non ci dicono nulla su quanto incamererà quel B&B perchè mancano alcuni dati fondamentali ovvero: quanti sono i giorni pagati in un anno? quante le spese?
3) Perchè non parliamo anche dell’elusione fiscale?
Se vogliamo tutti pagare meno occorre uscire dall’idea perversa e sbagliata che la moneta debba essere per forza a debito per lo stato. Senza questo passaggio le tasse saranno sempre troppo alte perchè l’interesse sul debito drenerà sempre risorse e imporrà politiche in modo non democratico.
Le tasse servono a redistribuire la ricchezza e a imporre una moneta, oltre che a controllarne il valore. Non deve servire per rendite parassitarie di alcuni.
Marcello Romagnoli
Parliamo anche di elusione fiscale e in special modo dei grandi gruppi che pagano le tasse sui proventi generati in Italia, nei paradisi fiscali con vari meccanismi, legali si, ma non moralmente accettabili.
Infine occorrerebbe tassare meno o uguale a quanto lo stato spende. Sappiamo benissimo tutti come si fa e come i vantaggi sarebbero superiori agli svantaggi.
Anna
Non ho capito. ” occorrerebbe tassare meno o uguale a quanto lo stato spende” lo stato spende più di quanto incamera e per questo fa debito. Quindi già siamo nella situazione in cui lo si tassa meno di quello che lo stato spende.
Belzebu'
Per combattere l’evasione fiscale non occorrono compromessi tra stato e cittadino.
Occorrerebbero leggi serie e chiare a favore del cittadino, il quale sa di dover pagare dei servizi, reali, con possibilità di controllo e gestione, evitando obblighi e leggi a favore dello statalismo fuori controllo, degli operatori pubblici e della tassazione a oltranza, dove prevale la frode morale, sapendo che nessuno li perseguirà.
In questo paese, infatti, sembra che certi politici e certi burocrati di stato, siano piu’ rivolti a vendicarsi, odiando tutti gli altri lavoratori piu’ responsabili e impegnati di loro, cercando di arricchirsi, ove possibile, con astuzia e inganno, appunto con frode morale, poiche per il frodato è impossibile difendersi dalle malvagie intenzioni del frodatore di turno.
E allora dai tassiamo ma non aspettatevi collaborazione.
Belxebu'
Ricordo che un impiegato di un comune abruzzese
Lo stato dovrebbe iniziare a considerare che gli stipendi pubblici oltre i 2.000,00 euro/mese, potrebbero non trovare un giustificativo produttivo. In questo paese un ingegnere senior riceve
uno stipendio, nel privato, di circa 1.800,00 e. /mese, se partita iva potrebbe andare anche peggio.
Comincino i super-furbi statalisti con frode morale, ad allineare i loro stipendi pubblici con la realtà produttiva, prima di imporre tasse abusive e illecite per il loro mantenimento.
Marcello Romagnoli
Chi decide il giustificativo economico????
B.
La produttività economica.
Marcello Romagnoli
Può darmene una definizione operativa? Cos’è e come si misura oggettivamente la produttività economica nel pubblico?
Belzebu'
Se il lavoro pubblico non produce ricchezza, ma si limita a fornire servizi, oppure non produce nè l’uno nè l’altro, allora il tetto dei 2.000 ,00 euro di cui sopra dovrebbe essere lo stipendio max. di un impiegato pubblico con la max. produttività possibile (es.: insegnanti-tecnici ing.-arch.-medici. Escludo i magistrati italiani in quanto non piu’ affidabili) per i rimanenti inutilmente assistiti a scendere.
Inoltre tagliare le spese sconvenienti ed esose: europa, immigrazione, acquisto energia ecc.
B.
PS:
Invece di acquistare energia da chi inquina piu’ di noi, sarebbe opportuno produrla come tutti quelli che, piu’ previdenti, ragionano con la testa.
Ma alla politica forse conviene acquistare per incassare conseguenti mega-provvigioni.
Infatti hanno seguito ed utilizzato l’unico referendum, ( a loro favore), altri referendum non sono stati presi in considerazione.
GIORGIO DE VARDA
Il problema di combattere l’evasione fiscale mi ha impegnato abbastanza per alcuni decenni, almeno dal momento in cui sono stato nominato consulente per l’informatica dall’allora ministro delle finanze Giovanni Goria.
Mi sembra che la situazione oggi sia molto più favorevole, a prescindere dal Garante della privacy: infatti lo stato oggi già offre ad ogni contribuente la dichiarazione delle tasse precompilata ed anche la dichiarazione dell’Isee precompilata, ossia significa che lo Stato è già in grado di istituire un database “presunto” di tutta la ricchezza nazionale. Dico presunto in quanto l’Isee per la maggior parte dei casi non è asseverato dall’utente che spesso non è interessato al l’Isee stesso. Di fronte a una spesa notevole del cittadino nulla impedisce al fisco di fare la semplice equazione che lega guadagno, variazione del patrimonio e spesa: nel caso di grosse incongruenze può chiedere spiegazioni e allora il cittadino dovrebbe fornirle, pena di sanzioni molto severe, al limite l’alienazione di parte del patrimonio non legalmente acquisito. Faccio presente inoltre che la legislazione europea tutela molto il patrimonio, purché legalmente acquisito. Tutto questo è espresso più in dettaglio nell’articolo:
https://dirigentindustria.it/notizie/opinioni/un-bazooka-contro-l-evasione-fiscale.html
Anna
Vero, c’è la dichiarazione precompilata. Ma è basata su dati noti allo stato per diversi motivi (es. Contratto di lavoro regolarmente registrato, contratto di affitto registrato). Il problema sono i redditi non dichiarati. Sono questi da cercare incrociando i redditi dichiarati con altri database da cui si può desumere uno stile di vita ben al di sopra di quanto sarebbe plausibile.
B.
Sarebbe piu’ semplice far detrarre tutte le spese, non ci sarebbe piu’ evasione e nemmeno tangenti alla politica.
enzo de biasi
L’evasione fiscale è un cancro squisitamente italiano, considerate l’enormità della dimensione economica e la condiscendenza incistata nella mentalità corrente e prevalente ; tant’è che è rimasto irrisolto da sempre. Le cause sono state analizzate da tempo e le proposte sono (state) molteplici; ma mai realizzate compiutamente, sistematicamente e incisivamente. La sostanza è che metà dei contribuenti (alias votanti) trova sempre paladini che li difendono nel loro “particolare”, i riferimenti sono in primis i partiti del Centro Destra. L’altro versante, csx, quando affronta l’argomento è -a dir poco- timido e incapace (quando gli capita) di riformare radicalmente l’esistente. Una controprova ? L’attuale riforma degli estimi catastali fa riferimento a indici per lo più datati 1939. Ebbene il Governo dei Migliori non trova di meglio che varare “un censimento degli immobili”, che si farà entro 4 anni cosi che il Parlamento del 2026, se vorrà, potrà (forse) adeguare le rendite catastali ai valori commerciali nel frattempo dichiarati dal proprietario. Per non far fare nemmeno un’indagine conoscitiva, lo slogan utilizzato da chi si mette di traverso (Cdx) è sempre lo stesso : ” noi non mettiamo le mani in tasca agli Italiani”. Draghi ha faticato per spiegare loro (Salvini, Taviani) che stante la scrittura della norma cosi come è (art. 6 comma 2 lettera a) il “censimento” non comporterà, almeno fino al 2026 alcuna variazione delle aliquote catastali. Domanda . Il fatto che una leadership nazionale che rappresenta quasi metà dei consensi, abbia -semplicemente e ripeto semplicemente- posto questo problema sul tappeto cosa significa, presuppone e fa presagire ? In Italia, è difficile non solo governare (riformare ?!), ma perfino condividere i contenuti semplici semplici da scuola elementare di un qualcosa che siamo obbligati a realizzare!
Francesca M
Conosco una persona che evade da anni grosse cifre, ho provato ad andare alla guardia di finanza, mi hanno detto che devo arrivare con l’esposto già scritto, ma un avvocato mi ha detto che se scrivo cose non verificabili sono passibile di denuncia per diffamazione. Insomma, non so come fare per segnalarlo senza rischi ed ho lasciato perdere. Mi ero sempre chiesta come facesse ad evadere così tanto in maniera così evidente. Adesso ho capito.
Marcello
Qualche anno fa, l’atto conclusivo dell’azione del ministro Visco fu la pubblicazione on-line delle dichiarazioni dei redditi di tutti i contribuenti italiani. Tutti potemmo consultare quei dati, che sono pubblici, e verificare gli abnormi scostamenti tra la vita condotta da molti e quanto questi dichiaravano ai fini fiscali. Perchè non si ripete questa pratica ogni anno?
La teoria economica, l’economia dela legge e l’economia sperimentale mostrano che l’esito positivo nei public good game, a cui può essere associato il pagamento delle imposte e tasse, dipende dalla reputazione, dalle sanzioni, ma anche dall’approvazione (stima) sociale, allora qual è il problema a una pratica così semplice e trasparente?