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Alzare il tetto al contante è un errore

Il Governo è intenzionato ad aumentare il limite ai pagamenti in contanti a 5 mila euro. Il tetto al contante non risolve il problema dell’evasione, ma aiuta a contrastarlo. Allentare i limiti sarebbe un errore.

Uno dei primi interventi del governo Meloni sarà quella di innalzare il tetto al pagamento in contanti da 2 a 5 mila euro. Per giustificare la misura, Meloni ha citato l’ex Ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che, quando il governo Renzi alzò il limite per le transazioni in contanti da mille a 3 mila euro dichiarò che “ci sono paesi in cui il limite non c’è, ma l’evasione fiscale è bassissima”. Padoan si è poi detto pentito di aver alzato il tetto.

L’obiettivo di una norma che stabilisce un tetto al contante è quello di indurre i cittadini ad usare la moneta elettronica per i loro pagamenti, affinchè siano tracciabili e quindi verosimilmente osservabili dal fisco. Ne deriva che la moneta elettronica dovrebbe contribuire a ridurre l’evasione. Esiste evidenza di tale relazione? Da una prima lettura dei dati disponibili, si evince che paesi con livelli molto alti di evasione (per esempio, Grecia, Italia, Lituania e Slovacchia) sono caratterizzati da uso del contante molto elevato, mentre paesi con evasione molto bassa (come Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi e Finlandia) hanno anche un uso del contante basso. Esistono poi molti casi intermedi o in cui questa relazione non si evince.

La relazione positiva osservata nella figura si ritrova nella limitata letteratura economica esistente sul tema. In particolare, vi è un interessante esperimento avvenuto in India nel 2016, in cui è stata dichiarato fuori corso l’86 per cento della moneta legale e ciò ha indotto un massiccio incremento delle transazioni elettroniche, con conseguente aumento delle entrate fiscali. Se si guarda a dati relativi a paesi europei, le stime dicono che anche in tal caso l’utilizzo di pagamenti elettronici diminuisce l’evasione fiscale sull’Iva. In particolare, 10 transazioni in più pro-capite all’anno sono associabili ad un decremento di più di mezzo punto della percentuale di evasione Iva, che in Italia si aggira attorno al 20 per cento: In Italia si potrebbe dimezzare il tasso di evasione Iva con 16 transazioni elettroniche pro-capite in più al mese.

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Sembra quindi chiaro che se si vuole diminuire l’evasione bisogna incentivare i pagamenti elettronici. Può il tetto al contante incentivare i pagamenti elettronici e quindi la riduzione dell’evasione? Vi sono due recenti lavori che analizzano l’impatto di una variazione della soglia di utilizzo del contante, entrambi concentrati sull’Italia, in un caso l’innalzamento, nell’altro l’abbassamento. Nel primo caso, l’aumento da mille a 3 mila euro della soglia nel 2016 ha portato a un aumento dell’evasione fiscale, testimoniato anche dalla maggiore domanda di banconote di grosso taglio. L’altro studio, invece, mostra l’efficacia di un inasprimento delle norme che limitano l’uso del contante. In particolare, viene analizzato il periodo successivo al 2011, quando il tetto all’uso dei contanti venne fissato a mille euro. Mettendo a confronto le famiglie di lavoratori autonomi (che hanno maggiori possibilità di evadere grazie alla sottodichiarazione) con quelle dei dipendenti (la cui imposta sul reddito viene trattenuta alla fonte prima dell’erogazione del salario netto), si trova che le prime hanno ridotto l’uso del contante molto più delle seconde. Lo studio stima che l’abbassamento del tetto all’uso del contante da 3 mila a mille euro abbia aumentato le entrate Irpef fino a un massimo del 5,4 per cento e quelle dall’Iva fino al 6,1 per cento, con una riduzione del gap Iva del 19 per cento.

Dall’analisi dei dati e della letteratura esistente emerge sicuramente l’importanza dei pagamenti elettronici per ridurre l’evasione. Uno strumento per stimolare lo sviluppo dei pagamenti elettronici sembra essere il tetto al contante. Questo non è sicuramente l’unico, infatti Grecia e Francia hanno tetti al contante piuttosto bassi, ma livelli di pagamenti elettronici e di evasione molto diversi. Inoltre, una delle motivazioni, per l’abolizione del tetto al contante sarebbe quella per cui non sembrerebbe giusto limitare la possibilità di scelta del metodo di pagamento ad un cittadino che guadagna in modo onesto i propri soldi. A chi scrive, risulta di difficile comprensione a cosa possa essere dovuta la necessità di esercitare il diritto di pagare in contanti: nel caso in cui sia possibile annullare i costi dei pagamenti elettronici, i due pagamenti dovrebbero essere infatti perfetti sostituti l’uno dell’altro.

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Ad ogni modo, se si volesse tenere conto di queste considerazioni, avendo però sempre in mente che ridurre l’utilizzo del contante porta ad una riduzione dell’evasione, si potrebbe studiare una giusta combinazione tra il limite al contante e l’introduzione di incentivi monetari che spingano all’utilizzo della moneta elettronica. Questo potrebbe essere fatto soprattutto per transazioni in settori economici particolarmente soggetti a evasione, tramite un ripensamento del cashback da applicare solo per alcune tipologie di transazione alle quali possa essere riconosciuta una somma maggiore di quella che era invece rimborsata per tutte le transazioni.

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13 commenti

  1. B&B

    Francamente non capisco perchè dovrei accanirmi sull’evasione fiscale quando a me cittadino non ne viene niente.
    Sarebbe opportuno, invece, consentire a tutti di scaricare le spese dalle tasse. Allora sarei interessato a pagare meno tasse e pretenderei la fattura.
    Dovro’ spendre 13.000,00 euro dal dentista che lo stato non mi consente di scaricare. Cosa pretende “lo stato” che oltre a pagare, io debba fare pure il gendarme? Per fare arricchire i politici esentasse con due gg di lavoro/settimana? Cerchero’ di risparmiare!

    • Angelo

      Forse se tutti pagassero il dovuto il sistema sanitario avrebbe più risorse e magari le spese per il dentista sarebbero, magari in parte, a carico della sanita’ pubblica. In ogni caso è certo che se tutti evadessero, oltre al dentista dovrebbe farsi carico di tutte le spese sanitarie. E non solo di quelle.
      Comunque, se non erro, le spese sanitarie, dentista compreso, sono detraibili.

      • B&B

        Se tutti, nessuno escluso, potessero detrarre l’intera spesa nessuno potrebbe evadere alcunché.
        Ma non tornerebbero i conti per chi, attualmente, le tasse non le paga “ex lege” “ope legis” “per legge”, nonostante usufruiscano del dentista gratuito per loro e pagato da NOI.
        Ancora, perché non si verifica la differenza di tasse pagate e VERSATE puntualmente dagli “evasori” partite iva e quelle, invece, figurative in busta paga dei dipendenti pubblici?
        Lo Stato Italiano versa i contributi dei suoi dipendenti?
        Fateceli vedere, non ci fidiamo dello Stato Italiano.

    • Lorenzo

      E inoltre con la “gentilezza” della flat tax il dentista pagherà solo il 15% di IRPEF; è ovvio che non c’è scelta a cercare di risparmiare!

      • B&B

        Se dipendese da me pagherebbe, in percentuale, solo cio’ che serve esclusivamente per mantenere la cosa pubblica indispensabile, parametrata ai redditi di mercato.

        Allora non avremmo come con la riforma Cartabia, 22000 nuovi inutili impiegati nel suo ministero. Ecc. Ecc.

      • Giuseppe

        È innegabile che più contante circola piu si evadono le tasse. La tracciabilitA’ FA EMERGERE il cosiddetto nero e aumentare le entrate fiscali. Ma questo sacrosanto concetto va bene in una situazione di economia di stabilità e di tranquillità politica e sociale. Vorrei ricordare che oramai siamo in una economia si guerra: le attività commerciali chiudono a decine, l’inflazione aumenta, fra poco la gente comincerà a non pagare i mutui con le conseguenze che sappiamo tutti. Altro che lotta all’evasione!
        Forse lasciare la libertà di fare un po’ di nero farà sopravvivere un po di gente (finché durerà questa situazione. )
        La lotta all’evasione facciamola ai grossi gruppi societari ed ai super profitti delle società energetiche e non dimentichiamo i grandi giganti tecnologi mondiali, vedi Google ed Amazon cui il fisco fino ad ora ha fatto il solletico.
        Dimenticavo, l’agenzia delle Entrate ha da tempo i mezzi tecnologi e le basi dati per fare ciò, basta farglielo fare.
        Giuseppe
        O

    • Michele Lalla

      Ah, sí? Scusi, quando manda i figli scuola, chi paga gli insegnanti? E quando le aggiustano la strada sotto casa sua, chi paga le ditte operatrici? E quando va in ospedale o dal suo medico curante, chi paga medici e strutture? Non le viene nulla dall’evasione fiscale? Se lo Stato non incassasse, tutti quei servizi, utilizzati anche dagli evasori, non potrebbero essere forniti… Se il paese va male, dipende dai suoi cittadini, che fanno finta di non capire, quando capiscono benissimo, perché su “LaVoce” mediamente leggono persone che dovrebbero sapere. E se non sanno…

  2. Savino

    Ancor prima di cambiare i governi bisognerebbe, con apposita educazione finanziaria, cambiare la mentalità economica degli italiani e, in particolare, con riferimento al fatto che non venga effettuata distinzione alcuna tra benessere e fortuna.

  3. Aldo Mariconda

    Io ho un’esperienza sul campo perché nel 1983 dopo aver lasciato la Olivetti ho aperto una PMI che forniva software contabile/gestionale alle imprese e fiscale ai commercialisti, a Venezia ma chiamato a volte anche su Padova e Treviso. Si potrebbe tentare, mutuando il MKTG, una asegmentazione del “nero”. Vi è una fascia bassa, che esiste anche in Paesi più virtuosi (sono vissuto anche a Copenhagen e lavoravo anche con Svezia e Norvegia), che è costituita dal piccolo artigiano, idraulico, elettricista, falegname, che lavora prevalentemente in nero e trova il cliente che non detrae nulla l’interesse a evitare il 22% di Iva. Poi vi è chi fa un po’ di nero per ragioni di sopravvivenza; chi specie nel turismo ha collaboratori non regolari. Infine un segmento più ricco che alimenta una fetta rilevante dell’economia. Conosco degli artisti che, con le restrizioni al contante, hanno avuto una riduzione notevolissima delle vendite. Non parlo, evidentemente, dell’economia illegale, mafia, droga, tangenti ecc. Ho l’impressione che vi siano anche differenze geografiche: meno al Nord, sempre più al Sud. Se vogliamo arrivare ad una conclusione politica, mi pare chiaro che Salvini e la destra in genere, elevando il limite del contante, soddisfa una domanda di una larga fascia del suo elettorato.

  4. Renzo

    Ci si dimentica che, oltre all’evasione, innalzando la soglia di uso del contante si favoriscono corruzione e riciclaggio di danaro sporco. I paesi che non hanno un tetto al contante e hanno un tasso basso di evasione non hanno la mafia.

  5. Gabriele

    Quando si parla di tetto al contante si fa quasi sempre riferimento all’evasione fiscale, che naturalmente è un tema molto importante, ma si trascura spesso l’aspetto che riguarda l’efficienza del sistema. La grande massa del denaro circolante in Italia ha dei costi enormi. Basti pensare al commerciante che incassa in contanti: li deve contare, col rischio di sbagliare, e li deve custodire in sicurezza. Spesso deve stipulare una polizza assicurativa contro furti e rapine. Poi li deve portare in banca che a sua volta deve dotarsi di casseforti, sistemi di allarme e polizze assicurative. Lo sportello bancario deve inoltre ingaggiare le agenzie di trasporto valori, che hanno costi non indifferenti, per trasferire il denaro alla cassa centrale. Si consideri anche che le giacenze di contante presso le agenzie impattano significativamente sulla gestione di tesoreria della banca. Tutti questi costi si riducono al ridursi del contante in circolazione, fino ad azzerarsi qualora si usassero solo pagamenti con carte. Rimarrebbero le commissioni per il commerciante che incassa con pagamenti elettronici. E’ su questo punto che il governo dovrebbe intervenire, non alzando il tetto del contante, ma facendo incontrare le associazioni di categoria di commercio e artigianato, che dovrebbero impegnarsi a promuovere l’accettazione dei pagamenti elettronici presso i propri associati, e le banche, che dovrebbero impegnarsi a ridurre le commissioni proporzionalmente all’aumento delle transazioni con i pos.

  6. Antonio

    Gli incassi in contanti sono tutti registrati e dichiarati: dove sta l evasione ? Ponendo un limite si incentiva il dover ricorrere al nero per poter incassare un conto importante da tanti turisti stranieri , comitive, gruppi etc etc.
    Il nero e’ nero e non conosce imposizioni di sorta mentre questa campagna mi sa ordinata da quelli del 3% per ogni transazione.

  7. Firmin

    Consiglierei un approccio più pragmatico. C’è davvero ancora qualcuno che pensa che il grosso dell’evasione e del riciclaggio passi per transazioni in contanti piuttosto che per paesi-lavanderia come Lussemburgo, Olanda, Austria, UK, Svizzera, Delaware, New Jersey, e paradisi vari? In secondo luogo, non credete che un evasore nuoti con la stessa facilità in un metro d’acqua o sulla superficie degli 11 km della Fossa delle Marianne? E se pure prosciugassimo l’economia di tutto il contante, non credete che un evasore passerebbe semplicemente dal nuoto alla corsa (tanto per rimanere nella metafora sportiva)? Infine, dopo aver fissato il più rigido limite al contante, mi spiegate chi denuncerebbe le transazioni fuori soglia? Uno spacciatore e un suo cliente? Uno che paga il pizzo e chi lo riscuote? Un commerciante e il cliente che riceve uno sconto grazie al contante? E quali prove potrebbero essere acquisite senza un apparato più intrusivo della STASI? Mi sembra che il dibattito sul limite al contante sia la solita arma di distrazione di massa per non affrontare seriamente evasione e riciclaggio.

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