La propaganda dei partiti anti-immigrazione genera un clima di sfiducia generale nei confronti degli immigrati, che contribuisce allo sviluppo di un “effetto inospitalità”. Si è rafforzato dal 2014 e incide sulle scelte di residenza degli stranieri.
La propaganda anti-immigrati
I dati di Eurobarometro rilevano che nel 2016 più del 40 per cento degli italiani riteneva che l’immigrazione fosse uno dei due più importanti problemi che il paese dovesse affrontare. La stessa statistica si attestava al di sotto del 5 per cento nel 2012. Il vertiginoso incremento è in gran parte dovuto allo scoppio della cosiddetta crisi migratoria, inaspritasi a partire dal 2014, che ha posto l’immigrazione al centro del dibattito politico italiano. Alcune compagini politiche, come la Lega con Matteo Salvini e Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni, hanno focalizzato la propria retorica sul tema dell’immigrazione, amplificandone la risonanza. Ad esempio, nel 2020, Fratelli d’Italia ha presentato nel comune di Ladispoli la mozione “Case popolari prima agli italiani”, per dare la priorità di assegnazione delle case popolari alle famiglie italiane rispetto a quelle straniere. Nel gennaio del 2021, a Ferrara, il sindaco leghista ha dichiarato che “la casa popolare non deve più essere considerata un servizio dedicato quasi esclusivamente alle famiglie immigrate”.
Lo studio
In un nostro recente studio (Cerqua e Zampollo, 2022), ci siamo chiesti se l’elezione di sindaci sostenuti da partiti dichiaratamente anti-immigrazione abbia un impatto sulla scelta degli stranieri residenti in Italia di stabilirsi o meno in quei comuni, e se l’impatto aumenti all’acutizzarsi del dibattito sull’immigrazione.
Per realizzare la ricerca abbiamo costruito un dataset che contiene informazioni relative alla quasi totalità delle elezioni comunali in Italia dal 2000 al 2018, includendo il posizionamento dei principali partiti italiani sul tema dell’immigrazione, basato sulle valutazioni di esperti scienziati politici. L’analisi dei dati si è basata su un raffinato metodo di valutazione controfattuale che ci ha permesso di realizzare un solido esercizio empirico. In breve, l’approccio controfattuale consiste nella costruzione di uno scenario alternativo in cui si stima come sarebbero stati i flussi migratori degli stranieri da/verso ciascun comune se non fosse stato eletto un sindaco sostenuto da partiti contro l’immigrazione. La differenza media tra i dati reali e lo scenario alternativo restituisce l’impatto ricercato.
Analizzando l’intero periodo 2000-2018 non emergono stime statisticamente significative: l’elezione di sindaci supportati da partiti anti-immigrazione non porta a una rilevante variazione nell’afflusso o nel deflusso di stranieri in questi comuni negli anni immediatamente successivi all’elezione. Tuttavia, quando consideriamo esclusivamente le elezioni comunali dal 2014 in poi, si registra una diminuzione ampia e statisticamente significativa nell’afflusso di popolazione straniera nei comuni guidati da partiti anti-immigrazione: ciò è dovuto principalmente alla riduzione di arrivi da altri comuni, più che dall’estero. Presumibilmente, gli stranieri tendono ad arrivare meno in certi comuni, se già residenti in Italia, poiché più consapevoli della situazione politica e sociale italiana. Allo stesso tempo, non si osserva un aumento nel deflusso di immigrati da comuni anti-immigrazione. Si potrebbe pensare che il costo di lasciare un luogo, seppur potenzialmente ostile, per persone che hanno precedentemente vissuto importanti trasferimenti, sia più alto rispetto a quello di rimanere, sia in termini monetari che non-monetari.
Per esplorare i meccanismi sottostanti questo risultato, abbiamo voluto altresì verificare se fosse dovuto all’attuazione di politiche locali contro l’immigrazione (come, per esempio, una quota di spesa pubblica minore riservata agli stranieri): non abbiamo riscontrato differenze rilevanti dovute alla presenza di una coalizione comunale anti-immigrazione.
Ciononostante, è evidente che la strumentalizzazione politica del “problema degli stranieri” in Italia si è intensificata negli ultimi anni, creando terreno fertile per la proliferazione di opinioni a sfavore della multiculturalità. Oltre ai dati Eurobarometro, Itanes (Italian National Election Studies) rileva un cospicuo aumento tra il 2011 ed il 2018 della quota di cittadini italiani che pensano che gli immigrati siano un problema per l’occupazione e la cultura locale. Si osserva inoltre un aumento di coloro che attribuiscono un impatto negativo all’immigrazione e nel numero di episodi di razzismo, con un picco proprio nel 2014. Inoltre, come suggerito da altri studi (Romarri, 2020; Doerr et al., 2021), l’elezione di un sindaco anti-immigrazione potrebbe influenzare rapidamente la vita e le interazioni sociali, con i cittadini italiani più inclini a esprimere opinioni o a compiere azioni in precedenza stigmatizzate. Questa prospettiva riconosce il ruolo centrale dell’immigrazione nel dibattito politico, trasformando il conflitto all’interno delle società da economico a culturale e forzando l’omogeneizzazione delle opinioni e delle credenze degli autoctoni (Alesina e Tabellini, 2022). Pertanto, la propaganda dei partiti anti-immigrazione e il conseguente clima di sfiducia generale nei confronti degli immigrati hanno contribuito allo sviluppo di un “effetto inospitalità”, che si è rafforzato nel tempo, finendo per incidere sulla scelta della popolazione straniera di stabilirsi in determinate località. I risultati del nostro studio supportano l’idea che la propaganda, seppur non accompagnata dalla attuazione di specifiche politiche locali contro l’immigrazione, sia in grado di influenzare le decisioni e i comportamenti dei cittadini stranieri.
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Lorenzo
Personalmente ritengo che come è stata sottovalutata la denatalità nei decenni scorsi fino all’allarmismo odierno, così avverrà per gli arrivi di stranieri che non riusciranno a compensare le partenze verso i Paesi di origine o verso altre nazioni. Qualcuno allora si interrogherà di quanto era utile economicamente tenerli in Italia …