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Le proposte dei partiti sulle pensioni – Massimo Taddei a Numeri

Massimo Taddei è intervenuto alla trasmissione Numeri di Sky Tg 24 per raccontare i contenuti e le criticità delle proposte dei partiti sulle elezioni.

La puntata completa del programma è disponibile a questo link.

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16 commenti

  1. Ezio

    Immaginate solo per un attimo di aver lavorato e pagato i contributi per 41 anni e che si senta ancora parlare di riforma delle pensioni e che 41 anni non bastano, in un paese dove danno il reddito di cittadinanza ai giovani invece di dare loro un lavoro, la prospettiva di una carriera, e di una pensione futura, cosi facendo si distrugge il mondo del lavoro e con esso tutti noi, forse è quello che si vuole ma in questo caso sarebbe la fine di tutto anche di questa politica costellata da denaro vitalizi e privilegi vari da fenomeno esclusivamente Italiano.

    • Virgilio Sartori

      Già, ed i risultati di ieri …. confermano che Salvini è stato un pirla che ha promesso tutto ed il contrario di tutto, che è andato in giro con la t-shirt di putin ed è andato in polonia per farsi insultare … …… che ha privilegiato la quota 100 con soli 38 anni di contributi ed ha abbandonato i 41nisti per quattro anni …… ma anche che probabilmente lavoratori precoci o meno con più di 40/41 e per i maschi 42 anni di contributi ….. siamo rimasti in pochi e la Meloni …. i 41nisti non sa nemmeno chi sono ….. tanto lei prenderà ……. un super vitalizio al compimento del 60 esimo anno di età ….. forse prima …….

  2. Alessandro

    I costi previsti dall’inps per quota 41 mi sembrano molto bizzarri… si tratta di anticipare di soli 1 anno e 10 mesi per gli uomini e di 10 mesi per le donne. Vorrebbe dire che comunque se uno optasse per la fornero i costi sarebbero enormi anche con quella formula distanziandosi solo di 1 anno circa di media tra donne e uomini.
    Praticamente se io vado in pensione oggi con 41 anni di lavoro costo per 1anno e 10 mesi in più perchè comunque tra 1 anno e 10 mesi andrei con la fornero. I 70 miliardi nel 35 quando nessuno ormai avrà oltretutto 41 anni di contributi mi sembrano stra esagerati.

  3. Io mi domando questi politici ma pure sindacati siano incompetenti io ho 39 anni di contributi sono precocissimo ho 3 anni e 3 mesi di contributi già a 18 anni di età sono falegname lavoro gravoso ho il 70%di invalidità e 104 personale in situazione di gravità comma 3 articolo 3 e nn ho il diritto di andare in pensione con la quota 41 vi pare normale che chi assiste da 6 mesi un malato con 104 può andare con quota 41 e io che il malato sono io dovrei andare in pensione con 42 e 10 mesi assurdo gli invalidi nn possono tutelare solo quelli con il 74% perché dal 67%al 73 %stiamo male come chi a il 74%per me é una discriminazione gli invalidi sono tutti invalidi io ho molti dolori e problemi gli invalidi vanno tutelati tutti poi quota 41 va fatta solo per chi è precocissimo o precoce per chi inizia ora il lavoro va bene l’età 63 o 64 anni iniziano il lavoro a 23 24 anni io ho iniziato a 14 anni e 10 mesi sono invalido dal 75 io ho iniziato nel 83 quindi tutelate gli invalidi e precoci poi la fornero per chi inizia ora nn é tanto male

  4. GABRIELE

    Ho letto le considerazioni su quota 41 e mi sono chiesto: perchè tutti noi continuiamo ad esclamare, chi più chi meno, la parola ” ci costerebbe”…
    Sono profondamente addolorato, su questa affermazione bisogna che ci si “risvegli”!!!!
    Come si può esclamare “ci costerebbe” quando i contributi sono stati versati dal lavoratore e dall’Azienda!!! Che significa ci costerebbe??!!! Nessuno di noi esclama: “Lo stato dovrebbe restituire le somme versate dal lavoratore e l’azienda al futuro pensionando nei tempi…” !!!!!!
    Perchè? E’ semplice, chi fa queste affermazioni è sicuramente in una posizione di solidità finanziaria ed in buona salute. Chi invece ha difficoltà finanziarie, non gode di buona salute, pur avendo versato 41 anni di contributi ed avendo 61 anni di età, non ha alcun diritto di recriminarlo!!?? Vero? Risvegliamoci per favore!!!

  5. francesco addabbo

    Considerando i tempi della trasmissione è stata completamente saltata LA PROPOSTA DEI 5 STELLE che è quella di TRIDICO: doppio tempo a 63-64 anni e a 67 anni.
    Peraltro è la proposta meno dispendiosa per lo Stato e potrebbe mettere d’accordo anche lavoratori e sindacati.

  6. Emanuela

    Buongiorno a proposito di pensionamento dopo 41 anni di lavoro, credo sia un atto dovuto a chi ha versato regolarmente i contributi,ma soprattutto che fino hanno fatto e perché il governo non è in grado di amministrare queste risorse . Perché si parla solo di costi e non di averi? Credo e spero in quota 41 e spero nelle assunzioni dei giovani a tempo indeterminato .Grazie

  7. Marco

    E, a proposito di chi ha versato per 41 anni i contributi e non può andare in pensione: che dire del M5S che vorrebbe riscattare gratis gli anni di laurea? Quelli sono anni in cui non sono stati versati contributi, ma contribuirebbero al calcolo dell’età pensionabile. È come antipare la pensione di tanti anni quanto sono stati gli anni riscattati! O sbaglio? Quindi si mandano in pensione prima persone che hanno versato di meno. E devo sentirmi in colpa perché vorrei andare in pensione ora, che ho ,42 anni di contributi???

  8. Walter

    A me sembra che 40 anni di contributi possano essere più che sufficienti per il diritto alla propria pensione, dopo un’onesta e dura vita lavorativa. Premesso che il pilastro del sistema contributivo, contrariamente al lauto retributivo, era proprio la flessibilità in uscita. Certo si parla di giovani, ma anche chi ha lavorato ha maturato diritti, considerando che le nostre generazioni hanno iniziato a lavorare dall’età di 20 anni mentre oggi magari si inizia a 30 o a 35 anni. (magari riconoscendo gratuitamente anche gli anni della laurea). Vorrei inoltre far presente l’ipocrisia di chi predica bene e razzola male. Molte aziende, partecipate anche dallo stato, consentono scivoli anche di 5 anni o più rispetto all’età prevista dalla legge Fornero, cosa non consentita a molti altri lavoratori del privato o del pubblico impiego. Tutti quelli che ci dicono che il sistema “non regge”, non dovrebbero forse guardare alle laute concessioni del passato (e magari rivederle con dei correttivi), piuttosto che continuare a penalizzare chi lavora da una vita senza certezze e punti fermi per poter realizzare un proprio progetto di vita ? Mi chiedo anche se tutto ciò sia costituzionale.

    • Massimo Taddei

      Infatti, garantiamo flessibilità in uscita, ma solo con il contributivo. Non vedo perché la serie di ingiustizie da lei citate debbano compensare l’ingiustizia data da Quota 41 così com’è stata proposta. Penso anch’io che 40 anni di lavoro siano abbastanza, soprattutto per chi fa un lavoro gravoso, ma qui non è una questione di diritti, ma di sostenibilità. Facciamo educazione finanziaria e agevoliamo ancor di più le pensioni integrative, ricalcoliamo con il contributivo le pensioni date con il retributivo, almeno per la quota eccedente una certa somma (2 mila euro netti, per esempio) e garantiamo la flessibilità in uscita: dopo un tot di anni di lavoro, magari venti, se si vuole andare in pensione, lo si può fare, ma prendendo solo quello che spetta, come se si trattasse di uscire da un investimento.

  9. Walter

    Sinceramente non capisco quale sarebbe l’ingiustizia di quota 41, si tratterebbe di andare in pensione dopo ben 41 anni di lavoro e contributi versati ! Quanto alla nostra generazione, molti di noi sono con il sistema misto, ossia contributivo dal 1995 e retributivo per gli anni precedenti pero’ sottostiamo alle regole rigide del retributivo senza alcuna flessibilità in uscita. Su quest’ultima sono d’accordo con lei, prendere ciò che si e’ maturato secondo quanto spetta, in base al montante versato ed all’aspettativa di vita. Ma ciò non viene concesso. Perché? Dobbiamo sottostare ai rigidi limiti di età previsti dalla L.Fornero. Restano inoltre i privilegi degli scivoli solo per alcune categorie di lavoratori (principalmente aziende partecipate dallo Stato). Quanto ai ricalcoli sulle pensioni percepite non mi sembrano vengono effettuati, anzi prelievi di solidarietà sono stati contestati come lesione di “diritti” acquisiti.

    • Massimo Taddei

      L’ingiustizia, come dicevo, sta nell’insostenibilità della manovra: già oggi siamo tra i paesi con la spesa pensionistica più alta al mondo e non siamo certo tra quelli avanzati con un’economia più sana. Con tutti i problemi che ci sono, ridurre di poco meno di due anni l’accesso alla pensione per una categoria limitata (e mediamente più privilegiata rispetto ai giovani) di lavoratori alla modica cifra di 75 miliardi in dieci anni non mi sembra una buona idea. E non è questione di benaltrismo, ma proprio di priorità.

      • Walter

        L’insostenibilità sta nei privilegi concessi nel passato e, l’alta spesa pensionistica, e’ dovuta alle laute maglie del retributivo e delle eta’ in cui in passato si poteva andare in pensione, addirittura in molti casi dopo solo 15 anni di lavoro. Molti altri dopo 35 anni ma, soprattutto indipendentemente dai contributi versati e in base all’ultimo stipendio. Questo non e’ un motivo per togliere o ridurre i diritti agli attuali lavoratori, a cui si chiede di andare in pensione non solo con le riduzioni previste dal contributivo, ma anche dopo 41 anni di contributi versati. Allora che facciamo, se il sistema “non regge”, eliminiamo le pensioni ? Non si riflette sul fatto che chi ha iniziato a lavorare 40 anni fa lo ha fatto in base a regole su cui aveva basato un progetto di vita ? Equita’ vorrebbe che si riequilibrasse allora tutto il sistema, evitando cittadini di serie A e di serie B. Quanto ai due anni (che non sono cmq pochi), non e’ così. La L. Fornero prevede la c.d. pensione anticipata dopo 42 anni e 10 mesi per gli uomini fino al 2025, quando sono previsti ulteriori meccanismi di revisione in base alle aspettative di vita media. Mi sembra un meccanismo perverso che penalizza le nostre generazioni, ingabbiandole in regole rigide. Fino a prova contraria la pensione e’ un diritto per chi ha lavorato onestamente e duramente e non una camera di compensazione degli squilibri di finanza pubblica che si vorrebbero far pagare a chi ancora lavora. La proposta dovrebbe essere la flessibilità in uscita dopo i 62 anni, per chi vuole, in base al montante contributivo versato e all’aspettativa di vita media, come e’ possibile in tutti i sistemi assicurativi. Altrimenti l’Inps ci restituisca i soldi versati e ci lasci liberi di decidere il nostro futuro.

        • Massimo Taddei

          Sono d’accordo, come scritto anche in commenti sopra. Bisognerebbe ricalcolare con il contributivo le pensioni con il retributivo sotto una certa soglia ed eliminare altri tipi di privilegi. Non accetto però una soluzione che riequilibra le cose per i 50 enni di oggi togliendo ai 20-300mila, che già subiscono le stesse ingiustizie. Prima riformiamo le pensioni in essere, poi eventualmente abbassiamo l’età pensionabile.

      • Walter

        L’alta spesa pensionistica e’ dovuta alle pensioni attualmente erogate con i privilegi del passato. Allora che facciamo continuiamo a penalizzare chi ancora lavora eliminando magari del tutto il diritto alla pensione ? Tengo a precisare che rispetto al passato sono stati gia’ adottati ampi correttivi con il contributivo e l’innalzamento rigido dei limiti di eta’. A questo punto serve meno ipocrisia e più equita’. Chi ha lavorato 40 o 41 anni pieni ha diritto alla pensione secondo i propri contributi versati e la scelta di andare in quiescenza in modo flessibile proporzionalmente al proprio montante contributivo. Non si spiega comunque perché dove fa comodo ci sono lauti scivoli pensionistici e ancora sacche di privilegi a carico della collettività. Lei paragonava giustamente il sistema ad un sistema assicurativo ma, appunto, i lavoratori dovrebbero essere tutti uguali e non differenziati in categorie o altro. La pensione resta un diritto. Per il risanamento delle finanze ci sono molte altre strade e possibilita’ che non quella di fare cassa sui diritti dei lavoratori. Cordiali saluti.

  10. Quando dissi che non sarei andato a votare perché non avevo FIDUCIA in alcuno non mi sbagliai …..
    Continuo ancora adesso a non averne ;mi Sorprende che Molti invece abbiamo creduto ai falsi proclami elettorali …
    Quota 41??
    SOGNI …..E RESTERANNO TALI …
    Ho quasi 41Anni di contributi e 56 anni di età…
    Dovrei andare con i 61 +41 di lavoro??
    Altri 5 anni ???
    Ma Simo arrivati all’assurdo…

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